La richiesta del sangue è la maledizione che il popolo ebraico pronuncia sollevato dalle autorità giudaiche durante il processo di Gesù, testimoniata dal Vangelo secondo Matteo (Mt27,25[1]), con la quale addossa su se stesso e sulla propria discendenza la responsabilità di voler versare il sangue di Cristo, colpevolizzando tutta la propria stirpe. Il passo del Vangelo di Matteo dunque attribusce unicamente al popolo ebraico la colpa di aver assassinato Cristo, scagionando di fatto i romani da ogni responsabilità.
«24 Pilato, vedendo che non otteneva nulla, ma che si sollevava un tumulto, prese dell'acqua e si lavò le mani in presenza della folla, dicendo: «Io sono innocente del sangue di questo giusto; pensateci voi». 25 E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli».»
Secondo il biblista ateo Mauro Pesce l'assunzione di responsabilità degli Ebrei, in risposta al lavarsi le mani di Pilato "non è storica: proietta all'indietro le polemiche tra i Giudei e i seguaci di Gesù della fine del I secolo".[6] Sulle stesse posizioni sono gli esegeti del cattolico Nuovo Grande Commentario Biblico, che sottolineano come "l'amaro, sgradevole carattere di questo versetto può essere solo capito come risultato della polemica contemporanea e alla luce della prospettiva storica di Matteo".[7]
Il teologo e biblista cattolico Raymond Edward Brown ebbe a scrivere al riguardo:
Mentre l'intero Nuovo Testamento è stato mal usato in maniera antiebraica, questo testo, con tutta la gente che urla «Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli», ha avuto un ruolo speciale. È stato trattato come se fosse una auto maledizione con la quale il popolo ebraico attirò su sé stessa il sangue di Gesù per tutti i tempi successivi. [...] Questa è una di quelle frasi che sono state responsabili per oceani di sangue umano e un incessante flusso di miseria e desolazione.[8]
Osserva anche qui la grande folla dei Giudei: infatti il loro impeto e la loro perniciosa concupiscenza non permette ad essi di vedere ciò che è necessario, e maledicono se stessi dicendo: Il suo sangue sopra di noi; anzi, spingono la maledizione fino ai figli dicendo: sopra i nostri figli. Tuttavia Dio misericordioso non confermò la loro sentenza, ma da essi e dai loro figli prese coloro che fecero penitenza: infatti anche Paolo fu uno di loro, come le molte migliaia che credettero in Gerusalemme.[9]
Similmente, il biblista domenicano Jacques-Marie Vosté ebbe a scrivere nel suo De Passione et morte Iesu Christi (1937):
Sappiamo bene come Dio reagì a questa spavalderia sacrilega: la leggenda del Giudeo errante non è che un'espressione simbolica della storia. Come Caino, il Giudeo errante porta sulla fronte una macchia di sangue che non è ancora riuscito a cancellare.[10]
Se secondo Matteo "tutto il popolo" avrebbe detto "Il sangue ricada su di noi e sui nostri figli" (27:25), il cristiano ricorderà che il sangue di Gesù parla un'altra lingua rispetto a quello di Abele (cfr Eb. 12:24): non chiede vendetta e punizione, ma è riconciliazione. Non viene versato contro qualcuno, ma è sangue versato per molti, per tutti.[11]
Note
^Mt27,25, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.