L'Inno alla gioia (An die Freude) è un'ode composta dal poeta e drammaturgotedescoFriedrich Schiller nell'estate del 1785 e pubblicata l'anno successivo sulla rivista Thalia. Una versione da lui leggermente rivista fu pubblicata nel 1808, cambiando due versi della prima strofa e omettendo l'ultima.
È conosciuta in tutto il mondo per essere stata usata da Ludwig van Beethoven come testo della parte corale del quarto e ultimo movimento della sua Nona Sinfonia, selezionando alcuni brani e scrivendo di suo pugno un'introduzione (vedi Inno alla Gioia). La melodia composta da Beethoven (ma senza le parole di Schiller) è stata adottata come Inno d'Europa dal Consiglio d'Europa nel 1972, e in seguito dall'Unione europea.
Contenuti
Con grande pathos l'inno descrive l'ideale tipicamente romantico di una società di uomini egualmente legati tra loro da vincoli di gioia e amicizia universale. Tale concetto veniva vissuto come vero e proprio "ritorno" alla dimensione divina dell'essere umano, idealizzata nell'Antica Grecia. Come scrisse Luigi Magnani:
«Il nuovo regno, vagheggiato dai romantici come una nuova età dell'oro, se significava affermazione della libertà e della fraternità umana, esaltazione di tutti i valori dello spirito, appariva nondimeno quale ritorno agli ideali della Grecia antica [...] Il diffuso umanesimo, mirante alla riconquista della integrità dell'uomo, poneva i poeti, i filosofi e i tragici greci quali modelli supremi e auspicava l'avvento dello «stato di natura», non inteso come primitiva selvaggia barbarie, ma come mitica "Arcadia" in cui la natura divinizzata si identificava con l'Ideale («Ideale è ciò che è Natura» diceva Hölderlin) ed in cui l'uomo, in accordo pieno con la società, avrebbe potuto attuare quella armonia degli spiriti che, per il poeta di Hyperion, avrebbe segnato l'inizio "di una nuova storia del mondo", di un rinnovamento della umanità.[1]»
Struttura
La poesia nella prima versione era composta da 9 strofe di otto versi ciascuna, poi ridotte a 8 nella seconda versione. Ogni strofa è seguita da un ritornello di 4 versi, che si caratterizza come «coro».
Prima strofa (1ª versione)
(DE)
«Freude, schöner Götterfunken Tochter aus Elysium, Wir betreten feuertrunken, Himmlische, dein Heiligtum! Deine Zauber binden wieder Was die Mode streng geteilt; Bettler werden Fürstenbrüder,[2] Wo dein sanfter Flügel weilt.
Chor
Seid umschlungen, Millionen! Diesen Kuß der ganzen Welt! Brüder, über'm Sternenzelt Muß ein lieber Vater wohnen.[3]»
(IT)
«Gioia, bella scintilla divina, figlia dell'Eliseo, noi entriamo ebbri e frementi, o celeste, nel tuo tempio. Il tuo incanto rende unito ciò che la moda rigidamente separò, i mendichi diventano fratelli dei principi dove la tua ala soave freme.
Coro
Abbracciatevi, moltitudini! Questo bacio vada al mondo intero! Fratelli, sopra il cielo stellato deve abitare un padre affettuoso.»
(Prima strofa della prima edizione dell'Ode alla Gioia di Friedrich Schiller)
Altre composizioni
Negli anni l'ode, oltre che da Beethoven, è stata musicata anche da altri compositori:
^Luigi Magnani, Beethoven nei suoi quaderni di conversazione, Laterza, 1970, p. 139.
^Questi ultimi due versi (6º e 7º) sono stati corretti da Schiller nella versione del 1808, quella usata dallo stesso Beethoven, che recita:
Was die Mode streng geteilt; Alle Menschen werden Brüder, («ciò che la moda separò; tutti gli uomini si affratellano»)
^A questi quattro versi Beethoven aggiunse i 4 del coro della terza strofa, unendoli insieme:
Ihr stürzt nieder, Millionen? Ahnest du den Schöpfer, Welt? Such' ihn über'm Sternenzelt! Über Sternen muß er wohnen. («Vi inginocchiate, moltitudini? Intuisci il tuo creatore, mondo? Cercalo sopra il cielo stellato! Sopra le stelle deve abitare!»)
Bibliografia
Luigi Magnani, Beethoven nei suoi quaderni di conversazione, Laterza, 1970.