Studiò presso il Collegio di musica di Napoli con Francesco Ruggi, Nicola Zingarelli e con Vincenzo Bellini come ‘maestrino’[1]. Esordì in campo operistico molto presto, nel 1829 a Napoli al Teatro Fenice con l’opera buffa Il diavolo color di rosa, che gli costò l’espulsione dalla scuola di musica per non aver rispettato la regola che vietava agli allievi di dar saggi in pubblico. Proseguì con l’attività compositiva proponendo vari titoli fino al 1851, quando il grande successo de Le precauzioni ossia il carnevale di Venezia (Napoli, Teatro Nuovo) gli aprì le porte del Teatro San Carlo prima col Marco Visconti (1854) e, subito dopo, del Teatro alla Scala con Joneovvero l’ultimo giorno di Pompei (1858).
Iniziò un periodo molto felice ma poco duraturo della sua carriera. Dopo il grande successo al Teatro Regio di Torino del dramma lirico La contessa d’Amalfi (1864), da cui D’Annunzio trasse spunto per una delle Novelle della Pescara, e I promessi sposi (1869), divenne personaggio di spicco nella cultura musicale milanese. Ottenne la stima di Pacini, Mercadante, Bellini e Donizetti, ma non tanto di Verdi, che comunque lo invitò a collaborare al progetto, mai realizzato, della composizione di una Messa da Requiem in memoria di Rossini.
Fu l'operista di punta dell'editore Lucca, che tentò di contrapporlo a Giuseppe Verdi, sostenuto da Casa Ricordi. Cedette i diritti delle opere Celinda, Caterina Howard, La Contessa di Amalfi all'editore musica torinese Giudici e Strada[3].
Alcune sue opere, Jone e La Contessa d’Amalfi, rimasero in repertorio fino agli anni Venti del Novecento ed ebbero, agli esordi dell’industria discografica, numerose incisioni.
Tributi e omaggi
Il Comune di Milano gli ha dedicato una via, in zona Stazione Centrale, mentre il Comune di Torino gli ha intitolato una via nella zona detta "dei musicisti" nel quartiere Barriera di Milano. A Genova gli è stata intitolata una piazza a Certosa, nel quartiere di Rivarolo (Genova), ed è stata apposta una lapide nella casa in cui è morto, in via Galeazzo Alessi, 8. A Longiano, in Provincia di Forlì-Cesena gli è stato intitolato il Teatro.
^ Patrizia Florio, Un progetto di ricerca e valorizzazione sull’archivio degli editori di musica Giudici e Strada conservato nella biblioteca del Conservatorio di musica “G. Nicolini” di Piacenza, in Scripta sonant, Milano, IAML Italia, 2018, pp. 89-100.
^ F. Guardione, Di Errico Petrella e della traslazione della salma da Genova a Palermo, Palermo, 1908.
Giuseppe Siciliano, Di Errico Petrella musicista Palermitano (1813-77.), Fratelli Vena, 1913.
Werr, Sebastian, Die Opern von Errico Petrella : Rezeptiongeschichte, Interpretationen und Dokumente, in Primo Ottocento : Studien zum italienischen Musiktheater des (frühen) 19. jahrhunderts, Vienna, Praesens, 1999.