Studia a Colonia e a Monaco di Baviera, intraprendendo studi di germanistica, sociologia e teatro, che lo portano a concepire una visione pessimistica dell'individuo come essere isolato, riflessa nelle sue opere.
Inizia a produrre le proprie opere (romanzi e drammi) dai primi anni settanta del novecento dopo un intenso lavoro di traduzione dei classici come Henrik Ibsen, Eugène Labiche e Maksim Gor'kij. Fondamentale sarà per lui il periodo di formazione accanto al regista teatralePeter Stein dal 1970 al 1975; insieme collaborano alla scrittura e alla regia teatrale di opere storiche, dando vita al collettivo denominato la "Schaubühne" a Berlino Ovest, fucina di idee in cui artisti come Bruno Ganz, Ute Lemper, Edith Clever autogestiscono la loro esperienza teatrale. Nello stesso periodo diviene anche redattore della rivista Theater heute, importante pubblicazione tedesca del settore.
Nel 1972 produce lo scarsamente apprezzato Die Hypocondern (Gli ipocondriaci). Nel 1975 presenta al pubblicoTrilogie des Widersehens (Trilogia del rivedersi), nella quale denuncia il nascondersi delle identità dietro la stereotipia borghese, che vanifica ogni processo di comunicazione ed identificazione dell'individuo stesso, portandolo quasi all'irrealtà dell'esistenza.
Fautore di un "teatro mentale"[1] o di "teatro della coscienza",[2] popola i suoi drammi di personaggi destinati all'incomunicabilità e alla chiusura.
^Luigi Forte. Il teatro di lingua tedesca, ovvero il fenomeno della contraddizione, in Roberto Alonge e Guido Davico Bonino. Avanguardie e utopie del teatro. Il Novecento. Milano, Mondadori, II voll, pag. 560
Bibliografia
Luigi Forte, Il teatro di lingua tedesca, ovvero il fenomeno della contraddizione, in Roberto Alonge e Guido Davico Bonino, Avanguardie e utopie del teatro. Il Novecento, Milano, Mondadori, II voll., pagg. 435-566. Precedentemente in Roberto Alonge e Guido Davico Bonino. Storia del teatro moderno e contemporaneo. Torino, Einaudi 2001, vol. 3. ISBN 8806147528