Il territorio si estende su 2.177 km² ed è suddiviso in 71 parrocchie. Secondo il libro del sinodo del 2003, la diocesi comprende 4 vicariati foranei:
il vicariato della montagna con le parrocchie di Castell'Azzara, Piancastagnaio, Roccalbegna, Santa Fiora e Stribugliano;
il vicariato del Fiora con le parrocchie di Manciano, Pitigliano, Semproniano e Sorano;
il vicariato del nord Albegna con le parrocchie di Magliano in Toscana e Scansano;
il vicariato del mare con le parrocchie di Capalbio, Isola del Giglio, Monte Argentario e Orbetello.
Storia
Incerte sono le origini della diocesi di Sovana, attestata per la prima volta nella seconda metà del VII secolo. Lanzoni ritiene che verosimilmente il vescovado sia anteriore a questo periodo[1], mentre Burattini sostiene che la diocesi sovanese sia l'erede di due precedenti sedi vescovili, quelle di Statonia e di Saturnia; a causa dell'invasione longobarda, le due diocesi sarebbero state accorpate e contestualmente i vescovi avrebbero trasferito la loro sede a Sovana.[2]
Per il primo millennio sono pochi i vescovi conosciuti di Sovana, noti grazie alla loro partecipazione ai concili celebrati dai pontefici: Bestiano nell'826, Tanimondo nell'853, Rastaldo nell'861, Stefano nell'869 e Rainerio nel 967.[4]
La cattedrale di Sovana venne costruita fra VIII e IX secolo ed è ricordata in una bolla di papa Niccolò II del 1061 diretta al vescovo Anselmo, nella quale si fa menzione anche dei canonici della cattedrale con a capo l'arciprete Vitale. La stessa bolla ricorda che l'istituzione canonicale era stata voluta nel secolo precedente dal vescovo Rainerio e confermata dal suo successore Giovanni.[5]
Nel corso del XII secolo la diocesi sovanese perse la parte orientale del suo territorio a causa dell'occupazione da parte di Orvieto del territorio della Val di Lago e precisamente dei centri di Acquapendente, San Lorenzo, Grotte e Gradoli. Dopo oltre cinquant'anni dall'occupazione, un processo intentato dal vescovo di Sovana Giordano nel 1194 finì a favore della diocesi di Orvieto.[6] Nel 1230papa Gregorio IX decise di separare Orbetello ed il suo territorio dalla diocesi di Sovana e di sottometterlo alla giurisdizione dell'abate delle Tre Fontane di Roma.
Sovana a metà del XVII secolo era un piccolo borgo di 400 anime e il vescovo Marcello Cervini tentò senza successo di ripopolarlo. Nel 1674Pier Maria Bichi fissò la sua residenza a Pitigliano, in un palazzo di proprietà della sua famiglia. Dopo la sua morte il palazzo fu lasciato in eredità alla curia vescovile e il successore Pietro Valentini continuò a risiedere a Pitigliano, come tutti i vescovi successivi. Benché la diocesi non fosse molto popolosa, non c'era penuria di sacerdoti: nel sinodo del 1689 furono 192 i sacerdoti presenti alla sessione del 13 maggio.
Nel 1836 il vescovo Francesco Maria Barzellotti fondò a Pitigliano una Scuola di morale e dogmatica, che rese obbligatoria per gli aspiranti al sacerdozio.
Dopo quasi due secoli che i vescovi risiedevano a Pitigliano, papa Gregorio XVI, in forza della bollaQuum divini cultus del 13 gennaio 1844,[8] sancì il definitivo trasferimento della cattedra vescovile nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo, elevata a concattedrale della diocesi, dove fu anche trasferito il capitolo dei canonici di Sovana; contestualmente la diocesi assunse il nome di diocesi di Sovana-Pitigliano.[9]
Negli anni dal 1868 al 1878 la diocesi assistette alla predicazione di un sedicente visionario e profeta, Davide Lazzaretti: inizialmente rimase nella Chiesa cattolica pur con atteggiamenti rivelazionisti, messianici e inclini al socialismo; nel 1871 fondò una nuova Chiesa giurisdavidica, che raccolse un certo numero di adesioni in Toscana, rifiutando l'obbedienza al Pontefice Romano. Il 18 agosto 1878 morì per mano dei carabinieri mentre guidava una processione verso Arcidosso.
Dal 1924 al 1932, con il vescovo Gustavo Matteoni, la diocesi di Sovana-Pitigliano fu unita in persona episcopi alla diocesi di Grosseto, suscitando la contrarietà del clero e del popolo, nonostante le assicurazioni di autonomia da parte del vescovo.
L'8 giugno 1934 il vescovo Stanislao Battistelli diede alla diocesi un nuovo assetto amministrativo, riducendo le vicarie da quindici a sei.
Dal 1964 al 1975 la diocesi restò vacante e rischiò nuovamente di essere unita alle diocesi vicine; fu amministrata dapprima per sei anni da Luigi Boccadoro, vescovo di Acquapendente e di Montefiascone, con l'aiuto del vescovo ausiliare Renato Spallanzani, residente a Pitigliano dal 1967 al 1970; e poi per altri cinque anni dal vescovo di Grosseto Primo Gasbarri tramite l'ausiliare Adelmo Tacconi, anch'egli residente in diocesi.
^Vittorio Burattini, Il cristianesimo nella Maremma grossetana dalle origini al Medioevo, in «Guida agli edifici sacri della Maremma», a cura di Carlo Citter, Siena, 2002, pp. 114-122.
^Mansi, Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio, vol. XI, Florentiae, 1765, col. 310.
^Pollock, Der Prozess von 1194 zwischen Orvieto und Sovana…, pp. 142-143.
^Archivi e biblioteche ecclesiastiche: da depositi a giacimenti culturali. Atti del convegno di Viterbo, 3 settembre 2014, a cura di Luciano Osbat ed Elisa Angelone, Viterbo, 2016, pp. 113-114.
^(LA) Bolla Quum divini cultus, Acta Gregorii Papae XVI, vol. III, Romae, 1902, pp. 244-251. La bolla è datata in questo modo: Datum Romae anno incarnationis Dominicae millesimo octingentesimo quadragesimo tertio, idibus ianuarii, pontificatus Nostri anno decimo secundo. Gli editori degli Acta di Gregorio XVI datano la bolla al 1843 (così nell'elenco cronologico delle bolle e nell'indice, p. 563).
^Così Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, vol. 53, p. 295. Invece secondo Cappelletti (op. cit., p. 752) Pitigliano fu elevata a sede vescovile e la nuova diocesi sarebbe stata unita aeque principaliter a quella di Sovana. Gli Annuari pontifici hanno inizialmente la dizione Sovana e Pitigliano, e poi quella di Sovana-Pitigliano.
^(LA) Congregazione per i vescovi, Decreto Quo aptius, AAS 67 (1975), pp. 678-680.
^Secondo Ughelli, nel concilio romano del 963 prese parte un vescovo di nome Pisano; per Cappelletti, il nome di questo vescovo sarebbe stato Rainerio, lo stesso che poi partecipò al concilio del 967. In realtà negli atti del concilio del 963 non appare nessuno dei vescovi menzionati dai due autori. Il Pisanus cui si riferisce Ughelli è in realtà l'aggettivo per indicare la presenza al concilio di un vescovo di Pisa, il cui nome però non è menzionato. Monumenta Germaniae Historica, Die Konzilien Deutschlands und Reichsitaliens 916-1001, seconda parte (962–1001), a cura di Ernst-Dieter Hehl, Hannover, 2007, pp. 231-232.
^abcI vescovi Davide (1083), Bernardo (1088) e Montano (1110) sono menzionati da Ughelli, ma senza documenti a sostegno della loro esistenza. Il nome di un vescovo Bernardo di Sovana appare negli atti del processo del 1194 per dirimere la questione dei confini fra le diocesi di Sovana e di Orvieto. Pollock, Der Prozess von 1194 zwischen Orvieto und Sovana…, p. 112.
^Il nome del vescovo Rainaldo appare negli atti del processo per dirimere la questione dei confini fra le diocesi di Sovana e di Orvieto. Pollock, Der Prozess von 1194 zwischen Orvieto und Sovana…, p. 110, nº 18. Viene identificato con un anonimo vescovo di Sovana documentato nel 1114 (id., p. 145).
^Il nome del vescovo Eugerio, menzionato prima di quello di Ildizone, appare negli atti del processo per dirimere la questione dei confini fra le diocesi di Sovana e di Orvieto. Pollock, Der Prozess von 1194 zwischen Orvieto und Sovana…, pp. 112 e 145.
^Pollock, Der Prozess von 1194 zwischen Orvieto und Sovana…, p. 146.
^abPollock, Der Prozess von 1194 zwischen Orvieto und Sovana…, pp. 147-148.
^Tra Pietro e Paolino Cappelletti aggiunge il vescovo Ildebrando, attorno al 1170, che G. Bruscalupi (Monografia storica della contea di Pitigliano, p. 499) segna al 1150. Ignoto alle altre fonti.
^Pollock, Der Prozess von 1194 zwischen Orvieto und Sovana…, pp. 148-149.
^Pollock, Der Prozess von 1194 zwischen Orvieto und Sovana…, p. 149.
^Bruscalupi, Monografia storica della contea di Pitigliano, p. 500.