I progetti musicali che attingono a tradizioni culturali diverse tendono a travalicare le classificazioni tradizionali.[2]
Sebbene siano generi correlati, la world music non va confusa con il worldbeat, che è incentrato sui suoni percussivi e su un approccio maggiormente "elettronico" e "rock".[4]
Il termine è divenuto popolare negli anni ottanta come categoria commerciale per la musica tradizionale non occidentale.[5][6] Nella world music coesistono anche altri sottogeneri, come la ethnic fusion (Clannad, Ry Cooder, Enya).[7]
La world music può includere scale, modi o inflessioni musicali distintive e non occidentali, e spesso fa uso di strumenti tradizionali etnici come il kora, la steel drum, il sitar o il didgeridoo.[8]
Nel periodo della produzione musicale digitale, l'aumento della disponibilità di campionamenti di musica etnica di alta qualità, sound bites e loop provenienti da ogni regione conosciuta nel mondo, ne ha permesso l'utilizzo frequente nella produzione commerciale che ha esposto un ampio spettro di tessuti musicali indigeni e artisti indipendenti.
Il primo utilizzo del termine "world" in riferimento alla musica, è stato attribuito all'etnomusicologostatunitenseRobert E. Brown che, nei primi anni sessanta alla Wesleyan University del Connecticut, realizzò un apposito corso post laurea. Nelle sue lezioni, Brown invitava numerosi artisti provenienti dall'Africa e dall'Asia e organizzava una serie di concerti di musica world.[15][16]
La diffusione del genere è stata inoltre permessa grazie al successo del reggae che, dopo essersi diffuso dalla Giamaica al resto del mondo a partire dagli anni settanta grazie a Bob Marley e Jimmy Cliff, suscitò l'interesse di importanti case discografiche che iniziarono a pubblicare musica etnica, specialmente africana.[28]
Incontro del 1987
Nel 1986 Paul Simon pubblicò l'album Graceland,[29] un disco caratterizzato dalla riproposizione di suoni di artisti sudafricani come Ladysmith Black Mambazo e Savuka. Il successo del progetto, assieme alle opere di Peter Gabriel e Johnny Clegg, permise l'introduzione della musica non occidentale ad un pubblico più ampio e gli artisti videro in essa un'opportunità.
Nonostante i negozi di musica specializzati fossero stati importanti nello sviluppo del genere nel corso degli anni, le case discografiche, le emittenti e i giornalisti ritenevano difficile creare un seguito a tale musica perché sembrava quantitativamente troppo scarsa.
Il musicista Roger Armstrong riteneva che qualcosa doveva essere fatto:
(EN)
«[He] felt that the main problem in selling our kind of material lay with the UK retail outlets and, specifically, the fact that they did not know how to rack it coherently. This discouraged [the retail stores] from stocking the material in any depth and made it more difficult for the record buyers to become acquainted with our catalogs.[30]»
(IT)
«Pensava che il problema principale nella vendita del nostro tipo di materiale fosse nei negozi al dettaglio nel Regno Unito e, in particolare, il fatto che non sapessero come piazzarla in maniera coerente. Ciò disincentivò [i negozi al dettaglio] dall'accumulare il materiale in qualsiasi modo e rese più difficile per compratori di dischi l'essere informati riguardo ai nostri cataloghi.»
Il 29 giugno 1987, fu organizzato un incontro in un pub di Londra riguardante la capitalizzazione sul marketing della world music.[31][32] Tra i partecipanti vi erano il disc jockeyCharlie Gillett, l'editore della rivista fRoots Ian A. Anderson e i produttori discografici Joe Boyd e Iain Scott.[31]
La questione principale fu quella di scegliere un nome collettivo con il quale poteva essere classificata tale musica. Inizialmente furono proposti "Worldbeat" e l'uso di prefissi come "Hot" o "Tropical" da aggiungere ai titoli dei generi esistenti, oppure nomi come "Ethnic", "International Pop" e "Roots".[32] Alla fine fu scelto "World music" ma non come il nome di un intero genere ma solo come un qualcosa che le etichette discografiche avrebbero potuto usare sulle copertine per la successiva campagna pubblicitaria.
Descrizione
Originalmente la world music era identificata con tutte quelle musiche estranee al repertorio colto occidentale, ed era destinata esclusivamente agli studi accademici. Successivamente, a partire dagli anni sessanta, i flussi migratori, giunti in Occidente, di popoli provenienti dai vari paesi del terzo mondo resero nota la loro musica grazie ai mezzi radio-televisivi nelle metropoli occidentali. Le musiche provenienti da queste culture iniziarono a diffondersi su larga scala a partire dagli anni ottanta, quando alcuni imprenditori iniziarono a fondare etichette indipendenti finalizzate alla distribuzione su larga scala della musica etnica. Ciò determinò una serie di "mescolanze" fra le varie culture musicali che determinò la creazione del genere
Il termine "world music" è impiegato anche come una classificazione della musica che unisce gli stili e i generi occidentali con uno o più generi non-occidentali, spesso definiti come folk o etnici. Tuttavia, la world music include anche stili pop ritenuti all'avanguardia. Brevemente, può essere descritta come la "musica locale da là fuori"[33] o " di qualcun altro".[34] È una classificazione abbastanza vaga con un crescente numero di generi che ricadono sotto l'ombrello della "world music", per catturare trend musicali di stili e trame etniche combinate, includendo elementi occidentali. Come "world music" vengono classificati, in modo simmetrico, quegli artisti africani, sudamericani e così via che sono stati "scoperti" dal "business" della musica pop e che in genere seguono un percorso musicale inverso, partendo dalle proprie tradizioni musicali e "sposandole" a schemi adatti a essere ben accolti dal pubblico europeo e statunitense (come Youssou N'Dour, Ladysmith Black Mambazo, Papa Wemba e altri).
La musica proveniente da tutto il mondo esercita un'ampia influenza interculturale, poiché ogni stile influisce su un altro, e la world music si è rivelata un genere di successo commerciale. Lo studio accademico della world music, come anche quello associato ai generi musicali in generale e a singoli artisti, rientra in discipline come l'antropologia, la folcloristica, studi delle performance e l'etnomusicologia.
La definizione classica e originale di world music fu in parte concepita per distinguere le tradizioni musicali indigene da quelle contaminate dalla cultura pop, e il dibattito su come sia possibile preservare tale percezione all'interno del vasto ed eterogeneo panorama della world è ancora aperto.[35][36]
In un rapporto del globalFEST del 2014, la giornalista della National Public Radio Anastasia Tsioulcas affermò:[37]
(EN)
«Even within the 'world music' community, nobody likes the term 'world music'. It smacks of all kinds of loaded issues, from cultural colonialism to questions about what's 'authentic' and what isn't (and who might get to police such inquiries), and forces an incredible array of styles that don't have anything in common under the label of 'exotic Other.' What's more: I believe that in many people's imaginations, 'world music' means a kind of fairly awful, gloppy, hippy-ish, worldbeat fusion. It's a problematic, horrible term that satisfies absolutely no one.»
(IT)
«A nessuno piace il termine 'world music', anche all'interno della stessa comunità 'world music'. Ricorda tutti quei tipi di gravi problematiche, dal colonialismo culturale alle questioni su che cosa sia 'autentico' e cosa non lo sia (e chi possa vigilare su tali questioni), e fa rientrare a forza all'interno della categoria di 'altro di esotico' un incredibile assetto di stili che non hanno niente in comune. Cos'altro da aggiungere: credo che nelle menti di molte persone, la 'world music' significhi una specie di worldbeat fusion letteralmente brutta, una brodaglia hippy. È una definizione problematica e orribile che non soddisfa assolutamente nessuno.»
(Anastasia Tsioulcas)
Data l'evoluzione dei sistemi di trasporto e di comunicazione anche solo rispetto all'inizio del XX secolo, non stupisce che le tradizioni occidentali vengano in contatto con quelle di altre culture, con reciproca influenza; in questo senso, è verosimile che il confine fra quella che viene chiamata pop music e la musica etnica diventi via via più sfuggente. I critici di questa tendenza osservano che essa potrebbe portare, sul lungo periodo, a una sostanziale "globalizzazione" della musica che coinciderebbe con un depauperamento delle tradizioni musicali dei popoli. Da questa preoccupazione nasce quindi, come contromisura, l'interesse per lo studio e la preservazione delle tradizioni musicali dei paesi del terzo mondo.
Forme
Tra gli esempi di espressioni popolari della world music vi sono le diverse forme della musica classica non europea (come la musica cinese con il guzheng, la raga indiana e i canti tibetani), dell'Europa orientale (come quella nei villaggi dei Balcani o del coro femminile bulgaro Le Mystère des Voix Bulgares), del folk scandivano, della musica latina, indonesiana e di molte altre forme di musica tribale e folcloristica del medio oriente, dell'Africa, dell'Asia, dell'Oceania, dell'America centrale e meridionale.
L'ampia categoria della world music include forme isolate di musica etnica proveniente da diverse regioni geografiche e unite insieme dalla virtù delle loro radici indigene. Nel corso del XX secolo, l'invenzione della registrazione sonora, i voli internazionali low-cost e l'accesso comune alla comunicazione globale tra gli artisti e il pubblico generale ha permesso l'ascesa della musica "crossover". Musicisti di diverse culture e regioni hanno potuto facilmente accedere alla musica registrata di tutto il mondo, vedere e ascoltare musicisti ospiti di altre culture e visitare altri paesi dove poter suonare la propria musica, creando un "melting pot" di influenze stilistiche. Mentre le tecnologie dell'informazione e della comunicazione permettono un accesso maggiore a forme di musica poco conosciute, le pressioni del mercato presentano anche il rischio di aumentare l'omogeneità musicale, l'offuscamento delle identità regionali e la graduale estinzione delle tecniche locali di produzione musicali.[38]
Sottogeneri ibridi
Sin dall'utilizzo del termine da parte dell'industria musicale, il concetto di world music ha iniziato ad includere vari incontri di tradizioni, stili e interpretazioni di musica etnica,[39] e per tali forme derivate sono stati coniati dei generi appositi, come la ethnic fusion e la worldbeat. Tra i principali esempi della world fusion vi sono la musica afro-irlandese degli Afro Celt Sound System,[40] il sound pan-culturale degli AO Music[41] e la musica jazz/folk finlandese degli Värttinä,[42] ciascuno dei quali attinge all'influenza contemporanea occidentale. La worldbeat e la ethnic fusion possono mescolare anche specifici sound indigeni con i più vistosi elementi della musica pop occidentale: l'album Graceland, (1986) di Paul Simon presenta lo stile della musica mbaqanga sudafricana, la collaborazione tra Peter Gabriel e il cantante pakistano SufiNusrat Fateh Ali Khan, il progetto francese dei Deep Forest unisce i loop vocali dell'Africa occidentale con i tessuti ritmici e le strutture armoniche del mondo occidentale contemporanei. In Italia, il cantautore Mango ha unito la musica pop e rock con elementi della musica world.
In base allo stile e al contesto, la world music condivide spesso degli elementi con la musica new age, un genere che include espressioni della ambient e di tradizioni indigene, come le campane tibetane, il Xöömejtuvano, il canto gregoriano o la musica flautistica dei Nativi americani. La world music mescolata con la new age ha un suono vagamente affine al genere ibrido della ethnic fusion. Esempi della ethnic fusion sono i brani di Nicholas GunnFace-to-Face nell'album Beyond Grand Canyon (2006), che include il suono del flauto nativo americano combinato con i sintetizzatori, e Four Worlds in The Music of the Grand Canyon, contenente il parlato di Razor Saltboy dei Navajo.
Il sottogenere della world fusion music viene spesso erroneamente attribuito esclusivamente ad un'unione di elementi della jazz fusion occidentale con la world music. Tuttavia, il suffisso "fusion" nella world fusion non deve ricondurre alla jazz fusion. Il jazz occidentale combinato con forti elementi della world music è precisamente definito come world fusion jazz,[43] ethnic jazz o jazz non occidentale. La world fusion e la global fusion sono ritenuti stretti sinonimi della "worldbeat", e sebbene siano considerati sottogeneri della musica popolare, possono implicare anche espressioni universali del termine più generale della "world music".[39] Negli anni settanta e ottanta, la fusion all'interno del jazz implicava l'unione tra la musica jazz e rock, ed è qui dove si è radicato tale presupposto ingannevole.[44]
Generi popolari non occidentali
Sebbene descriva in particolare la musica tradizionale, la world include anche il pop di comunità urbane non occidentali (come la Township music sudafricana) e forme musicali non europee che sono state influenzate da altre forme del cosiddetto terzo mondo (come la musica afro-cubana).[45]
L'idea dello zimbabweseThomas Mapfumo di unire lo stile della m'bira con la chitarra elettrica ispirò una gran quantità di altri musicisti zimbabwesi a ridefinire il genere. In particolare, il gruppo dei The Bhundu Boys è stato il maggior esponente della musica jit in Europa negli anni ottanta, attirando l'attenzione di Andy Kershaw e John Peel.
Per molti anni, Parigi ha attratto numerosi musicisti dalle ex colonie francesi nell'Africa nord-occidentale e nella capitale francese vengono spesso organizzati concerti ed eventi culturali per promuovere la musica africana.[46][47] La musica algerina e marocchina hanno una presenza importante a Parigi, dove gli immigrati nordafricani hanno portato con sé i suoni della musica berbera, raï e gnawa. Anche la comunità africana occidentale è molto ampia, integrata da persone provenienti dal Senegal, Mali, Costa d'Avorio e Guinea.
A differenza degli stili musicali di altre regioni del globo, l'industria musicale americana tende a categorizzare la musica latina come un genere a sé stante e la definisce come ogni musica cantata in spagnolo provenienti dai paesi ispanofoni.[48]
Immigrazione e mutliculturalismo
Molti paesi ricchi ed industrializzati sono stati (o continuano ad essere) mete di immigrati proventi dalle regioni più povere, e tal e fenomeno ha introdotto la musica non occidentale ad un nuovo pubblico non solo come un'importazione "esotica", ma anche tramite concerti o manifestazioni. Negli anni duemiladieci, diversi musicisti provenienti da comunità di immigrati a Ovest hanno raggiunto una popolarità globale, come l'haitianoWyclef Jean, il somaloK'naan, la britannica di origine tamilM.I.A. o la colombianaShakira, spesso unendo la loro musica tradizionale con l'hip hop o il pop.
Un artista occidentale affermato può collaborare con un omologo africano per produrre un album o due, e principalmente ciò avviene tra musicisti giovani. I Delhi 2 Dublin sono un gruppo canadese la cui musica unisce la tradizione punjabi e quella irlandese, mentre il collettivo turco Country for Syria unisce la country statunitense con la musica dei rifugiati siriani e quella tradizionale turca.[49] Musicisti e compositori lavorano anche collettivamente per creare composizioni originali per varie combinazioni di strumenti etnici e occidentali.
Radio
I programmi dedicati alla world music trasmettono prevalentemente la musica di artisti reggae o hip hop africani oppure gruppi jazz latinoamericani. I media principali dedicati alla world sono la radiodiffusione pubblica ed il web casting.
La world music è definita in opposizione al pop e alla musica occidentale, e i suoi stili sono considerati equivalenti tra loro nonostante possiedano ampie qualità musicali diverse. Di conseguenza, il trattamento della cosiddetta world music è iniquo rispetto alla musica dell'occidente globalizzato, poiché le organizzazioni dominanti per la produzione e distribuzione musicali in Europa e America settentrionale sono localizzate proprio in queste aree come i forum che stabiliscono le categorie industriali dei generi.
Alcuni musicisti e musicologi disprezzano il termine "world music", considerato provinciale e commercialmente "pigliatutto" per la musica non occidentale di ogni genere. Nell'ottobre del 1999, l'ex frontman dei Talking Heads e fondatore dell'etichetta Luaka BopDavid Byrne scrisse un editoriale sul The New York Times nel quale affermava che l'etichettamento e la categorizzazione di altre culture come un qualcosa di "esotico" serve per attrarre un consumo disonesto e scoraggiare altri potenziali consumatori.[55]
Successivamente, Fabrizio De André, nel 1984, insieme a Pagani, diede alla luce l'album Crêuza de mä, interamente in lingua genovese, con arrangiamenti musicali arabeggianti eseguiti con strumenti tipici mediterranei. Questo esperimento ebbe un vasto successo di pubblico e di consensi da parte della critica (anche straniera). Nello stesso anno, Mango pubblicò il singolo Oro che, nonostante le sue sonorità prettamente elettropop, incorpora contaminazioni mediterranee che diventeranno più evidenti nei suoi lavori successivi, in particolare Sirtaki (1990) e Come l'acqua (1992), che fanno di Mango uno dei maggiori e più innovativi rappresentanti della world music in Italia.[59]
Influenze world sono rintracciabili anche nell'album Caffè de la Paix di Franco Battiato, artista che, nella sua lunga carriera, non ha mai mancato di inserire nei suoi lavori citazioni di ritmi e suoni provenienti dal mondo mediorientale (arabo, persiano) e non solo, anche mediante l'utilizzo di strumenti tipici di quei popoli.
Un altro esempio di world music italiana è il brano Amala, tratto dall'omonimo album, pubblicato nel 1992, dalla cantautrice italiana Giuni Russo. Scritto dalla stessa Russo con la collaborazione di Maria Antonietta Sisini e di Davide Tortorella, è ricco di sonorità e arrangiamenti musicali arabeggianti, ed inoltre, il testo, contiene alcune citazioni dal romanzo Guerra e pace di Lev Tolstoj.
Un altro artista italiano che si può considerare vicino alla world music è Jovanotti, che a partire dall'album Lorenzo 1997 - L'albero (inciso in Sudafrica) ha fatto largo uso di strumenti e stili musicali africani e sudamericani.
Tra i principali artisti italiani di world music vi è anche il cantautore napoletano Enzo Avitabile.
I BBC Radio 3 Awards for World Music sono stati dei premi sponsorizzati da BBC Radio 3 e conferiti ad artisti della world music tra il 2002 e il 2008. Il premio era stato concepito dall'editore di fRootsIan Anderson ispirandosi ai BBC Radio 2 Folk Awards.[61] Nell'ultima edizione le categorie erano: Africa, Asia/Pacifico, Americhe, Europa, Medio oriente e Nord Africa, Nuove proposte, Culture Crossing, Club Global, Album dell'anno e Premio del pubblico.[62] La lista preliminare delle candidature in ciascuna categorie venivano selezionate ogni anno da una squadra di diverse migliaia di discografici e musicologi. Le nomine finali venivano votate da una giuria di dodici membri che avrebbe poi selezionato i vincitori in ogni categoria, esclusa quella per il Premio del pubblico. I giurati venivano nominati e presieduti dalla BBC (priva del diritto di voto) e cambiavano ad ogni edizione.[61] L'annuale cerimonia di premiazione avveniva durante i BBC Proms al Royal Albert Hall di Londra, e ai vincitori veniva dato un premio chiamato "Planet" e disegnato dalla scultrice croata Anita Sulimanovič.[61][63]
Nel marzo del 2009, la BBC ha deciso di cancellare i BBC Radio 3 Awards for World Music.[64][65] In risposta, la rivista world music britannica Songlines ha istituito nello stesso anno i Songlines Music Awards per riconoscere "il notevole talento musicale proveniente da tutto il mondo".[66]
WOMEX Awards
I WOMEX Awards sono stati introdotti nel 1999 dalla World Music Expo per onorare le vette della world music a livello internazionale e per riconoscere l'eccellenza musicale, l'importanza sociale, il successo commerciale e l'impatto politico.[67] Ogni ottobre, durante l'evento WOMEX, viene consegnato un premio raffigurante una venere neolitica di circa 6000 anni fa ritrovata ad Hagilar, in Turchia.[67]
daf BAMA MUSIC AWARDS
I daf BAMA MUSIC AWARDS rappresentano un concorso musicale internazionale ed interculturale presentato dalla Daf Entertainment di Amburgo, Germania.[68]
Organizzazioni internazionali
La World of Music, Arts and Dance (WOMAD) è un'organizzazione internazionale co-fondata da Peter Gabriel nel 1980 che gestisce festival interculturali con l'obiettivo di valorizzare e diffondere il concetto di "società multiculturale" e di "musica come linguaggio universale".[69][70]
La World Music Expo (WOMEX) è un'esposizione internazionale di world music organizzata ogni anno in diverse sedi europee.
Il Sunfest è un festival annuale di quattro giorni organizzato a London, Ontario. Inizia tipicamente il fine settimana successivo al Canada Day agli inizi di luglio.[75]
Il Lakshminarayana Global Music Festival (LGMF) viene organizzato ogni anno tra dicembre e gennaio, spesso attraverso diverse le maggiori città dell'India. L'LGMF è stato organizzato anche in 22 paesi esteri.[84]
Indonesia
Il Matasora World Music Festival viene organizzato a Bandung, Giava.
Iran
Il Fajr International Music Festival è il più prestigioso festival musicale dell'Iran. Creato nel 1986, è affiliato all'UNESCO e include sezioni di gare nazionali ed internazionali. Sin dalla sua istituzione, molti artisti provenienti da paesi come Austria, Germania e Francia hanno preso parte all'evento, ed ha visto un'ampia partecipazione delle altre nazioni asiatiche.[85]
Islanda
Il Far Fest Afrika Reykjavík si tiene nella capitale islandese tra la fine di settembre e i primi di ottobre, ed è dedicato principalmente alla musica e alla cultura africana.[86][87]
Il Festival au Désert (in ingleseFestival in the Desert) è stato organizzato ogni anno dal 2001 al 2012 nel nord del Mali, di solito ad Essakane e Timbuctù, ed è divenuto noto per la sua peculiare posizione nel deserto.[94][95] Inizialmente dedicata alla cultura e alle tradizioni dei tuareg, il festival si è successivamente aperto ad altri artisti maliani, africani ed internazionali, vedendo la partecipazione nel 2003 di Robert Plant, ex membro dei Led Zeppelin.[95][96][97][98] Il festival è stato interrotto dallo scoppio della guerra nel paese ed è stato reinventato nella Carovana culturale per la pace.[99]
Il WOMAD UK viene organizzato al Chariton Park, nello Wiltshire, dal 1986.[112]
Il Musicport World Music Festival viene organizzato annualmente allo The Spa Pavilion di Whitby, North Yorkshire.[113]
Il World Music Workshop Festival, nato nel 1996 come Drum Camp, si tiene annualmente vicino Bungay, nel Suffolk.[114]
Romania
Il Méra World Music Festival viene organizzato ogni anno alla fine di luglio o gli inizi di agosto nelle fattorie rurali del villaggio di Méra a Baciu.[115] È stato organizzato per la prima volta nel 2016 ed è considerato come l'unico festival di musica world della Transilvania.[116]
Il Konya Mystic Music Festival si tiene ogni anno a Konya dal 2004 per commemorare la nascita del poeta persiano Gialal al-Din Rumi. Il festival include la musica tradizionale proveniente da tutto il mondo e con un tema mistico, religioso o sacro.[132]
Il Fethiye World Music Festival viene organizzato a Fethiye e presenta musicist provenienti da diversi Paesi del mondo.[133][134]
Ucraina
Lo Svirž World Music Festival viene organizzato nell'omonimo villaggio dell'oblast' di Leopoli.
Uganda
Il Milege World Music Festival viene organizzato ogni novembre per tre giorni consecutivi ai giardini botanici di Entebbe, ed è diventato un festival importante in Uganda per la presenza di musicisti e fan provenienti da tutta l'Africa e dal resto del mondo.[135][136]
Ungheria
Il Budapest Ritmo Festival viene organizzato a Budapest con la presenza di artisti provenienti da oltre 20 paesi.[137][138]
Note
^(EN) Anastasia Tsioulcas, Best Global Music Of 2014, su NPR, 13 dicembre 2014. URL consultato il 21 luglio 2017.
^ Veit Erlmann, Aesthetics of the Global Imagination: Reflections on World Music in the 1990s, in Public Culture, vol. 8, n. 3, 1996, pp. 467–488.
^ Simon Frith, The Discourse of World Music, in Georgina Born e David Hesmondhalgh (a cura di), Western Music and Its Others: Difference, Representation, and Appropriation in Music, University of California Press, 2000.
^(EN) Ethnic fusion Music, su Allmusic. URL consultato il 28 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 29 aprile 2012).
^(EN) World Music and Ethnomusicology, su Ethnomusic, University of California, Los Angeles, 23 settembre 1991. URL consultato il 22 aprile 2013 (archiviato dall'url originale il 2 ottobre 2013).
^(EN) Justin Salhani, Lydia Canaan: The Mideast’s First Rock Star, su The Daily Star, 17 novembre 2014. URL consultato il 28 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 5 maggio 2015).
^(EN) Stuart Ian Burns, Origins of World Music, su BBC, 16 aprile 2004. URL consultato il 21 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 31 luglio 2013).
^(EN) Charlie Gillett's World of Music, su BBC Radio World Service, 21 marzo 2009. URL consultato il 24 aprile 2010 (archiviato dall'url originale il 14 dicembre 2013).
^(EN) Globe to Globe World Music Festival, su Kingston City Council, 31 gennaio 2013. URL consultato il 22 aprile 2013 (archiviato dall'url originale il 15 maggio 2013).
^(EN) WOMADelaide, su womadelaide.com.au. URL consultato il 27 aprile 2020.
^(FR, PL) Festival de la Francophonie 2020, su Instytut Francuski w Polsce. URL consultato il 27 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 13 agosto 2020).
Philip V. Bohlman, World Music – Una breve introduzione, Torino, EdT, 2006.
Marcello Sorce Keller, "Philip V. Bohlman, World Music – Una breve introduzione", Il Saggiatore musicale, Rivista semestrale di Musicologia, XIV (2007), n. 2, pp. 471–474.
Jean-Jacques Nattiez, Enciclopedia della Musica I - il Novecento, Einaudi, 2011.
Carsten Wergin, World Music: A Medium for Unity and Difference? (PDF), su EASA Media Anthropology Network, 2007. URL consultato il 28 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 6 agosto 2016).
Henry Stobart, World musics, su An Introduction to Music Studies, 2009/01. URL consultato il 27 aprile 2020.