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Non è possibile che un bambino nasca vivo con una copia in più di questo cromosoma presente in tutte le cellule (trisomia 16 completa).[4] È possibile, tuttavia, che un bambino nasca vivo con un mosaicismo.[5][6]
Normalmente gli esseri umani hanno 2 copie del cromosoma 16, una ereditata da ciascun genitore. Questo cromosoma rappresenta quasi il 3% di tutto il DNA nelle cellule.[7]
Clinica
Trisomia 16 completa
La trisomia 16 completa è incompatibile con la vita e il più delle volte si traduce in aborto spontaneo durante il primo trimestre. Ciò si verifica quando tutte le cellule del corpo contengono una copia extra del cromosoma 16.[8]
Trisomia 16 a mosaico
Il mosaicismo della trisomia 16 è una rara malattia cromosomica compatibile con la vita, quindi un bambino può nascere vivo. Ciò accade quando solo alcune delle cellule del corpo contengono la copia extra del cromosoma 16. Alcune delle conseguenze includono una crescita lenta prima della nascita.[9]
Diagnosi prenatale
Durante la diagnosi prenatale è possibile analizzare i livelli di trisomia nei tessuti feto-placentari. Questi livelli possono essere predittori dei risultati nelle gravidanze con trisomia 16 a mosaico. In uno studio sui casi di diagnosi prenatale, c'erano il 66% dei nati vivi con un'età gestazionale media di 35,7 settimane. Circa il 45% di loro aveva malformazioni. Le malformazioni più comuni erano spina bifida, difetto interatriale e ipospadia.[7] Tuttavia, la trisomia 16 placentare non sempre provoca anomalie anatomiche.[9]
^ Mary Kugler, R.N., Copia archiviata, su rarediseases.about.com. URL consultato il 12 agosto 2020 (archiviato dall'url originale il 6 settembre 2015).
^ RJ Simensen, Colby, RS e Corning, KJ, A prenatal counseling conundrum: mosaic trisomy 16. A case study presenting cognitive functioning and adaptive behavior, in Genetic Counselling, vol. 14, n. 3, 2003, pp. 331–6, ISSN 1015-8146 (WC · ACNP), PMID14577678, BL Shelfmark 4111.845000.
^ab EN Kontomanolis, M Lambropoulou e A Georgiadis, The challenging trisomy 16: A case report, in Clinical and Experimental Obstetrics & Gynecology, vol. 39, n. 3, 2012, pp. 412–3, PMID23157062.