Già da giovane inizia a intraprendere l'attività politica militando nella sezione di piazza Tuscolo del Movimento Sociale Italiano a Roma[senza fonte], impegnandosi nel sociale e avvicinandosi presto al mondo del giornalismo.[2]
Gli anni della sua presidenza furono caratterizzati da una stretta collaborazione con la Chiesa cattolica romana, promulgando ad esempio, una legge sugli oratori cattolici al fine di esaltarne la funzione educativa e sociale.
L'impegno a lavorare col mondo cattolico fu ribadito da lui stesso nella stesura del nuovo Statuto regionale del Lazio, in cui riconosceva come fulcro della società la famiglia fondata sul matrimonio; emendamento allora fortemente voluto da Olimpia Tarzia, consigliera regionale molto nota all'interno dell'ambiente cattolico romano.
Sanità e Sussidi
Tra gli altri provvedimenti della sua giunta regionale vi fu l'apertura dell'ospedale Sant'Andrea[5] e di altri centri di cura;[6] il riavvio della sperimentazione del metodo Di Bella contro i tumori[7], per quanto il Consiglio superiore di sanità esprimerà un parere negativo[8], introdusse un rimborso dei farmaci per i pazienti meno abbienti;[9] Promuovendo aiuti internazionali a medici e ospedali del terzo mondo, al fine di globalizzare la sanità per offrire livelli di eccellenza nelle zone più povere del pianeta (anche tramite vie telematiche), e per dare una risposta al fenomeno sociale dell'immigrazione[10]. La sua gestione della sanità nel Lazio ricevette gli elogi di Giulio Andreotti e di alcuni esponenti della curia vaticana[11].
Storace stanziò degli sussidi per le famiglie regolarmente sposate in Chiesa o in Comune; questo atto suscitò delle critiche in cui con questo provvedimento volesse penalizzare le coppie di fatto, critiche a cui replicò di essere infondate, affermando che la sua legge serviva a contrastare la povertà e di aver stanziato fondi anche per le ragazze madri, ribadendo comunque di avere come obiettivo principale quello di aiutare i giovani a sposarsi.[12]
Giorno del ricordo
Nel 2003 fa deliberare l'istituzione del giorno del ricordo, per commemorare le vittime italiane delle foibe jugoslave, e «superare vecchie divisioni e rancori nel ricordo di una delle persecuzioni più feroci compiute contro gli italiani»; insieme ad essa fu inserita la giornata di celebrazione per la proclamazione della Repubblica Romana del 1849, per «radicare nel Risorgimento quel complesso di valori e di principi universali che saranno poi trasfusi in tutte le costituzioniliberali».[13]
Poco dopo aver perso le regionali, diventa ministro della salute nel terzo governo Berlusconi. In qualità di ministro aumentò di 100 milioni i fondi per la ricerca sanitaria, guadagnandosi gli apprezzamenti dell'oncologo Umberto Veronesi.[14] Tra gli altri provvedimenti, Storace fece sospendere la sperimentazione della pillola abortiva, chiedendo il rispetto rigoroso delle procedure e delle indicazioni del Consiglio superiore di sanità. La sua ordinanza suscitò reazioni critiche da parte del mondo di centro-sinistra, mentre incontrò giudizi favorevoli presso il mondo cattolico[15].
Nel luglio 2007, a causa dei contrasti con il leader del partito Gianfranco Fini, lascia AN. Infatti da parte sua venne fatta la dichiarazione secondo la quale, se Fini non avesse convocato il congresso nazionale di AN, lui si sarebbe tenuto pronto a fondare un nuovo soggetto politico: la scadenza di questo ultimatum venne fissata per il giugno del 2007. Il 30 maggio 2007 Storace annuncia le proprie dimissioni dall'Assemblea nazionale di AN. Il 3 luglio, dato che il richiesto congresso nazionale non è stato convocato, Storace, con una lettera indirizzata a Daniele Marin, presidente del circolo di AN della Balduina, lascia definitivamente Alleanza Nazionale[16] presentando un nuovo partito, La Destra. Il partito nasce per opporsi alle posizioni moderate di Gianfranco Fini.[17] Aderiscono al movimento, tra gli altri, l'allora segretario della Camera Teodoro Buontempo e Daniela Santanchè. Dopo aver fondato il nuovo soggetto politico, si iscrive al Gruppo misto al Senato della Repubblica nella componente La Destra assieme ai senatori Stefano Losurdo e Stefano Morselli, provenienti entrambi dal Gruppo di Alleanza Nazionale.
Nel giugno 2008 Storace viene nominato presidente della commissione speciale per Roma Capitale.
Ritorno nel Centro-destra
Nel marzo 2010 sostiene la candidatura di Renata Polverini con il centrodestra alla Presidenza della Regione Lazio. La Destra in quella occasione riesce a raccogliere quasi 100.000 voti riuscendo ad eleggere 2 consiglieri risultando fondamentale per l'elezione della Polverini, avvenuta per pochi voti. Storace diventa capogruppo de la Destra al Consiglio regionale del Lazio mentre il presidente del partito Teodoro Buontempo diventa Assessore regionale alla Casa nella Giunta Polverini.
Terza candidatura alla presidenza regionale
Il 10 ottobre 2012 assume la direzione del quotidiano online Il Giornale d'Italia. Il 29 dicembre dello stesso anno ufficializza di aver deciso di candidarsi per la terza volta alla presidenza della regione Lazio per le elezioni del 2013 con la formazione politica La Destra.[18] Il 31 dicembre 2012 Silvio Berlusconi annuncia il sostegno del Pdl a Storace. Il 2 gennaio 2013 annuncia il possibile appoggio a Gianni Alemanno nella corsa al Campidoglio.[19] Il 14 gennaio Silvio Berlusconi annuncia che Storace sarà il candidato di tutto il centrodestra[19] alle elezioni regionali del Lazio, che perderà con il 29,32% contro il candidato di centrosinistra Nicola Zingaretti (40,65%). Diviene quindi consigliere regionale e capogruppo del suo partito[20]. Dopo la riunione del Comitato Centrale della Destra del 29 marzo 2014 Storace decide di consentire il doppio tesseramento degli iscritti a La Destra anche a Forza Italia[21].
Elezioni comunali del 2016
Dopo le dimissioni forzate di Ignazio Marino come sindaco di Roma e il relativo scioglimento del consiglio comunale, il 31 gennaio 2016 annuncia la volontà di candidarsi alle primarie del centro-destra per concorrere alle elezioni comunali di quell'anno appoggiato da vari esponenti della destra capitolina; la decisione è rafforzata dal fatto che la coalizione di centro-destra (Forza Italia-Lega-Fratelli d'Italia) ha deciso di sostenere Guido Bertolaso, avverso a Storace, senza passare per le primarie richieste invece dal leader de La Destra.[22] Il 28 aprile Bertolaso ritira la propria candidatura per Forza Italia e questa converge sul civico Alfio Marchini, appoggiato già dagli altri partiti di centro; lo stesso fa Storace il 2 maggio presentando a sostegno dell'imprenditore la Lista Storace (composta da La Destra e Azione Nazionale vicina a Gianni Alemanno) di cui è capolista.[23][24] Il 5 giugno Marchini ottiene il 10,97% piazzandosi quarto, mentre la Lista Storace ottiene circa 7.000 voti pari allo 0,6% senza ottenere eletti;[25] Storace, primo della lista, raccoglie in totale 816 preferenze.[26]
Movimento Nazionale per la Sovranità
ll 17 febbraio 2017 scioglie La Destra e fonda, assieme all'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno e ad altri esponenti ex AN, il Movimento Nazionale per la Sovranità: partito politico di destra di cui viene eletto dai 1.500 delegati, presidente con Alemanno segretario[27]. Resta in vita il comitato di gestione de La Destra composto da Adriano Coletta come presidente e Marco Di Andrea e Sergio Marchi come componenti per chiudere gli ultimi bilanci.
Il MNS in Lombardia e nel Lazio si schiera a sostegno dei candidati della coalizione di centro-destra Attilio Fontana e Stefano Parisi. Proprio nel Lazio però Storace da mesi vuole appoggiare il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi, scontrandosi con Alemanno, arrivando a dimettersi da presidente del movimento che egli stesso aveva contribuito a fondare, abbandonandolo poi definitivamente.
Il 31 gennaio 2018, nella sua lettera di dimissioni da presidente del movimento, pone un quesito: "ha senso mantenere in vita un piccolo movimento che rischia di finire schiacciato tra Fratelli d'Italia e CasaPound o è meglio entrare direttamente, senza pretese, nella Lega di Salvini?"
Attività recenti
Per le elezioni politiche del 2018 Storace propone pubblicamente due voti, per Camera e Senato a Fratelli d'Italia e Lega. Il 4 luglio 2018 Storace annuncia la chiusura de Il Giornale d'Italia. Il 28 luglio dello stesso anno, nonostante lo scioglimento de La Destra, si riunisce il comitato di gestione per notificare a Storace una delega precisa: nome e simbolo potranno essere disponibili esclusivamente per un cammino comune con Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni.[28] Il 21 novembre Storace stipula quindi un accordo federativo con la Meloni in vista delle elezioni europee 2019 e con l'obiettivo di dare vita a un movimento conservatore alternativo alla Lega.
Sempre nel 2019 viene chiamato alla direzione del Secolo d'Italia mentre nel luglio del 2020 diventa vicedirettore de Il Tempo, carica che ricopre fino al maggio del 2022 quando passa a Libero come inviato.[29]
Il 19 marzo 2021 dichiarava il proprio supporto alla Lega nell'appoggio al governo Draghi, criticando duramente la scelta di FdI di collocarsi all'opposizione.[30]
Storace fece anche istituire una commissione di esperti per effettuare nuove valutazioni sulla cura Di Bella, al fine di inserire la somatostatina (il farmaco previsto dalla suddetta cura) a carico del Servizio Sanitario Nazionale. La decisione suscitò le polemiche della deputata Rosy Bindi, ex-ministro della Salute che nel 1998 aveva decretato il fallimento della cura a seguito di alcune sperimentazioni.[32]
Altre polemiche aveva suscitato nel 2000 la decisione di accogliere la richiesta del suo consiglio regionale di verificare con un'apposita commissione l'attendibilità delle ricostruzioni storiche dei libri di testo scolastici, riguardanti in particolare gli eventi del Novecento.[33] Questa decisione tuttavia non ebbe alla fine alcun seguito.
Fake-news sul padre di Storace
Il 25 marzo 2005, l'Unità pubblicò una notizia falsa che conteneva le affermazioni di Mario Limentani, un ex deportato ebreo. L'articolo riportava che nel 1941, il padre di Storace avrebbe brutalmente aggredito Limentani dopo averlo arrestato. In risposta, Storace smentì categoricamente queste affermazioni, affermando che ciò era impossibile in quanto suo padre aveva solo 12 anni all'epoca[34]. Successivamente, il giornale si scusò per l'articolo[35]. Il centro-destra lo percepì come un attacco politico in vista delle imminenti elezioni regionali del 3 e 4 aprile 2005. Silvio Berlusconi descrisse la situazione come un "linciaggio mediatico", mentre Gianfranco Fini affermò che il "falso scoop stava contribuendo a diffondere odio"[35].
Giudizio sulla politica sanitaria della giunta Storace
Nell'agosto del 2009 la Corte dei Conti espresse con propria sentenza un giudizio positivo sulla politica sanitaria della giunta Storace, ritenendo che «nessun abuso è stato commesso nella ristrutturazione del debito della regione Lazio»;[36][37][38] e che «la gestione del portafoglio del debito, attuata fino al 2005, ha prodotto un risultato complessivo positivo di circa 125 milioni di euro».[6] Nel 2013, sullo stesso tema si espresse, nel corso delle discussioni in Consiglio regionale circa l'approvazione del bilancio annuale, anche l'assessore regionale al Bilancio della Giunta Zingaretti, Alessandra Sartore: «il debito effettivamente negli anni è cominciato ad emergere sostanzialmente dagli anni 2005, 2006 e seguenti, ma questo è dovuto al fatto che vi erano norme che autorizzano alla contrazione di mutui per investimenti che molto spesso venivano autorizzati ma non effettivamente contratti»[39].
Lite al campidoglio contro un consigliere di opposizione
Il 13 marzo 2010 il consigliere comunale di opposizione Athos De Luca del Partito Democratico, fece un intervento in cui invitava Francesco Storace a dimettersi "da presidente della Commissione Roma Capitale dopo la condanna (che sarebbe stata successivamente annullata due anni dopo) per la vicenda Laziogate". Storace chiese al presidente del consiglio comunale, Marco Pomarici, di replicare, ma la sua richiesta fu respinta. Storace non la prese bene e lanciò una cartella su De Luca, successivamente lo insultò e cercò di raggiungerlo, ma fu fermato dai suoi colleghi di partito[40].
Storace, successivamente si scusò per il comportamento che ha avuto durante il consiglio comunale[40]. La rissa è stata filmata e diffusa su YouTube.[41]
Vicende giudiziarie
Laziogate
Nel marzo 2006 scoppia lo scandalo Laziogate, in cui Storace viene sospettato di avere utilizzato investigatori privati dell'agenzia milanese Ssi e degli operatori informatici della società regionale "Laziomatica" per violare l'anagrafe comunale di Roma per scoprire dati riservati sui suoi avversari politici per le elezioni regionali nel Lazio del 2005. In particolare, secondo le accuse avrebbe inteso controllare i dati dei sottoscrittori delle liste di Alternativa Sociale, partito di Alessandra Mussolini, accusati di aver falsificato alcune firme, e per preparare dossier fasulli su Piero Marrazzo[42][43]. In seguito a tali vicende e alla conseguente indagine della magistratura sulla presunta attività di spionaggio politico ai danni di Alessandra Mussolini e Piero Marrazzo, il 10 marzo rassegna le sue dimissioni da ministro. Da tali accuse verrà tuttavia prosciolto nel giugno 2007. È stato invece rinviato a giudizio dalla procura con l'accusa di accesso abusivo a un sistema informatico, e il 5 maggio 2010 è stato condannato a un anno e sei mesi di reclusione. Nell'ambito dello scandalo "Laziogate", che nel marzo 2006 vide Storace indagato dalla procura della Repubblica di Roma per violazione della legge elettorale, il procedimento si conclude il 29 ottobre 2012 con l'assoluzione.[44] Nell'aprile 2006 si apprende inoltre che Storace è indagato anche per il reato di associazione a delinquere, contestato anche ad altri. Storace e tutti gli altri indagati sono stati assolti da tale accusa nel giugno 2007, venendo invece rinviato a giudizio dalla procura di Roma con l'accusa di accesso abusivo a un sistema informatico. Il processo, iniziato il 15 maggio 2007[45], è proseguito il 15 aprile 2010 con la richiesta di condanna per Storace di due anni di reclusione, di tre anni e 6 mesi per il suo ex portavoce, unitamente ad altre sette richieste di condanna per i restanti imputati per accesso abusivo a sistema informatico, violazione della legge sulla privacy, favoreggiamento, falso e interferenza illecita nella vita privata altrui. Secondo le accuse Storace oltre ad aver autorizzato le intrusioni nell'anagrafe informatica di Roma relativamente alla lista della Mussolini, avrebbe utilizzato risorse proprie (tra cui il portavoce Nicolò Accame) e la rete investigativa dell'investigatore Emanuele Cipriani, peraltro pure indagato nei procedimenti Telecom-Sismi per spiare e produrre dossier falsi su Piero Marrazzo[46].
Il 5 maggio 2010 Storace è stato condannato a un anno e sei mesi di reclusione[47]. Nello stesso processo sono state condannate altre sette persone coinvolte nella vicenda[48].
Il 7 maggio 2011 Storace ha invece ottenuto il diritto al risarcimento dei danni subiti in campagna elettorale dalla falsificazione delle firme operata dai sottoscrittori della lista concorrente di Alternativa Sociale.[49][50] Il 29 ottobre 2012 la sentenza del processo d'appello ha poi assolto Storace perché «il fatto non sussiste», assolti anche altri imputati[51] mentre è stata ridotta la pena ad un'ex collaboratrice dello staff.[44] Le motivazioni della sentenza confermeranno che Storace, in quell'occasione non solo non commise alcun reato, ma fu vittima dell'altrui comportamento illecito[52].
Presunta erogazione irregolare di finanziamenti per la ricerca scientifica
Nell'agosto 2007, si venne a conoscenza del fatto che Storace era stato indagato dalla Procura di Roma per la presunta erogazione irregolare di finanziamenti per la ricerca scientifica avvenuta nel 2005, mentre egli ricopriva la carica di Ministro della Salute.[53] Il 12 marzo 2013, la sentenza stabilì il "non luogo a procedere" con la formula "il fatto non sussiste"[54].
Il 15 ottobre 2007 Storace finisce sotto inchiesta dalla Procura di Roma con l'accusa di offesa all'onore o al prestigio (vilipendio) del presidente della Repubblica[55] (articolo 278 del codice penale). Dopo che il giudizio immediato svoltosi il 28 maggio 2008 era stato rinviato in attesa della pronuncia del Senato, quest'ultimo ha negato la possibilità di processarlo, esprimendo l'insindacabilità per le opinioni espresse sulla base dell'articolo 68 della Costituzione, secondo il quale i parlamentari non possono essere chiamati a rispondere delle loro parole durante l'esercizio delle loro funzioni.[56] La vicenda era legata alla diatriba tra Storace e Rita Levi-Montalcini[60]. Malgrado la decisione di insindacabilità del Senato, il pm solleverà il conflitto di attribuzione, chiedendo l'intervento della Corte Costituzionale. Il Tribunale di Roma, su richiesta dell'avvocato Romolo Reboa, legale di Storace, lo proscioglierà, dichiarando non doversi procedere per illegittimità dell'atto con cui l'ex Ministro della giustizia, Clemente Mastella, aveva autorizzato procedersi per il reato di vilipendio al Capo dello Stato.[61]
Il 21 ottobre 2014[62][63] il giudice monocratico di Roma si è pronunciato condannando Storace per vilipendio del capo dello Stato a sei mesi di reclusione con sospensione della pena[64]. Gli avvocati Giosuè Bruno Naso e Romolo Reboa, difensori di Francesco Storace, proporranno appello e lui rinuncerà alla prescrizione.
Il 1º giugno 2016 Storace è stato assolto anche da questo reato con la formula «perché il fatto non costituisce reato».[65][66]
^Storia di una morte opportuna. Il diario del medico che ha fatto la volontà di Welby, Mario Riccio, Gianna Milano, Sironi Editore, 2008, ISBN 88-518-0106-1, 9788851801069
^Valori nazionali, una giornata di 48 ore, su archiviostorico.corriere.it, Corriere della Sera, 4 settembre 2003. URL consultato il 12 ottobre 2008 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2011).
^Storace è considerato il prototipo del "duro di Alleanza Nazionale", caratterizzato dai toni "virili" e dai contenuti intransigenti dei propri discorsi, che lo hanno portato ad un progressivo deterioramento dei propri rapporti con il leader del partito, Gianfranco Fini, di cui ha criticato con sempre più vigore le posizioni, giudicate neo-centriste. Fra i motivi di attrito più rilevanti ci sono state: le dichiarazioni sul "fascismo come male assoluto" rese da Fini in Israele nel 2003, la proposta di voler introdurre lo studio del Corano nelle scuole pubbliche, la concessione del diritto di voto ai cittadini extra-comunitari residenti in Italia, l'ingresso di Alleanza Nazionale nella famiglia del Partito Popolare Europeo (di cui Fini è il grande promotore mentre Storace è un fiero oppositore), la dichiarazione di voto "laica" resa da Fini nel 2005 in occasione del referendum sulla procreazione medicalmente assistita (sulla quale Storace ha ironizzato paventando un ingresso del partito addirittura nel Partito Socialista Europeo).
^ Roberto Zuccolini, Libri di testo, la Lombardia con il Lazio, in Corriere della Sera, 11 novembre 2000, p. 11. URL consultato il 12 aprile 2010 (archiviato dall'url originale il 9 giugno 2015).
^abStorace contrattacca, l'Unità si scusa, su archiviostorico.corriere.it. URL consultato il 29 settembre 2023 (archiviato dall'url originale il 9 giugno 2015).
^ Corte dei Conti, Controllo sul rendiconto generale della Regione Lazio, Esercizio 2007 con proiezioni all'esercizio 2008, Delibera 26/2009/FRG, 26 giugno 2009.
^ Consiglio Regionale del Lazio, Resoconto stenografico, in X Legislatura, Seduta pubblica numero 22, 21 dicembre 2013.
«Francesco Storace, senatore de La Destra, che l'aveva definita «strumento micidiale di sostegno del governo Prodi» e «persona di parte» ... L'ex ministro di An aveva anche detto di essere pronto ad andare a «portare le stampelle» alla senatrice a vita.»
(Corriere della Sera Online, 12 ottobre 2007 [57])
Nel settembre del 2010 tiene uno dei comizi del suo partito assieme al presidente del consiglio Silvio Berlusconi.
«Ho letto su Repubblica di ieri che Storace vorrebbe consegnarmi, portandomele direttamente a casa, un paio di stampelle. ... Io sottoscritta, in pieno possesso delle mie facoltà mentali e fisiche, continuo la mia attività scientifica e sociale del tutto indifferente agli ignobili attacchi rivoltimi da alcuni settori del Parlamento italiano. ... A quanti hanno dimostrato di non possedere le mie stesse "facoltà", mentali e di comportamento, esprimo il più profondo sdegno non per gli attacchi personali, ma perché le loro manifestazioni riconducono a sistemi totalitari di triste memoria.»
«Giorgio Napolitano non ha alcun titolo per distribuire patenti etiche. Per disdicevole storia personale, per palese e nepotistica condizione familiare, per evidente faziosità istituzionale. È indegno di una carica usurpata a maggioranza»