Il De Homero (Περὶ Ὁμήρου), spesso intitolato De vita et poesi Homeri (Περὶ τοῦ βίου καὶ τῆς ποιήσεως Ὁμήρου) nelle edizioni moderne a partire da Stephanus,[1] è un trattato erudito attribuito a Plutarco, compreso nei Moralia.
Il trattato è costituito, in realtà, da due scritti ben distinti, poi uniti e trasmessi insieme dalla tradizione manoscritta.
Il primo di essi, comprensivo di soli otto capitoli, è una breve biografia di Omero, simile ad altre biografie omeriche tramandateci, che racconta alcuni noti aneddoti sulla vita del poeta e si conclude con un riassunto della trama dell'Iliade. Si tratta probabilmente di un'introduzione al poema iliadico composta ad uso scolastico in età bizantina[1].
Il secondo scritto, ben più ampio, in 218 capitoli, consiste in un'ampia analisi della poesia omerica, preceduta da cinque capitoli biografici. L'autore, fornendo una gran quantità di citazioni dall'"Iliade" e dall'"Odissea", cerca di dimostrare che già in Omero fosse presente ogni tipo di sapere filosofico [2] - dall'etica alla scienza naturale - e ogni tipo di strategia retorica e stile compositivo [3].
Stante la non autenticità e la non antichità del primo trattato, notevole è l'interesse suscitato dal secondo scritto, come messo in evidenza anche negli ultimi studi[4]ː il trattato, in effetti, benché sia da intendere piuttosto come un'operetta compilativa e non sia riconducibile direttamente a Plutarco, sembra presupporre in parte l'opera del Cheronese, soprattutto per quel che riguarda i principi generali relativi alla sua concezione della poesia e al suo utilizzo a fini pedagogici.
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