Nel 1449 la Repubblica Ambrosiana diede il territorio di Angera ai Borromeo, in cambio di un esercito per sconfiggere i Veneziani che si trovavano in marcia verso Milano. A capo di tale esercito vi era Francesco Sforza e con la seguente salita al potere degli Sforza, Angera e i territori circostanti ebbero sorti alterne non sempre in sintonia con la casata Borromeo.
Nel 1497 Ludovico il Moro, elevò il borgo a città e mise ivi la sede del Capitano del Lago Maggiore e concesse il diritto di mercato e due Fiere annuali. Il Moro riconobbe agli angeresi anche importanti esenzioni dai dazi sulle merci che circolavano sul lago Maggiore, a danno dei Borromeo che di tali dazi erano titolari. Dal 1535 Angera, come tutto il Ducato di Milano, passò sotto il dominio spagnolo, e fu nuovamente concessa in feudo ai Borromeo, almeno fino al 1577, quando tornò a dipendere direttamente dal governo di Milano.
Nel 1623 il cardinale Federico Borromeo acquistò nuovamente il feudo, con il titolo di Marchese[1], per sé e per i propri nipoti. Il Cardinale, che fu capace di ricreare con gli angeresi un rapporto di fiducia, ricostituì la Collegiata nella chiesa di S. Maria Assunta con un Capitolo di sei canonici. Federico Borromeo ottenne inoltre per gli angeresi la libertà di pesca: nel 1623 il reFilippo IV di Spagna concesse, infatti, l'uso civico di pesca agli abitanti di Angera e di Ranco, ancora oggi in vigore.
Nei tempi odierni la famiglia era rappresentata da Giberto VIII Borromeo Arese, deceduto il 16 febbraio 2015. A succedergli è stato il primogenito Vitaliano X Borromeo Arese.[2][3]