Monetazione di Cales

Litra (?)
Testa laureata di Apollo a sinistra; dietro punta di lancia Toro androprosopo passante verso destra; [lira] in alto.
Æ III secolo a.C.; ref.: Sambon 922, SNG ANS 175
Litra (?)
Testa di Minerva con elmo corinzio CALENO; gallo stante, dietro stella.
Æ III secolo a.C.

La monetazione di Cales riguarda le monete coniate a Cales, una città della Campania, il più importante centro urbano dell'antica popolazione italica degli Ausoni[1]. Cales si trovava sulla via Latina, a metà strada tra le montagne del Sannio e la pianura della Campania felix, pochi chilometri a nord di Casilinum (l'attuale Capua) e poco a sud di Teanum Sidicinum.

(GRC)

«Καὶ ἡ ἐφεξῆς ἡ τῶν Καληνῶν καὶ αὕτη ἀξιόλογος, συνάπτουσα τῷ Κασιλίνῳ. [...] Πρὸς δὲ ταῖς ῥηθείσαις ἔτι καὶ αὗται Καμπαναὶ πόλεις εἰσιν ὧν ἐμνήσθημεν πρότερον, Κάλης τε καῖ Τέανον Σιδικῖνον.»

(IT)

«Viene poi di seguito la città dei Caleni, anch'essa importante, molto vicina a Casilinum [...]. Oltre a quelle descritte, appartengono alla Campania quelle citate prima: Cales e Teanum Sidicinum [...].»

Il sito archeologico si trova nel comune di Calvi Risorta, a poca distanza dal centro abitato.

La città coniò monete nel periodo tra il 268 a.C. e la Seconda guerra punica. Le monete di Cales sono inserite tra quelle emesse da colonie e alleati di Roma, in una zona che si incentrava intorno alla Campania antica. Dopo la Seconda guerra punica, Cales, come la maggior parte dei centri dell'Italia oramai romana, non coniò più monete proprie e usò la monetazione romana, incentrata sul denario.

Tradizionalmente i numismatici trattano le monete calene nella monetazione greca.[2]

Catalogazione

Per la monetazione di Cales non è stato pubblicato un testo specificamente dedicato. Il testo con la più ampia trattazione è quello pubblicato da Arthur Sambon, uno studioso francese, dal titolo Les monnaies antiques de l'Italie, e uscito a Parigi nel 1903. Il libro tratta, nonostante il titolo, solo parte dell'Italia antica, praticamente l'Italia centrale e la Campania. Le monete pertinenti a Cales sono numerate da 885 a 973 e divise in monete d'argento (885-915) e monete di bronzo. Queste, a loro volta, sono differenziate in tre gruppi: quelle con la testa di Pallade e il gallo (916-918), quelle con la testa d'Apollo e il toro androprosopo, cioè un toro con volto umano, sovrastato dalla lira (919-953) oppure da un astro (954-967), o senza nulla (968), e quelle in cui sopra al toro androprosopo è raffigurata una Vittoria alata che lo incorona (969-973). Nei cataloghi si trova quindi un riferimento del tipo "Sambon" seguito dal numero.

Un'analisi meno approfondita ma comunque sufficiente è quella presente in Historia Numorum - Italy, un testo pubblicato in Gran Bretagna nel 2001 a cura di un gruppo di numismatici coordinato da Keith N. Rutter. Questo testo considera solo i tipi principali. Nei cataloghi si trova un riferimento del tipo "HN" o "HN Italy" seguito dal numero: 434 per il didracma d'argento con Atena al dritto e la Vittoria su biga al rovescio, 435 per Minerva e il gallo e 436 per Apollo e il toro.

Altre fonti di catalogazione sono le Sylloge Nummorum Graecorum. In genere sono usate le più recenti o più diffuse, come quella dell'American Numismatic Society, quella di Copenaghen e quella di Francia. Per i bronzi è anche usata la Sylloge della collezione Morcom, una collezione di bronzi dell'Occidente greco, con sede in Gran Bretagna. Nei cataloghi si trova un'indicazione abbreviata della Sylloge, del tipo "ANS", "Cop.", "France" o "Morcom", seguita dal numero della moneta raffigurata.

Contesto storico

Lo stesso argomento in dettaglio: Cales.

La città, secondo quanto riporta Livio, fu conquistata dai Romani nel 335 a.C. e l'anno successivo vi venne dedotta una colonia di diritto latino, cioè una colonia con autonomia amministrativa, la prima nella zona.[1] Le altre città della zona entrarono nell'orbita romana, come colonie o come soci, nel periodo successivo.

Nel 209 a.C., durante la Seconda guerra punica, dodici colonie, tra cui Cales, inviarono legati a Roma, dove rifiutarono di dare l'aiuto che era stato loro richiesto secondo la formula togatorum.[3] Finita la guerra, Roma ridurrà profondamente l'autonomia precedentemente accordata.[4] Tra le autonomie perse ci fu anche il diritto di coniazione.

Contesto monetario

Contesto monetario - dislocazione dei centri

Nel periodo tra la prima e la seconda guerra punica, in un gruppo di città legate a Roma appaiono nuove monete con caratteristiche simili.[5]

Si tratta di monete di bronzo che presentano due tipologie:

  • una tipologia mostra al dritto la testa di Apollo volta a sinistra e al rovescio un toro androprosopo, passante verso destra e con la testa di fronte, identico a quello usato nella monetazione di Neapolis nello stesso periodo;
  • l'altra presenta al dritto la testa di Minerva con elmo corinzio e al rovescio un gallo stante. Queste monete hanno uno stile simile alle monete romane dello stesso periodo.

Alcune di queste città coniarono esclusivamente le monete con Apollo, altre solo quelle con Minerva e altre entrambe.

Oltre alle tipologie citate, alcune delle città coniano anche dei didracmi di piede campano e inoltre anche altre monete enee (cioè di bronzo) con tipi diversi. Le città sono tutte situate nel Latium adiectum, in Campania e nel bacino del Volturno.

Zecca Apollo Minerva Didramma Altro bronzo
Aesernia[6] × (S. 175-182) × (S. 183 / 184-189)[7]
Aquinum[8] × (S. 166-170)
Caiatia[9] × (S. 974-976)
Cales[10] × (S. 919-967) × (S. 916-918) × (S. 885-915)[11][12]
Compulteria[13] × (S. 1066-73)[14]
Suessa[15] × (S. 877-884) × (S. 873) × (S. 852-869)[16] × (S. 870-872)[17]
Teanum Sidicinum[18] × (S. 989-1002)[14] × (S. 1004)[19] × (S. 977-988)[14][20] × (S. 1003)[14][21]
Telesia[22] ×[14] (S. 174)
Tra parentesi la catalogazione secondo Sambon, 1903

Le città hanno in comune, oltre ai tipi, anche le monete e alcuni segni identificativi, come la ricorrente sigla ΙΣ.[5] Anche i simboli usati per distinguere le singole emissioni tendono a sovrapporsi, almeno per le città, con un più cospicuo numero di emissioni. I simboli usati sono sovrapponibili in larga parte anche con quelli delle monete coeve di Neapolis e di Roma.[23][24]

Queste coincidenze, la contemporanea presenza di monete di queste città, nei tesori che ci sono giunti, accanto a quelle di Neapolis e Roma, le congruità stilistiche ed altro, hanno spinto gli studiosi a ipotizzare una qualche forma di circolazione comune e l'esistenza di un'autorità comune per il controllo della monetazione.[5][25][26]

Monete

Monetazione fusa

In passato è stata attribuita a Cales una serie di monete fuse, che presentano al rovescio un kantharos.[27][28][29] Secondo Barclay Vincent Head, che riprende Ernst Haeberlin, il tipo al rovescio, un kantharos, avrebbe indicato le due principali attività della città: la produzione di vino caleno e la manifattura di ceramiche. Head identifica in questo contesto il kantharos con un calix ("coppa" in latino) e nota la somiglianza tra la parola calix ed il nome della città.[27] Sambon non cita questa serie. Questa ipotesi è ignorata da autori più recenti o specificatamente rifiutata.[30]

Questa serie è catalogata come Thurlow - Vecchi 254-260.[31]

Statere
Atena: sul casco un'ala, dietro la testa un serpente Mano destra in alto con frusta, sinistra in basso con redini
Sambon 902

Argento

La città coniò stateri (o didrammi) di piede campano o foceo. Lo statere campano pesa 7,5 grammi ed è suddiviso in due dracme. Il piede adottato fu in origine usato dalla colonie fondate dai Focesi, come Massalia e Velia. Fu adottato da Neapolis e successivamente dalle altre città dell'area.

Il dritto del didramma di Cales presenta la testa di Atena ingioiellata, con elmo corinzio ornato da piume. Ci possono essere vari simboli: sull'elmo, dietro la testa. A volte ci sono lettere sotto il collo in alfabeto greco.[32] Il tipo con la testa di Atena è ampiamente diffuso nella monetazione del mondo greco, come ad esempio nelle monete di Atene e di Corinto.[33][34]

Al rovescio è rappresentata la Nike che guida una biga, tenendo con la mano destra la frusta e con la sinistra le redini. In esergo è presente l'etnico CALENO in alfabeto latino.[32]

Sambon cataloga le monete d'argento con i numeri dall'885 a 915.[32] Le varianti principali sono determinate dalla posizione della dea e della biga:

Atena volta a sinistra - biga sinistra (Sambon 885-887; 889-893)
Atena volta a destra - biga destra (Sambon 888)
Atena volta a destra - biga sinistra (Sambon 894-915)

Le altre varianti del rovescio sono la posizione delle mani della Nike, destra in alto e sinistra in basso o viceversa.

Più numerose sono le varianti per quanto riguarda il dritto che possono differenziarsi per il simbolo dietro la testa di Atena (ala, arco, etc.), la decorazione sull'elmo (serpente, cornucopia, pentagramma) e la lettera sotto al collo (Γ, Ω, Θ etc.). In tutto Sambon classifica trentun varianti. Altre ne sono state catalogate in seguito, grazie ai ritrovamenti e a cataloghi pubblicati successivamente ma che non hanno comunque modificato sostanzialmente il quadro generale. Lo stile è quello delle monete coeve di Neapolis.

La dracma

Dracma
Apollo, con lunghi capelli fissati da nastro CALENC, gallo stante a destra, stella dietro.
AR 3,65 g, 4h

Esistono anche delle dracme attribuibili a Cales. Sambon descrive (ma non cataloga), nella parte dedicata alla città di Cales, dopo gli stateri, anche una dracma, presente nella collezione di Vienna: testa maschile (descritta dubitativamente come Apollo) a destra al dritto e gallo al rovescio, dietro stella a otto raggi.[32]

In cataloghi pubblicati in seguito sono illustrate monete simili. Una si trova al Fitzwilliam Museum, fa parte della collezione Mc Clean ed è descritta come pertinente a Cales.[35] Altre tre sono presenti nella collezione di Budapest. Mentre la prima è descritta come pertinente a Cales, le altre due, di peso nettamente inferiore e con caratteristiche stilistiche più povere, sono state giudicate dal curatore come oboli di imitazione celtica.[36]

Bronzo

A Cales furono coniati due gruppi principali di monete enee: quelle con Minerva/gallo e quello con Apollo/toro androprosopo; le monete dal tipo Apollo presentano diverse varianti principali. Si tratta in entrambi i casi di monete fiduciarie, cioè di monete il cui valore non è determinato dal contenuto di metallo.

Queste monete sono presenti, oltre che in altri, nel tesoro ritrovato a Pietrabbondante (Bovianum Vetus) e descritto da Gabrici.[37] Il ritrovamento è schedato come IGCH (Inventory of Greek Coin Hoards) 1986, Noe 816, e Crawford RRCH 24.

«Nella seconda metà dello scorso novembre fu venduto al Museo Nazionale di Napoli un ripostiglio di monete, trovato nella provincia di Campobasso, sul luogo dell'antica Bovianum Vetus, oggi Pietrabbondante. Il ripostiglio contiene diciassette pezzi di aes grave e dugento cinquantasei monete di bronzo, di diverse città campane e specialmente di Neapolis.
È così grande, a mio avviso, l'importanza di questo ripostiglio, che io stimo necessario fare un'estesa relazione, toccando quei punti della storia monetale e politica della Campania, che da esso ricevono luce.»

Nell'elenco delle monete ci sono i bronzi di alcune delle città già citate:

  • Roma 2 litrae (del tipo Apollo/leone ed etnico ROMANO)
  • Aesernia 13
  • Aquinum 1
  • Cales 25
  • Neapolis 126
  • Nola 3
  • Suessa 16
  • Teanum Sidicinum 1.

Il ritrovamento è importante per due punti:

  1. alcune monete di Neapolis sono battute su monete di Cales (del tipo Apollo/toro) e su monete di Aesernia;
  2. le monete del tipo Minerva/gallo risultano più consumate rispetto a quelle Apollo/toro che sono invece più fresche.

«La data più bassa del nascondimento di questo ripostiglio ci viene fornita dalle monete di Aesernia, le quali non possono essere anteriori al 263 a.C., anno della deductio di una colonia latina in quella città.»

Tre delle monete di Cales sono del tipo Minerva/gallo e le altre dei vari tipi Apollo/toro androprosopo.

Minerva

Minerva / gallo
Minerva a sinistra Gallo a destra, dietro stella, davanti CALENO
Æ 5,85 g; Sambon 916
Minerva / gallo
Minerva a sinistra Gallo a destra, dietro stella, davanti crescente e lettera A
Æ, Sambon 917

Il gruppo di monete con il tipo di Minerva e il gallo è uno dei due gruppi della monetazione enea di Cales. A. Sambon individua tre serie caratterizzate dal tipo di "Pallas" (Atena in francese) al dritto e da un gallo al rovescio; le serie sono quelle numerate 916, 917 e 918.[38]

La testa della dea, raffigurata al dritto è volta a sinistra e indossa un elmo corinzio con un lungo pennacchio. Questo lato della moneta è completato da un cerchio di punti. L'elmo è portato sulla nuca lasciando il volto scoperto. Il tipo raffigurato al dritto è simile a quello delle quincunx di Larino[39] e di Luceria[40] e ad altre monete tra cui una litra romana.[41] Le varianti delle monete calene di questo gruppo, per quanto riguarda il dritto, sono quelle determinate dalla posizione della testa (destra o sinistra) e dalla presenza o meno dell'etnico.

Al rovescio, come visto, è raffigurato un gallo stante, volto verso destra. Davanti al gallo c'è la legenda con l'etnico. Dietro una stella a otto raggi. La variante riguarda un tipo che ha l'etnico al dritto e al rovescio presenta avanti al gallo, in alto, un crescente ed in basso la lettera Α.

Il quadro delle varianti, secondo Sambon, è raffigurato in tabella.[38]

Sambon Dritto Rovescio
916 Minerva a sinistra gallo - stella. Davanti CALENO
917 Minerva a sinistra. Davanti CALENO gallo - stella. Davanti crescente e A
918 Minerva a destra gallo - stella. Davanti CALENO

Il tipo con Minerva e il gallo, come già visto, è presente anche in altre città dell'area.

Apollo

Apollo / toro - lira
Æ 6,09 g; Sambon –
Apollo / toro - lira
Æ 6,71 g; Sambon 923

L'altro gruppo di monete di bronzo presenta al dritto la testa di Apollo, cinta da una corona d'alloro, per lo più volta a sinistra, ed al rovescio un toro androprosopo, cioè un toro con faccia umana. Questa creatura rappresenta il dio Acheloo o più in generale una divinità fluviale. Le monete coeve di Neapolis presentano lo stesso tipo, con Apollo al dritto ed il toro al rovescio. Nelle monete di Neapolis una Nike incorona il toro.[42] Le monete di Cales del tipo Apollo/toro sono evidentemente influenzate da quelle di Neapolis.[43]

In questo gruppo Sambon, in base al rovescio, distingue quattro sottogruppi. Tutti presentano al dritto la testa di Apollo. Le differenze sono date dall'elemento che è raffigurato sopra al toro androprosopo. Quasi tutti i sottogruppi hanno più varianti.

Sambon Dritto Rovescio
919-953 Apollo Toro / lira
954-967 Apollo Toro / astro (a 6, 8 o 16 raggi)
968 Apollo Toro
969-973 Apollo Toro / Nike

Il tipo catalogato Sambon 968 è presente solo nella collezione di Parigi[44]: sopra al toro non è rappresentato alcun simbolo. Il tipo con Apollo/toro, come già visto, è presente anche in altre città dell'area.

Toro/lira

Al dritto è raffigurata la testa di Apollo, che è volta a sinistra ad eccezione di due serie (Sambon 919 e 920). Davanti c'è la legenda con l'etnico, CALENO. Dietro la testa in genere è raffigurato un simbolo. Esistono circa venti simboli diversi.[45]

Al rovescio è raffigurato il toro androprosopo e in alto una lira (o cetra). Sotto la linea d'esergo CALENO ad eccezione di alcune serie (Sambon 944-949. I rovesci si differenziano tra loro per le lettere dell'alfabeto greco presenti tra le zampe del toro. In una serie (Sambon 923) al posto della lettera è rappresentata una stella, in altre non ci sono lettere e in sei serie come già visto manca l'etnico sotto la linea di esergo.

Toro/astro
Apollo / toro - astro
Æ 20mm, 7,09 g; Sambon 964
Stella a sei punte

Le monete hanno al dritto la testa di Apollo, cinta da una corona di alloro, volta verso sinistra. Davanti l'etnico, CALENO, e dietro un simbolo (clava, gladio, stella o scettro). Alcune serie non hanno né simbolo né lettera. Al rovescio è raffigurato il toro campano. Sopra al toro c'è una stella e sotto un simbolo (stella a otto raggi) o una lettera greca. Alcune serie non hanno né simbolo né lettera. Sotto la linea d'esergo c'è l'etnico, CALENO

Le monete che presentano al rovescio il toro con sopra un astro sono catalogate da Sambon dal 954 al 967. Nelle prime serie (954-965) l'astro ha sedici raggi, nella serie 966 ne ha otto e nella 967 ne ha sei. L'astro con sedici e quello con otto raggi è disegnato tramite dei brevi tratti di bulino, uno per raggio.

Nelle monete con l'astro a sei raggi (Sambon 967) questo è raffigurato da una piramide costruita su un poligono concavo (un dodecagono) con sei punte. Le monete hanno sotto al toro la lettera Γ (gamma); esiste una variante, non rilevata da Sambon, in cui la lettera è preceduta da un punto ().[46]

Toro/Nike
Toro - Nike
Æ Sambon 970

Anche in questo gruppo al dritto è raffigurata la testa di Apollo con la corona di alloro. In alcune serie dietro la testa c'è un simbolo (scudo) o una lettera greca (Ν). La rovescio è raffigurato il toro androprosopo e sopra la Nike in volo che l'incorona. Sotto ci può essere una lettera greca (Α o Π). In esergo è riportato l'etnico, CALENO.

Il tipo di queste monete è identico a quelle coeve coniate a Neapolis.[42] Sambon identifica cinque varianti (969-973), differenziate per simbolo e lettera.

Ritrovamenti

Thompson e al. (IGHC) riportano 11 ritrovamenti di tesori. Un ulteriore ritrovamento del 1994, contenente 163 monete d'argento, è stato pubblicato successivamente, nel 1999.[47]

IGCH Località Data ritrovamento Data sepoltura (a.C.) Quantità monete
calene e metallo
Altre monete
1986 Pietrabbondante 1899 265-60 25 Æ 17 aes grave e 162 Æ romano-campane e campane
1995 Morino 1830 ca. 240-30 "molte" Æ "molte" Æ romano-campane e campane
2005 Italia 1862 230 ca. "molte" toro; "alcune" gallo Æ "alcune" romano-campane e "molte" campane
2009 Sud Italia 1969 225 ca. 1 statere 24 stateri; 1 quadrigato
2011 Sessa Aurunca 1930 ca. 220 ca. Apollo / toro stella 1 9 didracme; 5 quadrigati, 5 quadrigati spezzati e 16 mezzi quadrigati; Napoli 1 Æ; 1 semioncia ROMA
2012 Napoli 1931 220 5 stateri 41 stateri; 26 didracme romane, 79 quadrigati
2031 Cava de' Tirreni 1907 fine III secolo 1 Æ 72 Æ e 50 aes grave e coniati romani.
2034 Ascoli 1883 fine III secolo 4 stateri 25 stateri, 10 didracmi romani, 48 quadrigati
2048 Tortoreto 1896 200 ca. 2 Æ 47 Æ e 196 bronzi romani
San Martino in Pensilis 1994 12 stateri altri 151 AR
2210 Vulcano 1896 ca. 250 ca. 1 statere altri 63 AR
2229 Polizzi Generosa 1957 250-200 4 Æ altri 350 Æ

Altri quattro ritrovamenti sono citati da Thomsen[48]. Non si tratta di tesori ma di stipi votive, cioè donazioni a divinità e di conseguenza le monete che ne fanno parte sono state depositate in momenti diversi. Su questi ritrovamenti non è possibile fare analisi cronologiche, in quanto sono presenti monete che hanno circolato in periodi distanti tra loro, ma comunque sono rilevanti per identificare l'area di circolazione delle monete. Le stipi in questione sono quelle di Vicarello, Carsoli, Tivoli e Nemi. In base ai ritrovamenti, l'area di diffusione, a parte i due pur rilevanti tesori in Sicilia, è quella dell'Italia centrale.

Legende ed epigrafia

Le legende sulle monete si riducono all'etnico (CALENO) e alle lettere usate per differenziare le varie emissioni al posto dei simboli.

Per l'etnico l'alfabeto usato è quello latino. Le differenze rispetto alla grafia moderna sono rilevabili nella forma delle lettere "L", "A" e "O".

  • La lettera "L" ha una forma arcaica simile alla forma della corrispondente lettera etrusca, con il tratto orizzontale volto in alto ().
  • Anche la lettera "A" si presenta in forma arcaica con il tratto orizzontale inclinato in basso ().
  • La lettera "O" a volte si presenta aperta in basso.

Come simboli sono usate lettere dell'alfabeto greco. In particolare le differenze riscontrabili rispetto alla grafia moderna sono:

  • Θ (theta) è resa con un cerchio con un punto centrale () (Sambon 914, 937, 960).
  • Ζ (zeta) è resa con un tratto verticale tra due orizzontali di pari lunghezza, a volte è confusa con la "I" () (Sambon 933, 934, 948)
  • Ι (iota) è sempre resa con un unico tratto verticale (Sambon 935, 936, 950-953, queste ultime in ΙΣ - iota sigma)
  • Π (pi) presenta il lato verticale destro più corto (Sambon 940, 965)

Pesi e leghe

Non esistono studi specifici sulla qualità del metallo utilizzato. Di norma comunque nel periodo la lega dell'argento era la migliore ottenibile con le procedure dell'epoca. Il piede utilizzato è lo stesso della monetazione di Neapolis e delle altre monetazioni coeve della zona, il cosiddetto piede campano o foceo, con uno statere dal peso teorico di 7,5 grammi, suddiviso in due dracme.

Si riportano i dati delle SNG più recenti.

Catalogo Esemplari Peso minimo Peso massimo Peso medio Note
ANS 4 (170-174) 7,05 7,25 7,138 L'esemplare 171 è uno statere suberato
Copenaghen 6 (301-306) 6,65 7,35 7,06
France 17 (414-432) 6,58 7,40 7,27 Gli esemplari 423 e 425 sono stateri suberati
N.B. nei pesi medi non sono stati calcolate le monete suberate.

Note

  1. ^ a b Tito Livio, Ab Urbe condita libri, VIII, 16.
  2. ^ Eckhel: Doctrina numorum veterum.
  3. ^ Tito Livio, Ab Urbe condita libri, XXVII, 9-10.
  4. ^ Tito Livio, Ab Urbe condita libri, XXIX, 15-37.
  5. ^ a b c Rutter 1997, pp. 89-90.
  6. ^ oggi Isernia.
  7. ^ Due tipi: Minerva / Aquila con serpente tra gli artigli e Vulcano / Giove su biga.
  8. ^ oggi Aquino.
  9. ^ oggi Caiazzo.
  10. ^ presso Calvi Risorta.
  11. ^ Atena / Vittoria su biga.
  12. ^ Esiste anche una rara dracma comunemente attribuita a Cales.
  13. ^ presso Alvignano.
  14. ^ a b c d e Etnico in alfabeto osco, spesso retrogrado.
  15. ^ oggi Sessa Aurunca.
  16. ^ Apollo / Cavaliere nudo su cavallo conducente un secondo cavallo.
  17. ^ Testa di Mercurio / Ercole che soffoca il leone.
  18. ^ oggi Teano.
  19. ^ A differenza delle altre monete della città, questa reca l'etnico in alfabeto latino: TIANO.
  20. ^ Ercole / Vittoria su triga.
  21. ^ Mercurio / Toro androprosopo.
  22. ^ oggi Telese.
  23. ^ Marchetti, pp. 443-478.
  24. ^ Simboli, su morino.it. URL consultato il 22-11-2009.
  25. ^ Rutter et al., p. 58.
  26. ^ Sambon, p. 343.
  27. ^ a b Head, pp. 31-32.
  28. ^ Haeberlin, pp. 146-149.
  29. ^ Ernst Haeberlin, Die Systematik des ältesten römischen Münzwesens, in "Münzblätter", Berlino, 1905, p. 33.
  30. ^ Rutter et al., p. 51.
  31. ^ Thurlow, Vecchi.
  32. ^ a b c d Sambon, pp. 355-358.
  33. ^
    Statere di Corinto.
  34. ^
    Tetradracma di Atene in stile arcaico.
  35. ^ Grose, 182, tavola 10.
  36. ^ SNG Budapest 358-360.
  37. ^ a b c Gabrici, pp. 645-656.
  38. ^ a b Sambon, p. 359.
  39. ^
    Quincunx di Larino.
  40. ^
    Quincunx di Luceria.
  41. ^
    Litra romana.
  42. ^ a b
    Neapolis, bronzo.
  43. ^ Rutter et al., p. 59.
  44. ^ SNG France 469.
  45. ^ Sambon, pp. 360-363.
  46. ^ Boutin, 155.
  47. ^ Ceglia, p. 202.
  48. ^ ERC, p. 118.

Bibliografia

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  • Valeria Ceglia, Il tesoretto monetale di San Martino in Pensilis (PDF), in Bollettino di numismatica, n. 32-33, 1999, p. 202.
  • Ettore Gabrici, Pietrabbondante. Ripostiglio di monete di bronzo antiche, della Campania, proveniente dal territorio di Bovianum Vetus, in Notizie degli scavi, R. Accademia dei Lincei, 1900, pp. 645–656.
  • Sidney William Grose, The Fitzwilliam Museum: Catalogue of the Mc Clean Collection of Greek Coins. vol. I: Italy and Sicily, Cambridge, 1923.
  • Ernst Haeberlin, Aes Grave: das Schwergeld Roms und Mittelitaliens, Francoforte sul Meno, 1910, pp. 146–149.
  • (EN) Barclay Vincent Head, Historia Numorum: a Manual of Greek Numismatics, 2ª ed., Londra, Oxford, 1911 [1887].
  • Patrick Marchetti, En guise d'épigraphie monétaire, La monetazione di Neapolis nella Campania antica, Atti del VII Convegno del Centro internazionale di studi numismatici, Napoli 1980, Roma, Istituto italiano di numismatica, 1986, pp. 443-478.
  • (EN) Keith N. Rutter, Greek coinages of Southern Italy and Sicily, Londra, Spink, 1997, ISBN 0-907605-82-6.
  • Keith N. Rutter et al., Historia Numorum - Italy, Londra, British Museum Press, 2001, ISBN 0-7141-1801-X.
  • (FR) Arthur Sambon, Les Monnaies antiques d'Italie, Parigi, 1903, ristampa Forni: ISBN 978-88-271-0107-0.
  • Louis Sambon, Recherches sur les monnaies de la presqu'ile italique, Napoli, 1870.
  • (EN) Margaret Thompson, Otto Mørkholm e Colin M. Kraay (a cura di), An Inventory of Greek Coin Hoards, comunemente citato come IGCH, New York, ANS, 1973, ISBN 978-0-89722-068-2.
  • (EN) Rudi Thomsen, Early Roman Coinage. A Study of the Chronology (ERC). Volumi I-III, Copenaghen, 1957-1961.
  • Bradbury Thurlow e Italo Vecchi, Italian Cast Coinage, Londra, 1979, ISBN 978-0-9506836-0-7.

Collezioni

  • (EN) Joan E. Fisher (a cura di), SNG American Numismatic Society Part 1: Etruria-Calabria, New York, American Numismatic Society, 1969.
  • (EN) Willy Schwabacher - Niels Breitenstin (a cura di), SNG Copenhagen, Vol. One: Italy, Sicily, Copenhagen, Danish National Museum, 1981.
  • (FR) Anna Rita Parente (a cura di), SNG France, Vol. 6, Part 1: Italie (Étrurie-Calabre), Parigi, Bibliotèque Nationale de France / Numismatica Ars Classica, 2003.

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