Il paese sorge in collina, a 660 metri sul livello del mare, lungo la valle del fiume Ofanto, sul contrafforte che funge da confine tra la Campania e la Basilicata, lungo la S.S. n. 7, nelle immediate vicinanze di Conza della Campania (antica colonia romana).
Il territorio è altamente sismico ed il centro infatti è stato colpito dai terremoti del 1456, del 1694, del 1732 e del 1980.
Il territorio del comune ha un'estensione di 6,47 km2.
Storia
Le radici di Sant'Andrea di Conza affondano nel primo medio evo allorquando il Conte Gionata di Balvano, nel 1161 donò la chiesa e il territorio del casale, con tutti i suoi abitanti, alla Mensa arcivescovile di Conza, di cui Sant'Andrea divenne feudo.
Il centro feudale ha seguito le vicende del territorio alternando la sua dipendenza ad antiche famiglie feudali alla Chiesa di Conza.
Fu feudo della Mensa arcivescovile di Conza, in seguito passò alla potente casata Gesualdo nel 1389, indi alla famiglia Sinerchia che la tenne con titolo di Conte sino al 1485 anno in cui ne fu spogliata a seguito della partecipazione alla Congiura dei baroni.
In seguito passò alla Regia Camera e poi nuovamente alla Mensa arcivescovile di cui ha seguito le vicende storiche e amministrative fino all'abolizione della feudalità nel 1806. Nel 1861, durante l'esplosione del brigantaggio, venne occupata dagli uomini di Carmine Crocco, famoso brigante della Basilicata.
Il centro ha rivestito un ruolo religioso e culturale di rilievo nel circondario in quanto fu scelto in seguito come luogo di residenza dagli arcivescovi conzani, per le superiori condizioni di vita rispetto alla vicina Conza, i quali vi fecero edificare l'episcopio ed il seminario.
Simboli
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con DPR del 25 ottobre 2000.[4]
«Di rosso, all'effigie di sant'Andrea Apostolo, posto di tre quarti verso destra, con il viso, le mani e i piedi di carnagione, barbuto e capelluto di nero, aureolato d'oro, vestito con il saio e cinto da una fascia dello stesso, tenente nella mano destra un pesce d'azzurro, posto in palo, il braccio sinistro seminascosto e nell'atto di sorreggere la croce detta di sant'Andrea, di nero, posta alle spalle. Ornamenti esteriori da Comune.»
Il gonfalone è un drappo di azzurro.
In precedenza il comune utilizzava nei propri atti un emblema in cui era raffigurata la croce di sant'Andrea dai cui bracci pendevano due pesci, il tutto posto sulla campagna con dei monti sullo sfondo.[5][6]
«In occasione di un disastroso terremoto, con grande dignità, spirito di sacrificio ed impegno civile, affrontava la difficile opera di ricostruzione del proprio tessuto abitativo, nonché della rinascita del proprio futuro sociale, economico e produttivo. Mirabile esempio di valore civico ed altissimo senso di abnegazione. Sisma 23 novembre 1980» — 9 novembre 2005
Monumenti e luoghi d'interesse
Il Centro Storico con i suoi aspetti caratteristici e medievali e il Monumento ai Caduti.
L'Episcopio, sede del Municipio - complesso architettonico del ' 500 nato come edificio vescovile restaurato dopo il terremoto del 1980.
Il Convento di Santa Maria della Consolazione
La Chiesa neoclassica di S.Michele che custodisce un bel coro ligneo e tele del Miglionico
La Chiesa Madre di San Domenico, risalente al Settecento con una pregiata statua lignea del Beato Stefano Seno.
Arco della Terra del 1753
La Chiesa del Purgatorio
La Fontana in Piazza Umberto I
L'ex Fornace, raro esempio di archeologia industriale
Un tempo era nota per la produzione di tessuti in lana, tra cui la ferlandina o felandina, piuttosto apprezzata nel regno di Napoli. Oltre all'agricoltura, in cui prevale la produzione dell'olio di oliva e dei cereali, è presente un artigianato tradizionale basato sulla lavorazione artistica della pietra e del ferro.