Suo padre, Roberto II fu incaricato di importanti missioni dai re di Francia, Filippo III l'Ardito e Filippo il Bello. Da quest'ultimo fu nominato gran ciambellano di Francia. Nel 1297, Filippo il Bello lo scelse per una delicata missione a Roma, per cui Roberto fece testamento, nominando suo successore il figlio, Ugo e affidando la reggenza alla moglie, Agnese di Francia, sinché Ugo non avesse raggiunto la maggior età, citando inoltre Luigi, tra i figli ancora in vita[10], a cui concede la signoria di Gray[10], da Luigi poi scambiata con quella di Duesme[11].
Dopo che, l'anno prima, si era ammalato[12], suo padre, Roberto II morì il 21 marzo 1306 lasciando erede il figlio Ugo, sotto la tutela della madre, Agnese di Francia[10] (la reggenza sarebbe durata sino al 9 novembre 1311).
Suo fratello, Ugo V (1294 – 1315), subentrato al padre nei titoli di duca di Borgogna e re titolare di Tessalonica[11], a quel tempo era fidanzato a Caterina II di Valois-Courtenay, figlia del conte di Valois, Carlo e di Caterina I di Courtenay, regina titolare di Costantinopoli[13]. Ma quando Caterina II, dopo la morte della madre (nel 1307) e del fratello maggiore, Giovanni, conte di Chartre, nel 1308, era diventata la regina titolare di Costantinopoli, Carlo di Valois preferì avere per genero qualcuno che potesse riconquistare Gerusalemme e la scelta, cadde su Filippo I di Taranto, che, dopo il matrimonio, nel 1313, divenne Imperatore Latino titolare. Ugo accettò la rinuncia al fidanzamento in cambio di una notevole compensazione:
il suo fidanzamento con la piccola Giovanna di Francia, erede della contea di Borgogna (ma che nel 1322, alla morte del padre, Filippo V, non divenne regina di Francia, su conforme parere dei giuristi, un'assemblea di nobili, simile a quella che un tempo aveva eletto Ugo Capeto, approvò la successione, in conformità alla legge salica, secondo cui la successione spettava solo agli eredi maschi[14]), figlia del futuro re di Francia, Filippo V il Lungo e di Giovanna di Borgogna[15], futura contessa di Borgogna;
Nonostante la coppia rimanesse a vivere nelle sue proprietà, in Borgogna, la repubblica di Venezia, li riconobbe nei loro titoli che possedevano in Morea, come risulta dalle Chroniques gréco-romanes inédites ou peu connues (Ser Ludoycus Princeps Achaie, dominus Mahalda principissa eius uxor)[19].
Il 9 maggio 1315, suo fratello Ugo morì lasciando il titolo di duca di Borgogna all'altro fratello Oddone. Luigi si oppose e cercò di ostacolare la successione del fratello, ma la sua resistenza ebbe breve durata e, il 3 luglio 1315, a Volnay, riconobbe il fratello come duca di Borgogna, Oddone IV[11].
Dato che il loro feudo, il principato di Acaia e di Morea, nel 1315, era stato occupato dal cugino di Matilde, Ferdinando di Majorca (1278 – 1316), un altro pretendente in quanto aveva sposato la cugina prima di Matilde, Isabella di Sabran[20], la coppia, Luigi e Matilde, con l'aiuto dei veneziani, partì per l'Oriente per riprendere il possesso del fedo; sbarcò a Patrasso, nell'aprile 1316 e, dopo alcune difficoltà iniziali, attaccò le posizioni di Ferdinando che fu sconfitto a Manolada nella Elide il 5 luglio 1316, e decapitato sul campo, come viene raccontato dallo storicoinglese, William Miller nel suo The Latins in the Levant. A History of Frankish Greece (1204-1566)[21].
Luigi di Borgogna morì anch'egli poco dopo, circa un mese dopo la sua vittoria, per avvelenamento, ad opera, si sospetta, del conte di Cefalonia, Giovanni I Orsini[22].
La salma di Luigi fu trasferita in Borgogna e tumulata nell'Abbazia di Cîteaux[11]. La moglie, Matilde, rimasta vedova per la seconda volta, si sposò per altre due volte: nel 1318, Giovanni d'Angiò, conte di Gravina e di Alba (quest'ultimo matrimonio fu annullato nel 1321) e poi con Ugo de La Palice, prima dell'annullamento del terzo matrimonio, per cui Matilde fu considerata bigama[11].
Discendenza
Di Luigi non si conosce alcuna discendenza[11][23].
Hilda Johnstone, Francia: gli ultimi Capetingi, cap. XV, vol. VI (Declino dell'impero e del papato e sviluppo degli stati nazionali) della Storia del Mondo Medievale, 1999, pp. 569–607.