Perarolo è situato all'estremità sud-ovest della gola attraverso la quale scorre il Piave dopo la diga di Pieve di Cadore, dove il torrente Boite confluisce nel Piave. Nel territorio comunale è compresa anche la valle del torrente Valmontina, dichiarata area wilderness dal 1994. A nord del torrente si trova il Colle Svalut.
Era da quest'area che partivano le zattere per il trasporto del legname diretto alla Repubblica di Venezia per via fluviale, traffico che fu per molti secoli, a partire dalla seconda metà del XIV, alla base dell'economia di questo territorio, a prevalenza boscoso.
Nei primi del Novecento, anche per l'arrivo nella valle della ferrovia (1913), il secolare modello economico basato sullo sfruttamento del legname decadde e con esso lo strategico ruolo di Perarolo come porto fluviale.
Negli anni ottanta la costruzione del nuovo tratto della statale Alemagna del viadotto del Ponte Cadore declassa la strada Cavalera, sino ad allora unico collegamento praticabile con mezzi motorizzati tra Longarone e Cortina d'Ampezzo. Il centro di Perarolo si trovò così fortemente isolato rispetto alle nuove direttrici della mobilità, condizione che pregiudicherà lo sviluppo turistico in crescita in quegli anni su tutte le Dolomiti.
La frana di Perarolo blocca la vallata del fiume Piave (1963). Archivio storico del Touring Club Italiano.
La chiesa parrocchiale di Perarolo nacque nel 1515 e fu intitolata a San Nicolò, patrono degli zattieri, la cui attività era al centro dell'economia perarolese. Curata dal 1604, la chiesa divenne parrocchiale solo nel 1857. Nel 1862 l'edificio di culto venne ricostruito ma, a seguito delle piene del torrente Boite del 1882, si formarono delle lesioni talmente profonde che si dovette demolire la nuova chiesa già nel 1897. Si gettarono quindi le fondazioni per la nuova Parrocchiale, che già dopo pochi mesi mostrarono segni di cedimento verso il torrente, rendendo quindi impossibile realizzare la costruzione in muratura[6].
Chiesa di San Rocco
La chiesa di San Rocco è importante in quanto luogo tizianesco, dove operò Francesco Vecellio, fratello maggiore di Tiziano. Qui infatti egli lascia la pala (a lui attribuita) rappresentante Madonna con Bambino tra i santi Rocco e Sebastiano, della prima metà del XVI secolo[7].
Museo del cìdolo e del legname
Il Museo del cìdolo e del legname è stato fondato nel 2005 per avvalorare l'importante storia economica di Perarolo. Centrale nell'organizzazione del museo è, appunto, il vecchio cìdolo[8] di località Sacco (smantellato nel secondo XX secolo): tale tipo di struttura, presente solo nel Cadore, faceva da barriera ai tronchi che scendevano per via fluviale, senza impedire però il passaggio regolare delle acque e permettendo di rifornire le numerose segherie vicine con regolarità[9].
^Informazioni tratte dalla relazione dell'istituto sperimentale delle FF.SS. sulle condizioni geognostiche del terzo tronco Perarolo-Calalzo-Pieve di Cadore (Roma, Maggio 1914) «Dalle informazioni assunte sul posto risulterebbe che la Chiesa di Perarolo costruita nel 1862 mostrò dopo le piene del 1882 lesioni assai gravi che continuando ad aumentare venne nel 1897 demolita. Si fecero nuove fondazioni raggiungendo cogli scavi la formazione gessifera attraverso la quale agevolmente penetrarono le palificazioni, e su queste venne stesa la platea di calcestruzzo e l'mbasamento in pietra per l'appoggio della Chiesa, incontrandosi per questo lavoro una spesa di L. 35.000. Ma pochi mesi dopo tutto questo imbasamento si mosse assumendo una posizione inclinata verso il fiume, onde si dovette rinunciare a costruire la Chiesa in muratura. Anche il piazzale circondato da colonnette s'abbassò verso il fiume.»