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Spaccato d'oro e d'argento all'aquila spiegata di nero, membrata, imbeccata, linguata e coronata di rosso attraversante sul tutto
Vicario generale di Re Manfredi per la marca di Ancona e il ducato di Spoleto e poi per la Romagna, fu infatti poeta sia in lingua occitana (per lo più nella sua variante provenzale) sia in volgare siciliano. Componimenti attribuiti a Perceval Doria si conservano infatti in alcuni manoscritti provenzali; due canzoni contenute nei codici nella lirica italiana delle origini consentono invece di inserire Percivalle Doria tra i poeti della scuola siciliana, per la precisione tra i lirici che gravitarono attorno alla corte di Manfredi.
Biografia
Molto probabilmente Percivalle faceva parte della ricca famiglia genovese dei Doria, anche se c'è chi sostiene che il cognome fosse originariamente D'Oria, cioè da Oria. Tra il 1228 e il 1243 assunse la carica di podestà in Avignone e, successivamente, Parma[2]. Poi venne arruolato da re Manfredi, che nel 1255 lo nominò vicario generale di Ancona e Spoleto e nel 1258 della Romagna.
Intanto, i rapporti tra il figlio di Federico II e papa Urbano IV si inasprirono. Percivalle dovette così mettere a ferro e fuoco Spoleto nel 1259 e cinque anni dopo, partito con un piccolo esercito di musulmani di Lucera e tedeschi, accorse in aiuto del suo re contro le milizie del papa, che stava preparando la discesa in Italia di Carlo I d'Angiò. In quest'ultima occasione, mentre passava il fiume Nera presso Arrone, morì annegato con il suo cavallo.