Cineasta eclettico e innovativo, è considerato uno dei maestri del cinema d'azione. Nel corso della sua esperienza da produttore esecutivo, ha contribuito a rivoluzionare il linguaggio delle serie televisive, sfruttando tecniche fin lì prettamente cinematografiche nella fotografia, nel montaggio e nella colonna sonora. È noto per spingere gli attori a duri allenamenti e mesi di prove affinché entrino completamente nel corpo e nella mente del personaggio che interpretano.[1] Nei primi anni 2000, è stato fondamentale nello sviluppo e nella diffusione della tecnologia e delle riprese in digitale nel cinema delle grandi produzioni.[2]
Il suo esordio alla regia di un lungometraggio avviene con La corsa di Jericho del 1979, un dramma social-sportivo ambientato in una prigione e girato inizialmente per il circuito televisivo, che gli vale numerosi riconoscimenti ed ottime critiche; il film vince un Emmy Award e il premio della Directors Guild of America per la miglior regia. L'influenza del polar[6] americano e francese, soprattutto quello di John Huston e Jean-Pierre Melville, è determinante nella sua formazione artistica ed emerge già chiaramente nel successivo Strade violente del 1981, con James Caan nel ruolo del ladro stanco e dal destino segnato, sua prima pellicola ad essere girata espressamente per il cinema.
Nel frattempo, Mann decise di trasporre sul grande schermo, con alcune modifiche, la storia di Sei solo, agente Vincent: il risultato è Heat - La sfida del 1995, un avvincente neo-noir metropolitano, ambientato sempre a Los Angeles, pieno d'intrecci fra storie e grandi attori come Val Kilmer, Jon Voight, Ashley Judd, Wes Studi ed una giovanissima Natalie Portman, oltre a, per la prima volta contemporaneamente sulla scena, Robert De Niro ed Al Pacino come protagonisti. I due si erano già trovati insieme sul set de Il padrino - Parte II di Francis Ford Coppola, ma per ragioni di copione non avevano mai girato insieme una ripresa. Il film ottenne un enorme successo di pubblico e critica; infatti, risulta ancor oggi non solo il capolavoro del regista di Chicago, ma anche una delle pellicole migliori di entrambi gli attori italoamericani.
Il lavoro successivo di Mann è Collateral del 2004, con la quale ritorna al suo genere più amato, quello del thriller metropolitano, stavolta ambientato tutto in un'unica notte. Interpretato da Jamie Foxx e Tom Cruise, qui nell'insolito ruolo di "cattivo", il film, girato per il 70% in digitale, è ambientato in una Los Angeles notturna e, per usare le stesse parole di uno dei protagonisti, "disconnessa", nella quale ci si può trovare a lottare per la sopravvivenza come nella giungla; un sottofondo di musiche miscelate tra pop, jazz e techno accompagnano l'evolversi della trama verso l'inevitabile scontro dei suoi interpreti.
Il suo film successivo è la trasposizione sul grande schermo della serie di culto Miami Vice, a cui Mann lavorò personalmente oltre 20 anni prima; il film omonimo, uscito nelle sale statunitensi nell'agosto 2006, vede tra i suoi protagonisti ancora Jamie Foxx, che con Colin Farrell ha avuto il difficile incarico di prendere il posto della coppia originale formata da Don Johnson e Philip Michael Thomas.
Nel 2015 il regista ritorna al thriller, questa volta a tema informatico, con Blackhat, prodotto da Legendary Pictures, con protagonista Chris Hemsworth e girato tra Los Angeles, Kuala Lumpur, Hong Kong e Giacarta.[8] Parte dell'ispirazione per realizzare Blackhat Mann l'ha tratta dalle vicende legate a Stuxnet, il worm creato dall'NSA e dall'intelligence israeliana allo scopo di danneggiare il reattore nucleare di Natanz in Iran.[9] Il film riceve pareri discordanti dalla critica e registra grosse perdite al botteghino a fronte del budget di produzione.[10] A seguito del più grande insuccesso della sua carriera in termini di incassi, Mann torna alla regia solo dopo sette anni, nel 2022, dirigendo il primo episodio della serie TV Tokyo Vice per HBO Max, la quale lo ha visto nuovamente nel ruolo di produttore esecutivo di un prodotto televisivo. Tratta dall'omonimo libro di memorie del giornalista Jake Adelstein,[11] la serie vede tra i protagonisti Ansel Elgort e Ken Watanabe.
Nell'agosto dello stesso anno, Mann pubblica il suo primo romanzo, Heat 2, scritto a quattro mani con la scrittrice Meg Gardiner e pubblicato in Italia da HarperCollins. Ambientato tra il 1988 e il 2000, tratta degli eventi che sono accaduti prima e dopo il film del 1995. Il romanzo dovrebbe poi tradursi in futuro in un adattamento cinematografico, per il quale sarebbero contemplati nel cast alcuni degli interpreti della prima pellicola.[12]
La cifra stilistica del cinema di Mann include scene notturne con un potente uso della luce artificiale e colonne sonore inusuali, come quella dei Tangerine Dream in Strade Violente e quella dai richiami New age di Manhunter. Un espediente stilistico ricorrente nei suoi film è quello di mostrare i protagonisti costretti a compiere una decisione critica ai fini della trama mentre fronteggiano ampie distese d'acqua, come ad esempio in Manhunter, L'Ultimo dei Mohicani, Heat, Insider o Miami Vice.
La fotografia dei suoi film è spesso curata dal direttore italiano Dante Spinotti, con il quale negli anni ha sviluppato un ampio utilizzo della tecnologia digitale per le riprese cinematografiche, specie se in scene metropolitane in notturna.[2]
A livello morale, la cinematografia di Mann si concentra principalmente in storie che vedono fronteggiarsi criminali con uomini di legge che cercano di catturarli. I suoi film suggeriscono spesso che le due parti non sono in realtà così diverse, rappresentando due facce della stessa medaglia: entrambi vivono e muoiono secondo codici morali propri ed entrambi finiscono nel riconoscersi nella loro controparte.[17] Da questo punto di vista, un esempio su tutti è la dinamica tra i personaggi di Al Pacino e Robert De Niro in Heat - La sfida.
I film di Michael Mann si segnalano inoltre per il loro realismo nel catturare il sonoro dei colpi d'arma da fuoco, preferendo l'utilizzo del suono grezzo registrato in presa diretta piuttosto che ricorrere al missaggio sonoro. Molti suoi film ricorrono poi ad effetti speciali in ripresa per produrre le scene d'azione, per le quali gli attori partecipano ad allenamenti intensivi per imbracciare e sparare con armi da fuoco[1] in modo da ottenere il più alto grado di realismo a livello visivo e sonoro nelle sparatorie.[18]
Michael Mann ha diretto nel 2002 lo spot "Lucky Star" per la casa automobilistica Mercedes-Benz, che ha assunto la forma di un trailer cinematografico per un presunto thriller con Benicio del Toro mai realizzato. Nel 2008, sempre nel campo pubblicitario, il regista ha diretto il video promozionale per la Ferrari California.
Note
^ab MYmovies.it, Michael Mann, su MYmovies.it. URL consultato il 17 ottobre 2023.