Membro dell'Azione Cattolica, confermò il suo seggio alla Camera dei deputati fino al 1921, anche se si dimise temporaneamente nel periodo 1915-1918, perché prese parte alla prima guerra mondiale nel reparto mitraglieri. Nel primo dopoguerra aumentò la sua centralità all'interno della classe dirigente del partito, di cui divenne consigliere nazionale (dal 1920 al 1924) e componente della direzione.
Schierato nella corrente di sinistra, dopo l'avvento al potere di Benito Mussolini fu tra i più decisi oppositori alla partecipazione dei popolari al governo. Manifestò la sua opposizione al fascismo scrivendo articoli per varie testate, tra cui L'Azione, Il Domani d'Italia e la rivista Pensiero Popolare di Torino, di cui fu direttore insieme a Giuseppe Piccioni: processato per propaganda sovversiva nel 1923, sarà in seguito assolto.
Confermato nel 1948, da gennaio a luglio del 1949 fu segretario nazionale dello Scudo Crociato, mentre dal luglio del 1949 al dicembre del 1950 svolse l'incarico di capogruppo della DC alla Camera. Rieletto deputato a seguito delle elezioni politiche del 1953 (quelle della famosa legge truffa), il 3 novembre 1955 venne eletto dal Parlamento in seduta comune alle funzioni di giudice costituzionale (per cui giurò il 15 dicembre 1955).
Il 4 marzo 1961 fu eletto Presidente ma il 20 ottobre 1962 si dimise dall'incarico[1] per motivi di salute. Morì il 12 luglio 1963.