La Nakajima Hikōki, che nei primi anni trenta aveva ottenuto la possibilità di costruire su licenza lo statunitenseDouglas DC-2, iniziò nel 1935 lo sviluppo di un nuovo e più piccolo velivolo bimotore da trasporto leggero da proporre al mercato dell'aviazione civile. Un simile modello avrebbe costituito una scelta migliore per quelle compagnie aeree che operavano su rotte con un volume passeggeri ridotto e che non giustificavano l'acquisto del più capiente DC-2.
Il progetto originale, designato AT-1, fu oggetto di numerose modifiche in corso d'opera ed il programma di sviluppo generò un modello che, per le sue diversità da quello originale, assunse la designazione AT-2. Il prototipo, equipaggiato con una coppia di motoriradialiNakajima Kotobuki 2-1 da 580 hp (432 kW) ciascuno, venne portato in volo per la prima volta il 12 settembre 1936[4]. Il velivolo denotò buone caratteristiche di volo confermando le aspettative dell'azienda pur risultando sottopotenziato, problema risolto all'avvio della produzione in serie adottando una più potente versione del Kotobuki.
La produzione venne avviata dalla Nakajima ma grazie all'interesse espresso dall'esercito imperiale, che stava cercando un velivolo da trasporto più moderno per la sua componente aerea, le commesse furono tali da dover rilasciare una licenza di produzione in serie alla Tachikawa Hikōki KK che, alla fine della produzione, risultò il costruttore più coinvolto nella sua realizzazione.[2]
Al termine della sua produzione, nel 1942, la cifra complessiva degli esemplari realizzati si attestò sulle 318 unità, 19 costruite dalla Nakajima ed i restanti 299 dalla Tachikawa.[2]
Tecnica
L'AT-2 era un velivolo dall'aspetto moderno di costruzione, tranne per le superfici di controllo, interamente metallica: bimotore ad ala bassa con carrello retrattile.
La fusoliera era completamente chiusa e presentava una cabina di pilotaggio a scalino alla quale era collegato lo scompartimento passeggeri, dotato di otto poltroncine in corrispondenza di quattro finestrini per lato ed accessibili da un portello posto sul lato sinistro. Posteriormente terminava in un impennaggio classico monoderiva con piani orizzontali a sbalzo dotato di timone ed equilibratori in compensato.
La configurazione alare era monoplana, con l'ala realizzata in metallo a più sezioni assemblate tra loro, posizionata bassa sulla fusoliera e dotata di alettoni in compensato.
Il carrello d'atterraggio era un biciclo anteriore classico, con i due elementi anteriori posizionati sotto le semiali, dotato di un meccanismo che permetteva alle ruote anteriori di rientrare nelle due gondole motore lasciando parzialmente scoperti gli pneumatici, integrato posteriormente da un ruotino d'appoggio posizionato sotto la coda.
Nel 1937, dato l'incremento della richiesta di capacità di trasporto tattico dopo lo scoppio della Seconda guerra sino-giapponese, l'esercito imperiale giapponese adattò il progetto dell'AT-2 all'uso militare adottando una più potente motorizzazione, i radiali Nakajima Ha-1b, rinominando il modello, a seconda del sistema di designazione, aereo da trasporto per l'esercito Tipo 97 e Ki-34. I primi 19 esemplari vennero prodotti dalla Nakajima mentre i successivi 299 dalla Tachikawa, azienda che manteneva un rapporto prioritario per le forniture di mezzi l'esercito.
Durante il servizio operativo il Ki-34 venne utilizzato come aereo da trasporto leggero multiruolo, in missioni di collegamento e trasmissioni di ordini, per l'addestramento dei paracadutisti del Dai-1 Teishin Shūdan e durante operazioni a disposizione delle Forze speciali.
Successivamente alcuni esemplari furono trasferiti alla marina imperiale, dove adottarono, a seconda del sistema di designazione, la nuova denominazione trasporto per la marina tipo AT-2 o Nakajima L1N1. Altri furono trasferiti all'aeronautica della Cocincina, stato fantoccio istituito dal governo giapponese, nel 1942.