«Per il lavoro pionieristico sulla teoria monetaria, sulle fluttuazioni economiche e per le fondamentali analisi sull'interdipendenza dei fenomeni economici, sociali e istituzionali.»
Nella tesi di dottorato del 1927, Myrdal esaminò il ruolo delle aspettative nella determinazione dei prezzi. La sua analisi influenzò fortemente la Scuola di Stoccolma[4].
Il suo libro An American Dilemma: The Negro Problem and Modern Democracy, pubblicato nel 1944 e commissionato dalla Carnegie Foundation, ebbe una grande importanza negli studi successivi. Secondo Myrdal, il dilemma è tra gli alti ideali e gli scarsi risultati: nelle due o più generazioni che hanno seguito la Guerra di secessione americana, gli Stati Uniti non sono riusciti a mettere in pratica gli ideali sui diritti umani per quel che riguarda un decimo della sua popolazione, quella afroamericana (i cosiddetti negri). Questo studio sui dati legali, antropologici, economici e sociologici sulle relazioni tra bianchi e afroamericani ebbe inizio nel 1938, quando Myrdal fu scelto dalla Carnegie per dirigere il lavoro di ricerca[6].
Pensiero
Gunnar Myrdal fu inizialmente affascinato dai modelli matematici astratti che stavano andando di moda negli anni '20, e collaborò alla fondazione della Econometric Society di Londra. In seguito accusò tuttavia il movimento di essere ossessionato dalla crescita economica, di utilizzare statistiche erronee, dell'abitudine di sostituire i dati mancanti con lettere greche nelle formule, e di utilizzare una logica contraddittoria.
Myrdal fu anche tra i primi a sostenere le tesi di John Maynard Keynes, sostenendo che l'idea fondamentale di regolare il bilancio nazionale per frenare o accelerare l'economia era stata sviluppata originariamente da lui e dalla scuola di Stoccolma.
Considerato universalmente una figura cardine della politica sociale, ha contribuito al pensiero socialdemocratico in tutto il mondo, assieme ad amici e colleghi nell'arena accademica o politica. Gli svedesi e gli inglesi sono stati i pionieri dello stato sociale e i libri di Myrdal (Beyond the Welfare State - New Haven, 1958 "Oltre lo stato sociale") e di Richard Titmuss (Essays on “The Welfare State” - London, 1958) non a caso riguardano lo stesso tema.
Il concetto di “causazione circolare cumulativa” di Myrdal ha contribuito allo sviluppo della moderna economia del non-equilibrio.[7][8] Per Myrdal questo concetto è alla base del pensiero istituzionalista, sviluppatosi fondamentalmente negli USA ad opera di Thorstein Veblen, Wesley Mitchell e John Rogers Commons, tra i quali con gli ultimi due ebbe rapporti di conoscenza. L'istituzionalismo di Myrdal si distingue tuttavia da quello americano, il quale per lo stesso Myrdal era ancora troppo legato a schemi neoclassici.
Criticato da molti economisti per una presunta vaghezza di pensiero, Myrdal non riteneva l'economia propriamente una scienza, e fu tentato per questo di rifiutare il cosiddetto "Nobel per l'economia" quando gli fu attribuito. Diceva di preferire di "essere approssimativamente nel vero piuttosto che sbagliare con precisione" (“to be vaguely right to being precisely wrong").[9]
Causazione circolare e cumulativa
La teoria della causazione circolare e cumulativa costituisce una critica della scienza economica tradizionale, la quale assumeva una tendenza dei sistemi economici ad un equilibrio stabile. Viceversa secondo Myrdal i processi economici spesso funzionano al contrario, allontanandosi sempre più dall’equilibrio, a volte con moto accelerato: ogni cambiamento non genera una tendenza equilibrante di segno opposto, ma produce effetti che lo rinforzano, secondo lo schema del circolo vizioso.
Per la precisione i cambiamenti generano sia "effetti di riflusso” (le causazioni circolari e cumulative) sia "effetti di diffusione", di controtendenza, e il saldo finale tra i due effetti non è determinabile a priori. Il ruolo dello Stato consiste nel rafforzare gli effetti di diffusione e contrastare quelli di riflusso, mentre le forze del mercato, lasciate a se stesse, portano alla continua crescita delle ineguaglianze.
La teoria intendeva spiegare gli squilibri nello sviluppo economico sia tra le diverse nazioni[10], sia tra aree geografiche o gruppi sociali[11] all’interno dello stesso paese.
Pubblicazioni
The Equality Issue in World Development - The American Economic Review, vol 79, no 6, Dec 1989
Fiscal Policy in the Business Cycle - The American Economic Review, vol 21, no 1, Mar 1939
America and Vietnam – Transition, No. 3, Oct, 1967
Gunnar Myrdal on Population Policy in the Underdeveloped World – Population and Development Review, Vol 13, No. 3, Sept. 1987
Twenty Years of the United Nations Economic Commission for Europe – International Organization, Vol 22, No. 3, Summer, 1968
Challenge to Affluence Published by Random House 1963
Conference of the British Sociological Association, 1953. II Opening Address: The Relation between Social Theory and Social Policy The British Journal of Sociology, Vol. 4, No. 3, Sept, 1953
Social Trends in America and Strategic Approaches to the Negro Problem – Phylon, Vol. 9, No. 3, 3rd Quarter, 1948
Value in Social Theory: A Selection of Essays on Methodology Edited by Paul Streeten, published by Harper 1958
An American Dilemma: The Negro Problem and Modern Democracy Published by Harper & Bros, 1944
Contact With America (Kontakt med Amerika) - 1941
Population, a Problem for Democracy The Godkin Lectures, Published by Harvard University Press, 1940
Crisis in the Population Question – 1934
The Political Element in the Development of Economic Theory