Ray Barretto, il cui vero nome è Raimundo Barretto Pagán, detto il re delle mani dure (New York, 29 aprile 1929 – Hackensack, 17 febbraio 2006), è stato un percussionista (conguero) di jazz e salsa statunitense.[1][2]
Biografia
Figlio di genitori portoricani, cresce al suono della musica afro-latina che fa da sfondo alla quotidianità del suo quartiere. Ma le radio trasmettono anche la musica delle orchestre swing di Duke Ellington, Count Basie e Benny Goodman che in quegli anni dominano la scena jazz e lui ne rimane folgorato. Un brano di Dizzy Gillespie, Manteca, lo convince che il latin jazz è la sua strada e approfondisce la passione per il jazz durante il servizio militare in Germania. Tornato ad Harlem suona un po' ovunque fino a quando nel 1957 entra a far parte della mitica orchestra Tito Puente in sostituzione di Mongo Santamaría, altro famoso percussionista. Seguono collaborazioni con importanti jazzisti quali il chitarrista Kenny Burrell, i pianisti Red Garland e Joe Zawinul, i sassofonisti Gene Ammons e Lou Donaldson. Nel 1961 il produttore della label Riverside gli procura il primo lavoro da bandleader che sfocia nel disco Pachanga with Barreto. A cavallo degli anni sessanta dirige il latin jazz dei Fania All Stars e produce una serie di ottimi album che esaltano la sua musica: un mix di influenze be bop lette attraverso le sonorità colorate della salsa. Muore all'età di 76 anni, a causa di complicazioni dovute ad un intervento chirurgico al cuore, il 17 febbraio 2006.
Lavorò anche con Ben E. King e George Benson.
Discografia
Compilation
- 1968: Fiesta en el barrio
- 1970: Sometime to remember
- 1972: From the beginning
- 1992: descarga criolla
- 2001: salsa caliente de Nu York!
Note
- ^ Blow Up #188 pg. 72, gennaio 2014, Mauro Zanda: 20 Essentials: Black (1967-1974), Editore: Tuttle Edizioni
- ^ Ray Barretto, su musicians.allaboutjazz.com, All About Jazz, 11 dicembre 2018. URL consultato il 10 giugno 2020.
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