Dopo l'occupazione italiana dell'Albania per Adalberto si parlò della nomina a luogotenente generale del re, in quanto aveva rappresentato Casa Savoia al matrimonio di re Zog suscitando molte simpatie fra gli albanesi, ma la cosa non ebbe alcun seguito.[5] Guidò a Sofia la delegazione ufficiale italiana ai funerali del re Boris III di Bulgaria, morto in circostanze misteriose il 28 agosto 1943. Durante il fascismo l'OVRA raccolse un dossier, più o meno fondato, riguardante la presunta omosessualità di Adalberto.[6]
Il duca di Bergamo, tuttavia, intrattenne una lunghissima relazione con Anita Scarzella, una nobile piemontese che, però, non si concluse con il matrimonio per via dell'opposizione di Umberto II.[7] Nonostante vivesse in anni così importanti per l'Italia, Adalberto si tenne sempre lontano dalla mondanità e dalla corte e condusse una vita abbastanza anonima, soprattutto se paragonata a quella dei cugini del ramo Savoia-Aosta.[8] Non si sposò mai e non ebbe figli.
Ultimi anni e morte
Dopo il mutamento istituzionale del 1946 visse per trent'anni, insieme a suo fratello maggiore Filiberto, all'Hotel Ligure di piazza Carlo Felice a Torino.[9] Nel 1977, dopo che alcuni malviventi avevano assaltato l'albergo e trafugato il contenuto di alcune cassette di sicurezza, fra le quali la sua, il solo Adalberto si trasferì in una villetta precollinare di proprietà di Gertrud Kiefer von Raffler, vedova di Massimo Olivetti, dove morì nel 1982. È sepolto nella cripta reale della basilica di Superga, sulle alture del capoluogo piemontese.[10]
Il principe Adalberto non godette di particolare stima se si tiene presente che Galeazzo Ciano, il 24 agosto 1939, scrisse nel diario un commento sprezzante di Vittorio Emanuele III, il quale lamentava il fatto che Mussolini avesse appositamente messo in forzata inattività militare suo figlio Umberto, escludendolo così non solo dalla possibilità di prendere decisioni, ma anche dal poter ricevere gloria militare: «Hanno il comando quei due imbecilli di Bergamo e di Pistoia, ben può averlo anche mio figlio»[11], commento comunque isolato e tratto da una conversazione privata, perché durante tutta la sua lunga carriera militare e per tutta la sua vita fu sempre fedele al suo giuramento al Re e alla Patria.
Ai tempi del referendum del 1946, nel diario di Falcone Lucifero si trovano alcuni riferimenti poco lusinghieri nei confronti di Adalberto e di Filiberto riguardo al loro acume, non già al loro stile di vita, che fu sempre improntato al riserbo e alla semplicità.[12]
«Comandante della Divisione «Gran Sasso», in un momento particolarmente delicato del combattimento, si portava sulla linea di fuoco del più provato dei suoi reggimenti e, noncurante delle offese nemiche contro di lui intensamente rivolte, con la presenza, la parola e la dimostrazione di eccezionale serenità di animo, eccitava il valore dei combattenti, accendeva l'entusiasmo in maniera da influire in modo decisamente favorevole sull'esiti della lotta.» — Scirè 2 marzo 1936[14]
«Trovandosi col proprio squadrone in trincea di prima linea, durante un fuoco di artiglieria nemica che sconvolgeva con grossi calibri un tratto di trincea stessa, rimaneva sereno e impavido al proprio posto, fra i suoi soldati, dando nobilissimo esempio di calma, ardimento e di alte virtù militari.» — 25 ottobre 1916[15]
^A norma dell'art. 34 dello Statuto Albertino: «I Principi della Famiglia Reale fanno di pien diritto parte del Senato. Essi seggono immediatamente dopo il Presidente. Entrano in Senato a vent'un anno, ed hanno voto a venticinque».
^I Savoia-Genova, su vivailre.it. URL consultato il 15 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 19 agosto 2014).
Bibliografia
Giulio Vignoli, Il sovrano sconosciuto. Tomislavo II re di Croazia, Milano, Mursia, 2006, ISBN88-425-3583-4.
Gigi Speroni, Umberto II. Il dramma segreto dell'ultimo re, Milano, Bompiani, 2004, ISBN88-452-1360-9.
Lorenzo Benadusi, Il nemico dell'uomo nuovo: l'omosessualità nell'esperimento totalitario fascista, Milano, Feltrinelli, 2005, ISBN88-07-10386-9.
Massimo de Leonardis, Monarchia, Famiglia Reale e Forze Armate nell'Italia unita, in Rassegna Storica del Risorgimento, LXXXV, fascicolo IV, ottobre-dicembre 1998, ISSN 0033-9873 (WC · ACNP).