Casa del Martirio di Santa Maria Goretti a Borgo Le Ferriere di Latina
Santissima Annunziata a Norma
Madonna di Mezzagosto a Priverno
Santa Maria della Sorresca a Sabaudia
Madonna delle Grazie a Sonnino
Madonna della Delibera a Terracina.
Storia
L'attuale diocesi è frutto dell'unione di tre antiche diocesi: Terracina, attestata a partire dal IV secolo e che assunse il nome di Terracina-Latina nel 1967; Priverno, documentata dall'VIII secolo; e Sezze, i cui primi vescovi noti risalgono all'XI secolo.
Prima dell'unione (IV-XII secolo)
Terracina
La tradizione attribuisce la fondazione della chiesa di Terracina ad uno dei 72 discepoli ricordati dai Vangeli, Epafrodito, inviato dallo stesso apostolosan Pietro. Altre tradizioni legano la diffusione del cristianesimo nel territorio al passaggio di san Paolo sulla via Appia nel viaggio verso Roma. Le tradizioni agiografiche ricordano, oltre al menzionato Epafrodito, anche i santi Felice e Silvano, e soprattutto san Cesareo, commemorato nel martirologio geronimiano, sulla cui tomba fu eretta una basilica, probabile primitiva cattedrale della diocesi, e dove sono state scoperte tombe cristiane risalenti al III-IV secolo.[3]
Dal punto di vista storico e documentario, la prima attestazione dell'esistenza della diocesi di Terracina risale ai primi decenni del IV secolo con il vescovo Sabino, presente al sinodoromano indetto da papa Milziade nel 313. Agli inizi del VI secolo, secondo la testimonianza raccolta nei Dialoghi da Gregorio Magno, san Benedetto fondò nei pressi di Terracina il monastero di Santo Stefano de Montanis, concesso agli abati di Montecassino da papa Leone IX nel 955.[4] Nel 592, per la morte di Pietro, Agnello vescovo di Formia, impossibilitato a risiedere nella sua città a causa delle devastazioni operate dai Longobardi, fu nominato da Gregorio Magno vescovo di Terracina, mantenendo unite per un certo periodo le due diocesi.[5]
Priverno
Benché la diocesi sia attestata solo dall'VIII secolo[6], la presenza del cristianesimo a Priverno (nota come Piperno) risale almeno al IV secolo, secondo alcune recenti testimonianze archeologiche.[7] Il primo vescovo documentato storicamente è Bonifacio, che nel 769 partecipò ad un sinodoromano indetto da papa Stefano III; l'ultimo è Giovanni, che il 2 novembre 1036 prese parte ad sinodo celebrato da papa Benedetto IX.
Secondo Cappelletti[8], la sede di Priverno fu unita a quella di Terracina solo nella seconda metà del XII secolo, fondando la sua ipotesi su una controversia che vide coinvolti la città di Priverno con il vescovo terracinese Ugone (1168-1179). Lo storico francese Louis Duchesne ritiene invece che verso il 1036 la sede vescovile di Priverno fu trasferita a Sezze, a sua volta unita a Terracina nel XII secolo.[9]
In forza di un accordo stabilito nel 1245, l'ex cattedrale di Priverno mantenne un capitolo di canonici e il suo arciprete ebbe il titolo di vicedominus, con particolari prerogative episcopali, sui territori dell'antica diocesi. Questo privilegio fu contestato dai vescovi di Terracina ancora nel XVII secolo.[7]
La tradizione locale attribuisce all'evangelista san Luca l'evangelizzazione e la fondazione della comunità cristiana setina. Secondo Cappelletti, la diocesi sarebbe già documentata sul finire dell'VIII secolo[10]; tuttavia il primo vescovo noto è Stefano presente al sinodo romano convocato da papa Benedetto IX nel 1036.
I successivi vescovi di Sezze sono noti grazie alla Legenda sancti Lidani abbatis. Il primo è Pollidio, che nel 1046 concesse al monaco Lidano d'Antena il permesso di edificare un monastero nei pressi di Sezze; segue Drusino, che alla morte del santo nel 1118 traslò i suoi resti nella cattedrale di Sezze e ne incentivò il culto; infine Giovanni, che verso la metà del XII secolo redasse parte della Legenda.
Dopo l'unione (XIII-XIX secolo)
Nel corso del XII secolo le tre sedi di Terracina, Priverno e Sezze furono unite sotto l'unico vescovado di Terracina. Non si conosce l'epoca esatta di tale unione, ma è pervenuta fino ai nostri giorni la bollaHortatur nos[11] del 17 gennaio 1217, con la quale papa Onorio III confermava l'unione delle tre diocesi stabilita dai suoi predecessori.[12] La bolla menziona ben sette pontefici, da Alessandro II (1061-1073) a Innocenzo III (1198-1216): si presume che all'epoca di Alessandro II la sede di Priverno fosse già unita con Terracina[13] e che al tempo di Innocenzo III anche Sezze avesse subito la medesima sorte.
La bolla Hortatur nos confermò l'immediata soggezione di Terracina alla Santa Sede e soprattutto riporta l'elenco dei borghi (rocchis atque castellis) che appartenevano alle diocesi di Priverno e Sezze: Somnino, Rocca Sicca, Rocca Angurga e Magentia per Priverno; Asprano, Treve, Aquapuzza,[14]Sarmineto e Bassiano per Sezze.[15] Questo territorio rimarrà inalterato fino all'epoca fascista, restando incerti i confini occidentali della diocesi terracinese per la presenza dell'agro pontino, paludoso e praticamente disabitato, che renderà difficile, ma anche inutile, la definizione dei limiti con la confinante sede di Velletri.
Nel XVI secolo le incursioni dei corsari barbareschi e soprattutto le frequenti infezioni malariche provocarono un vero collasso demografico nella comunità terracinese, che arrivò a contare nel 1572 poco più di duecento abitanti.[3] A partire da quest'epoca, i vescovi di Terracina iniziarono a risiedere sempre più stabilmente lontano dalla città episcopale, soprattutto a Sezze, dove il vescovo Cesare Ventimiglia (1615-1645) restaurò il palazzo vescovile e vi istituì il seminario diocesano;[16] a Sezze furono trasferiti anche i resti di san Lidano con il vescovo Fabrizio Perugini nel 1606.[17] «A Luca Cardino (1582-1594) si deve la prima relatio ad limina (1590), eccezionalmente redatta in volgare; la celebrazione dei sinodi nei principali centri della diocesi (il primo a Priverno nel 1606) conferma tuttavia la difficoltà a fissare una sede.»[3]
Il trasferimento di fatto della sede vescovile a Sezze, provocò la reazione del clero e soprattutto del capitolo della cattedrale di Terracina, che agli inizi del Settecento chiese alla Santa Sede di ribadire la preminenza della cattedrale di Terracina su quella di Sezze; contestualmente gli abitanti e il clero di Sezze fecero ricorso alla Sacra Rota, perché venisse confermata la cattedralità della loro chiesa, non subordinata a quella di Terracina.
Queste incomprensioni e difficoltà tra Terracina e Sezze portò all'intervento di papa Benedetto XIII che intervenne nella disputa con ben quattro bolle, allargando il discorso anche alla diocesi di Priverno. Il 29 aprile 1725 con la bolla Romanus pontifex[18] il pontefice ribadì la cattedralità della chiesa di Sezze, onore che mai la città perse, né prima né dopo la bolla di Onorio III; ingiunse ai vescovi di Terracina di aggiungere al proprio titolo quello di Sezze; e confermò l'unione fra le due sedi stabilita come aeque principaliter.[19] Questa unione fu confermata con la bolla Regis pacifici del 16 luglio 1725.
Anche per la sede di Priverno furono stabilite da Benedetto XIII le medesime prerogative e la stessa tipologia di unione con la bolla Super universas del 10 settembre 1725.[20]
Infine l'unione aeque principaliter delle tre sedi fu definitivamente confermata da Benedetto XIII con la bolla Sacrosancta Romana Ecclesia del 9 dicembre 1726.[21]
Gli inizi dell'Ottocento furono caratterizzati dalla ripresa economica e sociale di Terracina, grazie alle prime opere di bonifica dell'agro pontino portate avanti dai pontefici; ma anche dalla diffusione del brigantaggio, «protagonista di efferate violenze, come l'assalto al collegio ecclesiastico di Terracina (1821) in cui il brigante Massaroni tentò di rapire lo stesso vescovo».[3]
Nel 1885 le tre diocesi comprendevano 23 parrocchie in totale, così distribuite:[22]
7 parrocchie nella diocesi di Sezze, nei comuni di Sezze e Bassiano.
L'odierna diocesi
Con la bonifica dell'agro pontino attuata negli anni trenta, si crearono nuovi territori dove si insediarono migliaia di coloni, molti dei quali provenienti dal Triveneto, e sorsero nuove città quali Littoria, Sabaudia e Pontinia. Questo pose un duplice problema ai vescovi delle diocesi di Velletri e di Terracina, Sezze e Priverno, da cui dipendevano i nuovi territori: la cura pastorale delle popolazioni trasferite nell'agro pontino e la definizione esatta dei confini diocesani[23]. Solo per Pontinia non ci furono problemi di giurisdizione, essendo la città sorta su un territorio sottratto al comune e alla parrocchia della cattedrale di Sezze.[17]
Nel dopoguerra, la Congregazione concistoriale stabilì che i confini tra i comuni di Latina e di Sabaudia fossero anche quelli tra le diocesi di Velletri e di Terracina, Sezze e Priverno; questo portò ad uno scambio di territori fra le diocesi coinvolte con decreto del 19 marzo 1950.[24]
Nel 1957 il vescovo Emilio Pizzoni fece richiesta alla Santa Sede di riunire le curie vescovili delle tre diocesi, cui provvide, il 25 luglio di quell'anno, il decreto Ad spirituale della Congregazione Concistoriale, che stabilì anche la nomina di un unico vicario generale.[25] Lo stesso anno la Santa Sede decise anche una lieve modifica territoriale, con il passaggio della località Frasso (comune di Sonnino) dalla diocesi di Priverno a quella di Terracina.[26]
Il 12 settembre 1967 i territori della provincia di Latina che facevano parte della sede di Velletri (e cioè: Latina, Cisterna di Latina, Cori, Norma e Rocca Massima), furono annessi alla diocesi di Terracina. che assunse contestualmente il nome di Terracina-Latina.[27][28] A partire da questa data i vescovi della diocesi posero, di fatto, la loro sede a Latina, città più grande e più importante di Terracina.
Nel 1991 furono ridefiniti i confini con la sede suburbicaria di Albano, alla quale la diocesi di Latina-Terracina-Sezze-Priverno ha ceduto una parrocchia del comune di Aprilia acquisendone quattro facenti parte del comune di Latina.[29]
Sono presenti in diocesi le seguenti istituzioni culturali:[45]
la scuola di teologia "Paolo VI" a Latina
l'archivio storico "Urbano II" a Terracina
la biblioteca "San Carlo da Sezze" a Latina
il museo d'arte sacra, con sede a Sezze e a Sermoneta.
Statistiche
La diocesi nel 2021 su una popolazione di 330.660 persone contava 317.800 battezzati, corrispondenti al 96,1% degli abitanti.
anno
popolazione
presbiteri
diaconi
religiosi
parrocchie
battezzati
totale
%
numero
secolari
regolari
battezzati per presbitero
uomini
donne
1950
109.800
110.000
99,8
92
60
32
1.193
39
135
32
1966
105.750
106.000
99,8
88
47
41
1.201
43
195
33
1980
254.010
257.350
98,7
146
89
57
1.739
61
289
81
1990
275.000
290.000
94,8
146
86
60
1.883
1
64
281
84
1999
282.717
297.597
95,0
163
93
70
1.734
3
75
285
87
2000
283.820
298.758
95,0
160
90
70
1.773
3
75
285
87
2001
285.607
300.639
95,0
153
83
70
1.866
7
76
284
87
2002
288.278
303.451
95,0
148
83
65
1.947
7
71
250
87
2003
298.397
304.487
98,0
156
91
65
1.912
5
69
270
87
2004
299.380
305.490
98,0
151
86
65
1.982
5
69
280
87
2013
310.778
317.120
98,0
141
81
60
2.204
16
63
149
87
2016
323.214
336.474
96,1
128
75
53
2.525
21
56
146
87
2019
321.570
334.730
96,1
135
81
54
2.382
24
55
109
87
2021
317.800
330.660
96,1
130
80
50
2.444
22
51
113
83
Note
^abLe foranie di Sezze e di Priverno corrispondono ai territori delle rispettive diocesi al momento della loro plena unione con Terracina-Latina nel 1986.
^Charles Pietri, Luce Pietri (ed.), Prosopographie chrétienne du Bas-Empire. 2. Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), École française de Rome, volume I, Roma, 1999, pp. 67-69.
^Le Chiese d'Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, VI, pp. 564-565.
^Testo della bolla in: Cappelletti, Le Chiese d'Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, VI, pp. 534-537.
^La bolla riporta la seguente espressione: Pipernensem et Setinam ecclesias eidem Terracinensi ecclesiae in perpetuum unitas manere decernimus - "Stabiliamo che le chiese di Piperno e di Sezze rimangano in perpetuo unite alla stessa chiesa di Terracina". Cappelletti, Le Chiese d'Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, VI, pp. 535-536.
^Lo era forse alla morte del vescovo di Terracina Gregorio (post 1126), che fu sepolto apud Pipernensem ecclesiam. Cappelletti, Le Chiese d'Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, VI, pp. 532-533.
^Testo della bolla in: Cappelletti, Le Chiese d'Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, VI, pp. 584-590.
^La bolla in realtà dice che la chiesa di Sezze «in ecclesiam cathedralem de novo erigimus et ecclesiae Terracinensi aeque principaliter perpetuo unimus», cosa che lascerebbe supporre una nuova erezione o restaurazione della diocesi setina (Eubel, Hierarchia catholica,vol. V, p. 371, nota 1.
^Testo della bolla in: Cappelletti, Le Chiese d'Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, VI, pp. 591-598. Anche in questa bolla il papa afferma che la chiesa Santa Maria di Priverno «de novo in cathedralem erigimus et ecclesiae Terracinensi una cum ecclesia Setina aeque principaliter etiam de novo unimus». Più oltre parla di «reintegrationem dictae majoris ecclesiae Privernensis seu illius novam erectionem in cathedralem».
^Testo della bolla in: Cappelletti, Le Chiese d'Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, VI, pp. 598-603.
^Alla posa della prima pietra di Littoria, la futura Latina, fu presente il vescovo di Terracina Pio Leonardo Navarra, cosa che suscitò il disappunto del vescovo di Velletri, che rivendicava la giurisdizione sulla città; ne nacque un dissidio che durò anni (dal sito Beweb - beni ecclesiastici in web).
^abcSchwartz, Die besetzung der bistümer Reichsitaliens…, pp. 270-271.
^abcSchwartz, Die besetzung der bistümer Reichsitaliens…, p. 272.
^Questo vescovo, documentato da alcuni autori, sarebbe menzionato in un diploma spurio (Cappelletti, VI, p. 580).
^Non è certo se Landus setinus sia mai stato effettivamente vescovo di Sezze, come affermato dalle cronotassi tradizionali. La sua biografia nel Dizionario biografico degli italiani (Maria Teresa Caciorgna, DBI, vol. 62, 2004) non ne parla affatto, ma piuttosto ricorda la soppressione della diocesi di Sezze e la sua unione con Terracina.
^abcdeCharles Pietri, Luce Pietri (ed.), Prosopographie chrétienne du Bas-Empire. 2. Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), École française de Rome, 2 volumi, Roma, 1999-2000.
^abcdefghijkSchwartz, Die besetzung der bistümer Reichsitaliens…, pp. 272-273.
^Nominato a Terracina per la morte del vescovo Ruggero (Eubel).
^Il 20 maggio 1541 fu nominato patriarca titolare di Alessandria, mantenendo le sedi di Terracina, Sezze e Priverno.