La 57ª edizione dell'Esposizione Internazionale d'Arte è stata inaugurata a Venezia il 13 maggio 2017 (con pre-apertura il 10, 11 e 12 maggio),[1] è stata chiusa il 26 novembre,[2] e si è svolta sotto la direzione artistica della francese Christine Macel[N 1][3] che ha scelto come titolo della manifestazione Viva Arte Viva.[4][5]
Il 10 maggio si è tenuta la conferenza stampa di presentazione nella sede di Ca' Giustinian e in diretta streaming.
Il 13 maggio si è tenuta la cerimonia di inaugurazione e di premiazione nella Sala delle colonne di Ca' Giustinian e in diretta streaming.[6]
Nella conferenza stampa di chiusura, il presidente della Biennale Paolo Baratta e la curatrice Christine Macel hanno riassunto i dati della 57ª Biennale Arte: in oltre sei mesi i visitatori sono stati 615 152, di cui il 31% formato da giovani sotto i 26 anni, a cui vanno aggiunte 23 531 presenze nei tre giorni di pre-apertura. Sono stati 5.000 i giornalisti accreditati nei giorni di pre-apertura, di cui 1.600 italiani.[2]
Biennale Arte 2017
La curatrice Christine Macel ha scelto come titolo dell'esposizione Viva Arte Viva « [...] un'espressione della passione per l'arte e per la figura dell'artista. Viva Arte Viva è una Biennale con gli artisti, degli artisti e per gli artisti, sulle forme che essi propongono, gli interrogativi che pongono, le pratiche che sviluppano, i modi di vivere che scelgono.»[7][8]
Il percorso si sviluppava intorno a nove capitoli o famiglie di artisti, con i primi due universi nel Padiglione Centrale ai Giardini della Biennale e gli altri sette universi che si snodano dall'Arsenale sino al Giardino delle Vergini. Ogni capitolo costituisce di per sé un Padiglione transnazionale che vedeva coinvolti artisti di ogni generazione e provenienza.[5]
1. Padiglione degli Artisti e dei Libri, «sulla contrapposizione tra azione e inattività, pigrizia e impegno nel fare, interrogando il modo di essere artista, le ragioni positive e negative del "fare arte" oggi, senza dimenticare di dare uno sguardo, anche se in modo sarcastico, allo stesso sistema dell'arte.»[5]
2. Padiglione delle Gioie e delle Paure, sul «rapporto del soggetto con la sua propria esistenza, con le sue emozioni e sentimenti, o con ciò che cerca di suscitare.»[5]
3. Padiglione dello Spazio Comune, che riuniva «artisti le cui opere si interrogano sul concetto del collettivo, sul modo di costruire una comunità che va oltre l'individualismo e gli interessi specifici, particolarmente presenti in un'epoca di inquietudine e di indifferenza.»[5]
4. Padiglione della Terra, che riuniva «allo stesso modo delle utopie, delle constatazioni e dei sogni intorno all'ambiente, al pianeta o ancora al mondo animale.»[5]
5. Padiglione delle Tradizioni. Le tradizioni «si ripresentano oggi nelle loro peggiori versioni, tra fondamentalismi e conservatorismi, generando rifiuto e nostalgia nei confronti dei tempi passati e supposti come migliori.»[5]
6. Padiglione degli Sciamani. «Tanti artisti si inseriscono nella tradizione degli "artisti-sciamani" o ancora di coloro che, secondo il termine duchampiano, diventano anche missionari, in quanto animati da una visione interiore.»[5]
7. Padiglione Dionisiaco, che celebrava «il corpo femminile e la sua sessualità, la vita e il piacere, con gioia e senso dell'humor, che è al centro di diverse opere di artiste donne.»[5]
8. Padiglione dei Colori. Dato che i colori non esistono in sé ma «sono il risultato di un processo del cervello e dell’occhio che decodifica la realtà, sembra dunque questa la fonte di un'emozione particolarmente soggettiva, che invita a riconsiderare la pertinenza degli approcci fenomenologici dell'arte.»[5]
9. Padiglione del Tempo e dell'Infinito. «Il tempo, come flusso, continuità incessante di mutazioni e transitorietà che sfocia nella morte, è presente nelle opere degli artisti degli anni '70, dove la performance concettuale si mischia a una riflessione sul tempo lungo e sulla perdita irrimediabile.»[5]
Eventi paralleli
Gli artisti al centro della Mostra erano invitati a presentare documenti visivi e testuali incentrati sulle loro pratiche e sul loro stesso universo.[5]
Tavola Aperta (Open Table): il venerdì e il sabato di ogni settimana un artista incontrava il pubblico per presentare il proprio lavoro e dialogare con i partecipanti.
Pratiche d'Artista, che raccoglieva un insieme di brevi video realizzati dagli artisti stessi, per far scoprire il loro universo e il loro modo di lavorare.
La Mia Biblioteca, ispirato al saggio di Walter Benjamin pubblicato nel 1931,[N 2] permetteva agli artisti di riunire in una lista le loro letture preferite, offrendo agli stessi una fonte di reciproca conoscenza e d'ispirazione per il pubblico. Il Padiglione Stirling nei Giardini ospitava la biblioteca costituita dagli artisti e messa a disposizione del pubblico.
Artisti invitati
Alla Biennale Arte 2017 hanno partecipato 120 artisti, di questi 103 per la prima volta, provenienti da 51 paesi.[9][10]
Bas Jan Ader (Paesi Bassi, 1942-1975), Abdullah Al Saadi (Emirati Arabi Uniti, 1967), Nevin Aladağ (Turchia, 1972), Leonor Antunes (Portogallo, 1972), Rasheed Araeenm (Pakistan, 1935), Salvatore Arancio (Italia, 1974), Jelili Atiku (Nigeria, 1968), Charles Atlas (Stati Uniti, 1949), Kader Attia (Francia, 1970), Marcos Ávila Forero (Francia, 1983), Rina Banerjee, (India, 1963), Michael Beutler (Germania, 1976), McArthur Binion (Stati Uniti, 1946), Karla Black (Regno Unito, 1972), Irma Blank (Germania, 1934), Michel Blazy (Principato di Monaco, 1966), Paulo Bruscky (Brasile, 1949), Heidi Bucher (Svizzera, 1926-1993), Huguette Caland (Libano, 1931), Julian Carrière (Svizzera, 1987), Michele Cacciofera (Italia, 1969), Martín Cordiano (Argentina, 1975), Attila Csörgő (Ungheria, 1965), Pauline Curnier Jardin (Francia, 1980), Mariechen Danz (Irlanda, 1980), Edith Dekyndt (Belgio, 1960), Sebastián Díaz Morales (Argentina, 1975), Juan Downey (Cile, 1940-1993), Olafur Eliasson (Danimarca, 1967), Søren Engstad (Danimarca, 1974), Vadim Fiškin (Russia, 1965), Nicolás García Uriburu (Argentina, 1937-2016), Jianyi Geng (Cina, 1962), Sam Gilliam (Stati Uniti, 1933), Giorgio Griffa (Italia, 1936), Xiao Guan (Cina, 1983), Riccardo Guarneri (Italia, 1933), Cynthia Gutiérrez (Messico, 1978), Raymond Hains (Francia, 1926-2005), Tibor Hajas (Ungheria, 1946-1980), Petrit Halilaj (Kosovo, 1986), Anna Halprin (Stati Uniti, 1920), Liang Hao (Cina, 1983), Ayrson Heráclito (Brasile, 1968), Sheila Hicks (Stati Uniti, 1934), Andy Hope (Germania, 1930), Dawn Kasper (Stati Uniti, 1977), Hassan Khan (Regno Unito, 1975), Sung Hwan Kim (Corea del Sud, 1975), Abdoulaye Konaté (Mali, 1953), Irina Korina (Russia, 1977), Alicja Kwade (Polonia, 1979), Firenze Lai (Hong Kong, 1984), Maria Lai (Italia, 1919-2013, Teresa Lanceta (Spagna, 1951), John Latham (Zambia, 1921-2006), Mingwei Lee (Taiwan, 1964), Franck Leibovici (Francia, 1975), Sam Lewitt (Stati Uniti, 1981), Jianhua Liu (Cina, 1962), Ye Liu (Cina, 1964), Taus Machačeva (Russia, 1983), Maha Malluh (Arabia Saudita, 1959), Marwan (Siria, 1934-2016), Takesada Matsutani (Giappone, 1937), David Medalla (Filippine, 1938), Dan Miller (Stati Uniti, 1961), Peter Miller (Stati Uniti, 1978), Edible Performance (Antoni Miralda, Joan Rabascall, Dorothée Selz, Jaume Xifra), Mondrian Fan Club (David Medalla & Adam Nankervis), Ciprian Mureşan (Romania, 1977), Senga Nengudi (Stati Uniti, 1943), Ernesto Neto (Brasile, 1964), Katherine Nuñez & Issay Rodriguez (Filippine), OHO Group, Gabriel Orozco (Messico, 1962), Philippe Parreno (Algeria, 1964), Sopheap Pich (Cambogia, 1971), Luboš Plný (Repubblica Ceca, 1961), Marko Pogačnik (Slovenia, 1944), Agnieszka Polska (Polonia, 1985), Kananginak Pootoogookk (Canada, 1951-2010), Liliana Porter (Argentina, 1941), Eileen Quinlan (Stati Uniti, 1972), Younès Rahmoun (Marocco, 1975), Edi Rama (Albania, 1964), Enrique Ramírez (Cile, 1979), Naufus Ramírez-Figueroa (Guatemala, 1978), Rachel Rose (Stati Uniti, 1986), Anri Sala (Albania, 1974), Zilia Sánchez (Cuba, 1926), Yorgos Sapountzis (Grecia, 1976), Judith Scott (Stati Uniti, 1943-2005), Hassan Sharif (Emirati Arabi Uniti,1951-2016), Nancy Shaver (Stati Uniti, 1946), Jeremy Shaw (Canada, 1977), Bonnie Ora Sherk (Stati Uniti, 1945), Shimabuku (Giappone, 1969), Kiki Smith (Germania, 1954), Frances Stark (Stati Uniti, 1967), Mladen Stilinović (Serbia, 1947-2016), Fiete Stolte (Germania, 1979), Michelle Stuart (Stati Uniti, 1933), Kishio Suga (Giappone, 1944), Koki Tanaka (Giappone, 1975), Hale Tenger (Turchia, 1960), The Play (Giappone), Achraf Touloub (Marocco, 1986), Thu Van Tran (Vietnam, 1979), Francis Upritchard (Nuova Zelanda, 1976), Erika Verzutti (Brasile, 1971), Marie Voignier (Francia, 1974), Yelena Vorobyeva & Viktor Vorobyev, Hajra Waheed (Canada, 1980), Franz Erhard Walther (Germania, 1939), John Waters (Stati Uniti, 1946), Franz West (Austria, 1947-2012), Cerith Wyn Evans (Regno Unito, 1958), Yee Soo-kyung (Corea del Sud, 1963), Tao Zhou (Cina, 1976).
Partecipazioni nazionali
La Mostra internazionale è stata affiancata da 85 Partecipazioni nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, all'Arsenale e nel centro storico di Venezia. I paesi presenti per la prima volta erano tre: Antigua e Barbuda, Kiribati e Nigeria. Il Kazakistan ha partecipato per la prima volta con un proprio spazio.[9][11]
Il Padiglione Italia, che occupava le Tese delle Vergini in Arsenale, era a cura di Cecilia Alemani e aveva per titolo Il mondo magico, ispirato all'omonimo libro dell'antropologo napoletano Ernesto de Martino (1948), «dedicato allo studio della magia come strumento attraverso il quale varie culture e popolazioni reagiscono a situazioni di crisi e all’incapacità di comprendere e dare forma al mondo».[12] La curatrice Alemani ha affidato il progetto a tre artisti italiani che hanno realizzato tre nuove installazioni appositamente per la Biennale: Giorgio Andreotta Calò (Senza titolo (La fine del mondo)), Roberto Cuoghi (Imitazione di Cristo) e Adelita Husni-Bey (The Reading / La Seduta).[13]
Radenko Milak in collaborazione con Roman Uranjek e international guests (Lamin Fofana, Sidsel Meineche-Hansen, Juan-Pedro Fabra Guemberena, Loulou Cherinet, Geraldine Juárez with Joel Danielsson, Nils Bech with Ida Ekblad)
Christopher Yggdre, Fredrik Svensk, Sinziana Ravini, Ana van der Vliet in collaboration with Hans-Ulrich Obrist
Abel Barroso, Iván Capote, Roberto Diago, Roberto Fabelo, José Manuel Fors, Aimée García, Reynier Leyva Novo, Meira Marrero & José Ángel Toirac, Carlos Martiel, René Peña, Mabel Poblet, Wilfredo Prieto, Esterio Segura, José Eduardo Yaque
Cesar Barrios, Lourdes de la Riva (Maria De Lourdes De La Riva Gutierrez), Arturo Monroy, Andrea Prandi, Erminio Tansini, Elsie Wunderlich, El círculo mágico
Homo Melitensis: An Incomplete Inventory in 19 Chapters
Adrian Abela, John Paul Azzopardi, Aaron Bezzina, Pia Borg, Gilbert Calleja, Austin Camilleri, Roxman Gatt, David Pisani, Karine Rougier, Joe Sacco, Teresa Sciberras, Darren Tanti and Maurice Tanti Burlo' Ghaqda tal-Pawlini
Group Sez (Alyssa Adams, Tristan Adams,George Camille, Christine Chetty-Payet, Zoe Chong-Seng, Daniel Dodin, Charles Dodo, Allen Ernesta, Christine Harter, Nigel Henri, Alcide Libanotis, Marc Luc, Egbert Marday, Colbert Nourrice, Leon Radegonde, Danny Sopha
Il Padiglione Venezia, ai Giardini della Biennale e gestito dal Comune di Venezia, è stato affidato al curatore Stefano Zecchi. Il tema del Padiglione, con il titolo Luxus, è stato «un percorso in cui si intrecciano forme, simboli, oggetti d'arte in vetro, mosaico, tessuto, porcellana, pietra e calzature. [...] Il visitatore è accompagnato lungo un cammino che consente di comprendere come dalla materia si forma l'oggetto d'arte.»[97]
Giornalisti ed esperti furono critici verso Luxus, in alcuni casi usando il termine "trash".[98][99]
Padiglione delle Arti Applicate
Il Padiglione delle Arti Applicate, situato nelle Sale d'armi dell'Arsenale, in collaborazione con il Victoria and Albert Museum (V&A) di Londra, è stato affidato all'artista cubano Jorge Prado e, con il titolo Display - between art and arts & crafts, era un test di idee per l'arte, il design e l'architettura e il loro rapporto con la vita quotidiana contemporanea.[100]
Padiglione di Forte Marghera
Dopo l'esperienza positiva della XV Mostra internazionale di architettura del 2016, gli spazi di Forte Marghera sono stati parte integrante della Biennale Arte 2017,[101] nei quali la francese Marie Voignier ha presentato due video come strumento di provocazione e riflessione artistica.[102] Nell'ultima sala ogni artista presente a Viva Arte Viva, per il progetto Pratiche d'Artista aveva registrato un breve video nel quale presentava sé stesso e la propria opera esposta alla Biennale.[102]
Eventi collaterali
23 eventi collaterali, approvati dalla curatrice Christine Macel e promossi da enti e istituzioni pubbliche e private senza scopo di lucro, sono stati organizzati in numerose sedi della città di Venezia, proponendo un'ampia offerta di contributi e partecipazioni.[103]
Giuria
La Giuria nominata dal Consiglio di amministrazione della Biennale:[104]
^Christine Macel (Parigi, 1969) dal 2000 è Curatore capo del Musée National d'Art Moderne - Centro Pompidou di Parigi.
^ Walter Benjamin, Tolgo la mia biblioteca dalle casse, traduzione di Fabrizio Desideri, Electa, 2017, ISBN978-88-918-1514-9. ( Walter Benjamin, Ich packe meine Bibliothek aus, in Die Literarische Welt, 17 luglio 1931, pp. 388-396.)