Primo dei sei figli di Mariano e Orsola Antonelli, nel 1900 iniziò le scuole elementari e già da ragazzino, nei giorni liberi e nelle vacanze estive, iniziò a praticare l'attività di muratore, sulle orme del padre.
Partecipò al conflitto come sottotenente, sull'Isonzo nel 111º Reggimento di fanteria e nel 1916 fu gravemente ferito e ricoverato in ospedale da dove fu dimesso solo dopo la vittoria.
Laureatosi in Lettere, iniziò a insegnare e nello stesso tempo avviò le prime collaborazioni a riviste e giornali.
Il 2 febbraio 1920 sposò Mya Salvati, e i due si trasferirono a Roma. Dalla moglie ebbe quattro figli: Mario, Sergio, Brando e Bonizza. In autunno conobbe Luigi Sturzo e aderì al Partito Popolare. In ottobre scrisse i primi articoli politici per Il Popolo Nuovo, settimanale del PPI del quale fu il direttore nel 1924.[1].
«Ricordo d'essermi recato io stesso dal padre gesuita Tacchi Venturi, il quale godeva di notevole credito presso il Duce, a pregarlo d'intervenire perché De Gasperi fosse lasciato in pace. Mi fu riferito che, venuta la cosa a conoscenza di Mussolini, costui si era sorpreso che ancora De Gasperi fosse trattato in quel modo; e aveva dato l'ordine che lo lasciassero in pace»
(Igino Giordani nell'intervista su De Gasperi rilasciata a Historia[2])
Contrario alle forme in cui si espresse e fu indi ratificato il Concordato tra Stato e Chiesa nel corso del 1929, sempre ritenne il risultato dell'avvenuta "Conciliazione" una vera e propria jattura per le sorti della Chiesa Cattolica del nostro tempo. Dopo il giugno 1944 diresse Il Quotidiano nella Roma liberata[3]. Il 2 giugno 1946 venne eletto alla Assemblea Costituente per la circoscrizione di Roma, il 1º agosto succedette a Guido Gonella nella direzione de Il Popolo (1946-1947). A novembre dello stesso anno venne eletto consigliere comunale a Roma.
«Era la voce che, senza rendermene conto, avevo sempre atteso. Ella metteva la santità a portata di tutti; toglieva via i cancelli che separano il mondo laicale dalla vita mistica. Metteva in piazza i tesori d'un castello a cui solo pochi erano ammessi. Avvicinava Dio: lo faceva sentire Padre, fratello, amico, presente all'umanità. Riconobbi in quell'esperienza l'attuazione struggente di san Giovanni Crisostomo: che i laici vivessero a mo' dei monaci, con in meno il celibato. L'avevo coltivato tanto, dentro di me, questo desiderio: che fossero rimossi i confini frapposti tra consacrati e gente comune. Era penetrato l'amore. Era successo che l'idea di Dio aveva ceduto all'amore di Dio. Mi produceva una sorta di conversione nuova, la quale svellendomi dalla stasi in cui parevo murato, urgeva ad immettermi in un paesaggio nuovo, sconfinato, tra cielo e terra, sollecitandomi nuovamente a camminare. E ad ogni passo, il paesaggio si faceva più attraente»
(Igino Giordani, Memorie d'un cristiano ingenuo, Città Nuova, 1981)
Igino Giordani fu il primo laicosposato a consacrarsi a Dio nel focolare. Egli appariva alla fondatrice Chiara Lubich con tutto il patrimonio del suo vissuto di politico e di cristiano impegnato, con le sue realtà di coniugato, padre di famiglia, educatore. Ella dirà che «vedeva in lui l'umanità»; lo considerava come seme di «tutte le vocazioni laicali» all'interno del Movimento dei Focolari, a cominciare dai Gen (i giovani, la «generazione nuova»), ma «vedeva» nella sua figura anche i sacerdoti, i religiosi e i giovani dei seminari e noviziati. Scorgeva in lui «riassunta proprio questa umanità rinnovata dall'ideale dell'unità»; di essa Foco era il «simbolo», per essa lei lo considerava investito di un vero «carisma». Per tutto questo subito dopo la morte di Igino, Chiara stessa lo dichiara «cofondatore del Movimento» [4] insieme a donPasquale Foresi ed al vescovotedescoKlaus Hemmerle.
Fu uno degli autori del primo disegno di legge sull'obiezione di coscienza, nel 1949. Poi, nel 1953 uscito dalla vita politica, fu collaboratore dell'Osservatore Romano e de Il Popolo. Fu intensa la sua attività culturale in questo periodo. Dal 1º luglio 1954 al 30 giugno 1961, con l'appoggio del Presidente della Camera Giovanni Gronchi, ebbe un contratto di consulenza per la riorganizzazione della Biblioteca della Camera dei deputati nella quale mise a frutto le sue conoscenze biblioteconomiche e la sua esperienza, soprattutto nell'allestimento di un catalogo a dizionario sulla base delle Norme per il catalogo degli stampati della Biblioteca Vaticana.
Attraverso i suoi libri e la sua molteplice attività di giornalista, anticipò negli anni precedenti il Concilio Vaticano II alcuni temi sulla spiritualità della famiglia e il ruolo del laicato nella Chiesa. Per tale ragione, è spesso ricordato come un precursore della stagione conciliare.
A Rocca di Papa omaggio presidente a memoria C.Lubich e Giordani
Continuò a svolgere ruoli importanti nel Movimento dei focolari:
Nel 1959 fu nominato direttore della rivista Città Nuova.
Nel 1961 venne posto alla guida del Centro Uno, organismo del Movimento che si occupa dell'ecumenismo.
Nel 1965 fu nominato presidente dell'istituto internazionale Mystici corporis a Loppiano.
Dopo la morte della moglie e col consenso dei figli, visse gli ultimi sette anni della sua vita in un "focolare".
La sua opera e i suoi ideali vengono perpetuati da numerose associazioni che ne portano il nome. Nel 1983 il Comune di Roma gli ha dedicato una strada nel quartiere Collatino; un'altra via gli è stata intitolata dal comune di Tivoli.
Attualmente, promossa dalla sede suburbicaria di Frascati, è in corso la sua causa di beatificazione[5] che, in data 25 settembre 2012, ha ricevuto dalla Congregazione delle Cause dei Santi il decreto per la validità giuridica degli atti dell'inchiesta diocesana. Il Postulatore della sua Causa di Beatificazione è il Dott. Waldery Hilgeman. Il 2 maggio 2021 il Presidente Mattarella si era recato in visita al Centro Internazionale del Movimento dei focolari, per rendere omaggio a Chiara Lubich e a Igino Giordani, da lui conosciuto sin dagli anni giovanili. Nella prefazione ad una sua recente biografia dal titolo "Igino Giordani un eroe disarmato l'aveva definito "un testimone di vita cristiana a cui ispirarsi"[6].
Opere
La voce bibliografica redatta da Tommaso Sorgi e pubblicata in Giordani segno dei tempi nuovi, Roma, 1994, pp. 175–192, contiene 104 titoli tra saggi e traduzioni oltre all'elencazione analitica dei saggi minori pubblicati in opuscolo o in periodici e degli inediti conservati nell'Archivio del Centro Igino Giordani a Rocca di Papa. Si elencano qui solo alcuni dei titoli più importanti: