I diari dell’Olocausto, scritti durante gli anni delle persecuzioni razziali naziste (tra il 1933 e il 1945), offrono una testimonianza diretta della vita delle persone coinvolte in quegli eventi. La loro forza di testimonianza è pari solo a quella offerta dalle fotografie dell'Olocausto.
Introduzione dei fuochi d'artificio
I diari (resoconti autobiografici talora redatti anche in forma di collezioni di appunti, articoli, lettere, disegni o fotografie) sono fonti storiche fondamentali per la ricerca sull’Olocausto.[1] In essi troviamo registrate le reazioni private a grandi eventi e cambiamenti di vita, come la guerra, la fuga, la vita in clandestinità, le deportazioni, il lavoro coatto, i mille atti di violenza ma anche di resistenza all’interno dei ghetti. I diari catturano anche le necessità più intime e personali della ricerca costante del cibo e di un luogo confortevole per il riposo, la fame, le malattie, le morti, i rapporti di convivenza con familiari, amici e conoscenti in spazi abitativi ristretti—episodi di vita quotidiana resi ancora più complicati perché vissuti sempre all'ombra della persecuzione nazista.[2]
Alcuni diari furono scritti da giornalisti e intellettuali con grande esperienza di vita, alcuni furono pensati come proclami politici da affidare ai posteri, altri ancora furono composti da bambini e adolescenti appena affacciatisi alla vita. Per quanto ogni diario non rifletta che alcuni frammenti nella vita dell'autore, presi complessivamente essi ci danno un quadro vivo e diretto della realtà complessa che milioni di perseguitati si trovarono ad affrontare durante l'Olocausto, un'esperienza spesso tragicamente conclusasi con la morte.[3]
I diari si possono dividere in tre categorie a seconda dello status dei loro autori (perseguitati, testimoni "neutrali", persecutori):
(1) Diari e resoconti scritti da perseguitati (vittime o superstiti dell'Olocausto), i quali a loro volta si possono suddividere in tre gruppi:
(a) “rifugiati” che in luoghi ormai sicuri e lontani dalle zone di guerra descrivono il loro esilio, la separazione dalla terra natale e dai propri familiari, le preoccupazioni del presente e le speranze per il proprio futuro.
(b) persone che vivono sotto le norme di occupazione nazista, soggette a discriminazione, in condizioni di prigionia, in ghetti o in campi di concentramento, di lavoro o di sterminio, con la prospettiva incombente e per molti ormai inevitabile della morte. È il caso, fra gli altri, di Mary Berg, Helga Deen, e Dawid Rubinowicz.
(c) persone che, pur vivendo in zone soggette alle politiche di genocidio, a questo destino si sono sottratte e vivono nascoste, tra i partigiani o in situazione di clandestinità, con l'animo diviso tra la speranza e l’angoscia costante di essere denunciate, scoperte e catturate. È il caso, fra gli altri, di Anna Frank, Moshe Flinker, e Jerzy Feliks Urman.
(2) Diari e resoconti scritti da testimoni "neutrali" (giornalisti come Alceo Valcini, Kazimierz Sakowicz o Curzio Malaparte), che si trovarono ad essere testimoni di eccidi e di altri eventi relativi all'Olocausto.
(3) Diari e resoconti infine scritti da persone responsabili dell'Olocausto (come Heinrich Himmler o Karl-Friedrich Höcker), nei quali i riferimenti alla pianificazione degli eccidi si trovano spesso a fare da sfondo a notazioni e sentimenti di vita familiare e quotidiana.
I diari, scritti durante gli anni dell'Olocausto (tra 1933 e il 1945), vanno distinti dai libri di memorie sull'Olocausto nei quali gli autori, dopo la fine della guerra, talora a distanza di anni o decenni, hanno ripercorso le loro esperienze e le loro memorie, con la coscienza di come il conflitto si sia concluso con la sconfitta del regime nazista, la piena consapevolezza di cosa ciò abbia alla fine significato per loro e per i loro cari, e la maturità derivata dal distacco temporale e da una conoscenza più ampia del contesto storico nel quale si erano trovati a vivere.[4]
1944 - Maria Eisenstein, Internata numero 6: donne fra i reticolati del campo di concentramento, Roma: D. De Luigi, 1944 (rist. Milano: Tranchida, 1994; e Milano: Mimesis, 2014)
1944 - Maria Eisenstein, Internata numero 6: donne fra i reticolati del campo di concentramento, Roma: D. De Luigi, 1944
1981-82 - Het verstoorde leven. Dagboek van Etty Hillesum, 1941–1943 (a cura di Jan Geurt Gaarlandt), Haarlem: De Haan, 1981 - Het denkende hart van de barak. Brieven van Etty Hillesum, 1942–1943 (a cura di Jan Geurt Gaarlandt), Haarlem: De Haan, 1982.
1985-90 Diario, 1941-1943 (trad. di Chiara Passanti). Milano: Adelphi, 1985. - Lettere, 1942-1943 (trad. di Chiara Passanti). Milano: Adelphi, 1990. ISBN 88-459-0775-9
1998 - We're Alive and Life Goes On: A Theresienstadt Diary (trad. di Alexander Zaia), New York: Henry Holt, 1998 / Ed. tedesca, 2007 / Ed. ceca, 2009.
1964 - In depot: dageboek uit Westerbork, Amsterdam: Polak & Van Gennep, 1964 / Year of Fear: A Jewish Prisoner Waits for Auschwitz. New York: Hawthorn Books, 1968.
1994 - Wozu noch Welt. Aufzeichnungen aus dem Getto Lodz, Frankfurt am Main: Neue Kritik, 1994. / In the Beginning Was the Ghetto: Notebooks from Łódź. Evanston, IL: Northwestern University Press, 2002.
1945 - Il calvario di Varsavia, 1939-1945 Milano: Garzanti, 1945 - "Z Malapartem w warszawskim getcie" (Con Malaparte nel ghetto di Varsavia), 1990.
1945 - ed. originaria italiana
Antologie di testi
Alan Adelson e Robert Lapides, eds., Lodz Ghetto: Inside a Community under Siege. New York: Viking, 1989.- Questa raccolta di documenti dal ghetto di Łódź contiene passi scelti dai diari di Dawid Sierakowiak, Jakub Poznanski, Jozef Zelkowicz, e altri.
Laurel Holliday (ed.), Children in the Holocaust and World War II: Their Secret Diaries. New York: Pocket Books, 1995. – Passi scelti dai diari di 23 ragazzi/e, ebrei e non-ebrei, vissuti durante la seconda guerra mondiale.
Alexandra Zaprunder (ed.), Salvaged Pages: Young Writers' Diaries of the Holocaust, 2nd ed., Yale University Press, 2015. -- Passi scelti dai diari di 15 ragazzi/e, oltre alla lista di una cinquantina di altri diari conosciuti. I 15 autori trattati sono: Klaus Langer (Essen, Germany); Elizabeth Kaufmann (Paris, France); Peter Feigl (France); Moshe Flinker (Brussels, Belgium); Otto Wolf (Olomouc, Czechoslovakia); Petr Ginz e Eva Ginzova (Terezin Ghetto); Yitskhok Rudashevski (Vilna Ghetto); Anonymous girl (Lodz Ghetto); Miriam Korber (Transnistria); Dawid Rubinowicz (Krajno, Poland); Elsa Binder (Stanislawow, Poland); Ilya Gerber (Kovno Ghetto); Anonymous boy (Lodz Ghetto); e Alice Ehrmann (Terezin Ghetto).
Renata Laqueur, Writing in Defiance: Concentration Camp Diaries in Dutch, French and German, 1940-1945. Ph.D. diss., New York University, 1971.
James E. Young, Interpreting Literary Testimony: A Preface to Rereading Holocaust Diaries and Memoirs. New Literary History 18.2 (Winter, 1987): 403-423.
Esther Farbstein, "Diaries and Memoirs as a Historical Source; the Diary and Memoir of a Rabbi at the Konin House of Bondage". Yad Vashem Studies 26 (1998): 87-128.
Robert Moses Shapiro, ed., Holocaust Chronicles: Individualizing the Holocaust through Diaries and Other Contemporaneous Personal Accounts. Hoboken, NJ: Ktav, 1999.
David Patterson, Along the Edge of Annihilation: The Collapse and Recovery of Life in the Holocaust Diary. Seattle: University of Washington Press, 1999
Batsheva Ben-Amos, A Multilingual Diary from the Łódź Ghetto. Gal-Ed: On the History of the Jews in Poland 19 (2004): 51-74.
Alexandra Garbarini, Numbered Days: Diaries and the Holocaust. New Haven, CT: Yale University Press, 2006.
Note
^Alexandra Garbarini, Numbered Days: Diaries and the Holocaust, New Haven, CT: Yale University Press, 2006.