Et simili semper Inquartato:nel 1° e 4°, di nero, con un leone coronato d’oro; nel 2° e 3°, fusaio in banda d'argento e d'azzuro (Baviera); sopra il tutto: partito nel 1° di rosso con otto bisanti d'oro, due su due (Moncada); nel 2° di rosso con quattro pali d’oro (Aragona)
I Moncada di Paternò sono una famiglia nobileitaliana, principale ramo dei Moncada di Sicilia, ed una delle più potenti ed influenti famiglie aristocratiche dell'isola, di cui hanno occupato ruoli di vertice a livello politico e militare.
Paternò fu elevata a principato sotto la signoria di Francesco Moncada de Luna Rosso, VIII conte di Adernò († 1566), che con privilegio dell'8 aprile 1565 dato dal re Filippo II di Spagna per i servizi politici e militari resi al Regno, e reso esecutivo il 3 giugno 1567, fu investito del titolo di I principe di Paternò.[4] Il Lengueglia nel suo scritto Ritratti della prosapia et heroi Moncadi nella Sicilia del 1627, attribuisce l'elevazione della terra di Paternò da semplice terra baronale a rango di stato principesco da parte del monarca spagnolo - pur essendo uno dei feudi minori dei Moncada - a ragioni storico-politiche e alle caratteristiche naturali del suo territorio, nonché al fatto che vi risiedevano molte famiglie nobili.[5] Detto Francesco, I principe di Paternò, fu capitano d'armi a Siracusa, Catania, Augusta, Val di Noto e Val Demone, stratigoto di Messina (1556-65) e deputato del Regno di Sicilia (1564, 1566).[4][6] Sposò Caterina Pignatelli Carafa, da cui ebbe nove figli, tra cui Cesare.[7]
Il vasto patrimonio feudale ottenuto attraverso queste acquisizioni dotali, sul finire del XVI secolo consentì ai Moncada del ramo dei Principi di Paternò - già al vertice del potere politico nel Regno di Sicilia[13] - di diventare la famiglia feudale più ricca dell'isola e tra le prime in Europa, contando su un reddito annuale di 50.800 onze.[14] Nel 1592, a soli 23 anni morì il Principe Francesco II, e l'amministrazione dei beni e degli Stati feudali fu nuovamente assunta dalla madre Aloisia, che si occupò anche dell'educazione e della formazione del nipote Antonio d'Aragona Moncada (1589-1631), figlio di Francesco, che divenne IV principe di Paternò e sposò la nobildonna spagnola Juana de la Cerda y de la Cueva, figlia di Juan de la Cerda y Aragón, duca di Medinaceli, da cui ebbe quattro figli. Attraverso questo imparentamento con i Duchi di Medinaceli, i Moncada acquisirono così maggiore importanza e si imposero alle corti spagnole. Il Principe Antonio fu diplomatico in ambito ecclesiastico e governatore della Compagnia della Pace di Palermo (1616, 1623).[8] Nel 1626, assieme alla consorte si ritirò a vita religiosa e donò per testamento i titoli e i feudi al figlio Luigi Guglielmo.[15]
Luigi Guglielmo Moncada La Cerda, V principe di Paternò (1614-1672), ebbe numerosi importanti incarichi politici e titoli da parte della Corona spagnola, quali presidente del Regno di Sicilia (1635-39), viceré di Sardegna (1644-49), viceré di Valencia (1652-58), ambasciatore presso l'imperatore Leopoldo I d'Asburgo, e fu il primo della sua famiglia ad ottenere il Grandato di Spagna (1631).[8] Sposò in prime nozze María Enríquez de Ribera y de Moura, figlia di Fernando, II duca di Alcalá, da cui ebbe un solo figlio, Antonio, morto fanciullo, e in seconde nozze Catalina de Moncada y Castro, figlia di Francisco, III marchese di Aitona, da cui ebbe tre figli, Ferdinando, Giovanni e Federico.[16] Nominato cardinale da papa Alessandro VII nel 1667, gli succedette nei titoli e nei feudi il figlio Ferdinando.[8] Da Ignazio Moncada La Cerda (1619-1689), fratello minore del Principe Luigi Guglielmo, derivò la linea cadetta dei Duchi di San Giovanni. Governatore delle Fiandre, e governatore della Compagnia della Pace di Palermo nel 1679, fu sposato con Anna Maria Gaetani Saccano, figlia di Pietro, principe del Cassaro, e dall'unione nacquero sei figli, tra cui Ferdinando (1646-1712), che fu alto ufficiale dell'Esercito reale spagnolo, viceré di Sardegna (1699-1703, 1710-12), viceré di Navarra (1706), ministro della guerra (1707-09), membro del Consejo de Estado (1709-12), e Grande di Spagna. Nel 1666, sposò la nipote Giovanna Branciforte Moncada (1645-1680), figlia di Girolamo, IV duca di San Giovanni e XI conte di Cammarata, Stati feudali pervenuti in dote alla sua famiglia, di cui il medesimo ebbe investitura il 26 febbraio 1667.[17]
Ferdinando Moncada Aragona, VI principe di Paternò (1644-1713), fu alto ufficiale dell'Esercito reale spagnolo e ricoprì gli incarichi di consigliere di Stato e della guerra (1691), presidente del Consiglio delle Indie (1693-95), presidente del Consiglio di Aragona (1695-99 e 1700), presidente del Consiglio delle Fiandre (1699). Sposato con María Teresa Fajardo y Toledo y Portugal, figlia di Fernando, VI marchese di Los Vélez, ebbe una sola figlia femmina, Caterina (1666-1728), la quale fu erede universale di tutti i titoli e feudi di famiglia. Con la morte di Ferdinando avvenuta nel 1713, si estinse in linea maschile il tronco principale del ramo dei Principi di Paternò, e alla sua unica figlia ed erede le fu contestato il possesso del Principato di Paternò e delle altre terre possedute dall'avo Giovanni Tommaso Moncada Sanseverino, V conte di Adernò e VIII conte di Caltanissetta (1440-1501), perché da queste costituite fin dal 1501 in fedecommesso agnatizio mascolino.[18][19] La lite giudiziaria contro la figlia del Principe Ferdinando, sposata con Giuseppe Alvarez de Toledo, duca di Ferrandina, per ottenere l'investitura del Principato di Paternò e di tutti gli altri feudi della famiglia, venne promossa da Luigi Guglielmo Moncada Branciforte, VII duca di San Giovanni († 1743), pretendente alla successione in quanto unico figlio del Duca Ferdinando, il più prossimo erede in linea maschile.[18][19] Intanto l'investitura dei feudi degli Stati del Principe di Paternò per conto del successore fu data il 24 novembre 1716 a Giuseppe Fernandez de Medrano, deputato presidente di giustizia.[18]
Agitata la lite per lungo tempo nei supremi tribunali del Regno di Sicilia, nel 1747, a Francesco Rodrigo Moncada Ventimiglia (1696-1763), figlio di Luigi Guglielmo, venne data l'investitura a VIII principe di Paternò, e la vertenza si concluse con sentenza definitiva emessa dal Tribunale della Regia Gran Corte nel 1752, che attribuì agli Alvarez de Toledo tutti gli Stati feudali appartenuti ai Duchi di Bivona e ai Duchi di Montalto, mentre al ramo collaterale dei Duchi di San Giovanni attribuì il Principato di Paternò, la Contea di Caltanissetta e feudi come le baronie di Motta Sant'Anastasia e di Melilli.[18][19][20][21] Avverso alla sentenza emessa dalla Gran Corte, Giovanni Luigi Moncada Ruffo, IX principe di Paternò (1743-1827), figlio di Francesco Rodrigo, presentò ricorso, e nel 1797 il Tribunale del Concistoro gli assegnò la Contea di Adernò, le signorie di Biancavilla e Centuripe, e le baronie delle onze 164 annuali sopra i caricatori del Regno, e del Grano Uno del tarì di frumento. Nella stessa sentenza, il Duca di Ferrandina fu condannato a pagare al Principe di Paternò un cospicuo risarcimento di 40.000 scudi, per gli introiti maturati sulle terre che a questi restituiva.[20][22] Il principe Giovanni Luigi Moncada, avendo ottenuto tutti quei beni e feudi, divenne il più ricco nobile siciliano e di tutta la famiglia.[23] Fu governatore della Compagnia dei Bianchi (1772), deputato del Regno (1770, 1778, 1780, 1794), capitano di giustizia di Palermo (1777-78, 1778-79, 1779-80, 1780-81), e gentiluomo di camera del re Ferdinando IV di Borbone.[20] Dalle due unioni con Agata Branciforte e Branciforte, figlia di Ercole, principe di Scordia, e con Giovanna del Bosco Branciforte, figlia di Vincenzo, principe di Belvedere, ebbe dodici figli. Di questi, il primogenito Francesco Rodrigo Moncada Branciforte (1762-1816), fu alto ufficiale dell'Esercito borbonico, gentiluomo di camera del re Ferdinando IV di Borbone, superiore della Compagnia dei Bianchi di Palermo (1798), e capitano di giustizia di Palermo (1811-12).[20]
Figli del Principe Pietro, avuti dalla consorte Caterina Valguarnera Favara, figlia di Corrado, VII principe di Niscemi, dama di palazzo della Regina d'Italia e dama d'onore e di devozione dell'Ordine di Malta, furono: Ugo, XIII principe di Paternò (1890-1974), imprenditore e deputato alla XXIX legislatura, che fu padre di sette figli avuti dalla consorte Giovanna Lanza Branciforte, figlia di Pietro, XI principe di Trabia, tra cui Uberto, mediatore marittimo (1931-2004), e Ignazio (1932-2012), che fu un'artista; Corrado (1895-1983), dottore in chimica, tenente d'artiglieria di complemento, che con R.D. del 25 luglio 1924, ottenne concessione del titolo di Conte Moncada.[26] Detto Corrado, sposò Teresa Patrizi Naro Montoro, figlia di Giuseppe, marchese di Montoro, da cui ebbe due figli, Guglielmo Raimondo e Giovanni Luigi (1928-2011), quest'ultimo noto come Johnny Moncada, fotografo di moda.[26]
Dai discendenti del principe Ugo Moncada Valguarnera e del fratello minore il conte Corrado, derivano le linee a tutt'oggi fiorenti dei Moncada di Paternò.
Arma
Lo stemma dei Principi di Paternò risale al 1657, e fu fatto creare da Luigi Guglielmo Moncada La Cerda, V principe di Paternò al frate somasco Giovanni Agostino della Lengueglia, ed è un simbolo che unisce quelli delle famiglie Moncada e Aragona (il ramo dei Duchi di Montalto con cui si sono imparentati), con attorno i colori dei Duchi di Baviera, casato d'origine del capostipite, e due leoni rampanti:
Blasonatura: inquartato, nel 1° e nel 4°, di nero al leone coronato d'oro, nel 2° e nel 3°, fusato in banda d'argento e di azzurro, che è di Baviera, e sul tutto partito, nel 1°, di Moncada, che è di rosso, ad otto bisanti d'oro, due su due, nel 2°, di Aragona, che è d'oro, a quattro pali di rosso;
Cimiero: leone coronato d'oro, illeopardito, col capo rivoltato;
Luigi Guglielmo, V principe di Paternò (1614-1672) I María Enríquez de Ribera y de Moura dei duchi di Alcalá, II Catalina de Moncada y Castro dei marchesi di Aitona
Marianna (1616-?) Francisco de Moura y Contereal, duca di Nocera
Ferdinando (1618-1628)
Ignazio (1619-1689) Anna Maria Gaetani dei marchesi di Sortino
Luigi Guglielmo, duca di San Giovanni († 1743) I Giovanna Ventimiglia dei principi di Castelbuono, II Giovanna Beccadelli di Bologna dei principi di Camporeale
I Caterina († 1693)
I Ferdinando (1694-1726) Agata Branciforte dei principi di Leonforte
Maria Giuseppina (1860-1945) I Nicola Gaetani dell’Aquila d’Aragona, principe di Piedimonte, II Pietro Giovanni Battista Gallone, principe di Tricase e Moliterno
^ F. Benigno, C. Torrisi, Città e feudo nella Sicilia moderna, Sciascia, 1995, p. 256.
^ G. Giugno, Architetti e maestranze negli Stati feudali dei Moncada, in Arte e storia delle Madonie. Studi per Nico Marino, Voll. IV-V, Ass. Cult. Nico Marino, 1995, p. 279.
^ S. Bottari, Rosario Romeo e Il Risorgimento in Sicilia: bilancio storiografico e prospettive di ricerca, Rubbettino, 2002, p. 225.
^ S. Condorelli, Le macchine dell'ingegno. Luisa de Luna e l'espansione territoriale dei Moncada (1571-1586), in La Sicilia dei Moncada: le corti, l'arte e la cultura nei secoli XVI-XVII, Domenico Sanfilippo Editore, 2006, pp. 265-266.
^ M. Rizzo, Le chiese di Melilli. Arte culto e tradizione, Lombardi, 1997, p. 221.
^ S. Policastro, La Sicilia "dall'êra paleolitica al 1960 d.C.", le sue città "dal 15000 a.C. al 1960 d.C.", la regione siciliana "dal 1946 al 1960 d.C.", Tipografia Idonea, 1960, p. 110.