La chiesa di Sant'Antonio fu iniziata nel 1386 e terminata nel 1404 per i canonici Regolari di Sant'Antonio di Vienne, la cui abitazione si trovava sul lato opposto della via Emilia. Nel 1450papa Niccolò V affidò ai canonici la direzione del vicino Hospitale militum. Poiché il superiore della comunità di canonici portava il titolo di precettore, la chiesa è anche detta precettoria.
La comunità canonicale scomparve nel 1493 e la precettoria venne concessa in commenda a numerosi prelati (tra i più celebri, i cardinali Federico Sanseverino e Giovanni Morone) che erano tenuti a continuare l'attività ospedaliera dei religiosi antoniani offrendo cibo a poveri e carcerati in determinati giorni dell'anno.
Uno dei precettori commendatari, il futuro vescovo di GenovaMatteo Rivarola, a istanza della duchessa Maria d'Aviz nel 1595 eresse nell'ex convento dei canonici un conservatorio di zitelle povere, dette "preservate teutoniane": le preservate si trasformarono presto in religiose e adottarono l'abito che fu dei canonici, recante una croce a tau azzurra sul petto, e la loro comunità sopravvisse fino al 1906.
Per interessamento del cardinale Antonio Francesco Sanvitale e grazie a una donazione di papa Clemente XIII, tra il 1712 e il 1766 la chiesa fu ricostruita su disegno del Bibiena e assunse la forma attuale. La chiesa fu riconsacrata da Alessandro Pisani, vescovo di Piacenza, il 26 ottobre 1766.
La Chiesa ortodossa etiope, arrivata in città nel 2002, per alcuni anni ha usufruito di questa chiesa per le celebrazioni domenicali, dopodiché ha ottenuto in comodato sempre per le domeniche San Pietro d'Alcantara.[2]
Descrizione
La facciata della chiesa è divisa in tre piani in cui i vuoti prevalgono sui pieni.
Alla decorazione interna dell'edificio lavorarono gli artisti parmensi Gaetano Ghidetti e Antonio Brianti; le figure di angeli e la scena dell'apoteosi di sant'Antonio, affrescati nella volta superiore (visibile attraverso i trafori di quella inferiore, soluzione inconsueta e raffinata) e l'affresco che funge da pala d'altare (raffigurante sant'Antonio abate) sono di Giuseppe Peroni.