Frequenta in gioventù l'Istituto Cavanis "Collegio Canova" di Possagno, gestito dai Padri Cavanis[1]. Dopo gli studi di teologia compiuti nel Seminario vescovile di Padova, frequenta la Pontificia Università Gregoriana, conseguendo il dottorato in teologia.
Nel 2012 è segretario del II Convegno ecclesiale del Triveneto ad Aquileia.
Nell'autunno 2015 viene nominato vicario episcopale per la Pastorale.
Al momento della nomina a vescovo è anche direttore del Coordinamento diocesano di Pastorale, membro del Consiglio di amministrazione del Centro padovano della Comunicazione sociale, presidente del Consiglio di amministrazione del Movimento apostolico diocesano; assistente della Consulta delle aggregazioni laicali di Padova e del Triveneto.
Nel giugno dello stesso anno comunica ai sacerdoti che dal nuovo anno accademico i seminaristi della diocesi non vivranno più il periodo formativo nel seminario di Belluno (che, dal 2009, aveva avviato una collaborazione con lo studio teologico interdiocesano di Treviso-Vittorio Veneto) ma in quello di Trento, con i seminaristi dell'arcidiocesi di Trento e della diocesi di Bolzano-Bressanone.
Nel dicembre 2017 dà un nuovo assetto agli uffici pastorali diocesani. Riorganizza poi la diocesi[3], suscitando polemiche nel feltrino[4] e fra i ladini[5][6][7]. Il 12 settembre 2018 chiarisce che l'attivazione di sei "convergenze foraniali"[8], inizialmente presentate come "nuove foranie"[9], rappresenta in realtà una sperimentazione e «ancora non significa "cancellazione" della precedente organizzazione foraniale, ma possibilità di provare un suo adeguamento alle nuove esigenze pastorali»[8]. Decaduti i quattro delegati vescovili zonali, gli undici vicari foranei e i due decani, il successivo 27 settembre nomina sei "pro-vicari foranei"[10]. Il 24 ottobre 2019 conferma le "nuove convergenze di decanati e foranie" e nomina sei vicari foranei[11]. La scelta del vicario foraneo della convergenza foraniale comprendente il decanato di Cortina d'Ampezzo, la forania del Cadore e la forania del Comelico e il ripensamento dell'arcidiaconato del Cadore (istituzione ecclesiastica plurisecolare) suscitano la protesta e la mobilitazione dei fedeli cadorini[12][13][14][15].
Il 22 maggio 2021 indice un'assemblea sinodale per "ricomporre il percorso finora compiuto e aprire una fase di attuazione e ulteriore consolidamento della collaborazione tra le comunità parrocchiali"[16]. Nel novembre 2022 presenta la mappa delle collaborazioni parrocchiali[17].
Stemma e motto
Blasonatura
D'oro calzato ritondato di rosso, al libro aperto rilegato dello stesso; nel 1º a un monte all'italiana di sei cime d'argento, movente dalla punta e nel 3º alla brocca dell'ultimo posta in sbarra, versante tre gocce d'azzurro.
Scudo gotico con galero e croce astile da vescovo.
Interpretazione
Le linee curve di tripartizione dello scudo richiamano san Martino, patrono di Belluno, che, secondo la tradizione, tagliò in due il suo mantello per condividerlo con un mendicante. Il colore rosso richiama invece il sangue versato dai santi martiri Vittore e Corona, patroni di Feltre. Il Vangelo in capo rappresenta l'annuncio pasquale mentre le montagne sono un riferimento al Monte Grappa (alle cui pendici si trova Crespano del Grappa, paese d'origine del vescovo), alle Alpi Feltrine e alle Dolomiti Bellunesi. Le gocce d'acqua che escono dalla brocca di san Prosdocimo, patrono di Padova, oltre ad essere simbolo del battesimo, richiamano il fiume Piave che attraversa la diocesi.