La 60ª edizione dell'Esposizione Internazionale d'Arte si è tenuta a Venezia dal 20 aprile al 24 novembre 2024 (con pre-apertura il 17, 18 e 19 aprile) e si è svolta sotto la direzione artistica del brasilianoAdriano Pedrosa[N 1][1] che ha scelto come titolo della manifestazione Stranieri Ovunque - Foreigners Everywhere.[2]
Il 31 gennaio si è tenuta la conferenza stampa di presentazione nella sede di Ca' Giustinian e in diretta streaming.[3]
Il 17 aprile si è tenuta la conferenza stampa di inaugurazione nella sede di Ca' Giustinian e in diretta streaming.[4]
Nella conferenza stampa di chiusura il presidente Buttafuoco e il direttore Pedrosa hanno riassunto i dati della 60ª Biennale Arte: in 31 settimane sono stati 699 304 i biglietti venduti, per il 59% provenienti dall'estero, di cui oltre 190 000 i giovani e gli studenti under 26, a cui vanno aggiunte le 27 966 presenze in pre-apertura e 4 289 i giornalisti accreditati solo nei giorni di pre-apertura.[5]
Esposizione internazionale
Il direttore della Biennale arte 2024, Adriano Pedrosa, ha scelto come titolo Stranieri Ovunque - Foreigners Everywhere ed è tratto da una serie di lavori realizzati dal collettivo artistico Claire Fontaine, costituito a Parigi e con sede a Palermo, a partire dal 2004.[6] Le loro opere consistono in sculture al neon di vari colori che riportano in diverse lingue la frase «Stranieri Ovunque».[7] L'espressione è stata a sua volta presa dal nome di un collettivo torinese che nei primi anni Duemila combatteva contro il razzismo e la xenofobia in Italia.
Adriano Pedrosa ha spiegato: «L'espressione Stranieri Ovunque ha più di un significato. Innanzitutto, vuole intendere che ovunque si vada e ovunque ci si trovi si incontreranno sempre degli stranieri: sono/siamo dappertutto. In secondo luogo, che a prescindere dalla propria ubicazione, nel profondo si è sempre veramente stranieri.»[2]
L'Esposizione 2024 si articolava tra il Padiglione centrale, ai Giardini della Biennale, e nel complesso dell'Arsenale (Corderie, Artiglierie, Gaggiandre e Giardino delle Vergini), in due nuclei distinti: Nucleo contemporaneo e Nucleo storico, con la partecipazione di 331 artisti.[8][5]
Nucleo contemporaneo
La parola italiana «straniero» è collegata sul piano etimologico alle parole «estraneo» e «strano»,[9] mentre secondo l'American Heritage Dictionary of the English Language e l'Oxford Advanced Learner's Dictionary la parola inglese «queer» significa proprio «strano»,[10][11] «pertanto la Mostra si svilupperà e si concentrerà sulla produzione di ulteriori soggetti connessi»:[2]
gli artisti queer, che si muovono all'interno di diverse sessualità e generi e sono spesso perseguitati o messi al bando, saranno presenti in ogni spazio e costituiranno il fulcro di un'ampia sezione nelle Corderie e di un'area dedicata all'astrazione queer nel Padiglione centrale;
gli artisti outsider, che si trovano ai margini del mondo dell'arte;
gli artisti folk;
gli artisti indigeni, spesso trattati come stranieri nella propria terra, le cui opere saranno ospitate nel Padiglione centrale, con un murale monumentale realizzato dal collettivo brasiliano MAHKU (Movimento dos Artistas Huni Kuin)[12] sulla facciata dell'edificio, e nelle Corderie, dove il collettivo maori[13] presenterà una grande installazione nella prima sala.
Alle Corderie una sezione era dedicata a Disobedience Archive, un progetto del curatore Marco Scotini che dal 2005 sviluppa un archivio video incentrato sulle relazioni tra pratiche artistiche e azione politica.[14] Il progetto Disobedience Archive è stato realizzato da Juliana Ziebell, architetto residente del Museo d'arte di San Paolo (MASP),[15] che ha lavorato anche all'architettura espositiva di tutta la Biennale Arte 2024. Questa sezione, suddivisa in due parti appositamente concepite per la Mostra, dal titolo Attivismo della diaspora e Disobbedienza di genere, includeva opere di 39 artisti e collettivi realizzate tra il 1975 e il 2023, tra cui Želimir Žilnik, Carole Roussopoulos, Black Audio Film Collective, Barbara Hammer.[2]
Il Nucleo storico era suddiviso in tre sezioni:[2]
Ritratti, con le opere di 112 artisti, per lo più dipinti, ma anche lavori su carta e sculture, per un arco di tempo compreso tra il 1905 e il 1990. Il tema della figura umana sarà esplorato in modi diversi dagli artisti del Sud globale, riflettendo sulla crisi della rappresentazione dell'umano che ha caratterizzato gran parte dell'arte del XX secolo.
Astrazioni, con le opere di 37 artisti, quasi tutti esposti insieme per la prima volta, suggerendo connessioni, associazioni e parallelismi inediti.
Diaspora di artisti italiani, con le opere di 40 artisti italiani che hanno viaggiato e si sono trasferiti, costruendo le proprie carriere e integrandosi in Africa, Asia, America Latina, nel resto d'Europa e negli Stati Uniti. Le opere saranno collocate negli espositori a cavalletto in vetro e cemento dell'architetta Lina Bo Bardi, che aveva progettato il MASP.
Adriano Pedrosa ha segnalato che nel corso della preparazione sono emersi due leitmotiv che caratterizzano la Mostra:[17]
il primo è il tessile, esplorato da molti artisti le cui opere rivelano un interesse per l’artigianato, la tradizione e il fatto a mano, così come per le tecniche che sono state a volte considerate estranee o strane;
il secondo elemento è rappresentato dagli artisti, molti dei quali indigeni, legati da vincoli di sangue, con la trasmissione di conoscenze e pratiche da padre o madre a figlio o figlia oppure tra fratelli e parenti.
Partecipazioni nazionali
L'Esposizione internazionale del 2024 era affiancata da 86 Partecipazioni nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, all'Arsenale e nel centro storico di Venezia.
I paesi presenti per la prima volta saranno quattro: Benin, Etiopia, Timor Est e Tanzania.[18]
Il 26 febbraio 2024 il gruppo ANGA (Art Not Genocide Alliance) ha comunicato di aver coordinato la raccolta di firme per chiedere l'esclusione di Israele dalla Biennale d'Arte.[19]
Il 16 aprile gli artisti e i curatori israeliani hanno comunicato che il Padiglione di Israele rimarrà chiuso «fino a quando non sarà raggiunto un accordo per il cessate il fuoco e per la liberazione degli ostaggi» (The artists and curators of the Israel Pavilion will open the exhibition when an agreement is reached for a cease-fire and the release of the hostages).[20][21]
Il Padiglione Italia alle Tese delle Vergini in Arsenale, sostenuto e promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, a cura di Luca Cerizza, con il progetto Due qui / To hear (che in inglese si pronuncia come Two here, che in italiano si traduce Due qui)[22] presenterà una grande installazione sonora e ambientale dell'artista Massimo Bartolini. Due qui / To Hear proponeva un itinerario «in cui l'alternarsi di vuoti e pieni, di movimenti e soste, conducono a incontri inaspettati con opere e installazioni di natura sonora e performativa».[23]
Domenica 28 aprile il Padiglione della Santa Sede è stato visitato da Papa Francesco, prima volta di un papa alla Biennale.[24][25]
Jean Michel Dissake, Hako Hankson, Kendji & Ollo Arts, Patrick-Joël Tatcheda Yonkeu, Guy Wouete, Angelo Accardi, Julia Bornefeld, Cesare Catania, Adélaïde Laurent-Bellue, Franco Mazzucchelli, Rex and Edna Volcan, Giorgio Tentolini, Liu Youju
Che Jianquan, Jiao Xingtao, Shi Hui, Qiu Zhenzhong, Wang Shaoqiang, Wang Zhenghong, Zhu Jinshi, project team of A Comprehensive Collection of Ancient Chinese Paintings
Il Padiglione Venezia, ai Giardini della Biennale e gestito dal Comune di Venezia, a cura di Giovanna Zabotti, ospitava Sestante Domestico, «uno strumento di ricerca attraverso la storia e il nostro io, la natura e l’amore», tra le poesie di Franco Arminio, le opere di Pietro Ruffo, di Safet Zec, di Vittorio Marella, di due giovani artisti dell'Accademia di belle arti di Venezia e con un osservatorio particolare fornito dagli "artisti in partenza" del concorso Artefici del nostro tempo. All'esterno era allestita una grande vasca che ospitava una scultura del belga Koen Vanmechelen.[113]
Progetti speciali
Dieci opere dell'artista italiana Nedda Guidi (1927 – 2015) sono state esposte a Forte Marghera all'interno della Polveriera austriaca. «Guidi unisce la figura dell'esperto artigiano col genio dell'arte, non una "semplice" ceramista ma una scultrice fondamentale per l'evoluzione della ceramica contemporanea», ha specificato Adriano Pedrosa.[114]
L'artista brasiliana Beatriz Milhazes (n. 1960), nota per il suo lavoro che sovrappone l'immaginario culturale brasiliano e i riferimenti alla pittura modernista occidentale, ha presentato sette dipinti e altrettanti collage di grandi dimensioni presso il Padiglione delle Arti Applicate, nelle Sale d'armi dell'Arsenale, in collaborazione con il Victoria and Albert Museum (V&A) di Londra.[115]
Eventi collaterali
30 eventi collaterali, approvati dal curatore Pedrosa e promossi da enti e istituzioni pubbliche e private senza scopo di lucro, sono stati organizzati in numerose sedi della città di Venezia e proponevano un'ampia offerta di contributi e partecipazioni che arricchiscono il pluralismo di voci che ha caratterizzato la Mostra.[116]
Meetings on Art
Dal 15 al 18 ottobre 2024, al Teatro Piccolo Arsenale, si è tenuto Meetings on Art: quattro giorni di incontri per approfondire alcuni dei temi chiave della Mostra.[117]
Indigenous Practices (martedì 15 ottobre). Mentre l'arte indigena guadagna sempre più spazio nel mondo dell'arte contemporanea, le sfide che affrontano gli artisti e le modalità della loro rappresentazione diventano importanti temi di discussione. Questa tavola rotonda offriva un'analisi di pratiche artistiche specifiche e approfondiva i benefici e gli inconvenienti dell'inclusione.
Sono intervenuti: Kássia Borges Karajá, artista e attivista indigena (Brasile); Elvira Espejo Ayca, artista e poetessa (Bolivia); Rember Yahuarcani, artista (Perù); Taarati Taiaroa, curatrice maori (Nuova Zelanda). Moderatrice: Amanda Carneiro
Arte Popular (mercoledì 16 ottobre). L'artista outsider, l'artista auto-didatta e il cosiddetto artista popular, in America latina rappresentano alcune delle soggettività artistiche escluse o emarginate dalle grandi narrazioni sul modernismo e l'arte contemporanea. Gli inerventi presentavano punti di vista curatoriali e accademici che superano i confini tra le belle arti, le arti applicate e l'artigianato, lasciando spazio alla cultura vernacolare e popolare.
Sono intervenuti: Lynne Cooke, curatore senior nel Dipartimento d'arte moderna e contemporanea presso la National Gallery of Art di Washington; Ticio Escobar, curatore e critico d'arte (Paraguay); Miguel A. Lopez, scrittore e curatore (Perù); Rodrigo Moura, curatore e scrittore (Brasile). Moderatrice: Sofia Gotti.
Modernisms (giovedì 17 ottobre). Le opere degli artisti modernisti del Sud del mondo richiedono una revisione radicale della storia dell'arte modernista. Questo incontro ha rivisto il modernismo oltre l'Europa, ricostruito come è stato trasformato dalle prospettive locali e indigene, ripercorso le sue intersezioni con il colonialismo, le diaspore, la migrazione.
Sono intervenuti: Gloria Cortés Aliaga, storica dell'arte e curatrice del Museo nazionale delle belle arti di Santiago del Cile; Nada Shabout, docente di storia dell'arte; Devika Singh, curatrice presso il Courtauld Institute of Art. Moderatrice: Sofia Gotti.
Queer Activisms (venerdì 18 ottobre). L'Esposizione del 2024 si è impegnata a dare visibilità agli artisti queer e non conformi al genere, riconoscendo le lotte per i diritti civili in tutto il mondo. In questo incontro artisti-attivisti e studiosi-attivisti hanno parlato delle sfide e delle strategie che sono state essenziali per le loro pratiche politiche ed esaminato il ruolo delle arti visive nelle politiche locali.
Sono intervenuti: 10th Istanbul Trans Pride Exhibition Collective, gruppo di attivisti e artisti che operano in Turchia; Luce deLire, filosofa; Queers in Palestine (QiP), collettivo palestinese; Va-Bene Elikem Fiatsi, «artivista» multidisciplinare ghanese. Moderatore: Leandro Muniz.
Programma performance
Nell'ultima settimana di apertura – dal 18 al 24 novembre – gli spazi dell'Arsenale hanno ospitato 8 artisti che sono stati protagonisti di performance «dall'approccio multidisciplinare e incentrate sulle tematiche di identità, migrazione e coscienza collettiva»:[118]
Isaac Chong Wai ha presentato alle Corderie Falling Reversely;[119]
Joshua Serafin ha presentato alle Tese dei Soppalchi PEARLS;[120]
La Chola Poblete, con Lola Bhajan, ha presentato alle Corderie ¿Cómo se representa a un indio?;[121]
Gabrielle Goliath ha presentato alle Sale d'Armi Elegy (2015-);[122]
WangShui e Alberto Bustamante hanno presentato alle Artiglierie La Culebra;[123]
Puppies Puppies ha presentato alle Corderie My heart is beating as I lip sync to this song;[124][125]
Antonio Jose Guzman e Iva Jankovic hanno presentato alle Corderie Messengers of the Sun - Dub Waves & Interferences;[126]
Ahmed Umar ha presentato alle Sale d'Armi Talitin (The Third).[127]
Giuria
Il Consiglio di amministrazione della Biennale di Venezia ha nominato la Giuria, composta da:[128]