Lozzo di Cadore (Loẑe in ladino[4]) è un comune italiano di 1 235 abitanti[1] della provincia di Belluno in Veneto.
Situato geograficamente al centro del Cadore, nell'alta valle del Piave, il suo territorio è caratterizzato dalla presenza della splendida terrazza naturale di Pian dei Buoi (detto anche la Monte de Sovergna o semplicemente la Monte), alpeggio a quota 1800 m che costituiva anticamente la principale fonte di sostentamento della popolazione.
Le origini del toponimo sono ancora molto discusse.
Giuseppe Ciani lo legò al nome romano Lucius, in riferimento a un'antica personalità che si era stabilita sul colle sovrastante l'attuale paese. A conferma di ciò, lo storico affermava che, ai suoi tempi, qui sussistevano ancora i resti di una torre (la residenza del romano) e che un documento del 1234 prova l'esistenza di un villaggio detto Colle de Lucia.
Secondo altri, avrebbe la stessa radice di "luce", ricordando i segnali luminosi che, in passato, servivano per avvisare dell'arrivo di invasori. Per Antonio Ronzon, invece, il nome deriverebbe da luteum "luogo paludoso". Un'ultima ipotesi, infine, la lega a lucus "bosco sacro"[5].
Nella seconda metà dell'Ottocento furono rinvenuti numerosissimi reperti, tanto che Giovan Battista Pellegrini e altri studiosi, hanno concluso che Lozzo rappresentasse un centro protostorico e storico di importanza fondamentale. Presso la riva de Brodevin furono rinvenuti resti di tombe e ossari (contenenti ossa combuste), elmi, spade, fibule e monete romane.
Altre sepolture, disposte su due strati, uno preromano e l'altro romano, sono state individuate a nordest dell'abitato. Da questo stesso sito proviene anche un cippo funerario di ardesia con un'iscrizione in lingua venetica. Altri oggetti preromani emersero a piazza della Croce e sul colle di Tamber, assieme a un denaro della famiglia Baebia (II secolo a.C.) e alle mura di una torre romana.
Il tutto fa pensare a una località strategica dal punto di vista militare, vista anche la presenza di importanti vie di comunicazione. A nord del paese, vicino al santuario della Madonna di Loreto, sono visibili tracce di strada romana mentre presso la chiusa, in località Treponti, doveva iniziare l'antichissima strada che metteva in comunicazione il Cadore con la Carnia attraverso passo della Mauria.
L'insediamento fu favorito dalla natura del territorio, ricco di risorse idriche e fertile, con un clima meno rigido che nel resto del Cadore[5].
Lo stemma ed il gonfalone del Comune di Lozzo di Cadore sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 2 maggio 1996.[6] Lo scudo è diviso in due: nella metà superiore è riprodotto lo stemma della Magnifica Comunità di Cadore; nella parte inferiore sono raffigurati una graticola e un ramo di palma, simboli del martirio di san Lorenzo, protettore di Lozzo di Cadore.[7]
Abitanti censiti[9]
La denominazione del comune fino al 1868 era Lozzo. Dal 1868 al 1957 fu Lozzo Cadore[16].
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