Figlio di un maestro elementare originario di Cosenza, intraprese la carriera teatrale nella propria città natale debuttando giovanissimo sulle assi dei palcoscenici dei varietà e dei cafè-chantant.[4]
Lo stile recitativo adottato durante l'esecuzione dei brani fece sì che Maldacea ne fornisse un'interpretazione satirica adatta alla caricatura dei personaggi trattati: nacquero così le macchiette, che Maldacea stesso così descrisse:[6]
«Come un disegnatore, mi ripromettevo di dare al pubblico un'impressione immediata schizzando il tipo, segnandolo rapidamente, rendendone i tratti salienti. Da ciò l'origine della parola macchietta, che è propria dell'arte figurativa: schizzo frettoloso, che renda con poche pennellate un luogo o una persona in modo da darne un'impressione efficace con la massima spontaneità caricaturale.»
A tal proposito, su di lui la critica fu spesso favorevole e largamente positiva. Così lo descriveva la Gazzetta Musicale di Milano edita da Ricordi nel dicembre 1903:[7]
«La macchietta non è cosa facile: richiede un grande spirito d'osservazione e d'intuito, una giusta misura ed una perfetta dizione. Maldacea sul palcoscenico è un cinematografo vivente: è il caricatuista e la caricatura. [...] Il tipo unicamente vero per la riproduzione della macchietta, [...] la voce, la scena, lo studio meticolosamente preciso nell'imitare, nei più minuti particolari, il personaggio che incarna; una rapidità prodigiosa nel cambiare truccatura, abiti accessori: insimma egli è un trasformista uso Fregoli, un dicitore compito.»
Nel periodo precedente la prima guerra mondiale furoreggiò nei teatri napoletani, divenendo uno degli attori più famosi della città. Tra i tipi o macchiette più celebri da lui interpretati figurano "Il Conte Flick", "'O jettatore", "il Superuomo", "'O Rusecatore", "l'Elegante": musicate da Vincenzo Valente e Salvatore Gambardella, le macchiette avevano tra gli autori nomi come Salvatore Di Giacomo, Trilussa, Rocco Galdieri e altri, che scrissero, spesso senza firmarsi, appositamente per Maldacea.[1]
Si produsse anche nel cinema, quasi sempre in parti da caratterista.
Morì a Roma il 5 marzo 1945.[2][5] Il comune di Napoli effettuò la traslazione dei suoi resti da Roma al cimitero di Poggioreale, dove si trovano in un viale, nei pressi della Congrega dei professori di Belle Arti.[3]
Una sua biografia è stata pubblicata nel volume In scena en travesti di Andrea Jelardi, con prefazione della critica del balletto Vittoria Ottolenghi che scrive di lui:[8]
«Non c'è dubbio che Nicola Maldacea sia stato uno dei più grandi interpreti en travesti dello spettacolo italiano poiché nelle macchiette in cui vestiva abiti femminili riusciva a rendere alla perfezione il personaggio, dandone non solo una caratterizzazione esteriore, ma soprattutto un'interpretazione psicologica e caratteriale. Di questa sua vocazione - straordinaria e di grande modernità per l'epoca in cui visse - avrei voluto si trattasse ampiamente nell'Enciclopedia dello Spettacolo, ma all'epoca in cui io stessa collaborai alla realizzazione di tale monumentale opera, del grande artista si ricordavano solo in pochi e fu oltremodo difficile sia approfondire l'argomento che reperire le relative immagini.»
^ Nino Masiello, Tempo di Maggio. Teatro popolare del '900 a Napoli, Tullio Pironti, 1994, p. 35, ISBN8879371304.
^ab Vittorio Paliotti, La Macchietta, Bideri, 1977, p. 13.
^ab Sergio Lori, Il varietà a Napoli, Roma, Newton & Compton, pp. 8-9.
^abNicola Maladacea, in Musica e Musicisti. Gazzetta Musicale di Milano, n. 12, Ricordi & C, dicembre 1903.
«La macchietta non è cosa facile: richiede un grande spirito d'osservazione e d'intuito, una giusta misura ed una perfetta dizione. Maldacea sul palcoscenico è un cinematografo vivente: è il caricatuista e la caricatura. [...] il tipo unicamente vero per la riproduzione della macchietta [...] la voce, la scena, lo studio meticolosamente preciso nell'imitare, nei più minuti particolari, il personaggio che incarna; una rapidità prodigiosa nel cambiare truccatura, abiti accessori: insimma egli è un trasformista uso Fregoli, un dicitore compito.»
^ab Andrea Jelardi, In scena en travesti, prefazione di Vittorio Ottolenghi, Roma, Edizioni Libreria Croce, 2009.
Bibliografia
Nicola Maldacea, Memorie di Nicola Maldacea, Napoli, Bideri, 1933.
Sergio Lori, Il varietà a Napoli, Roma, Newton & Compton, 1996, ISBN888183460X.
Francesco Possenti, I teatri del primo Novecento, Orsa Maggiore Editrice, 1987.
Vittoria Ottolenghi, prefazione, in Andrea Jelardi, In scena en travesti - il travestitismo nello spettacolo italiano, Roma, Edizioni Libreria Croce, 2009.
Antonio Sciotti, I Divi della Canzone Comica, Napoli, Arturo Bascetta Editore, 2021, pp. 191-220.