Virna Lisi nacque ad Ancona[2]. Il nome di Virna Pieralisi avrebbe dovuto essere Siria[3]; tuttavia l'ufficiale dello stato civile lo rifiutò, poiché la Siria non era una nazione alleata dell'Italia e poi quando nacque lei la normativa allora vigente impediva l'uso di alcuni tipi di nomi, tra cui quelli geografici. Il padre inventò su due piedi il nome Virna, scoprendo solo dopo che si trattava di un nome realmente esistente[3]; aveva un fratello e una sorella minori, Ubaldo ed Esperia. Dopo aver vissuto la sua infanzia a Jesi, suo padre Dario, commerciante di piastrelle di marmo, si trasferì per motivi di lavoro a Roma con tutta la famiglia.
Qui Virna fu scoperta dal cantante e attore Giacomo Rondinella (amico di famiglia dei Pieralisi), che la presentò al produttore cinematografico Antonio Ferrigno. Ferrigno la impegnò con un contratto quando Virna aveva 17 anni, nonostante l'iniziale contrarietà di suo padre. Cominciò così a muovere i primi passi nel cinema adottando lo pseudonimo Virna Lisi; nella prima metà degli anni cinquanta recitò con ruoli di rilievo in numerosi film del filone "strappalacrime", allora molto in voga tra il pubblico sebbene malvisto dalla critica cinematografica dell'epoca, diretti da registi specialisti di questo genere come Carlo Borghesio, Giorgio Pàstina e Luigi Capuano. Grazie alla classe e al portamento, a inizio carriera fu anche modella, posando per lo stilista Vincenzo Ferdinandi[4].
Fu poi scritturata per commedie di successo come Le diciottenni (1955) di Mario Mattoli (remake di un film del 1941, Ore 9: lezione di chimica, sempre di Mattoli e interpretato da Alida Valli e Irasema Dilian), di cui fu protagonista accanto a Marisa Allasio, e Lo scapolo (1955) di Antonio Pietrangeli, con Alberto Sordi. L'anno successivo riuscì a dare prova delle sue capacità drammatiche in La donna del giorno (1956) di Francesco Maselli, in cui interpretò una ragazza che si affaccia al successo grazie alla pubblicità, pagandone le conseguenze. Due anni dopo, proprio grazie a una pubblicità, le arrivò la grande popolarità: il dentifricio Chlorodont la scelse infatti per interpretare i propri spot all'interno della storica rubrica televisiva Carosello, il cui slogan, Con quella bocca può dire ciò che vuole, ottenne molto successo e lo slogan divenne un tormentone di quegli anni.
Il 25 aprile 1960, nella chiesa di San Cesareo de Appia a Roma[5], Virna Lisi sposò l'architetto romano Franco Pesci (1934-2013)[6], allora consigliere d'amministrazione dell'A.S. Roma, da cui ebbe un figlio, Corrado, nato nel luglio del 1962 (che la rese nonna di tre nipoti: Franco, nato nel 1994, Federico nato nel 1997 e Riccardo, nato nel 2002). A seguito del matrimonio, l'attrice annunciò il suo ritiro dalle scene per dedicarsi alla famiglia, ma, dopo un anno, spinta anche dal marito, tornò in attività, ricominciando dalla televisione, dove recitò in alcuni dei più seguiti sceneggiati Rai dell'epoca, come Il caso Maurizius, Cenerentola e Una tragedia americana, rispettivamente tratti dalle omonime opere di Jakob Wassermann, Charles Perrault e Theodore Dreiser.
Nello stesso periodo rifiutò proprio la parte della Bond girl nel film A 007, dalla Russia con amore (1963) al fianco di Sean Connery, parte che venne assegnata a un'altra attrice italiana, Daniela Bianchi. L'attrice ha dichiarato in seguito di essersi pentita di aver rifiutato la parte.
La seconda metà degli anni sessanta: gli anni a Hollywood
Al pari di altre note attrici italiane come Claudia Cardinale e Sylva Koscina, nello stesso periodo venne chiamata a Hollywood, dove le major cinematografiche americane stavano cercando di lanciare una possibile erede di Marilyn Monroe. Notata da alcuni produttori americani durante le riprese del film Il tulipano nero, la Lisi firmò un prestigioso contratto in esclusiva di sette anni con la Paramount e si trasferì dunque a Los Angeles. Il suo primo film hollywoodiano fu nel 1965 la commedia Come uccidere vostra moglie di Richard Quine, interpretato accanto a Jack Lemmon, Terry-Thomas e Claire Trevor, che ottenne un grande successo (fu il maggiore incasso americano della stagione 1965-1966): rimase negli annali, all'inizio del film, la scena in cui la Lisi usciva all'improvviso dalla torta di una rumorosa festa di addio al celibato, e con indosso solo un bikini coperto di panna montata. Apparve poi in Due assi nella manica di Norman Panama, con Tony Curtis e George C. Scott, e U-112 assalto al Queen Mary di Jack Donohue, con Frank Sinatra e Anthony Franciosa, entrambi film del 1966 e di buon successo. Sembrava l'inizio di una sfolgorante carriera negli Stati Uniti, ma la Paramount e lo star system hollywoodiano imposero alla Lisi regole troppo restrittive, di fatto relegandola allo stereotipo della pin-up: bionda platinata, sexy e un po' svampita, in cui l'attrice marchigiana non si sentiva affatto realizzata e valorizzata come interprete.
Nel 1968 le fu assegnato il ruolo della protagonista nel film Barbarella diretto da Roger Vadim, ma la Lisi, riluttante all'idea di dover apparire vestita solo con un succinto bikini per l'intera durata della pellicola, si rifiutò d'interpretarlo e tornò in Italia, rescindendo il contratto con la Paramount (per cui dovette pagare una cospicua penale) dopo appena tre anni e altrettanti film realizzati; quel ruolo fu poi assegnato a Jane Fonda, all'epoca attrice agli esordi e non ancora famosa. Nello stesso periodo rifiutò pure di apparire nuda sulla copertina dell'edizione statunitense di Playboy. Fu proprio durante la sua parentesi hollywoodiana che Frank Sinatra (con il quale l'attrice aveva girato un film nel 1966) s'innamorò di lei, ma la Lisi, che all'epoca era sposata nonché madre di un bambino di 4 anni, rifiutò nettamente le sue avance.
Anni settanta e ottanta: successo di critica e pubblico
Nella metà degli anni settanta tuttavia, dopo aver interpretato, accanto a Franco Nero, il ruolo di Suor Evangelina nei film Zanna Bianca (1973) e Il ritorno di Zanna Bianca (1974), diretti da Lucio Fulci, e l'episodio La Canarina assassinata dello sceneggiato televisivo Philo Vance (1974), prodotto dalla Rai e interpretato accanto a Giorgio Albertazzi, decise di diradare gli impegni di lavoro per dedicarsi maggiormente alla famiglia.
Tornò pienamente in attività alla fine dello stesso decennio, interpretando una serie di ruoli più maturi e impegnativi che la fecero balzare agli onori della critica cinematografica (fino a quel momento abbastanza tiepida nei suoi confronti), nei quali rivelò una straordinaria capacità d'interprete, senza mostrare alcun disagio nell'apparire invecchiata e, spesso, imbruttita per esigenze di copione: nel 1977 recitò la parte di Elisabeth Nietzsche in Al di là del bene e del male di Liliana Cavani, accanto a Robert Powell, Erland Josephson e Dominique Sanda. «La Cavani mi ha spenta e ingrigita per il ruolo della sorella di Nietzsche», dirà l'attrice, «Era il 1977 e solo allora, dopo più di vent'anni di mestiere, la critica si accorse che sapevo recitare. Fui definita "una rivelazione, inaspettata, sorprendente"».[8] Grazie a questa interpretazione ricevette il Nastro d'argento come miglior attrice non protagonista e la Grolla d'oro alla migliore attrice.
Nel 1982 tornò a girare un film a Hollywood, prendendo parte alla commedia La donna giusta con William Tepper, diretta da Paul Williams. Nel 1983 fu tra i protagonisti del film cult Sapore di mare di Carlo Vanzina, in cui interpretò Adriana Balestra, un'affascinante quarantenne che ammalia involontariamente uno dei giovani protagonisti. Questa interpretazione le fece vincere sia il David di Donatello sia il Nastro d'argento come miglior attrice non protagonista. L'anno seguente fu la volta di Amarsi un po'..., anch'esso diretto da Carlo Vanzina. Rifiutò, a causa di altri impegni lavorativi, il ruolo della madre della giovane protagonista in Acqua e sapone di Carlo Verdone, che fu poi interpretata da Florinda Bolkan.
Nel 1995 prese parte con un piccolo cammeo nel ruolo di sé stessa a un altro film francese: la commedia Cento e una notte, diretta da Agnès Varda. Tornò ancora a lavorare in Francia nel 1999 prendendo parte al film TV Balzac - Una vita di passioni, diretto da Josée Dayan ed andato in onda su TF1, il primo canale TV transalpino, ed in seguito trasmesso anche in Italia su Canale 5.
Nel 1996 tornò a recitare in Italia con un altro film tratto da un romanzo: questa volta un ruolo da protagonista in Va' dove ti porta il cuore di Cristina Comencini, basato sul best seller omonimo di Susanna Tamaro. Il film, ancora una volta, le valse un premio e una candidatura: la vittoria arrivò ai Nastri d'argento come miglior attrice protagonista, mentre fu solo rinviata di qualche minuto con la candidatura ai David di Donatello per la stessa categoria. La sconfitta per opera di Valeria Bruni Tedeschi nella categoria riservata alla migliore attrice protagonista dell'anno fu infatti compensata dalla consegna all'attrice di un premio speciale per il prestigio della sua carriera. Per il film l'attrice vinse anche un Globo d'oro alla miglior attrice assegnatole dalla stampa estera accreditata e operante in Italia.
Nel 2005 sarebbe dovuta tornare anche al cinema: aveva infatti ricevuto la proposta del regista Ferzan Özpetek d'interpretare un ruolo all'interno del suo film Cuore sacro, ma, a causa di impegni già presi precedentemente, l'attrice dovette rinunciare alla parte (che fu assegnata a Lisa Gastoni). Nel 2009 l'attrice ricevette il premio alla carriera ai David di Donatello. Paolo Genovese le offrì poi un ruolo all'interno del suo Immaturi, ma anche in questo caso, inconciliabile con altri impegni, non poté interpretarlo[17].
Ultimi anni e morte
Il 21 settembre 2013 morì il marito, Franco Pesci, dopo 53 anni di matrimonio. Nel maggio del 2014, dopo dodici anni di assenza, Virna Lisi tornò su un set cinematografico nella commedia di Cristina ComenciniLatin Lover. Il film, uscito dopo la sua scomparsa, rappresenta la sua ultima apparizione e le fu dedicato.[18]
Avrebbe dovuto prendere parte alla realizzazione de Il bello delle donne... alcuni anni dopo, sequel della serie Il bello delledonne, prodotta da Mediaset, insieme a Claudia Cardinale e Massimo Bellinzoni, le cui riprese avrebbero dovuto svolgersi tra la fine del 2014 e i primi mesi del 2015, ma furono poi posticipate di oltre un anno. Tale sequel, in onda nel 2017, venne dedicato alla sua memoria. Sempre nel 2015 avrebbe dovuto prendere parte come protagonista, insieme a Gabriel Garko, a un'altra fictionMediaset, Non è stato mio figlio, ruolo poi affidato a Stefania Sandrelli. Nel settembre 2014 rilasciò al quotidiano Il Giornale un'intervista nella quale ipotizzava una limitazione della carriera sulla base del proprio orientamento politico.[19]
Morì nel sonno il 18 dicembre 2014, all'età di 78 anni, un mese dopo aver scoperto di avere un cancro ai polmoni.[20][21] Il figlio Corrado rifiutò la camera ardente in Campidoglio offerta dall'allora sindaco di Roma, Ignazio Marino, preferendo i funerali in forma privata, nel rispetto della riservatezza che aveva sempre caratterizzato la Lisi nella sua vita privata. Il rito fu celebrato il 20 dicembre nella chiesa di San Roberto Bellarmino, nel quartiere Parioli, dove l'attrice abitava.[22] È sepolta nel cimitero di Prima Porta di Roma, accanto al marito.
Omaggi
In sua memoria è nata la "Fondazione Virna Lisi" che ha istituito il Premio Virna Lisi, riconoscimento alla carriera assegnato ad attrici italiane che si sono distinte anche all'estero.
Il gruppo rock argentino Sumo ha dedicato la canzone TV Caliente a Virna Lisi. È la quarta canzone del secondo album del gruppo, Llegando los monos. Fu composta da Luca Prodan, già ammiratore dell'attrice, dopo aver visto Il segreto di Santa Vittoria[23].
Negli anni "americani" diventa icona di bellezza e Mel Ramos (pop-art) usa la sua immagine per il dipinto Virnaburger (1965), ora esposto nella collezione permanente del museo Berardo di Lisbona.
Il 29 ottobre 2017 il comune di Ancona ha intitolato all'attrice il belvedere sottostante il monumento del Passetto[24].
Nel 2019 viene realizzato un docu-film su di lei intitolato: Virna Lisi: oltre la bellezza, realizzato dalla regista Maria Tili, rientrante nel ciclo di documentari Illuminate, prodotto dalla Rai.
Nel 2022 viene realizzato un secondo docu-film sull'attrice, prodotto da Sky Arte in collaborazione con la Fondazione Virna Lisi, LA7 e la Marche Film Commission, diretto da Fabrizio Corallo ed intitolato Virna Lisi, la donna che rinunciò ad Hollywood.
^Premio Fellini 8 1/2 a Virna Lisi, su magicapuglia.tv, magicapuglia.it, 18 dicembre 2014. URL consultato il 18 dicembre 2014 (archiviato dall'url originale il 19 dicembre 2014).