La produzione in Italia di cartoni animati ha avuto per lo più riscontro entro i confini nazionali o, in epoca più recente, europei, grazie alle coproduzioni intereuropee operate dalla Rai con le altre reti nazionali.
Fra gli autori più famosi si ricordano sicuramente Bruno Bozzetto e Guido Manuli; in epoca contemporanea il maggiore seguito e successo commerciale anche internazionale è stato riscontrato da Iginio Straffi, con la serie TVWinx Club. I lungometraggi animati italiani non sono riusciti ad avere molto seguito, sebbene premiati dalla critica. Alcuni casi importanti furono i film di Enzo D'Alò, La Freccia Azzurra e La gabbianella e il gatto, quest'ultimo progetto riscosse molto successo in tutto il mondo sia per quello che riguarda la critica che gli incassi.
Storicamente la maggior parte degli studi di animazione si concentrano nelle città di Roma, Milano e Torino mentre solo negli ultimi anni si sta sviluppando questo settore a Napoli, principalmente, e nel resto del Mezzogiorno.
Il primo lavoro di animazione realizzato in Italia è stata una sequenza di pupazzi animati realizzata in ripresa a passo uno, come effetto speciale nel film muto Cabiria di Giovanni Pastrone nel 1914[1][2]. Risale al 1917 il lavoro successivo, il mediometraggio La guerra ed il sogno di Momi, dell'operatore Segundo de Chomón (regista insieme a Giovanni Pastrone, regia e sceneggiatura), ancora in muto[3]; nel film si narra di un vecchio che legge una lettera dal fronte di suo figlio al suo nipote, che dopo essersi addormentato sogna il padre guidare un esercito di soldatini. Nel 1920 viene realizzato La cura contro il raffreddore, metraggio muto realizzato da Giovanni Bottini, che ha avuto anche il merito di apportare dei miglioramenti alla tecnica della ripresa a passo uno. Attivo in questo periodo fu anche Guido Presepi, autore di vari cortometraggi animati di vario genere, anche pubblicitari; iniziò la lavorazione di un lungometraggio Vita di Mussolini, rimasto incompiuto. Molti altri nomi oltre a quello di Guido Presepi ricorrono nell'animazione pubblicitaria o pedagogica dell'epoca, nomi come quelli di: Gustavo Petronio, Ugo Amadoro, Luigi Pensuti, Carlo Cossio e Vittorio Cossio. Tuttavia non tutti i cortometraggi circolanti all'epoca erano di realizzazione italiana: alcuni erano d'importazione e tradotti, di origine francese.
Un discorso a parte meritano invece i futuristi fratelli Corradini (noti anche come fratelli Ginanni-Corradini), alias di Arnaldo Ginna e Bruno Corra[4] e la loro sperimentazione di musica cromatica, il cui manifesto culturale risale al 1910; essi volevano una musica dei colori dove i colori avrebbero sostituito i suoni musicali; perciò costruirono una sorta di pianoforte nel quale la pressione dei tasti proiettava delle luci su una superficie. Questo primo esperimento, fallimentare, spinse la coppia a pitturare direttamente i fotogrammi, divenendo così pionieri del cinema astratto.
Gli anni del regime e l'influenza Disney
Negli anni venti la cinematografia italiana subì un periodo di crisi, e non ci furono esempi di animazione degni di nota. La tendenza cominciò ad invertirsi nel procedere verso gli anni trenta, con una sempre maggiore attenzione da parte del regime fascista. Nel 1935 il celebre Walt Disney venne invitato ad una serata di gala presso il cinema Barberini[5], accolto dal ministro della stampa e della propaganda Galeazzo Ciano e dal direttore generale della cinematografia Luigi Freddi, in un'ottica di revisione e di miglioramento tecnico dell'animazione italiana, che portò a trascurare la ripresa a passo uno di pupazzi e marionette in favore dei disegni animati.
Nel 1934 viene realizzato il documentario animato Come nasce un cartone animato,[6] una sperimentazione di Luigi Pensuti,[7] che oltre alla sua valenza documentaristica ne ha anche una scherzosa, perché a fare da anfitrione per gli spettatori c'è nientemeno che Adolf Hitler. Liberio Pensuti realizzò anche Un idillio a Ginevra (noto anche come Ahi Hitler!), un metraggio politico, nella quale una certa Marianna nel palazzo della Società delle Nazioni, da identificarsi con la Francia, viene circuita da un fraudolento Führer; questo disegno animato racconta di quel breve periodo nel quale l'Italia fascista si avvicinò alla Francia, in seguito all'uccisione di Engelbert Dollfuss, tanto breve al punto che il film non venne mai distribuito in patria.
Nel 1942 viene pubblicato Il dottor Churkill, sempre di Liberio Pensuti; quest'altro cartone di regime mostra una maggiore cattiveria nella sua satira: Winston Churchill viene mostrato come un novello dr. Jekyll, che riesce a mantenere un'apparenza dabbene grazie all'ausilio delle pozioni magiche democrazia e libertà, e che deruba gli africani delle colonie, al contrario dei regimi fascista e nazista, che alla fine si uniscono nella lotta contro le nazioni plutocratiche. Questo diverso modo di narrare deriva dal differente datore di lavoro di Pensuti: prima era l'istituto Luce diretto da Paulucci di Calboli, adesso la Incom di Sandro Pallavicini (fondata nel 1938).
Negli anni novanta, il motore principale dell'animazione italiana è stata la TV pubblica RAI, che ha finanziato numerose serie televisive d'animazione, spesso in coproduzione con le reti nazionali di altri paesi (Barbarossa, Sandokan - La tigre della Malesia, La Pimpa, Lupo Alberto). Viene creata una direzione specifica, RAI Cartoon, all'interno di RAI Fiction.
Un'altra realtà molto interessante nel panorama italiano, soprattutto in relazione alla ricerca e la sperimentazione artistica è il Maga Animation Studio. Creato nel 1996 da Massimo Carrier Ragazzi, è lo studio italiano che ha ottenuto più riconoscimenti e premi nei principali festival ed eventi legati al mondo dell'animazione, sia in Italia che all'estero. Da segnalare infine il lungometraggio La storia di Leo del 2007 di Mario Cambi vincitore del Giffoni Film Festival del 2008 Best Film – Golden Gryphon Award – Sezione Kidz.
Da segnalare la serie di lungometraggi animati prodotti da Ferrero in allegato ai suoi prodotti e merendine.
Durante il Laputa Animation Festival tenutosi a Tokyo nel 2003, centoquaranta persone, tra animatori e critici cinematografici stilarono la classifica delle 150 migliori opere animate di ogni tempo e luogo. Tra di esse figurano due opere italiane; l'Allegro non troppo di Bruno Bozzetto al 73º posto, ed il corto su Alì Babà di Emanuele Luzzati in 134ª posizione. [1]
Alessandro Carloni: ha cominciato a lavorare alla DreamWorks Animation nel 2002, principalmente come storyboard artist e sceneggiatore, per avere la sua prima regia nel 2016 con Kung Fu Panda 3, film che ha co-diretto insieme a Jennifer Yuh.[11]
^(EN) Ugo D'Orsi - Animator, su blabbingonartsandculture.blogspot.it. URL consultato il 17 luglio 2024 (archiviato dall'url originale il 1º marzo 2017).
^Gabriele Pennacchioli, su guide.supereva.it. URL consultato il 17 luglio 2024 (archiviato dall'url originale il 9 aprile 2018).