La marina spagnola, nata come Real Armada, ha una lunga tradizione alle sue spalle, avendo dovuto supportare i collegamenti su un impero sul quale, all'epoca di Carlo V, "non tramontava mai il sole". Durante questa storia le navi militari hanno scortato le navi mercantili da e per le Americhe e le Filippine, o spesso trasportato carichi preziosi direttamente a bordo.
Dal 1750 ci fu un solo comandante in capo dell'Armada, il capitano generale.
Uno degli episodi più famosi è quello che vide coinvolta il 5 ottobre 1804 al largo di capo Santa Maria, nei pressi di Cadice, una piccola squadra di fregate spagnole, Fama, Clara, Mercedes e Medea, al comando del contrammiraglio don Jose de Bustamante y Guerra, affrontate da altrettante fregate inglesi che avevano il compito di sequestrare l'oro trasportato per impedire che finanziasse Napoleone e la guerra contro l'Inghilterra. Una delle fregate venne affondata e le altre catturate col tesoro[5].
Nel 1805 la flotta spagnola, insieme a quella francese, si scontrò nella battaglia di Trafalgar contro quella britannica.
Le forze navali franchiste ricevettero anche un forte aiuto dalla Regia Marina italiana e dalla Kriegsmarine nazista sotto forma di navi corsare e sommergibili, che eseguirono azioni di attacco al traffico repubblicano[8]. Nella Marina de Guerra de la República Española – la marina repubblicana – rimasero circa 13.000 uomini e la maggioranza della flotta; mentre nell'Armada franquista – la marina nazionalista – passarono circa 7.000 uomini e alcune unità pesanti[8].
La Armada Nacional svolse con crescente successo quella che era ormai la funzione primaria di una marina all'inizio del XX secolo, che non era più quella di distruggere le navi nemiche ma di bloccare le loro rotte marittime, i loro porti e impedirne i movimenti su la costa.
Dopo la seconda guerra mondiale, la Spagna fu inizialmente isolata dalle potenze vincitrici (a causa del franchismo, regime autoritario). Questo isolamento contribuì anche al mancato rinnovamento degli equipaggiamenti delle Forze armate spagnole (e dell'Armada), che erano inferiori agli standard europei.
Dagli anni 1950, nel contesto della guerra fredda, l'isolamento internazionale della Spagna franchista incominciò a diminuire. Nel 1953 la Spagna e gli Stati Uniti firmarono i primi accordi militari e molte navi dell'Armada cominciarono ad essere ammodernate; e dal 1954 gli Stati Uniti prestatono o cedettero molte unità navali all'Armada (5 Balao, Dedalo, 6 navi da guerra anfibia, 5 Lepanto, 5 Churruca).
Il "Plan Naval Carrero Blanco" (1965) prevedeva la realizzazione di diverse classi navali (portaeromobili, incrociatori, cacciatorpediniere, fregate, sottomarini e navi d'assalto anfibio); alla fine tuttavia le uniche due classi realizzate furono le fregate della classe Baleares (versione spagnola della statunitense classe Knox) e i sottomarini della classe Delfín (versione spagnola della francese classe Daphné).
Il "Plan Naval Barbudo" (1971) prevedeva la realizzazione di diverse classi navali (cacciatorpediniere, pattugliatori, sottomarini e navi ausiliarie); alla fine tuttavia le uniche classi realizzate furono i pattugliatori della classe Lazaga e della classe Barcelo) e i primi 2 sottomarini della classe Galerna (versione spagnola della francese classe Agosta).
Il "Plan Naval Pita da Veiga" (1973) prevedeva la realizzazione di diverse classi navali (incrociatori, fregate, corvette e navi ausiliarie); alla fine tuttavia le uniche classi realizzate furono le corvette della classe Descubierta e 4 navi idrografiche.
Il "Plan ALTAMAR" (1990) prevedeva la realizzazione di diverse classi navali (cacciatorpediniere, fregate, pattugliatori, cacciamine, sottomarini e navi anfibie e ausiliarie); esso è stato sostanzialmente realizzato ed ha visto l'ingresso in servizio delle classi Galicia, Álvaro de Bazán, Newport (ex US Navy), Santa Maria (seconda serie), Patiño, Segura e – fuori piano – la Juan Carlos I; le classi F-110 e S-80 sono state riprese nel piano navale successivo.
^(ES) Lista Oficial de Buques de la Armada 2018 (PDF), su armada.mde.es, 2018-10. URL consultato il 26 febbraio 2019 (archiviato dall'url originale il 30 dicembre 2018).