Il fratello italiano

Il fratello italiano
AutoreGiovanni Arpino
1ª ed. originale1980
Genereromanzo
Lingua originaleitaliano
AmbientazioneTorino
PersonaggiCarlo Botero, Raffaele Cardoso, Stella, Giuseppe Grieco detto Pepito, Jonia, l'avvocato Nicastro, Sanvito, Michele Saraceno, Poppeperse

Il fratello italiano è un romanzo di Giovanni Arpino del 1980. Il libro vinse il Premio Campiello nello stesso anno.[1]

La critica individuò nel romanzo pagine felici «per lo humour e il grottesco delle situazioni» e tristissime «per il significato di fondo, che è quello di una disperazione così nera da lasciare tenui varchi alla pietà».[2]

Trama

La vicenda si svolge a Torino, nel mese di agosto di un anno imprecisato, all'incirca sul finire degli anni settanta.

Carlo Botero è un sessantaduenne vedovo da cinque anni; maestro elementare in pensione e amante dell'opera verdiana («se quel guerrier io fossi» è un suo tipico modo di dire), vive solo con un gatto siamese di nome Stalin. La figlia di Botero, Stella, trentenne, è stata sposata con il calabrese Giuseppe Grieco, detto Pepito, ma il matrimonio è naufragato. Pepito, che sopravvive cambiando vari lavori ed ha contatti con la malavita, non accetta la fine della relazione e continua a perseguitare Stella ma si è reso irreperibile. La giovane si rivolge al padre chiedendogli di intervenire, e per meglio spiegare cosa intende gli procura una pistola e numeri di telefono che dovrebbero aiutarlo a rintracciare Pepito.

Botero, pur riluttante e spesso in conflitto con la figlia per i suoi modi troppo giovanili e l'inclinazione per la vita facile, si mette alla ricerca di Pepito e incautamente mostra la pistola in un bar nel quale pensa gli possano dare notizie del genero. La notte successiva Botero viene aggredito per rubargli la pistola, e viene soccorso da un anziano che il giorno prima nel bar aveva sentito i suoi discorsi. Il soccorritore è Raffaele Cardoso, calabrese, manovale sessantacinquenne in pensione, che dice di non avere un posto dove dormire. Botero lo invita a casa sua e i due divengono complici: Cardoso infatti rivela a Botero di essere a Torino per uccidere la figlia Jonia, che fa la prostituta e per questo ha fatto morire di crepacuore la madre. Cardoso crede di poter rintracciare Pepito, e promette di aiutare Botero se questi a sua volta lo aiuterà a trovare Jonia.

Cominciano così le peregrinazioni di Botero e Cardoso per la città, a bordo della "seicento" appositamente affittata dal maestro. Un primo incontro con un compaesano di Cardoso, Sanvito, non dà frutti. Il secondo tentativo è presso l'avvocato Nicastro, un altro compaesano, ricco e vecchissimo, a cui Botero e Cardoso si presentano con una moneta d'oro, regalo che è costato lunghe meditazioni per trovare l'idea più adatta. Nicastro fornisce a Cardoso l'indirizzo di un malavitoso, Michele Saraceno, il quale indica una prostituta, Poppeperse, che potrebbe avere notizie di Jonia. Poppeperse si decide a dare notizie solo grazie alle buone maniere di Botero, ma infine indica una cascina presso Ivrea dove dovrebbe trovarsi la figlia di Cardoso.

Cardoso e Botero trovano la ragazza proprio nel luogo indicato da Poppeperse, ma Jonia è ridotta in pessime condizioni. Giace su una povera branda ridotta quasi a uno scheletro dalla droga. Cardoso, quale forma di eutanasia, e con estrema pietà paterna, estrae la rivoltella che porta sempre con sé e uccide la figlia, che poi viene seppellita in un campo di grano. Cardoso ha un momento di smarrimento e Botero deve trascinarlo via, ma in seguito Cardoso dice di sentirsi in «pace sacrosanta».

Botero e Cardoso passano quindi alla ricerca di Pepito. L'indicazione utile viene da Stella, che consiglia al padre di cercarlo in una piazza dove si vende droga. Qui infatti i due pensionati riescono a rintracciare Pepito, che esercita l'attività di spacciatore: Botero cerca di parlargli ottenendo solo di venire insultato. Cardoso però riesce a farsi rivelare il recapito di Pepito da un ragazzo incontrato sulla piazza.

Botero e Cardoso vanno a casa di Pepito. Minacciandolo con la pistola di Cardoso si fanno aprire e lo costringono a inghiottire tutte le dosi di droga che trovano in casa. Infine decidono di finirlo sparandogli: Botero non ne ha la forza e così è nuovamente Cardoso a usare la pistola.

Compiuta la loro missione, i due pensionati si separano. Cardoso andrà in Germania dove un figlio lo aspetta. Botero, tormentato dall'idea di non essere stato capace di sparare a Pepito il colpo di grazia, torna nel suo piccolo alloggio e qui, memore del suo passato di maestro, comincia a scrivere una confessione sotto forma di tema.

Edizioni

  • Giovanni Arpino, Il fratello italiano, La scala, Rizzoli, 1980, p. 174.
  • Giovanni Arpino, Il fratello italiano, BUR, Rizzoli, 1988, p. 174, ISBN 88-17-13711-1.

Note

  1. ^ Premio Campiello, opere premiate nelle precedenti edizioni, su premiocampiello.org. URL consultato il 24 febbraio 2019.
  2. ^ Lorenzo Mondo, I vecchi giustizieri, La Stampa, 9 maggio 1980, 21

Collegamenti esterni

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