Piena comunione è un termine usato nell'ecclesiologiacristiana per descrivere la relazione di comunione, con la mutuamente riconosciuta condivisione delle stesse dottrine essenziali, tra una comunità cristiana e altre comunità o tra quella comunità e gli individui.[1]
La Chiesa cattolica e il cristianesimo orientale intendono la piena comunione tra le Chiese locali come qualcosa che le unisce in una sola Chiesa. Altre denominazioni occidentali invece applicano questo termine ad accordi pratici in cui entrano Chiese e comunità che mantengono interamente le loro distinte identità.
Chiesa cattolica romana
La Chiesa cattolica fa una distinzione tra la comunione piena e quella parziale. Dove c'è piena comunione, c'è una sola Chiesa. La comunione parziale, d'altra parte, esiste laddove vi siano alcuni elementi della fede cristiana in comune, ma manchi la completa unità sulle parti essenziali. Per esempio, la Chiesa cattolica romana si vede in comunione parziale con i protestanti e in comunione molto più stretta ma ancora incompleta con le Chiese ortodosse.
Quest'idea è stata espressa in molti documenti. Il Decreto sull'ecumenismo del Concilio Vaticano II, 3 afferma: "... comunità considerevoli si staccarono dalla piena comunione della Chiesa cattolica ... Coloro infatti che credono in Cristo ed hanno ricevuto validamente il battesimo, sono costituiti in una certa comunione, sebbene imperfetta, con la Chiesa cattolica". L'affermazione conciliare è citata nel Catechismo della Chiesa cattolica romana, 838, che dice:
«Con coloro che, battezzati, sono sì insigniti del nome cristiano, ma non professano la fede integrale o non conservano l'unità della comunione sotto il successore di Pietro, la Chiesa sa di essere per più ragioni unita. Quelli infatti che credono in Cristo e hanno ricevuto debitamente il Battesimo sono costituiti in una certa comunione, sebbene imperfetta, con la Chiesa cattolica. Con le Chiese ortodosse, questa comunione è così profonda che le manca ben poco per raggiungere la pienezza che autorizza una celebrazione comune dell'eucaristia del Signore.»
«L'ecumenismo intende precisamente far crescere la comunione parziale esistente tra i cristiani verso la piena comunione nella verità e nella carità.»
La piena comunione richiede la completezza di "quei legami di comunione - fede, sacramenti e governo pastorale - che permettono ai fedeli di ricevere la vita di grazia all'interno della Chiesa."[2]
Le Chiese particolari che formano la Chiesa cattolica sono viste non come corpi separati che sono entrati in accordi pratici che concernono le loro relazioni con ognuna delle altre, ma come l'accorpamento in una particolare regione o cultura dell'unica Chiesa cattolica.
La Lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica su alcuni aspetti della Chiesa intesa come Comunione[3] del 28 maggio 1992 esprime quest'idea con le seguenti parole:
«La Chiesa universale non può essere concepita come la somma delle Chiese particolari né come una federazione di Chiese particolari. Essa non è il risultato della loro comunione, ma, nel suo essenziale mistero, è una realtà ontologicamente e temporalmente previa ad ogni singola Chiesa particolare.»
Questo si applica nella Chiesa cattolica tanto alle Chiese locali come le diocesi o le eparchie quanto alle Chiese sui iuris al suo interno.
Infatti, la piena comunione è considerata una condizione essenziale per condividere insieme l'eucaristia, fatte salve alcune circostanze eccezionali, in linea con la pratica testimoniata nel II secolo da san Giustino il quale, nella sua Prima apologia[1], scrive: "A nessuno è permesso di prendere parte (all'eucaristia) fuorché a chi creda che le cose che insegniamo siano vere, e sia stato lavato con quel lavaggio che è per la remissione dei peccati, e fino alla rigenerazione, e in questo modo viva come Cristo ha comandato."
Allo stesso modo, "È vietato ai sacerdoti cattolici concelebrare l'eucaristia con i sacerdoti o i ministri delle Chiese o delle comunità ecclesiali, che non hanno la piena comunione con la Chiesa cattolica."[4]
Il Direttorio per l'Applicazione dei Principi e delle Norme sull'Ecumenismo, 122-136 indica le circostanze in cui è permessa qualche forma di condivisione con altri cristiani della vita sacramentale, specialmente dell'eucaristia.
Le norme sopra indicate per amministrare l'eucaristia ad altri cristiani sono riassunte nel
canone 844 del Codice di Diritto Canonico come segue:
§3. I ministri cattolici amministrano lecitamente i sacramenti della penitenza, dell'eucaristia e dell'unzione degli infermi ai membri delle Chiese orientali, che non hanno comunione piena con la Chiesa cattolica, qualora li richiedano spontaneamente e siano ben disposti; ciò vale anche per i membri delle altre Chiese, le quali, a giudizio della Sede Apostolica, relativamente ai sacramenti in questione, si trovino nella stessa condizione delle predette Chiese orientali.
§4. Se vi sia pericolo di morte o qualora, a giudizio del Vescovo diocesano o della Conferenza Episcopale, incombesse altra grave necessità, i ministri cattolici amministrano lecitamente i medesimi sacramenti anche agli altri cristiani che non hanno piena comunione con la Chiesa cattolica romana, i quali non possano accedere al ministro della propria comunità e li chiedano spontaneamente, purché manifestino, circa questi sacramenti, la fede cattolica e siano ben disposti.
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I cristiani della Chiesa cristiana ortodossa hanno un concetto del significato della piena comunione molto simile a quello della Chiesa cattolica. Nonostante non abbiano una figura corrispondente a quella del papa, che svolga una funzione paragonabile al ministero petrino, costoro intendono ognuna delle loro Chiese autocefale come parti dell'unica Chiesa ortodossa. La piena comunione è considerata condizione essenziale per la condivisione dell'eucaristia. Il patriarca ecumenico di Costantinopoli, in qualità di primus inter pares tra le Chiese ortodosse autocefale e loro guida spirituale, benché non abbia un'autorità simile a quella del papa, funge da loro portavoce.
Il numero delle Chiese autonome e autocefale dell'ortodossia costantinopolitana è al centro di dispute fra le Chiese stesse. Normalmente è ritenuto valido il seguente elenco:
A queste Chiese si può aggiungere la comunità degli Edinovercy, un gruppo di Vecchi credenti rientrato in comunione con la Chiesa ortodossa russa, ma che non forma una Chiesa a sé stante.
Chiese ortodosse non in comunione con Costantinopoli
Esistono poi una serie di Chiese che, pur rifacendosi alla tradizione ortodossa, non sono in comunione con quelle sopra elencate e che solo in alcuni casi sono in comunione fra loro:
Altre Chiese intendono la piena comunione tra loro come qualcosa che renda lecita ai loro membri la partecipazione ai riti delle Chiese in comunione, in particolare nella partecipazione all'eucaristia nelle denominazioni a comunione chiusa, e che comprende anche il riconoscimento dei reciproci ministri come validi e quindi, nella maggior parte dei casi, l'intercambiabilità dei ministri ordinati. È importante notare che l'esistenza di piena comunione, nel senso appena spiegato, non presume che non ci sia differenza nei riti o nella dottrina tra le Chiese implicate, quanto piuttosto che queste differenze non toccano punti definiti come essenziali.
Talvolta per indicare questo tipo di accordi si usa la parola "intercomunione".
Accordi di comunione completati
I seguenti raggruppamenti di Chiese hanno accordi riguardanti:
il mutuo riconoscimento dei membri
la celebrazione congiunta della cena del Signore/santa comunione/eucaristia (comunione aperta)
La Chiesa metodista unita ha un accordo temporaneo con la Chiesa evangelica luterana in America, e sta attualmente lavorando verso la piena comunione. L'11 agosto 2005 ad Orlando (Florida)i representanti della Chiesa evangelica luterana in America hanno approvato a larga maggioranza (877 favorevoli contro soltanto 60 contrari) un accordo di "interscambio eucaristico temporaneo” con la Chiesa metodista unita.[7]. Durante la Conferenza generale della Chiesa metodista unita tenutasi tra il 28 aprile e il 2 maggio 2008 a Fort Worth in Texas, è stato approvato un accordo di piena comunione con la Chiesa evangelica luterana in America[8].Ora entrambe le Chiese stanno aspettando il voto della Chiesa evangelica luterana in America sull'accordo di piena comunione con i metodisti uniti all'assemblea che si terrà nel mese di agosto 2009.
Il Consiglio dei vescovi metodisti uniti ha approvato un accordo temporaneo di condivisione eucaristica con la Chiesa episcopale negli Stati Uniti d'America[9].
^Canone 908 del Codice di Diritto Canonico; cf. canone 702 del Codice dei Canoni delle Chiese orientali
^Codice dei Canoni delle Chiese orientali, canoni 908 e 1440
^Dei vari riti liturgici latini in uso nella Chiesa particolare latina, anche quelli non associati ad un ordine religioso, ma ad un'area geografica non costituiscono Chiese particolari separate. Di conseguenza non esiste una "Chiesa particolare ambrosiana" corrispondente al rito ambrosiano in uso a Milano e nelle aree circostanti italiane e svizzere, come non esiste una "Chiesa mozarabica" in quelle parti della Spagna in cui è praticato il Rito mozarabico. Nella Chiesa latina il governo è uniforme, anche laddove il rito liturgico non lo è.
^Ufficialmente non fa più parte dell'ortodossia a partire dal Grande Scisma; nel 2006 il Papa ha abbandonato il titolo di Patriarca d'Occidente, nonostante alcune Chiese glielo riconoscano tuttora
^Autocefalia non universalmente riconosciuta (riconosciuta da Mosca, Bulgaria, Georgia, Polonia e Repubblica ceca · Slovacchia; non riconosciuta dagli altri patriarcati, per i quali è ancora una giurisdizione autonoma della chiesa russa)
^Autonomia dal patriarcato di Belgrado non universalmente riconosciuta (riconosciuta solo da Belgrado stessa)
^Autonomia dal patriarcato di Costantinopoli non universalmente riconosciuta (riconosciuta da Costantinopoli ma non da Mosca)
^Autonomia dal patriarcato di Gerusalemme non universalmente riconosciuta
^abFino al 1959 parte della Chiesa ortodossa copta
^Fino al 1993 parte della Chiesa ortodossa etiopica
^Da non confondersi con la Chiesa ortodossa siriaca, della quale faceva parte fino alla sua dichiarazione di autocefalia, né con la Chiesa cristiana siriaca giacobita che resta fedele al patriarca siro e gode di autonomia, non autocefalia