Secondo la tradizione il primo vescovo di Alba è san Dionisio, che si narra abbia servito la diocesi per alcuni anni prima di essere nominato arcivescovo di Milano; per la sua opposizione all'arianesimo sarebbe stato esiliato nel 355 dall'imperatoreCostanzo. Questa tradizione è ritenuta non affidabile[1] dato che nel IV secolo solitamente a un vescovo era proibito lasciare la propria diocesi per un'altra.
La sede del Seminario
Una lista di nove antichi vescovi di Alba, che inizia con un san Dioniso (diverso da quello precedente, nel 380) fino al vescovo Giulio (553), fu compilata sulla base di iscrizioni sepolcrali trovate nella cattedrale di Alba alla fine del XV secolo da Dalmazzo Berendenco, un antiquario; ma sia la lista che il suo scopritore risultarono essere dei falsi inventati da Giuseppe Meiranesio nel XVIII secolo.[2]
Il primo vescovo di Alba di cui è certa l'esistenza è Lampadio, che fu presente al sinodo tenutosi in Roma nel 499 sotto papa Simmaco.[3]
L'intera comunità di Monforte d'Alba, dalla contessa ai contadini, nel primo quarto dell'XI secolo era divenuta eretica. I dissidenti leggevano la Bibbia dando delle Scritture un'interpretazione interamente spirituale, avevano formulato una propria dottrina originale sulla Trinità. Pregavano giorno e notte, ricercavano il distacco dalla materia e il martirio, elementi simili a quelli della dottrina dei catari.[5] Intorno all'anno 1028 il castello di Monforte venne assediato ed espugnato dalle forze dell'arcivescovo di Milano, Ariberto da Intimiano, unite a quelle del vescovo di AstiAlrico. La popolazione, deportata a Milano, venne qui costretta a scegliere tra l'abiura delle loro dottrine e il rogo. La maggior parte scelse, coerentemente con le proprie idee, di non abiurare e di accettare la condanna a morte.[6]
Il 29 ottobre 1511 cedette una porzione di territorio a vantaggio dell'erezione della diocesi di Saluzzo.
Un fatto di rilievo accadde il 22 aprile 1613: scoppiata la prima guerra del Monferrato, Alba fu assalita dai francesi e il vescovo Pendasio fu prelevato dalla chiesa, percosso e condotto oltraggiosamente per le strade della città.
^Orsi, Un libellista del sec. XI, in Rivista storica Italiana, 1884, p. 427.
^Andrea Del Col, L'inquisizione in Italia, Mondadori, 2021, pp. 33-34
^Andrea Del Col, L'inquisizione in Italia, Mondadori, 2021, pp. 37-38
^Testo del breve pubblicato in edizione latina e traduzione francese in: Bulletin des lois de l'Empire français, quarta serie, tomo terzo, pp. 58-69. A seguire la lettera esecutoria del cardinale Caprara (pp. 69-92).
^I vescovi da Adelgiso a Sigifredo sono menzionati da Palemone Luigi Bima nella Serie cronologica dei romani pontefici e degli arcivescovi e vescovi di tutti gli stati di Terraferma e di alcune del regno di Sardegna (archiviato dall'url originale il 13 febbraio 2015), Torino 1842, pp. 90-91. Ad eccezione di Lampadio I (499) e Benedetto (680), tutti gli altri sono totalmente sconosciuti al Savio; lo stesso Gams esclude dalla sua cronotassi tutti quelli precedenti Benedetto, così come Lanzoni, che specifica inoltre come Venanzio I sia stato vescovo non di Alba, ma di Viviers.
^Questo vescovo, citato da Ughelli, che lo dice intervenuto a un concilio provinciale in Pavia nell'855, è messo in dubbio dal Savio, in quanto di quel concilio non sono stati riportati nomi di vescovi.
^Secondo Cappelletti e Bima, che datano Liutardo all'800 circa, nel 901 è menzionato un Vitelmo II, ignorato da Savio.
^Cappelletti e Gams menzionano il vescovo Alberto (1061 e 1074); secondo Savio questo Alberto è l'omonimo vescovo di Acqui.
^Secondo Savio, potrebbe essere stato abate-vescovo di Fruttuaria, cosa che farebbe anticipare la sua elezione alla sede di Alba al 1118.
^Secondo il Savio non ci sono prove che abbia mantenuto anche la sede di Alba; morì il 30 dicembre 1145 .
^Menzionato da Ughelli (Italia sacra, vol. IV, col. 286), è messo in dubbio da Savio.
^L'Ughelli lo indica trasferito in epoca ignota a Nola, ma non sono documentati vescovi di nome Gerardo a Nola alla fine del XII secolo; lo stesso Ughelli non lo menziona affatto quando parla della diocesi campana.
^Molti autori, a partire da Ferdinando Ughelli, inseriscono tra Monaco e Simone il vescovo Gandolfo (1259 - 1262), ricordato in un necrologio della cattedrale di Asti. Savio e Eubel invece ritengono che Gandolfo sia stato vescovo di Torino.