Nel 1995 è stato nominato docente stabile di teologia morale presso l'istituto di scienze religiose di Trapani, nella cui diocesi, dal 1998, per cinque anni, ha svolto i ruoli di cancelliere di curia e direttore dell'ufficio catechistico diocesano.
Nel 2000 è stato nominato difensore del vincolo presso il Tribunale ecclesiastico diocesano di Trapani dal vescovo Francesco Miccichè. Lo stesso anno ha ricevuto la nomina ad assistente ecclesiastico del gruppo scout Trapani 5 e nel 2005 ha lasciato questi incarichi divenendo vicario giudiziale del Tribunale ecclesiastico diocesano e parroco presso la parrocchia di Cristo Re ad Erice. Dal 2009 al 2012 ha ricoperto l'incarico di parroco presso la parrocchia di Santa Teresa del Bambino Gesù e di Maria Ausiliatrice a Trapani.
Il 22 maggio 2021, con l'accettazione della rinuncia per motivi d'età del settantacinquenne cardinale Montenegro, che aveva guidato la diocesi per tredici anni, è succeduto per coadiutoria come arcivescovo metropolita di Agrigento.[2]
Partito - semitroncato; nel 1º d'azzurro, alla torre d'argento merlata di cinque pezzi, murata di nero aperta e finestrata del campo, fondata sul mare fasciato ondato d'argento e del campo di 8 pezzi e attraversata da una sbarra diminuita d'oro; nel 2º d'argento, al ramo di mandorlo reciso e fiorito al naturale; nel 3º d'oro, al melograno gambuto e fogliato di 4 pezzi al naturale.
Spiegazione
Lo stemma indica il programma pastorale verso cui monsignor Damiano indirizza il proprio ministero episcopale.
In esso sono presenti il melograno, il ramo di mandorlo, il mare, la torre e la fascia dorata; ciascuno di questi elementi esprime un significato specifico, legato alla tradizione araldica, all'iconografia cristiana e al territorio delle diocesi di Agrigento e Trapani.
Il melograno rappresenta la comunione ecclesiale, Corpo mistico di Cristo, che racchiude in sé il popolo, così come fa il frutto con i suoi chicchi, ed è redento dalla Passione di Gesù, simboleggiata dal colore vermiglio. La Chiesa, dunque, è sacramento di unità affinché tutti i suoi membri siano al servizio dell'umanità per l'edificazione del Regno di Dio.
Il ramo di mandorlo fiorito simboleggia la vigilanza, che il vescovo deve avere sul popolo a lui affidato, infatti etimologicamente egli è "colui che vigila", dal greco "epískopos". Inoltre, i mandorli sono degli alberi tipici del territorio agrigentino per il quale rappresenta un simbolo di primavera e di amicizia fra i popoli.
Il mare con le sue onde indica il cammino della Chiesa tra gli eventi della storia. La sua presenza sullo stemma è un riferimento al Mar Mediterraneo e alle terre da cui sono bagnate, tra cui la Sicilia. In questo modo si sottolinea l'attuale missione della Chiesa nell'accoglienza dei migranti, nel dialogo interreligioso e nella pace fra diverse culture, specialmente in queste regioni.
La torre rappresenta la stabilità e la fortezza, che deve avere un vescovo per governare, insegnare e santificare il popolo a lui affidato. Essa è presente negli stemmi comunali di Agrigento e Trapani, e vuole indicare sia il legame fra le due città e diocesi, ma anche l'importanza di abitare il territorio. Simboleggia anche la Vergine Maria, che nella tradizione cristiana è invocata come Torre di Davide e Torre d'Avorio, e alla quale l'arcivescovo affida il suo ministero.
La fascia dorata rappresenta l'azione dello Spirito Santo che, come una luce divina, attraversa la vita della Chiesa e la storia dell'intera umanità.
Motto
Il motto, scritto in latino, è "Servare unitatem Spiritus", cioè "Conservare l'unità dello Spirito" ed è tratto dalla Lettera agli Efesini, capitolo 4, versetto 3:
«Io dunque, il prigioniero del Signore, vi esorto a comportarvi in modo degno della vocazione che vi è stata rivolta, [...], sforzandovi di conservare l'unità dello Spirito con il vincolo della pace.»