Delle cinque declinazioni latine, la prima declinazione comprende solo alcuni nomi maschili e soprattutto femminili con vocale tematicaa, che hanno l'uscita al nominativo singolare in -a e al genitivo singolare in -ae.
Le uscite sono le seguenti:
Nel dativo e nell'ablativo plurale, si evita confusione di desinenza con i nomi corrispondenti della seconda declinazione (anch'essi uscenti in -īs nel dativo e nell'ablativo plurale) ai quali sono uniti in locuzioni[senza fonte], alcuni nomi della prima declinazione prendono la terminazione in -ābus anziché in -īs:
Latino
Italiano
filĭīs et filiābus
"ai figli e alle figlie", "dai figli e dalle figlie"
mulīs et mulābus
"ai muli e alle mule", "dai muli e dalle mule"
deīs et deābus
"agli dei e alle dee", "dagli dei e dalle dee"
asinīs et asinābus
"agli asini e alle asine", "dagli asini e dalle asine"
equīs et equābus
"ai cavalli e alle cavalle", "dai cavalli e dalle cavalle"
libertīs et libertābus
"ai liberti e alle liberte", "dai liberti e dalle liberte"
Il termine familia, -ae, f. ("famiglia") -in ambito giuridico- presenta il genitivo singolare arcaico in -ās davanti ai termini pater, patris, m. ("padre"), mater, -tris, f. ("madre"), filius, -ii, m e filia, -ae, f.
Alcuni nomi presentano ancora il caso locativo che presentava uscita in -aī, poi contratta in -ae (desinenza identica a parecchie altre terminazioni, ma da non confondere con esse): sono soprattutto nomi di località (comunemente si dice che sono nomi di città, villaggio, piccola isola[1]) come Romae ("a Roma"); notevole l'espressione domi militiaeque, "in pace e in guerra" oppure "entro e fuori dal pomerio" (domi è locativo del nome di quarta declinazionedomus).
Alcuni nomi nel genitivo plurale hanno la terminazione in -um, oltre che in -ārum. Essi sono nomi con i suffissi -gĕna ("originario di"), -cŏla ("abitante"), eccetto incola e agricola, e alcuni nomi derivanti dal greco:
amphŏra, -ae, f., "anfora"
caelicŏla, -ae, f., "abitante del cielo"
drachma, -ae, f., "dracma"
Graiugĕna, -ae, m., "originario della Grecia"
gen. plur.amphorārum/amphŏrum gen. plur.caelicolārum/caelicŏlum gen. plur.drachmārum/drachmum gen. plur.Graiugenārum/Graiugĕnum
Alcuni nomi propri, di origine straniera, terminano in -ās al nominativo singolare. Per i nomi di origine greca, si veda più sotto.
La maggior parte dei nomi propri o comuni, derivanti dalla prima declinazione greca, si declina con le stesse terminazioni dei nomi latini, altri invece tengono le terminazioni della declinazione greca, altri ancora presentano sia le terminazioni greche, sia quelle latine. I nomi possono essere maschili o femminili, i primi, al nominativo singolare escono in -ās, o in -ēs, mentre i femminili, in -ē. Ecco come vengono declinati Alcmēnē, -ēs, f., "Alcmena", Aenēās, -ae, m., "Enea" e sophistēs, -ae, m., "il sofista".
Casi
Declinazione
Nominativo
Aenēās
Genitivo
Aenēae
Dativo
Aenēae
Accusativo
Aenēăn
Vocativo
Aenēă
Ablativo
Aenēā
Casi
Declinazione
Nominativo
Alcmēnē
Genitivo
Alcmēnēs
Dativo
Alcmēnae
Accusativo
Alcmēnēn
Vocativo
Alcmēnē
Ablativo
Alcmēnē
Casi
Declinazione
Nominativo
Sophistēs
Genitivo
Sophistae
Dativo
Sophistae
Accusativo
Sophistēn
Vocativo
Sophistē
Ablativo
Sophistē
Origini della declinazione in latino arcaico
La prima declinazione latina deriva dalla declinazione in *-ā del proto-italico e ha affinità con la prima declinazione greca siccome entrambe hanno la stessa origine dal proto-indoeuropeo *-eh2. Nel latino arcaico aveva una flessione diversa. Ecco il prospetto della prima declinazione in latino arcaico:
Casi
Singolare
Plurale
Nominativo
rosā
rosāī
Genitivo
rosās > rosāī
rosāsōm
Dativo
rosāi
roseis
Accusativo
rosām
rosās
Ablativo
rosād
roseis
Il genitivo in -ās, molto arcaico e derivato direttamente dall'indoeuropeo insieme al suo parallelo greco, è stato ben presto soppiantato in latino arcaico dalla forma in -āī, analogica del genitivo della seconda declinazione,[2] e si è conservato solo nella forma familias, già notata in precedenza, mentre altre attestazioni sono in pratica solo nell'epica arcaica e costituiscono arcaismi[3].
La forma del genitivo in -āī, da non confondere con il dativo arcaico in -āi, è presente nella letteratura latina arcaica: celebre è l'esametro olospondiaco (cioè costituito da sei spondei) di Ennio
Le forme del genitivo e del dativo singolare, e del nominativo e del vocativo plurale, dal II sec. a.C. in poi attenueranno il suono /i/ in /e/ formando il dittongoae che subirà nella pronuncia il fenomeno della monottongazione.
Il dativo e l'ablativo plurale attenueranno invece il suono /a/ in /e/ dando l'esito -eis e poi -īs (questo fenomeno è tipico del dittongo -āi in corpo di parola).[4] Invece le forme in -abus sono delle creazioni posteriori analogiche probabilmente in uso prima nel parlato, poi anche nello scritto.[6] All'accusativo plurale abbiamo la scomparsa della nasale, fenomeno usuale in latino,[7] e all'ablativo singolare si è verificata la scomparsa della dentale finale. Al genitivo plurale, l'uscita -arum deriva da -asom non attestato, ma ricostruibile comparativamente con esiti affini di altre lingue, come il greco, l'umbro, l'osco e il sanscrito. La vocale /o/ si è chiusa in /u/ (come nella seconda declinazione) e per rotacismo il suono /z/ intervocalico (talvolta ritrovabile come /s/) è passato, probabilmente nel IV sec. a.C., a /r/.[8]
Note
^Dove per piccola isola si intende quella che ha lo stesso nome del suo capoluogo (Tantucci, p. 289)
Vittorio Tantucci, Urbis et orbis lingua, Teoria, Bologna, Poseidonia, 1993 [1946].
Alfonso Traina e Giorgio Bernardi Perini, Propedeutica al latino universitario, 6ª ed. riveduta e aggiornata a cura di Claudio Marangoni, Bologna, Pàtron, 1998 [1971-72], ISBN8855524542.
Fabio Cupaiuolo, Problemi di lingua latina, Napoli, Loffredo, 1991, ISBN8880964135.