È noto anche come "Parigi-Dakar" in quanto nelle prime edizioni (dal 1979 al 1991 e ancora nel 1993, 1994, 1998, 2000 e 2001) il percorso iniziava dalla capitale francese.
La gara, dopo un prologo in Europa, attraversava diversi paesi africani e il deserto del Sahara fino ad arrivare a Dakar. Dopo l'annullamento dell'edizione 2008 a causa di potenziali attentati terroristici[1], la corsa ha spostato il suo percorso dapprima in Sudamerica e poi, dal 2020, in Arabia Saudita, mantenendo comunque la denominazione Dakar.
Alla gara partecipano autovetture, motociclette, autocarri, quad, Side by Side e prototipi. I mezzi che intraprendono questa durissima gara sono dotati di GPS e vengono rinforzati a livello meccanico per resistere alle alte temperature e alle sollecitazioni.
Storia
La gara è stata ideata nel 1976 da Thierry Sabine il quale, dopo essersi smarrito nel deserto durante la Abidjan-Nizza, decise di creare un rally raid che percorresse la direzione inversa.
Nel 1979 la corsa da lui ideata debuttò sotto la denominazione di Oasis (nome dello sponsor ufficiale), salvo poi prendere il nome di Parigi-Dakar dall'edizione successiva. Nei primi anni la corsa fu caratterizzata da un'organizzazione molto semplice: ai concorrenti veniva garantita un'assistenza minima tra una tappa e l'altra e, mancando le grandi case automobilistiche e motociclistiche in quanto non erano a conoscenza della competizione, concorrevano esclusivamente piloti privati. Le prime due edizioni della gara, per volere di Sabine, furono caratterizzate da una classifica unica.
L'edizione del 1982, invece, fu caratterizzata dalla costosissima missione internazionale di ricerca e salvataggio di Mark Thatcher, figlio dell'allora Primo Ministro britannico Margaret smarritosi nel Sahara mentre partecipava alla competizione con la sua Peugeot 504. Sua madre intervenne personalmente e, alla fine, il 14 gennaio 1982 un Hercules C-130 dell'aviazione militare algerina lo ritrovò[2]. La notizia ebbe immediata e vastissima eco nei mass media di tutto il mondo e questo permise alla Dakar di assurgere agli onori delle cronache.
Nel corso dell'edizione del 1992, quando la corsa arrivò addirittura a Città del Capo, in Sudafrica, la gara attraversò tutti i paesi dell'Africa nord-occidentale e svariati paesi dell'Africa centrale e meridionale.
Oltre all'indiscusso fascino questa competizione è tristemente famosa per la sua pericolosità: molti piloti, infatti, hanno perso la vita nel tentativo di compiere questa impresa, come ad esempio il campione toscano Fabrizio Meoni, vincitore nelle moto delle edizioni 2001 e 2002, deceduto tre anni dopo l'ultimo successo in seguito ad una caduta. Anche la popolazione locale è stata spesso oggetto di incidenti mortali e persino il fondatore della corsa è rimasto vittima, assieme ad altre quattro persone, nello schianto del suo elicottero durante l'edizione del 1986.
L'organizzazione
Thierry Sabine aveva dato vita alla TSO (Thierry Sabine Organization). Dopo la sua morte l'organizzazione del rally raid fu assunta dal padre Gilbert, dentista di professione.[3] Di seguito l'elenco dettagliato delle persone che si sono succedute alla guida della corsa.[4]
L'edizione del 2008 è stata annullata dall'organizzazione a poche ore dalla partenza a causa della situazione di pericolo per i cittadini europei, in particolare per i francesi, venutasi a creare in Mauritania, dove quattro turisti locali erano stati uccisi il 24 dicembre. Era previsto lo svolgimento di otto prove speciali nel territorio di quel Paese.
Nel 2009 la gara si è spostata in Sudamerica, tra Argentina e Cile, con partenza da Buenos Aires, giro di boa a Valparaíso e ritorno; curiosamente, la gara delle auto è stata vinta per la prima volta da un africano, il sudafricano Giniel de Villiers. In tale anno, debutta anche la categoria dei quad.
Sempre nel 2009 la Mitsubishi Motors a causa della crisi si ritira dalla competizione.
L'edizione 2010 (1-16 gennaio) è stata disputata nello scenario sudamericano come nell'anno precedente: delle quattordici tappe sette erano sul territorio argentino e sette su quello cileno con partenza e arrivo a Buenos Aires e giro di boa ad Antofagasta in Cile. I vincitori della corsa sono gli spagnoli Carlos Sainz e Lucas Cruz nella categoria automobili, il francese Cyril Despres nella categoria moto, l'equipaggio russo Čagin, Savostin e Nikolaev nella categoria camion e l'argentino Marcos Patronelli (dietro di lui il fratello Alejandro, che vincerà l'anno dopo) nella categoria quad.
A partire dall'edizione 2012 non si ha più un percorso ad anello, ma un tracciato che va da costa a costa del sud America[6].
Dal 2017 debutta la quinta categoria, quella degli SxS.
L'edizione 2019 è stata la prima a svolgersi in un'unica nazione: Perù. In più fu anche l'ultima a svolgersi in America Latina.
Il trasferimento in Arabia Saudita
Dal 2020 la gara si corre in Arabia Saudita. Nel 2022 è introdotta la sesta categoria, i Prototipi.