Il nome generico (Orobanche) deriva da due termini greciòrobos (= legume) e anchéin (= strozzare) e indicano il carattere parassitario di buona parte delle piante del genere di questa specie soprattutto a danno delle Leguminose (nell'antica Grecia questo nome era usato per una pianta parassita della "veccia" - Vicia sativa).[2][3] L'epiteto specifico (arenaria = abitante delle zone arenose e sabbiose[4]) fa riferimento al suo habitat più tipico.
Il binomio scientifico della specie è stato definito dal forestale e naturalista tedesco Moritz Balthasar Borkhausen (1760-1806) nella pubblicazione "Roem. Neues Mag. i. (1794) 6; et ex Gaertn. Mey. & Scherb. Fl. Wett. ii. 405." del 1794.[5]
Descrizione
Queste piante sono alte da 15 a 50 cm. La forma biologica è terofita parassita (T par), sono piante erbacee che differiscono dalle altre forme biologiche poiché, essendo annuali, superano la stagione avversa sotto forma di seme e sono munite di asse fiorale eretto e spesso privo di foglie. In questa specie sono presenti anche piante con forme biologiche perenni tipo geofite parassite (G par), sono piante provviste di gemme sotterranee e radici che mostrano organi specifici per nutrirsi della linfa di altre piante. Non contengono clorofilla per cui nel secco si colorano di bruno.[2][6][7][8]
Radici
Le radici sono fascicolate e si diramano da un bulbo o rizoma centrale. Nella parte finale sono provviste di austori succhianti che parassitano l'apparato radicale delle piante ospiti.
Fusto
La parte aerea del fusto è eretta, semplice (non ramosa) e pubescente; la forma è cilindrica con superficie scanalata e ingrossato alla base. Il colore è più o meno violetto. Gli scapi terminali sono sempre fioriferi (mai sterili).
Foglie
Le foglie sono ridotte a delle squame spiralate ed hanno delle forme lanceolato-acuminate. Dimensione delle foglie: larghezza 6 – 7 mm; lunghezza 16 – 18 mm.
Infiorescenza
Le infiorescenze sono a forma di spiga o racemo con fiori distanziati. Le brattee dell'infiorescenza sono del tipo lineare-subulato lunghe fino a 18 mm. Dimensione dell'infiorescenza: larghezza 4 - 4,5 cm; lunghezza 10 – 20 cm.
Fiore
I fiori sono ermafroditi, zigomorfi (del tipo bilabiato), tetrameri, ossia con quattro verticilli (calice – corolla - androceo – gineceo) e pentameri (la corolla è a 5 parti, mentre il calice anch'esso a 5 parti spesso è ridotto). In questa specie i fiori alla base sono avvolti da 5 elementi distinti: in posizione centrale (all'esterno) è presente una brattea; su entrambi i lati è presente una laciniacalicina profondamente bifida e una bratteola lineare. Lunghezza totale del fiore: 22 – 35 mm.
Formula fiorale: per questa pianta viene indicata la seguente formula fiorale:[6]
X, K (4/5), [C (2+3), A 2+2], G (2), (supero), capsula
Calice: il calice è gamosepalo a 5 parti, ossia una brattea centrale, quattro sepali saldati 2 a 2 tipo lacinie ben separate o collegate alla base con apice molto acuminato (apparentemente sono visibili due lacinie - una per lato), più una bratteola per lato. Sulla superficie del calice sono presenti tre venature. Dimensione del calice: 13 – 17 mm.
Corolla: la corolla, di tipo personato, è simpetala e consiste in un tubo cilindrico terminante in un lembo bilabiato; dei due labbri quello superiore è intero, mentre quello inferiore è trilobato con lobi a forma ovata. La superficie della corolla è pubescente per peli ghiandolosi, ed è colorata di blu-violaceo o anche viola chiaro o lilla. Dimensione della corolla: 22 – 28 mm.
Androceo: l'androceo possiede quattro stamididinami (due grandi e due piccoli). I filamenti sono quasi glabri e sono inseriti a circa 1/3 dalla base della corolla. Le antere, pubescenti a forma oblunga, sono disposte trasversalmente e sono provviste di due logge più o meno uguali. Le sacche polliniche hanno l'estremità inferiore a forma di freccia.[7]
Gineceo: l'ovario è supero formato da due (o tre) carpelli ed è uniloculare; le placente sono due o quattro di tipo parietale, a volte unite al centro e portanti un numero molto elevato di ovuli. Lo stilo è del tipo filiforme; lo stigma è capitato o del tipo a 2 - 4 lobi ed è colorato di biancastro un po' azzurrato.
Fioritura: da maggio a luglio.
Frutti
Il frutto è una capsula loculicida a forma più o meno ovoidale. I semi, molti e minuti dalle dimensioni quasi microscopiche, contengono un embrione rudimentale indifferenziato e composto da poche cellule; sono colorati di nero. Dimensione della capsula: 7 – 12 mm.
Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
Dispersione: i semi cadendo a terra (dopo essere stati trasportati per alcuni metri dal vento – disseminazione anemocora) sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria).
Biologia
Queste piante non contengono clorofilla per cui possiedono organi specifici per nutrirsi della linfa di altre piante. Le loro radici infatti sono provviste di uno o più austori connessi alle radici ospiti per ricavare sostanze nutritive.[6][9][10] Inoltre il parassitismo di Orobanche arenaria è tale per cui anche i semi per germogliare hanno bisogno della presenza delle radici della pianta ospite; altrimenti le giovani piantine sono destinate ad una precoce degenerazione.
Habitat: l'habitat più comune sono le aree nelle quali vegetano le specie del genere Artemisia; ma anche i muri e i ripari sotto le rocce, le praterie rase, i prati e i pascoli aridi dal piano collinare a quello montano. Il substrato preferito è calcareo ma anche siliceo con pH neutro, bassi valori nutrizionali del terreno che deve essere arido.[12]
Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare fino a 900 ms.l.m.; frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare e montano (oltre a quello planiziale – a livello del mare).
Fitosociologia
Dal punto di vista fitosociologicoOrobanche arenaria appartiene alla seguente comunità vegetale:[12]
Formazione: delle comunità a emicriptofite e camefite delle praterie rase magre secche
Classe: Festuco-Brometea
Ordine: Festucetalia valesiacae
Tassonomia
La famiglia di appartenenza della specie (Orobanchaceae) comprende soprattutto piante erbacee perenni e annuali semiparassite (ossia contengono ancora clorofilla a parte qualche genere completamente parassita) con uno o più austori connessi alle radici ospiti. È una famiglia abbastanza numerosa con circa 60 - 90 generi e oltre 1700 - 2000 specie (il numero dei generi e delle specie dipende dai vari metodi di classificazione[14][15]) distribuiti in tutti i continenti.
La classificazione del genere Orobanche è problematica in quanto le varie specie differiscono una dall'altra per piccoli caratteri soprattutto nella forma del calice-corolla e per i vari colori delle parti floreali che presto tendono al bruno appena la pianta "entra" nel secco. Molte specie hanno una grande specificità dell'apparato radicale per cui una possibile distinzione è possibile tramite l'individuazione della pianta parassitata (vedi il paragrafo "Biologia").[8]
All'interno del genere Orobanche la specie Orobanche arenaria appartiene alla sezione Trionychon Wallr.L.[17] caratterizzata dal calice diviso in 5 parti: in posizione centrale è presente una brattea, mentre su entrambi i lati sono presenti una bratteola lineare e una lacinia calicina profondamente bifida. L'altra sezione presente in Italia (Orobanche ) è caratterizzata soprattutto dalla forma del calice a tre parti ossia quattro sepali saldati 2 a 2 tipo lacinie ben separate o collegate alla base, più una brattea.[8] Nella sezione Trionychon, O. arenaria, secondo una ricerca del 2003[18], è “gruppo fratello” (è vicina geneticamente) del gruppo di specie Orobanche nana (Reut.) Beck, Orobanche ramosa L., Orobanche mutelii F. W. Schultz e altre specie non presenti in Italia.
F.Conti, G. Abbate, A.Alessandrini, C.Blasi, An annotated checklist of the Italian Vascular Flora, Roma, Palombi Editore, 2005, p. 138, ISBN 88-7621-458-5.
David Gledhill, The name of plants (PDF), Cambridge, Cambridge University Press, 2008. URL consultato il 6 maggio 2015 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
Judd S.W. et al, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, ISBN978-88-299-1824-9.
Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole, 1996.
Joel R. McNeal, Jonathan R. Bennett, Andrea D. Wolfe e Sarah Mathews, Phylogeny and origins of holoparasitism in Orobanchaceae, in American Journal of Botany, vol. 100, n. 5, maggio 2013, pp. 971-983 (archiviato dall'url originale il 3 luglio 2015).