Il Gonfaloniere della Chiesa o Gonfaloniere Papale (in latinoVexillifer Ecclesiæ) fu una carica politica e militare dello Stato Pontificio, affidata ad un personaggio di altissimo rango. Nato dall'impiego del gonfalone in ambito bellico, diventò in seguito un titolo cerimoniale e politico.
Alla sua nomina, il gonfaloniere riceveva due bandiere, una con l'emblema della Chiesa (vexillum cum armis Ecclesiæ) ed una con lo stemma del papa regnante (cum armis suis). Il gonfaloniere aveva il diritto di apporre gli emblemi ecclesiastici (le chiavi di San Pietro e la basilica) sul proprio stemma; solitamente deponeva gli emblemi alla cessazione del mandato.
Papa Innocenzo XI abolì le figure del gonfaloniere e del Capitano generale della Chiesa, sostituendole con la figura del Vessilifero di Santa Romana Chiesa con funzioni del tutto diverse dalla precedente trattandosi del solo comando di un corpo di guardia pontificio con specifici compiti di sorveglianza, a tutela della persona del Pontefice.[2][3] Rese inoltre ereditaria la carica anche detta di Vessillifero de' Cavalleggeri e Lance Spezzate e la conferì al marchese Giovanni Battista Naro, nella cui famiglia, che per successione divenne Patrizi Naro Montoro, rimase fino al motu proprioPontificalis Domus del 1968.[1]
A conferma dell'importanza della dignità di Vessillifero di Santa Romana Chiesa, papa Clemente XI dispose che il titolare dovesse essere scortato, nelle solenni cavalcate, dai due Capitani dei Cavalleggeri.[1]
Nel 1801papa Pio VII, in sostituzione dei disciolti Cavalleggeri, istituì il nuovo Corpo della Guardia nobile Pontificia; il Vessillifero entrò a farne parte come Capitano con il grado di Tenente Generale.[1]
Infine papa Pio IX dispose che il titolare di tale carica si dovesse fregiare di uno speciale distintivo da collo su cui spicca la parola Vexillifer e che il titolare fosse sempre annoverato tra i Camerieri segreti.[1]
Re di Napoli. Scomunicato e rimosso dal suo incarico, le sue truppe assediarono la papa a Nocera Inferiore, mentre il papa in seguito tentò di usurpare Napoli per il proprio nipote Francesco Moricotti.[7]
Re di Napoli, fu nominato per aiutare Innocenzo VII contro i baroni romani.[9] Sconfitto a Roccasecca nel 1411, abbandonò Papa Gregorio XII a favore del l'antipapa Giovanni XXIII, che lo nominò suo Gonfaloniere.[10]
Oppositore di Ladislo per il Regno di Napoli, fu creato Gonfaloniere dal Concilio di Pisa e dall'antipapa Alessandro V. Nonostante la vittoria a Roccasecca, tornò in Francia.[11]
Condottiero; nonostante la sua incapacità di riconquistare Città di Castello, fu creato Gonfaloniere per opporsi all'imperatore Sigismondo di Lussemburgo in Toscana e ai Prefetti di Vico nel Lazio, ma licenziato perché utilizzava la sua carica per promuovere i propri interessi. Successivamente entrò in guerra contro lo Stato Pontificio al servizio del Ducato di Milano.
Condottiero, mentre combatteva per Milano ricevette la carica di Gonfaloniere insieme alla Marca Anconitana:[12] come parte dei termini dell'accodo guidò la campagna contro l'ex Gonfaloniere ed ex alleato Niccolò Fortebraccio.[13] Perse la sua posizione dopoché Milano si alleò con il Papa contro di lui.[14]
Condottiero, dapprima aiutò Fortebraccio e Sforza contro il Papato, nominato Gonfaloniere per recuperare i possedimenti dello Sforza nella Marca Anconitana.
Figlio, anche Capitano Generale del Ducato di Milano (sotto la Spagna), Duca di Sora e Arce, Duca di Aquino e Arpino. Rimosso dalla carica all'elezione di Papa Sisto V.
^Sulla distinzione degli incarichi avvenuta dopo la metà del secolo XVII dalla dignità di gonfaloniere concessa a sovrani o principi regnanti dello stato della Chiesa a quella di Vessillifero prettamente militare concessa a famiglie della nobiltà romana, si veda: Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro ai nostri giorni, vol. 95, pp. 98-117, in particolare p. 111.