Nel 2010 l'archeologia è riuscita a stabilire, grazie a ricerche mirate e analisi dei pollini, che il vasto altipiano della montagna è già stato utilizzato in modo estensivo nell'età del bronzo, sia per funzioni di culto sia per il pascolo d'alta montagna[2].
Giovedì 11 agosto 2011 due frane si sono staccate dalla cima Euringer (2394m s.l.m.), parte del massiccio dello Sciliar[3]. La prima, verso le 8:30, ha portato a valle tre massi di grandi dimensioni e la seconda, verso le 10:30, ha avuto dimensioni maggiori[3]. In totale il materiale staccatosi è stato quantificato in circa 2000m³ di roccia[3].
Toponimo
Il nome tradizionale della montagna è attestato nelle opere quattrocentesche del poeta Oswald von Wolkenstein come Saleren[4]. Con la successiva caduta della -a- radicale e della -e- della desinenza si ha una palatalizzazione e il passaggio a Sch-[4]. Nel XVI secolo infatti la montagna è indicata come Schlernkhofl, nel 1567 come auf dem Schalern e nel 1700 come Schlern[4]. Si ritiene che il toponimo abbia una base pretedesca e preromana, da identificare in *sala, ovvero "fossato, rio, canale", che si riferisce in primis a Schlerngraben (fossato dello Sciliar) e Schlernbach (torrente)[4]. La forma italiana, introdotta da Ettore Tolomei, ricalca la denominazione ladina di Schiliáar[4].
^Seguendo le definizioni della SOIUSA il massiccio viene visto come un gruppo a sé stante. D'altra parte molti lo includono nel più vasto ed articolato gruppo del Catinaccio, di cui in apparenza sembra costituirne una appendice.
^Tra parentesi viene riportato il codice della SOIUSA dei tre sottogruppi. Si tenga presente che un sottogruppo è ulteriormente suddiviso e viene quindi inserita una nuova lettera nel codice.
^(DE) Peter Haupt, Bronzezeitliche Erdöfen auf dem Schlern - ein neues Interpretationsmodell zum Brandopferplatz auf dem Burgstall, in Der Schlern, vol. 84, n. 9, 2010, pp. 5-15.