Nasce da Ercole Raffaele Levi e Annetta Treves in un'agiata famiglia ebraica della borghesiatorinese e fin da ragazzo dedica molto tempo alla pittura, che coltiverà con passione per tutta la vita, raggiungendo importanti successi. Sua sorella maggiore è la neuropsichiatra infantile Luisa Levi.
Durante questo viaggio scrive anche il primo articolo sulla sua pittura per la rivista L'Ordine Nuovo di Antonio Gramsci.
Si laurea in medicina nello stesso anno e rimarrà alla Clinica Medica dell'Università di Torino come assistente fino al 1928, ma non eserciterà mai la professione di medico, preferendo definitivamente la pittura e il giornalismo.
La scelta per l'attività artistica
La profonda amicizia e l'assidua frequentazione di Felice Casorati orientano la prima attività artistica del giovane Levi, con le opere pittoriche Ritratto del padre (1923) e il levigato nudo di Arcadia, con il quale partecipa alla Biennale di Venezia del 1924. Nel 1926 presenta alla medesima rassegna Il fratello e la sorella[3].
Dopo altri soggiorni a Parigi, dove aveva mantenuto uno studio, la sua pittura, influenzata dalla Scuola di Parigi, subisce un ulteriore cambiamento stilistico.
Levi, per una precisa posizione culturale coerente con le sue idee, considerava espressione di libertà la pittura, in contrapposizione formale e sostanziale alla retorica dell'arte ufficiale, secondo lui sempre più sottomessa al conformismo del regime fascista e al modernismo ipocrita del movimento futurista.
Nel 1932 partecipa alla Biennale di Venezia presentando le opere: L'uomo rosso (1929), Scena di frutta (1930) e Natura morta con melograni (1930)[4].
Nel marzo 1934 Levi viene arrestato per sospetta attività antifascista. Il 15 maggio 1935, su segnalazione dello scrittore fascista Dino Segre (Pitigrilli),[5] è colpito da un secondo arresto e condannato al confino nel paese lucano di Grassano. Successivamente viene trasferito nel piccolo centro di Aliano, in provincia di Matera.[6] Lo segue, per amore, la cugina Paola Levi, sorella della scrittrice Natalia Ginzburg[7]. Da questa esperienza nasce il suo romanzo più famoso, Cristo si è fermato a Eboli (nel racconto il paese viene chiamato Gagliano, imitando la pronuncia locale).
Nel 1936 il regime fascista, sull'onda dell'entusiasmo collettivo per la conquista etiopica, gli concede la grazia; Levi si trasferisce per alcuni anni in Francia, dove continua la sua attività politica.
Nel 1938 nasce sua figlia Anna, in seguito alla relazione con Paola Levi[8].
Rientrato in Italia, nel 1943 aderisce al Partito d'Azione e dirige insieme ad altri azionisti La Nazione del Popolo, organo del Comitato di Liberazione della Toscana.
Trova rifugio a Firenze, presso l'abitazione di Eugenio Montale, dove rimane fino al 1944. È qui che conosce Umberto Saba, suo futuro suocero. Anche il poeta triestino aveva infatti trovato riparo presso Montale.
Cristo si è fermato a Eboli
«Cristo è sceso nell'inferno sotterraneo del moralismo ebraico per romperne le porte nel tempo e sigillarle nell'eternità. Ma in questa terra oscura, senza peccato e senza redenzione, dove il male non è morale, ma è un dolore terrestre, che sta per sempre nelle cose, Cristo non è disceso. Cristo si è fermato a Eboli.»
Nel 1945, a seguito del ripristino della democrazia in Italia, Einaudi pubblica il romanzo Cristo si è fermato a Eboli, scritto nei due anni precedenti da Carlo Levi.
In esso Levi denuncia le condizioni di vita disumane di quella popolazione contadina, dimenticata dalle istituzioni dello Stato, alle quali "neppure la parola di Cristo sembra essere mai giunta".
La risonanza che avrà il romanzo mette in ombra la sua attività di pittore. La stessa pittura di Levi viene influenzata dal suo soggiorno in Basilicata (sotto il fascismo chiamata Lucania), diventando più rigorosa ed essenziale, fondendo la lezione di Modigliani con un sobrio, personale realismo.
Nel 1945 Carlo Levi intreccia una relazione amorosa, che durerà sino alla sua morte, con Linuccia Saba (24 gennaio 1910 - 28 luglio 1980), l'unica figlia del poeta Umberto Saba. Nel dopoguerra Levi continuerà la sua attività di giornalista, in qualità di direttore del quotidiano romano L'Italia libera, organo del Partito d'Azione, partecipando a iniziative e inchieste politico-sociali sull'arretratezza del Mezzogiorno d'Italia; per molti anni collaborerà con il quotidiano La Stampa di Torino.
Partecipa alle edizioni della Biennale di Venezia degli anni 1948, 1950, 1952. Nel 1954 aderisce al gruppo neorealista e partecipa ad altre due edizioni dell'esposizione veneziana, nel 1954 e nel 1956, con dipinti in chiave realistica come la sua narrativa.
Prosegue l'attività di scrittore: dopo Cristo si è fermato a Eboli, di grande interesse sono L'orologio, pensosa e inquieta cronaca degli anni della ricostruzione economica italiana (1950), Le parole sono pietre, del 1955, sui problemi sociali della Sicilia (vincitore nel 1956 del Premio Viareggio per la Narrativa, ex aequo con La sparviera di Gianna Manzini), Il futuro ha un cuore antico (1956) e Tutto il miele è finito (1965).
Nel 1963, per dare peso alle sue inchieste sociali sul degrado generalizzato del paese e mosso dal desiderio di contribuire a modificare una politica stratificata su un immobilismo di conservazione di certi diritti acquisiti anche illegalmente, passa dalla teoria alla pratica e, convinto dagli alti vertici del Partito Comunista Italiano, in particolare da Giorgio Amendola, incomincia a svolgere politica attiva.
Candidato a un seggio senatoriale, viene eletto per due legislature senatore della Repubblica, come indipendente del partito comunista: la prima volta nel collegio di Civitavecchia, nel secondo mandato nel collegio di Velletri.
Nel 1967, assieme ad altri artisti e intellettuali, politici e sindacalisti italiani (tra cui Renato Guttuso, Paolo Cinanni, Ferruccio Parri, Gaetano Volpe, Luigi Gaiani, Claudio Cianca, Vincenzo Bigiaretti), fonda la Federazione italiana lavoratori emigranti e famiglie (FILEF), di cui sarà presidente fino alla morte; ad essa aderiranno centinaia di associazioni di emigrati in tutto il mondo; l'obiettivo indicato in un suo famoso scritto "Emigrati, non più cose, ma protagonisti" è quello di far emergere la questione migratoria come una delle grandi questioni nazionali; l'eco di questo suo impegno è presente in numerosi suoi discorsi e interventi parlamentari.
Nel gennaio 1973 subisce due interventi chirurgici per il distacco della retina. In stato temporaneo di cecità riuscirà a scrivere Quaderno a cancelli, pubblicato postumo nel 1979 senza la parte finale, recentemente recuperata dallo studioso D. Sperduto, e a tracciare 146 disegni. Nel 2020 l'Einaudi pubblicherà l'edizione filologicamente corretta dell'opera, secondo le disposizioni dell'autore.
Nel 1974 dona una sua opera, un'acquaforte raffigurante un brigante che ha fatto parte di una cartella di 6 acqueforti creata per il IV convegno nazionale di storiografia lucana svoltosi a Pietragalla (PZ) nel settembre dello stesso anno, sotto l'alto patronato del Presidente della Repubblica e presieduto da un suo caro amico il dott. Antonio Maria de Bonis.
Muore a Roma il 4 gennaio 1975, all'età di 72 anni.
Carlo Levi e Aliano
La salma dello scrittore torinese riposa nel cimitero di Aliano, dove volle essere sepolto per mantenere la promessa di tornare che aveva fatto agli abitanti lasciando il paese.
In realtà Levi tornò più volte in Basilicata nel secondo dopoguerra e soggiornò anche in un paesino della provincia di Potenza, Pietragalla, ospite della famiglia de Bonis. Ne sono testimonianza le foto custodite nella pinacoteca dedicatagli nel comune di Aliano, che lo ritraggono nelle varie località della provincia di Matera assieme a suoi amici e ai personaggi protagonisti del suo libro più famoso.
Ad Aliano è stato realizzato il Parco letterario Carlo Levi che promuove iniziative legate alla memoria di Levi, come i viaggi sentimentali nei luoghi legati al confino di Levi, e giornate di degustazione di prodotti tipici. Inoltre ogni anno si svolge ad Aliano il Premio letterario nazionale Carlo Levi.
La Fondazione
Nel 1975 la compagna Linuccia Saba (1910-1980), su richiesta testamentaria del pittore, istituisce la Fondazione Carlo Levi, divenendone prima presidente[10].
La doppia notte dei tigli, Collana Saggi, Torino, Einaudi, 1959; Introduzione di Mario Desiati, Collana ET Scrittori, Einaudi, 2024, ISBN 978-88-062-6315-7.
Un volto che ci somiglia. Ritratto dell'Italia, Torino Einaudi, 1960. [volume di fotografie di János Reismann, pubblicato prima in Germania nel 1959]
L'invenzione della verità. Testi e intertesti per «Cristo si è fermato a Eboli», a cura di V. Barani e M. A. Grignani, Edizioni dell'Orso, 1998, ISBN978-88-769-4332-4.
Il pianeta senza confini. Prose di viaggio, a cura di V. Zaccaro, Roma, Donzelli, 2003, ISBN978-88-798-9818-8.
Un dolente amore per la vita. Conversazioni e interviste, a cura di L.M. Lombardi Satriani e L. Bindi, Roma, Donzelli, 2003, ISBN978-88-798-9785-3.
Le ragioni dei topi. Storie di animali, a cura di G. Di Donato, Roma, Donzelli, 2004, ISBN978-88-798-9883-6.
Il dovere dei tempi. Prose politiche e civili, a cura di L. Montevecchi, Introduzione di Nicola Tranfaglia, Roma, Donzelli, 2004, ISBN978-88-798-9939-0.
La strana idea di battersi per la libertà. Dai giornali della Liberazione (1944-1946), a cura di Filippo Benfante, Spartaco, 2005, ISBN978-88-875-8341-0.
Il seme nascosto. Tocca ai contadini, agli ultimi uccidere il serpente, a cura di Aldo Cormio, Palomar, 2006, ISBN978-88-760-0145-1.
^Commissione di Roma, ordinanza del 15.7.1935 contro Carlo Levi: (“Organizzazione giellista attiva specialmente a Torino”). In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, L'Italia al confino 1926-1943. Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943, Milano 1983 (ANPPIA/La Pietra), vol. IV, p. 1387
^Premio letterario Viareggio-Rèpaci, su premioletterarioviareggiorepaci.it. URL consultato il 9 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 19 luglio 2014).
^Guida d'Italia - Calabria: dal Pollino all'Aspromonte le spiagge dei due mari le città, i borghi arroccati, Milano, Touring Editore, 2003. ISBN 88-365-1256-9
^Lucania 61 di Carlo Levi, su associazionefinisterre.it. URL consultato il 27 settembre 2010 (archiviato dall'url originale l'8 febbraio 2009).
^Carlo Levi :Il Nuotatore, su arte-incontro.it. URL consultato il 26 dicembre 2008 (archiviato dall'url originale il 15 maggio 2006).
Bibliografia
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Carlo Levi e il Mezzogiorno, a cura di Gigliola De Donato e Sergio D'Amaro, Foggia, Claudio Grenzi, 2003.
Carlo Levi e la letteratura di viaggio nel Novecento: tra memoria, saggio e narrativa, a cura di Sergio D'Amaro e Salvatore Ritrovato, Foggia, Claudio Grenzi, 2003.
David Ward, Carlo Levi, La Nuova Italia, Milano, 2002.
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Franco Fucci, Le polizie di Mussolini, la repressione dell'antifascismo nel Ventennio, Milano, Mursia, 1985.
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Donato Sperduto, Oltre il tempo e oltre la cuccagna, Bari, Edizioni Wip, 2023.
Filippo La Porta e Luca Cirese, Non possiamo non dirci nonviolenti. Dialoghetto.