La struttura architettonica su cui si fondavano i ricetti era nella maggior parte dei casi omologa e risultava composta da decine di edifici denominati cellule racchiusi entro un perimetro spesso di forma pentagonale.
In molti casi la struttura è cinta da mura inframezzate da torri di guardia, tonde o a forma parallelepipeda e attraversate da porte. Aperture di vario formato verso l'esterno consentivano il transito di persone e carri, anche attraverso ponti levatoi, nel caso di ricetti circondati da un fossato.
Il ricetto era attraversato da una più o meno fitta rete di piccole strade intersecanti fra loro, in gergo rue (termine che si richiama con evidenza alla lingua francese).
Così descrive i ricetti Carlo Nigra, l'architetto che per primo si cimentò in una sintesi teorica di questo tipo di edifici in Piemonte[4]:
«[Sono] gruppi di costruzioni aventi una loro speciale fisionomia che li differenzia nettamente dagli altri nuclei abitati della regione. Questi gruppi sono generalmente costituiti di una cinta quadrangolare la quale è munita di torre d'ingresso, di torri d'angolo e di cortina, e che racchiude un certo numero di piccole case separate da strade incrociantisi a scacchiera. Queste case sono costituite generalmente di un solo vano interrato al pianterreno e di un vano superiore, adibiti l'uno a cantina e l'altro a magazzeno, e mai ad uso di abitazione; tantochè in esse non si trovano scale e solo di rado qualche camino. La forma e la destinazione di questi agglomerati ha fatto dare loro il nome di Ricetti (tradotto nel dialetto canavesano in quello di Riatti), nome che risponde perfettamente al loro ufficio di ricoverarvi i prodotti dell'agricoltura e di tutelarli contro le offese esterne.»
I ricetti possono venire suddivisi in tre tipologie costruttive:
ricetti popolari, ovvero costruiti ex novo dalla popolazione di un villaggio in modo funzionale sia alle pratiche agricole (immagazzinamento scorte, vinificazione ....) che alle necessità di difesa in caso di emergenza (es. Candelo, Magnano);
ricetti costruiti a partire da nuclei abitati preesistenti, che venivano fortificati grazie alla costruzione di fossati e/o di cinte murarie (es. Ponderano);
ricetti adiacenti ad un castello, del quale in un certo senso costituivano una appendice fortificata dove la popolazione poteva rifugiarsi in caso di necessità (es. Valdengo, Verrone). Nei castelli della pianura pavese, il ricetto era costituito da una cerchia muraria, difesa da fossato, che si saldava con la struttura del castello[5].
Esempi
Piemonte
Diversi sono i ricetti tuttora esistenti e visitabili in Piemonte. Di particolare pregio è il ricetto di Candelo, nel borgo omonimo della provincia di Biella (l'unico a mantenere un aspetto coerente con le strutture medioevali originarie, con torri, cinta muraria e cellule edilizie).
Il Centro Documentazione Ricetti del Piemonte, che con il sostegno della Regione Piemonte si occupa di raccogliere documentazione e compiere studi sui ricetti d'Italia e d'Europa, e che ha sede presso il ricetto di Candelo, ha censito, monitorato, e costituito una banca dati, sui circa duecento ricetti esistenti in epoca medioevale in Piemonte[7].
Fra quelli in provincia di Biella - per i quali è stato siglato nel 2006 un protocollo d'intesa fra lo stesso Centro e la locale amministrazione provinciale - sono stati censiti i siti di:
Cavaglià - data di fondazione incerta ma presumibilmente attorno al XIII secolo; nessun resto visibile; la cartografia disponibile reca il solo tracciato dell'antico fossato
Dorzano - è della fine del XIV secolo. Le cellule abitative sono oggi destinate a uso abitativo. La porta sormontata da una torre è allo stato di rudere
Magnano - eretto nel 1204, ne sono state recuperate le mura, la torre porta e alcune cellule
Mottalciata - più recente (risale al XIV secolo); a differenza del vicino castello, restaurato e adibito a uso abitativo, non se ne conserva traccia
Ponderano - risalente allo stesso periodo di quello di Mottalciata, presenta della vecchia struttura la sola torre porta. Sono presenti anche tracce di una torre di difesa e parte delle mura di cinta
Roppolo - edificato nel XV secolo, non se ne conservano tracce; sono stati recuperati soltanto i ruderi delle mura di difesa e il castello di epoca successiva
Sandigliano - XIV-XV secolo. Rimane dell'antico impianto la sola torre delle prigioni, oggi torre campanaria
Valdengo - tanto il castello come le cellule dell'originario ricetto sono state recuperate
Viverone - risalente al Quattrocento, presenta parte delle mura, tracce delle antiche torri e alcune cellule interne.
Candelo - risalente all'epoca medievale, presenti le mura e internamente adibito all'uso commerciale.
Lombardia
Nel territorio di Brescia, i ricetti si concentrano principalmente in due aree: la Valtenesi e la Franciacorta[8]. Questi due territori sono accomunati dalla vicinanza a un lago (rispettivamente il lago di Garda e il lago d'Iseo), nonché dalla conformazione morfologica prevalentemente collinare. I castelli-deposito della Valtenesi e della Franciacorta presentano tutti un'ampiezza simile (bassa, secondo la classificazione di A. Settia[9]), ma differiscono a livello di struttura, sia esterna che interna. Ad esempio, è possibile trovare ricetti con torri perimetrali quadrangolari (Polpenazze e Paratico) o circolari (Moniga e Passirano). Per quanto riguarda la parte interna, alcuni castelli-deposito includono persino delle chiese, come nel caso del castello di San Michele a Ome[10].
Nella Lombardia occidentale, e in particolare nel territorio di Pavia, tra il XIII e il XIV secolo abbiamo numerosi esempi di castelli dotati di ricetto, che generalmente racchiudeva una vasta corte agricola, provvista di edifici dove venivano custoditi animali e raccolti. Tali ricetti erano difesi da un robusto muro di cinta, che si collegava al castello, e da un fossato, quasi sempre (almeno in pianura) allagato[12].
Ricetto di Collalto Sabino - edificato per scopi difensivi nel corso dell'incastellamento medievale in Italia centrale. Era dotato di due torri di avvistamento.
^Giusi Villari, "Quei ricetti tra Valtenesi e Franciacorta", Giornale di Brescia, 8 ottobre 1995, p. 19.
^Gabriele Archetti, Angelo Valsecchi (a cura di), La terra di Ome in età medievale, Brescia, U.S.P.A.A.A. e Comune di Ome, 2003, p. 176.
^Gabriele Archetti, Angelo Valsecchi (a cura di), La terra di Ome in età medievale, Brescia, U.S.P.A.A.A. e Comune di Ome, 2003, p. 166.
^Gabriele Archetti, Angelo Valsecchi (a cura di), La terra di Ome in età medievale, Brescia, U.S.P.A.A.A. e Comune di Ome, 2003, pp. 188-203.
^ab Aldo A. Settia, L'illusione della sicurezza. Fortificazioni di rifugio nell'Italia medievale «ricetti», «bastite», «cortine», Cuneo, Società Per gli Studi Storici, Archeologici, Artistici della Provincia di Cuneo, 2001, pp. 85-91, ISBN9788866250197.
Aldo A. Settia, L'illusione della sicurezza: fortificazioni di rifugio nell'Italia medievale, ricetti, bastite, cortine, collana Storia e Storiografia, 33, Cuneo, Società per gli studi storici, archeologici e artistici della provincia di Cuneo, 2001.