Nella mitologia greca, le ninfe (in greco antico: νύμφη, -ης?, nymphē ("fanciulla, sposa"); in latinonympha, -ae) sono divinità femminili minori legate alla natura.[1] A differenza delle altre dee greche, le ninfe sono generalmente considerate personificazioni della natura e sono tipicamente legate a un luogo o a una forma di terra specifica. Erano immortali come le altre dee, ad eccezione delle amadriadi, la cui vita era legata a un albero specifico.[2] Oltre che potenze divine legate ai boschi, ai monti, alle acque, alle sorgenti e agli alberi, le ninfe erano personificazioni anche delle regioni o delle città o degli stati[3].
La natura delle ninfe corrisponde all'ambito della potenza divina dell'aidos (in greco antico: αἰδώς?, aidōs ("pudore")), dunque alla riservatezza e allo stupore di fronte a ciò che è immacolato e quindi silenzioso. Compagne della dea Artemide, essa stessa appellata come Αἰδώς[4], sono caratterizzate, come la dea, da una bellezza incomparabile[5].
Le ninfe sono spesso suddivise in gruppi (a loro volta suddivisi in sottogruppi): le epigee (ninfe terrestri), le idriadi (ninfe acquatiche), le uranie (ninfe celesti), e, talvolta, le ninfe ctonie (ninfe appartenenti agli Inferi).
Etimologia
La parola greca νύμφη (nýmphē, "fanciulla, sposa") ha la stessa radice del verbo latino nubere[6], "prendere marito" (da cui la nostra "nubile"). Altri lettori riferiscono la parola (e anche il latino nubere e il tedesco Knospe) ad una radice che esprime l'idea di "gonfiore" (secondo Esichio di Alessandria uno dei significati di νύμφη è "bocciolo di rosa"). Ciononostante, l'etimologia del sostantivo νύμφη rimane agli studiosi ancora incerta. La forma dorica ed eolica (omerica) è νύμφα (nýmphā).
Nella mitologia greca
Nella concezione greca, le ninfe sono bellissime e snelle giovinette, dalle movenze graziose, dalla testa leggiadra ornata di fiori, dalle vesti leggere e svolazzanti, raramente nude. Sono benefattrici e rendono fertile la natura. Proteggono le coppie di fidanzati che vanno a bagnarsi nelle loro sorgenti, ispirano gli esseri umani, alcune di esse, in particolare le Naiadi, sono anche guaritrici di mali e di ferite. Amanti di dei e di comuni mortali, le ninfe cantano felici nel luogo a loro consacrato. Dalle loro unioni con mortali nacquero molti semidei ed eroi. Teoricamente potevano accoppiarsi anche con divinità, e in tal caso sarebbero nati figli immortali.
Tra le ninfe più celebri, si può nominare Eco, la ninfa del monte Elicona; Era le tolse la possibilità di proferire parola, così Eco non poté più ripetere altro che le ultime parole pronunciate da altri. Un'altra ninfa famosa, mortale, fu Euridice, moglie di Orfeo (vedi: Orfismo). Molto nota è la ninfa Calipso menzionata nell'Odissea: essa trattenne Ulisse per sette anni nell'isola di Ogigia. Nella mitologia romana la ninfa Egeria fu la segreta consigliera del re Numa Pompilio. Si ricordano inoltre le Naiadi che rapirono il giovane argonautaIla.
Le ninfe greche sono state assimilate in epoca successiva alle divinità romane delle fontane, sorgenti e fiumi.
Le ninfe sono personificazioni della creatività e del favorire le attività della natura, il più delle volte identificato con il deflusso vitale dei corsi d'acqua a seguito di inondazioni:
«L'idea che i fiumi sono dei e le ninfe le loro divinità associate è profondamente radicata, non solo in poesia ma anche nella convinzione comune e nei rituali; il culto di queste divinità è limitato solamente dal fatto che rimangono inseparabilmente identificate con una specifica località»
(Osservazione di Walter Burkert)
Genealogia
Le ninfe, il cui numero è incalcolabile, sono classificate in tre macrocategorie: le ninfe terrestri, le ninfe acquatiche e le ninfe celesti, ripartizione già presente in Omero e nei poeti più antichi. Come il mitologo Herbert Jennings Rose afferma, tutti i nomi per le varie classi di ninfe sono aggettivi femminili plurali concordando con il sostantivo nymphai, e non v'era un tipo di classificazione unica che potesse essere vista come canonica ed esauriente. Così le classi di ninfe tendono parzialmente a sovrapporsi, il che viene a complicare il compito di una classificazione precisa. Rose parla di driadi e amadriadi come ninfe degli alberi in generale, meliai come ninfe dei frassini e di naiadi come ninfe d'acqua, ma non ne aggiunge altre in particolare[7]. Le ninfe meliadi erano figlie di Urano ed i loro miti sono legati a divinità maggiori come Artemide, Apollo, Poseidone, Demetra, Dioniso, Pan, Ermes o a divinità minori come Fonto.
Classificazione
A seconda dell'ambiente naturale in cui vivono, le ninfe si distinguono nello specifico. Tutti i nomi delle varie categorie di ninfe presentano forme aggettivali al femminile plurale. Non esiste una classificazione univoca e completa che possa essere considerata canonica: alcune categorie di ninfe tendono a sovrapporsi, rendendo così complesso il compito di una classificazione precisa. Ad esempio, le driadi e le amadriadi sono considerate ninfe degli alberi in generale, mentre le meliadi sono specificamente associate ai frassini.
Epigee
Le epigee comprendono tutto l'insieme delle ninfe terrestri. Si dividono in due gruppi: le driadi (con le amadriadi) e le oreadi.
A causa della rappresentazione delle ninfe mitologiche come femmine che si accoppiano con uomini o donne di loro spontanea volontà, e che sono completamente al di fuori del controllo maschile, il termine è spesso usato per le donne che sono percepite come comportarsi allo stesso modo (per esempio, il titolo del romanzo poliziesco riguardante Perry Mason "Il caso della ninfa negligente" (1956) di Erle Stanley Gardner è derivato da questo significato della parola).
Il termine ninfomania è stato creato dalla moderna psicologia come riferito a un "desiderio di impegnarsi in comportamento sessuale umano ad un livello abbastanza alto da essere considerato clinicamente significativo", ninfomane essendo la persona che soffre di un disturbo. A causa dell'ampio uso del termine tra laici (spesso abbreviato in ninfo) e gli stereotipi collegati, i professionisti al giorno d'oggi preferiscono il termine ipersessualità, che possono fare riferimento a maschi e femmine allo stesso modo.
La parola ninfetta viene utilizzato per identificare una ragazza sessualmente precoce. Il termine è stato reso famoso nel romanzo Lolita da Vladimir Nabokov. Il personaggio principale, Humbert Humbert, usa molte volte il termine, di solito in riferimento al personaggio del titolo, una ragazzina appena tredicenne di cui è fortemente invaghito.
Nella letteratura
Quando il dio Pan suona il flauto divino, echeggiando l'armonia del silenzio primordiale, le ninfe muovono passi di danza, vagando sui monti e cantando in modo melodioso[8]. Le ninfe sono le potenze di un fiume oppure di un mare o di un lago[9] e anche quando la loro potenza divina risiede sulla terra, il loro collegamento con l'acqua resta fondante:[10]
«Ninfe, figlie di Oceano dal grande cuore,
che avete le case sotto i recessi della terra posati sull'acqua,
correte nascoste, nutrici di Bacco, ctonie, date grande gioia,
nutrite frutti, siete nei prati, correte sinuosamente, sante,
vi rallegrate degli antri, gioite delle grotte, vaganti nell'aria,
siete nelle sorgenti, veloci, vestite di rugiada, dall'orma leggera,
visibili, invisibili, ricche di fiori, siete nelle valli,
con Pan saltate sui monti, gridate evoè,
scorrete dalle rocce, melodiose, ronzanti, errate sulle montagne,
fanciulle agresti, delle sorgenti e che vivete nei boschi,
vergini odorose, vestite di bianco, profumate alle brezze,
proteggete i capri e i pastori, care alle selve, dagli splendidi frutti,
che vi rallegrate delle sorgenti, delicate, che molto nutrite e favorite la crescita,
fanciulle Amadriadi, amanti del gioco, dagli umidi sentieri,»
(Inni orfici, LI, 1-14; traduzione di Gabriella Ricciardelli. Milano, Mondadori/Fondazione Lorenzo Valla, 2006 p. 135)
Sempre in forma di fanciulle, facevano parte spesso del corteo di un dio, come Dioniso, Ermes o Pan, o di una dea, in genere la cacciatrice Artemide[11]. La mitologia greca annovera molte ninfe, il cui aspetto di bellissime fanciulle eternamente giovani attirava molti uomini mortali ed eroi.
Vi è un'ampia varietà di miti su di esse; questi racconti le associano spesso ai satiri, di cui erano il frequente bersaglio e da cui proviene il nome moderno dato alla tendenza sessuale della ninfomania.
Nelle arti
Iconografia nelle arti visive
Nelle arti visive le ninfe sono di solito rappresentate come bellissime fanciulle, generalmente nude e incoronate di fiori. Le ninfe dell'acqua in particolare sono mostrate mentre tengono delle giare o brocche sulle loro teste (vedi ad esempio in La sorgente di Ingres. Opere d'arte famose dell'antichità sono alcune statue di Prassitele, un gruppo marmoreo di Arcesilao e bassorilievi eseguiti da diversi maestri.
Il compositore francese Jean-Philippe Rameau ha composto nel 1745 l'opera "Platée", una commedia musicale. L'ingenuità di una ninfa è utilizzata da Giove per ingelosire la moglie Giunone.
Il compositore francese Claude Debussy ha composto nel 1913 il pezzo "Syrinx" per flauto. Il pezzo breve si riferisce alla leggenda di Pan e Siringa; la ninfa sfugge alle insidie del dio lubrico e si trasforma in una canna che suona al vento. Pan inventa allora lo strumento musicale che porta il suo nome.
Il compositore finlandese Jean Sibelius compone nel 1894 il poema sinfonico per orchestra, Op. 15, Skogsrået (The Nymph Wood).
Il compositore italiano Claudio Monteverdi compose nel 1614 "Lagrime d'amante al Sepolcro del Amata", il lamento funebre del pastore Glauco davanti alla tomba della sua amata ninfa Corinna.
Letteratura
La figura della ninfa appare innumerevoli volte, soprattutto durante il Rinascimento e l Romanticismo.
Nei libri di Licia Troisi le ninfe sono bellissime ragazze fatte d'acqua. Hanno occhi puri e capelli molto lunghi. Nelle Leggende del Mondo Emerso, si scopre che il loro sangue è immune al morbo (malattia), che invece contagia gli altri popoli del Mondo.
Nei romanzi delle Cronache di Narnia sono divinità della natura: sono quindi graziose, esili; abitanti delle fonti (Naiadi) e degli alberi (Driadi e Amadriadi); sono le figlie di dei e dee; servono Aslan. Nel libro sono presenti anche ragazze associate alle ninfe ma che sono in realtà creature femminili delle foreste (come le donne-alberi).
Nei libri di Geronimo Stilton esistono le Ninfe dei Boschi: Alena, una delle protagoniste dei suoi libri, è la prima Ninfa dei Boschi a diventare Cavaliere della Rosa d'Argento.
Possono anche essere rappresentate come elementi della natura, fatte d'acqua, aria e luce. In Paranormalmente, libro di Kiersten White, la madre del fidanzato di Evie (protagonista) è l'equivalente di una ninfa: dimora in un lago, è fatta solamente d'acqua e pratica la magia.
Nei libri di Rick Riordan - la serie Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo e poi, in seguito, Eroi dell'Olimpo - vi sono diverse apparizioni di ninfe, spesso interagenti e aiutanti dei personaggi protagonisti. Sono presenti ninfe dei boschi, dell'acqua e perfino dell'aria. Nota è, ad esempio, la driade Juniper, fidanzata del satiroGrover. Viene descritta come completamente verde, inclusi gli occhi, i quali hanno rivoli - ovvero, venature - di clorofilla. Molte di loro sono timide e finiscono per tramutarsi in pianta (ciascuna diversa a seconda della ninfa) per nascondersi. Un altro esempio è quello di una ninfa che fa parte delle esperidi, mitologiche figlie di Atlante. Si tratta di Zoe Nightshade.
Nella serie animata Winx Club la sorella di Bloom, Daphne è la Ninfa Suprema delle nove ninfe di Magix, onnipotenti fate che controllano la Dimensione Magica. Custode della Fiamma del Drago fino alla nascita della sorella. Perse il suo corpo a causa delle Tre Streghe Antenate che maledirono il suo potere di Fata/Ninfa Sirenix. Successivamente sua sorella Bloom spezzò la maledizione restituendole la vita. Altra Ninfa di Magix è Politea che si trasforma in un mostro a causa delle Tre Streghe Ancestrali, dopo aver abbandonato Daphne. Successivamente scomparirà quando le Trix le succhieranno il potere Sirenix.
Note
^«Le Ninfe sono dee e da sempre vengono designate con questo epiteto.» (Walter F. Otto, Le Muse e l'origine divina della parola e del canto. Roma, Fazi Editore, 2005, p.20). Cfr. anche Iliade XX, 4 e sgg. quando partecipano all'adunanza generale degli dèi convocata da Zeus.
^ F. Montanari, GI - Vocabolario della lingua greca - Greco Italiano (Seconda edizione), Torino, Loescher, 2004. La radice indoeuropea sarebbe *nyb-/nub-, con infisso nasale e aspirazione della consonante labiale nella forma greca derivata.
^But see Jennifer Larson, "Handmaidens of Artemis?", The Classical Journal92.3 (February 1997), pp. 249–257.
^Carrella, Anna, Lucia Anna D’Acunto, Nadia Inserra, et Colomba Serpe. Marmora pompeiana nel Museo archeologico nazionale di Napoli: gli arredi scultorei delle case pompeiane. 1 vol. Studi della Soprintendenza archeologica di Pompei 26. Napoli: Electa Napoli, 2008, p. 210-211.