Giuseppe Pasquale Gennaro Zirpolo nacque da Vincenzo, spedizioniere, e da Anna D'Angelo.[2]
Orfano di padre giovanissimo, alunno delle scuole ginnasiali fu «allievo prediletto come un mio figliuolo» del presbiteroGiovanni Battista Alfano, che poi lo indirizzò agli studi scientifici. Conseguita infatti la licenza liceale e ordinato sacerdote, si iscrisse alla Facoltà di Scienze naturali dove, tra gli altri, fu allievo del botanicoFridiano Cavara e degli zoologi Francesco Saverio Monticelli e Antonio della Valle. Ne frequentò per diversi anni i rispettivi laboratori, «dimostrando buon volere e attitudine alla ricerca»[3] e preparò la sua tesi di laurea come alunno interno del laboratorio di anatomia comparata, nel quale Della Valle vi era stato riconfermato aiuto. Scelse come argomento l'atrofia della coda nella metamorfosi degli anfibianuri, indirizzando così, già da allora, i suoi interessi scientifici verso la zoologia.[4]
La laurea in Scienze naturali, l'insegnamento e gli inizi dell'attività di ricerca
Laureatosi in Scienze naturali, con pieni voti assoluti, nell'agosto del 1914, Zirpolo ottenne dal Consiglio accademico della R. Università, una borsa di studio presso la Stazione zoologica di Napoli e, successivamente, conseguì il diploma di magistero nel 1915.[3]
Nel marzo del 1916, gli venne attribuito, per pubblico concorso, un assegno di perfezionamento negli studi in biologia marina, in quanto ritenuto «suscettibile di profittare in meglio delle risorse che può offrirgli il grande laboratorio biologico di Napoli».[3]
E da allora, e per oltre vent'anni, il grande laboratorio, fondato nel 1872 da Anton Dohrn fu, per Zirpolo, la sede principale dei suoi studi e delle sue ricerche, Dal 1919 al 1924, fu anche bibliotecario con l'incarico del riordinamento e del mantenimento della biblioteca, nonché della redazione delle pubblicazioni edite dalla Stazione zoologica.[5][6]
Intanto, dall'inizio del 1916, era stato chiamato a prestare servizio militare, servizio che avrebbe svolto ininterrottamente per tutta la durata della Prima guerra mondiale, e sino al maggio del 1919.[4]
Questo non lo costrinse però a interrompere l'attività scientifica ma anzi, assegnato al Laboratorio di batteriologia dell'Ospedale Militare Centrale di Caserta «in qualità di soldato di Sanità»[7] ebbe modo di dare avvio a quello che sarebbe diventato uno dei temi principali delle sue ricerche, la bioluminescenza dei batteri fotogeni.[8]
Finita la guerra Zirpolo si dedicò all'insegnamento, che sarebbe diventata la sua principale attività professionale, dapprima come docente di scienze naturali, chimica e geografia nelle scuole superiori e poi, all'Università, come libero docente nei corsi pareggiati di zoologia, anatomia e fisiologia comparata e, successivamente, come docente incaricato di embriologia e meccanica dello sviluppo e di zoologia generale e parassitologia.[9]
Come insegnante nelle scuole superiori, Zirpolo cambiò incarichi, sedi e istituti per diversi anni,[10] a partire dall'ottobre del 1919 e fino al 1º ottobre del 1924 quando fu promosso a professore ordinario del ruolo A[11] e assegnato dal 1º ottobre 1925 al R. Liceo scientifico annesso al Collegio Militare di Napoli (dal 1953, Scuola militare Nunziatella), che sarebbe diventata la sua sede di servizio definitiva.[12]
La carriera accademica e la riedizione della Rivista di fisica, matematica e scienze naturali
Intanto nel 1921, Zirpolo aveva conseguito, per titoli, la libera docenza in zoologia presso la R. Università di Napoli e, successivamente nel 1925, fu abilitato, dalla R. Commissione Centrale di Roma, alla libera docenza in anatomia e fisiologia comparata. Con questi titoli Zirpolo tenne annualmente corsi regolari all'Università di Napoli dal 1921 al 1935, esercitando la libera docenza parallelamente alla sua attività di insegnante nelle scuole superiori e di ricercatore alla Stazione zoologica.[5]
Aspirando al ruolo di professore ordinario, Zirpolo partecipò a numerosi concorsi presso diverse sedi universitarie ma, nonostante i meriti scientifici e l'attitudine didattica, non ottenne la titolarità pur essendo stato, per più volte, dichiarato maturo all'unanimità dalle commissioni giudicatrici per tale grado d'insegnamento,[13] e fin dal concorso per professore non stabile alla Cattedra di zoologia e anatomia comparata della R. Università di Cagliari, nel 1930.[14]
Zirpolo continuò a esercitare la libera docenza, fino al 1935 quando fu nominato docente incaricato del corso ufficiale di Embriologia e meccanica dello sviluppo e, successivamente nel biennio 1936-1938, quando fu incaricato del corso ufficiale di Zoologia generale e parassitologia.[9]
Intanto, nel 1926, Zirpolo aveva costituito, coinvolgendo altri docenti universitari, un comitato di redazione,[15] con il proposito di riprendere le pubblicazioni della Rivista di fisica, matematica e scienze naturali. La rivista era stata fondata a Pavia il 1º gennaio 1900 dall'allora canonico (poi cardinale dal 1907) Pietro Maffi, con la benedizione di Papa Leone XIII. Nata con lo scopo di diffondere le conoscenze scientifiche con un linguaggio né troppo popolare né troppo specialistico, la rivista era uscita con il suo ultimo fascicolo mensile nel dicembre del 1912.[16]
La nuova serie, redatta da Zirpolo, uscì con il primo numero nel novembre del 1926. Ebbe larga diffusione sia in Italia che all'estero, specialmente presso le scuole superiori avendo, tra gli altri, come proposito proprio quello di portare a conoscenza dei docenti di materie scientifiche di questo ordine di scuole, i più recenti sviluppi nei campi della fisica, della matematica e delle scienze naturali.[5]
Zirpolo è stato autore di duecentoquaranta pubblicazioni, tra lavori accademici, manuali didattici per le scuole superiori, recensioni e articoli divulgativi. Improntate a criteri moderni di ricerca sperimentale sono le centoventi memorie originali, con le quali Zirpolo apportò significativi contributi scientifici in vari ambiti, dalla meccanica dello sviluppo all'ecologia, dalla bioluminescenza batterica alla morfologia, dalla rigenerazione negli invertebrati marini allo studio dell'azione di vari agenti chimico-fisici sulla vita degli organismi.[28]
I primi contributi sugli Anuri
Nel marzo del 1914, pochi mesi prima di laurearsi, Zirpolo pubblicò una lunga memoria[29] nella quale, riprendendo i temi della sua tesi di laurea, alla quale stava lavorando sotto la direzione di Della Valle, espose i risultati dei suoi studi quantitativi sull'istolisi della coda dei girini nella metamorfosi della Rana esculenta.[30]
Analoghe misurazioni furono oggetto di un successivo lavoro,[31] che Zirpolo svolse nello stesso Istituto di anatomia e fisiologia, utilizzando come materiale biologico di studio i girini del Bufo vulgarisLaurenti, 1768.[32]
Zirpolo ritornò su questo argomento anche negli anni successivi, indagandone prima gli aspetti morfologici per poi trattare di quelli fisiologici con particolare riguardo all'azione della tiroide e di altre ghiandole endocrine durante la metamorfosi.[33]
Intanto erano iniziate anche le sue ricerche sulla rigenerazione e regolazione della forma negli invertebrati marini (Echinodermi, Ctenofori, Cnidari e Briozoi) e sulla bioluminescenza dei batteri fotogeni.
Gli studi sui processi di rigenerazione e di regolazione negli invertebrati marini
In una serie di note e memorie, pubblicate tra il 1916 ed il 1940,[34] Zirpolo si occupò del potere rigenerativo e della capacità di regolazione della forma, in numerosi esemplari di generi e specie diverse di invertebrati marini e in differenti stadi di sviluppo.[35]
Studiò i cambiamenti della morfologia durante la rigenerazione, ne verificò i limiti e la sua inibizione per avvenuta cicatrizzazione delle parti lese, e valutò quantitativamente la velocità di accrescimento delle parti amputate. Inoltre, sia descrivendo casi di anomalie di sviluppo di origine embriologica, sia analizzando la rigenerazione in presenza di occorse anomalie iper e iporigenerative,[36] diede un significativo contributo alla conoscenza e all'interpretazione della cause determinanti la genesi delle forme anomale[37] riscontrate negli Asteroidi, negli Ofiuroidi, nei Crinoidi, negli Idrozoi e negli Scifozoi.[38]
Descrisse un raro caso di eteromorfosi in un esemplare di A. aranciacus,[39] che aveva iniziato la formazione di un nuovo braccio nella regione ventrale, in vicinanza di una placca boccale[40] e, significativo fu anche l'aver ottenuto, per la prima volta, con una particolare tecnica, la rigenerazione della placca madreporica.[38]
A completamento delle sue ricerche sugli Asteroidi, Zirpolo seguì «sul vivo tutte le modificazioni che avvengono nelle braccia di asterina in rigenerazione» ed estese le osservazioni alla serie di modificazioni morfologiche delle porzioni del dermascheletro dorsale e ventrale, dello scheletro appendicolare, della piastra madreporica, delle placche boccali e dei pedicelli ambulacrali, eseguendo originali esperienze per testare il potere rigenerativo e i suoi limiti.[41]
Inoltre, «per meglio cogliere il significato dei fatti morfologici» durante le ricerche sulla rigenerazione, Zirpolo intraprese nel 1924 indagini di carattere istologico utilizzando, come materiale biologico di studio, l'Asterina gibbosa[42] di cui, successivamente nel 1929, studiò in dettaglio il sistema nervoso ectoneurale, formato da fibre e cellule nervose, da lui individuate e figurate adoperando, con opportuni accorgimenti, il metodo messo a punto dal medico spagnolo Santiago Ramón y Cajal.[43][44]
Utilizzò invece l'Asterias tenuispina per uno studio delle forme cometoidi delle stelle di mare interpretandole come casi particolari di rigenerazione ed escludendo, in contrapposizione con Ernst Haeckel, che si potesse «presumere da esse di teorizzare sulla genesi degli Echinodermi».[45]
Nelle sue ricerche sulla rigenerazione degli invertebrati marini, Zirpolo si occupò anche di Ctenofori e Cnidari. Degli Ctenofori studiò i fenomeni di reintegrazione organica nella Lampetia pancerina[46] e nella Beroe ovata di cui, in un esemplare, provocò sperimentalmente la formazione di una seconda apertura boccale, dimostrando così che la stessa anomalia osservata in un esemplare in natura, non era probabilmente da considerarsi congenita, ma la conseguenza di una lesione accidentale rigenerata.[47][48]
Degli Cnidari descrisse e figurò le modificazioni nella simmetria dell'idrozoo Olindias muelleri, dovute ad anomale rigenerazioni dei canali radiali e interradiali[49] e, successivamente, studiò le irregolarità nel numero delle braccia perradiali, per fenomeni ipo e iperrigenerativi, in due esemplari di Pelagia nocticula, confermando, in tutti i casi, la dipendenza tra anomalie e rigenerazioni.[50]
I batteri fotogeni e la bioluminescenza
Durante la Prima guerra mondiale, «nei brevi ritagli di tempo, di sera» quando glielo consentiva «il lavoro assillante di un Ospedale Principale, come quello di Caserta» Zirpolo, militare di Sanità nel Laboratorio di Batteriologia, svolse ricerche sui batteri fotogeni per «uno studio batteriologico della fosforescenza delle seppie»,[51] iniziato nel 1916.[52]
Lo studio, pubblicato nel 1918, fu il primo di una lunga serie di lavori sui batteri fotogeni e la fotogenesi. Inizialmente Zirpolo si occupò della caratterizzazione morfologica, colturale e patogenetica dei batteri luminescenti, a cominciare da quelli che si sviluppavano sulle spoglie degli animali morti, propriamente la Sepia officinalisLinnaeus, 1758,[53] per poi trattare di quelli simbiotici scoperti da Umberto Pierantoni nella glandola nidamentale accessoria della stessa S. officinalis e di quelli annidati negli organi luminosi di altri Sepiolidi.[54][55]
Successivamente Zirpolo trattò della fisiologia dei batteri fotogeni, delle conseguenze della loro inoculazione su vari animali, della loro resistenza alle bassissime temperature, degli effetti di diverse sostanze sulla luminescenza e verificò se i batteri fotogeni esercitassero una qualche azione sull'ontogenesi e sulla germinazione dei semi.[56]
Gli studi morfologici lo portarono, tra l'altro, a istituire tre nuove specie di fotobatteri aventi caratteri differenziali specifici: il Bacillus sepiae, isolato dalla superficie del corpo di esemplari morti di S. officinalis[53] e i batteri simbiotici Bacillus pierantonii e Micrococcus pierantonii, isolati rispettivamente dagli organi luminosi, a forma di orecchio, della regione ventrale della S. intermediaNaef, 1912[57] e dall'organo luminoso lenticolare, infossato nella tasca del nero, della Rondeletiola minor (Naef, 1912).[58]
L'istituzione di queste ultime due nuove specie fu a lungo osteggiata da Silvia Mortara e Vittorio Puntoni, entrambi batteriologi della R. Università di Roma, che avviarono un'aspra polemica.[59] La controversia si risolse a favore di Zirpolo in seguito alle ricerche batteriologiche, svolte a Napoli da Gertrud Meissner, dell'Hygenischen Institute der Universitat di Greifswald.[60] Le ricerche confermarono sierologicamente che le due stirpi batteriche simbiotiche, coltivate da Zirpolo dagli organi luminosi della R. minor e della S. intermedia, erano effettivamente specifiche.[61] Non avevano somiglianza cioè con i batteri banali luminosi, liberi nel mare o proliferati su questi sepiolidi post mortem, come affermato invece dai due batteriologi romani, sostenitori dell'unicità delle specie.[62]
Proseguendo nelle sue ricerche, Zirpolo sperimentò l'azione di alcune sostanze venefiche sulla luminosità dei batteri, iniettando una goccia ben tarata di coltura luminosa di B. pierantonii di ventiquattro ore, in tubi contenenti diluizioni varie di veleno in brodo di seppia sterile. Con questo metodo Zirpolo misurò le variazioni di intensità e di durata della luce emessa per azione degli ipnotici,[63] dei sali di magnesio,[64] dei sali radioattivi,[65] degli alcaloidi,[66] del nitrato di cerio e di quello potassico e infine, negli ultimi anni, per azione dell'acqua pesante.[67]
Successivamente Zirpolo volle verificare gli effetti delle basse temperature sul potere luminoso dei fotobatteri da lui determinati e li sottopose all'azione dell'anidride carbonica solida, dell'ossigeno e dell'aria liquida, alle temperature di -78°C, -182°C e -192°C. Ripetute esperienze, condotte nell'Istituto di Chimica farmaceutica e nel Gabinetto di Scienze naturali del R. Collegio militare, lo portarono a constatare che questi valori di temperatura attenuavano e poi annullavano il potere luminoso che però, terminata l'azione del freddo, tornava normale dopo breve tempo.[68]
Per completare questo settore di ricerche, Zirpolo pensò di esporre le colture batteriche a temperature ancora più basse, come quelle che erano state raggiunte nel Laboratorio Criogenico Kamerling Omnes di Leida. Zirpolo vi si recò nell'agosto del 1931 e nel febbraio dell'anno successivo. In una serie di esperienze le colture batteriche, inserite in appositi di tubi, furono immerse tanto nell'idrogeno liquido che nell'elio liquido, alle temperature di -253°C e di -269°C fino a -271,25°C. Analogamente a quanto precedentemente osservato, negli esperimenti condotti a Napoli, l'effetto fu quello di una perdita del potere luminoso durante il tempo in cui agivano le basse temperature e di una ripresa della luminosità normale, al ripristino della temperatura ambiente. Inoltre i batteri mostravano di aver conservato, sia la propria morfologia che le loro proprietà fisiologiche caratteristiche, a riprova che le bassissime temperature non sembrava dovessero avere effetti letali per il protoplasma batterico.[69][70]
«Una pietra miliare nelle conoscenze sulla biologia e lo sviluppo dei Briozoi marini»[28]
Zirpolo incominciò a occuparsi di Bryozoa nel 1918 quando, su consiglio di Francesco Saverio Monticelli, allora direttore temporaneo della Stazione zoologica, intraprese lo studio del Zoobotryon pellucidumEhrbg.[71] «allo scopo di conoscere in particolar modo l'ecologia, del tutto ignota, di questo interessante briozoo».[72]
In una nota preventiva del dicembre 1920,[73] diede conto dei primi risultati delle sue osservazioni ed esperienze sul potere rigenerativo del tubo coloniale del Z. pellucidum. In particolare riferì della rapida e completa reintegrazione delle superfici lese del tubo coloniale e dello sviluppo dei rami secondari, poi gemmati a originare i zooidi, e interessati a volte da fenomeni dì eteromorfosi.
Successivamente Zirpolo ricostruì, inizialmente nelle sue linee principali, il ciclo di sviluppo del Z. pellucidum, facendo due scoperte. La prima riguardava la sopravvivenza, durante l'inverno, di frammenti delle colonie estive, che erano privi di zooidi e ripieni della sostanza protozooticadiReichert.[74] In primavera, questi frammenti germogliavano nuovi rami ricchi di zooidi, che, staccatisi dai frammenti e fissatisi al substrato, davano origine a nuove colonie. La seconda fu la scoperta di un altro processo generativo che giustificava la straordinaria diffusione del Z. pellucidum durante l'estate. Le nuove colonie nascevano da larveciliate libere che si originavano da alcuni zooidi dei rami primaverili. Le larve mobilissime, dopo circa un giorno dall'uscita dal cistide, perdevano le ciglia e emettevano due estroflessioni, fissandosi con una al substrato e producendo, con l'altra, un nuovo ramo che poi ne sviluppava altri secondari.[75]
Negli anni seguenti gli studi di Zirpolo sul Z. pellucidum proseguirono con ricerche più approfondite sui vari stadi del ciclo di sviluppo. In particolare si occupò dell'origine dei rami primaverili, del ringiovanimento dei rami in alcuni periodi dell'anno, della natura della sostanza blastogena interna[76] e dell'effetto del freddo sullo sviluppo e sulla rigenerazione dei rami coloniali. Dimostrò in quest'ultimo caso, che le basse temperature erano tra le cause dell'assenza durante l'inverno delle colonie del briozoo, di cui sopravvivevano solo frammenti sul fondo marino, in una sorta di vita latente.[77]
A conclusione dei suoi studi sul Z. pellucidum, Zirpolo pubblicò quello che sarebbe stato il suo lavoro zoologico più importante, una lunga memoria a carattere monografico di trecentocinquanta pagine, illustrata da undici tavole di cui tre a colori e centoquindici figure nel testo.[78] In una completa e accurata trattazione biologica, sistematica, morfologica ed embriologica, Zirpolo riassunse e ridiscusse i risultati delle sue decennali ricerche sul ciclo biologico del briozoo, in comparazione critica con altre diverse specie dello stesso phylum.[79]
In contemporanea con gli studi sul Z. pellucidum, Zirpolo portò avanti altri lavori sull'ecologia, la sistematica e la zoogeografia di altre forme di briozoi. Specificatamente Lophopus cristallina (Pallas, 1768), Lobiancopora hyalinaPergens, 1889, Barentsia discreta (Busk, 1886)[80] e le altre differenti specie[81] raccolte dal tenente di vascello Gaetano Chierchia, incaricato scientifico, durante il terzo viaggio di circumnavigazione della pirocorvetta Vettor Pisani della R. Marina Militare italiana.[82]
I raggi mitogenetici di Gurwitsch e gli studi sulla mitogenesia
Nel 1922, il biologo e medico russo Alexander Gurwitsch riportò la presunta scoperta delle radiazioni mitogenetiche che, descritte poi come deboli radiazioni elettromagnetiche, nella gamma ultravioletta dello spettro, sarebbero emesse da organi di animali o di piante in accrescimento e sarebbero in grado di indurre la mitosi nelle cellule di tessuti simili.[83]
I lavori di Gurwitsch aprirono un nuovo campo di studi, che si inseriva nel contesto più ampio delle ricerche sulle cause che attivavano la riproduzione agamica delle cellule somatiche, «uno dei problemi di capitale importanza nella biologia citologica e la base dell'ontogenesi individuale dei metazoi».[83]
Per verificare la presenza del fenomeno e la sua natura, nell'arco di un decennio furono pubblicati circa cinquecento lavori e, tra questi, diversi furono quelli di Zirpolo che fu un convinto sostenitore dell'esistenza della radiazione di Gurwitsch, ritenuta «una delle più interessanti scoverte della moderna biologia».[84]
Nel 1931, dopo un primo articolo di carattere riassuntivo,[85] e una breve nota sull'azione dei batteri luminosi sull'ontogenesi,[86] Zirpolo pubblicò un'ampia memoria con i risultati delle sue prime ricerche sull'argomento. Utilizzò come induttori sia delle colture batteriche, di batteri fotogeni e di batteri banali, sia delle colonie di Penicillium sia, infine, delle sostanze luminescenti. Facendole agire su delle uova fecondate di diverse specie di echinodermi e sui semi di varie spermatofite, Zirpolo verificò quantitativamente un'accentuazione del ritmo di segmentazione delle uova e un maggiore sviluppo dei semi, indice in entrambi i casi di un maggior numero di cariocinesi, rispetto al materiale tenuto come controllo.[87]
A questa prima memoria seguirono diversi articoli a carattere di disanima bibliografica, contenenti cioè un'esposizione critica di quanto veniva via via pubblicato sull'argomento.[88] Come lavoro originale ci fu il resoconto delle esperienze, ripetute e controllate, volte a provare l'esistenza dei raggi mitogenetici con mezzi fisici. Zirpolo si occupò infatti di verificare l'effetto Stempell, sottoponendo degli anelli di Liesegang in formazione, all'azione di batteri luminescenti e a quella delle gemme foglifere di Elaeagnus sp. Le esperienze evidenziarono la formazione alterata degli anelli di bicromato di argento, confermando, secondo Zirpolo, l'effetto Stempell e la sua rilevanza come «mezzo da non tralasciarsi nello studio delle radiazioni mitogenetiche».[89]
A conclusione dei suoi studi quasi decennali sulla radiazione di Gurwitsch, Zirpolo pubblicò una memoria di sintesi critica di circa duecento pagine,[90] «molto bene accolto dagli studiosi di raggi mitogenetici».[91]
«Una grande attività di studioso... nei campi più varii del regno animale»[92]
In parallelo con i suoi studi principali, e grazie alla sua assidua frequentazione della Stazione zoologica, Zirpolo svolse ricerche su diversi aspetti e comportamenti di altri gruppi di invertebrati marini.
Zirpolo si occupò ripetutamente di simbiosi. In particolare individuò degli organi simbiotici in diretto contatto con l'apparato digerente dell'ectoparassitaematofagoHirudo medicinalisLinnaeus, 1758;[99] esaminò il mutualismo tra ZooxanthellaBrandt, 1881 e Phylliroe bucephalaPéron & Lesueur, 1810,[100] e tra la stessa alga unicellulare e la Bicellariella ciliata (Linnaeus, 1758).[101] Successivamente descrisse il caso di un esemplare di Dromia vulgarisH. Milne Edwards, 1837[102] rivestito completamente, nella regione dorsale del corpo, di Balanus crenatusBruguière, 1789[103] e di un altro esemplare della stessa specie che aveva adagiata sul dorso un'ascidia semplice, Ascidia mentula (Müller, 1776), che si era adattata alla forma curva del carapace del granchio prendendo una forma schiacciata, concavo-convessa.[104] Infine trattò dell'epibiosi di Obelia geniculata (Linnaeus, 1758), aderente su quasi tutta la regione caudale di un Hippocampus guttulatusCuvier, 1829, senza però arrecare alcun danno o lesione cutanea al lofobranchio[105] e riesaminò casi noti di associazioni fra Idrozoi e Pesci, aventi carattere di epibiosi, inquilinismo, simbiosi, pseudoparassitismo e parassitismo.[106]
Occupandosi di altri temi di interesse zoologico, Zirpolo discusse dell'ospite intermedio dello Schistosoma haematobiumBilharz, 1852, individuandolo in un gasteropode d'acqua dolce del genere PlanorbisO. F. Müller, 1773[107] e descrisse e figurò un nuovo Clavelinide del Golfo di Napoli, nuovo anche genericamente. In considerazione della brevità del peduncolo postaddominale, Zirpolo propose il nome generico di Bradiclavella, mentre propose l'epiteto specifico di dellavalleii, dedicando la nuova ascidia al suo maestro A. Della Valle «che ha lasciato larga traccia di sé negli studii sulle ascidie del Golfo di Napoli».[108]
Descrisse inoltre dei minuscoli «corpi cilindrici, a forma di bastoncelli, di colore brunastro, lievemente flessibili» rinvenuti attaccati alla base delle spine di un braccio ambulacrale di una Asterias (Stolasterias) tenuispinaLamarck, 1816.[109] Ritenendoli silicospugne li descrisse come appartenenti a una specie nuova anche genericamente, che denominò Microcordyla asteriae.[110] Come sostenne poi Theodor Mortensen nel 1932,[111] si trattava in realtà di pedicellarie globose di Paracentrotus lividus (Lamarck, 1816),[112] cioè di particolari appendici scheletriche peduncolate in forma di pinze tridattili, addette alla pulizia del tegumento, alla difesa o alla cattura di piccole prede.[113]
L'ultimo ambito di ricerca: l'azione dell'acqua pesante in biologia
Con le sue ricerche, cominciate nel 1937, Zirpolo fu un pioniere degli studi sugli effetti biologici dell'acqua pesante, che era stata isolata per la prima volta solo qualche anno prima, nel 1933, da Gilbert Lewis. Dopo un primo articolo riassuntivo sullo stato delle conoscenze precedenti,[114] Zirpolo avviò una serie di ricerche originali volte a conoscere i limiti di possibilità di vita degli organismi a contatto dell'acqua pesante, a differenti concentrazioni.[115]
Zirpolo utilizzò concentrazioni comprese tra 25,0% e 99,6%, lasciandovi immersi, per tutto il tempo in cui fossero rimaste in vita, diverse specie di invertebrati acquatici, sia marini che di acqua dolce.[116] In alcuni casi, dopo un certo tempo, li rimetteva nel loro mezzo naturale per accertare se l'eventuale azione dell'acqua pesante avesse avuto o meno un effetto definitivo.[117]
Dalle varie esperienze compiute, Zirpolo trasse la conclusione che, anche se l'acqua pesante non si presentava come un ambiente atto alla vita, in linea generale, non era corretto parlare di abioticità e tossicità perché, se era vero che alcuni organismi soccombevano rapidamente, altri vi resistevano sopportando varie concentrazioni[118] e alcune piante, «pare», ne erano stimolate nello sviluppo.[119]
Contributi scientifici
Pubblicazioni
Lavori sui batteri fotogeni e la bioluminescenza batterica
Osservazioni sulla biofotogenesi, in Boll. Soc. Natur. in Napoli, XXXIV=XIV (II), anni 1920-1921, Napoli, Officina Cromotip. Aldina, 30 Aprile 1923, pp. 128-132.
Les bactéries lumineuses (Bacìllus Pierantonii Zirpolo e Micrococcus Pierantonii Zirpolo) soumises à la temperature de I'hèlium liquide au laboratoire cryogène de Leide, in VI Congrès Intern. du Froid, Buonos Aires, Août-Septembre 1932, Buonos Aires, 1932, pp. 450-455.
Un caso di rigenerazione parziale delle braccia in un Astropecten aurantiacus L., in Pubbl. Staz. Zool. Napoli, II, Napoli, 1918, pp. 169-175, tav. 10.
Caso di rigenerazione ipotipica in Astropecten aurantiacus L., in Atti Acc. Napoletana Scientifico letteraria San Pietro in Vincoli, Napoli, Tip. Pontificia degli Artigianelli, 1920.
Ricerche sulla rigenerazione delle braccia di Asterina gibbosa PENN., in Pubbl. Staz. Zool. Napoli, III, Napoli, 1921, pp. 93-161.
Notizia di un Echinaster sepositus GRAY con sei braccia pescato nel Golfo di Napoli, in Atti Pontif. Acc. Rom. Nuovi Lincei, LXXVII, Roma, 1924, pp. 161-163.
Ulteriori notizie di Asteroidi anomali, in Boll. Soc. Natur. in Napoli, XXXVI=XVI (II), anno 1924, Napoli, Officina Cromotip. Aldina, 10 Gennaio 1925, pp. 305-346, tav. 6-8.
Sullo sviluppo dello Zoobotryon pellucidum EHRBG., in Mon. Zool. Ital. Rendiconto dodicesima Assemblea generale ordinaria e del Convegno dell'Unione zoologia Italiana in Trieste (8-12- settembre 1921), XXXII, n. 12, Firenze, Tip. Luigi Niccolai, 1921, pp. 12-15.
Ricerche sul rapporto fra sostanza blastogena e sviluppo dei rami coloniali nel Zoobotryon pellucidum EHRBG., in Pubbl. Staz. Zool. Napoli, IV, Napoli, 1923, pp. 117-128.
Lo sviluppo dei rami coloniali del Zoobotryon verticillatum in rapporto alle variazioni di temperatura, in Rend. Pont. Acc. delle Sc. Nuovi Lincei, LXVII, Roma, Tip. Pontificia nell'Istituto Pio IX, 1924, pp. 164-167.
Le restituzioni dei rami coloniali del Zoobotryon pellucidum EHRBG., in Pubbl. Staz. Zool. Napoli, V, Napoli, 1924, pp. 97-134.
Sulla presenza di Lophopus cristallinus (PALLAS) nel lago-stagno craterico degli Astroni, in Annuar. Mus. Zool. Napoli (n.s.) Suppl. Fauna degli Astroni, vol. 11, Napoli, Officina Cromotip. Aldina, 1925, pp. 1-7.
Briozoi raccolti dal Cap. G. Chierchia durante il viaggio di circumnavigazione della R. Nave “Vettor Pisani” negli anni 1882-1886, in Annuar. Mus. Zool. Univ. Napoli, V, n. 13, Napoli, 1925, pp. 1-3.
Ricerche sui briozoi del Golfo di Napoli. I. Notizie sulla Lobiancopora hyalina Pergens, in Annuar. Mus. Zool. Univ. Napoli, V, n. 18, Napoli, 1927, pp. 1-16.
Raggi di Gurwitsch e simbiosi, in Atti del primo Congresso internazionale di elettro-radio-biologia: Venezia, 10-15 settembre 1934, II, Bologna, Licinio Cappelli, 1935.
I raggi di Gurwitsch, in Attualità zoologiche, III-IV, Torino, Rosenberg & Sellier, 1937, pp. 197-397.
Il numero dei cromosomi nella specie umana e la determinazione del sesso, in Riv. Fis. Mat. e Sc. Nat., I (II), n. 2, Napoli, Unione Tipografica Combattenti, 1926, pp. 61-70.
I globuli del tuorlo d'uovo sono microrganismi?, in Riv. Fis. Mat. e Sc. Nat., I (II), n. 2, Napoli, Unione Tipografica Combattenti, 1926, pp. 85-86.
Gli ematofagi, in Riv. Fis. Mat. e Sc. Nat., I (II), n. 12, Napoli, Unione Tipografica Combattenti, 1927, pp. 512-519.
La fauna bipolare, in Riv. Fis. Mat. e Sc. Nat., II (II), n. 9, Napoli, Unione Tipografica Combattenti, 10 Luglio 1928, pp. 532-537.
Maturità sessuale e fasi lunari, in Riv. Fis. Mat. e Sc. Nat., III (II), n. 8, Napoli, Unione Tipografica Combattenti, 20 Giugno 1929, pp. 393-402.
Le radiazioni cosmiche, in Riv. Fis. Mat. e Sc. Nat., IV(II), n. 4, Napoli, Unione Tipografica Combattenti, 28 Gennaio 1930, pp. 198-200.
Necrologia. Francesco Sav. Monticelli, in Riv. Fis., Mat. e Sc. Nat., II (II), n. 2, Napoli, Unione tipografica combattenti, 10 Dicembre 1927, pp. 125-128.
Società dei Naturalisti in Napoli dal 1881 al 1931, in Assemblea generale straordinaria del 19 giugno 1932 per ricordare il 50º Anniversario di fondazione della Società. Soc. Nat. in Napoli, XLIV (1932), Napoli, Stab. Tip. Nicola Jovene, 25 Febbraio 1933, pp. XII-CXXXVI.
di Vincenzo Rivera, Azione biologica dei metalli a distanza, in Riv. Fis. Mat. e Sc. Nat., VIII (II), n. 10, Napoli, Tip. Nappa & Pagano, 28 Luglio 1934, pp. 628-631.
di Gertrud Meissner, Bakteriologische Untersuchungen über dìe symbiotischen Leuchtbakterien von Sepien aus dem Golf von Neapel, in Centralbl. f. Bacter. u. Paras. infections, vol. 67, Jena, 1936, pp. 194-236.
Relazioni sull'andamento morale e finanziario della Società dei Naturalisti in Napoli per gli anni 1915-1918; 1924-1926; 1928-1931;, in Boll. Soc. Nat. in Napoli, XXIX-XXXII; XXXVII-XXXIX, Napoli, Officina Cromotip. Aldina.
Biologia vegetale. Per le scuole medie superiori, Napoli, Alfredo Rondinella, 1949.
Elementi d'igiene, Napoli, Alfredo Rondinella.
Elementi d'igiene e puericultura. Per le alunne delle scuole medie, Napoli, Alfredo Rondinella.
Geografia e geologia. Per le scuole dell'ordine superiore, Napoli, Alfredo Rondinella.
(In collaborazione con Alessandro Bruno), Chimica e Mineralogia, Napoli, Alfredo Rondinella.
Chimica e Mineralogia, Napoli, Alberto Morano Editore.
(In collaborazione con Alessandro Bruno), Corso di Scienze naturali per le scuole professionali agrarie. I. Zoologia e Botanica, Napoli, Alfredo Rondinella, pp. 1-220.
(In collaborazione con Alessandro Bruno), Corso di Scienze naturali. Per gli Istituti tecnici inferiori, Roma, Editrice Perrella.
^Il 21 settembre 1920 Zirpolo fu incluso nella graduatoria dei vincitori del concorso generale a cattedre di scienze naturali nelle RR. Scuole tecniche (cfr. Parere della Sezione per l'istruzione media della Giunta del Consiglio superiore, in Bollettino ufficiale del Ministero della Pubblica Istruzione, Supplemento al N. 41, Roma, Tip. Operaia Romana Cooperativa, 15 ottobre 1920, p. 98).
Negli anni 1920-21 e 1921-22 insegnò nel Liceo Pareggiato "Plinio Seniore" di Castellammare di Stabia, riportando la classifica di merito distinto (cfr. Alfano, 1951, pp. 50-51).
Nominato straordinario del ruolo A per l'insegnamento della storia naturale nei RR. Istituti tecnici, dal 1º ottobre 1922, fu assegnato al R. Istituto tecnico di Benevento ma comandato in missione al R. Liceo ""Sannazzaro" di Napoli fino al 30 settembre 1923 (cfr. Istruzione media e normale. Personale dei Regi Istituti tecnici, in Bollettino Ufficiale del Ministero della Pubblica Istruzione, II, anno L, n. 30, Roma, Tip. Operaia Romana Cooperativa, 26 luglio 1923, p. 2379).
Nel 1923-24 fu supplente nel Liceo scientifico di Caserta (cfr. Regi Licei scientifici. Caserta, in Annuario del Ministero della Pubblica Istruzione, Roma, Libreria dello Stato, 1925, p. 495).
^Cfr. Ministero della Pubblica Istruzione, Istruzione media. Regi Licei scientifici, in Bollettino ufficiale. II - Atti di amministrazione, I, anno LII, n. 19, Roma, Tip. Operaia Romana, 7 Maggio 1925, p. 1108.
^Cfr. Ministero della Guerra, Personale insegnante civile, in Bollettino ufficiale delle nomine, promozioni e destinazioni, n. 25, Roma, Libreria dello Stato, 30 Aprile 1926, p. 1546.
^Il comitato di redazione della seconda serie della Rivista di fisica, matematica e scienze naturali era composto da tre ecclesiastici Giovanni Battista Alfano, Luigi d'Aquino e Giuseppe Zirpolo e da tre laici, Umberto Pierantoni, Gabriele Torelli e Ferruccio Zambonini (cfr. Mario Andreazza, Dino Dini, Dino Frosini, Ugo Spadoni e Amleto Spicciani, Il Cardinale Pietro Maffi arcivescovo di Pisa. Primi contributi di ricerca, collana Biblioteca del Bollettino Storico Pisano, vol. 26, Pisa, Pacini Editore, 1984, p. 50).
^Dal 17 dicembre 1916 (cfr. Elenco soci, in Annuario Pontificia Acc. Sc. Nuovi Lincei, Roma, Scuola Tipografica Pio X, 1934, p. 49).
^Dal 1920 (cfr. Elenco dei soci, in Atti Soc. Ital. Sc. Nat. e Museo civico St. Nat. in Milano, vol. 73-74, Milano, 1934, p. 420).
^Cfr. Elenco dei soci, in Boll. Zool., vol. 1, n. 1, Napoli, Stab. Tip. Nicola Jovene, 1930, p. 64.
^Le due promozioni furono ottenute: il 1º ottobre 1927 (cfr. Merito distinto, in Il Notiziario Chimico-Industriale, III, n. 3, Torino, Marzo 1928, p. 175) e il 1º ottobre 1930 (cfr. Ministero dell'Educazione nazionale, Personale dei regi Licei scientifici. Aumenti anticipati per merito distinto, in Bollettino Ufficiale del Ministero dell'Educazione nazionale. II - Atti di amministrazione, I, anno LIX, n. 8, Roma, Tip. Operaia Romana, 25 Febbraio 1932, p. 522).
^Con R. Decreto ministeriale del 2 gennaio 1932 (cfr. Premi della R. Accademia d'Italia, in L'Industria Chimica. Il Notiziario Chimico-industriale, VIII, n. 5, Roma, Maggio 1933, p. 629 e cfr. Professori Liceo scientifico, in Annuario del Collegio militare di Napoli, Napoli, 1937, p. 75).
^Nominato a cavaliere con R. decreto del 27 ottobre 1934 (cfr. Ordine della Corona d'Italia. Nomine a Cavaliere, in Bollettino Ufficiale del Ministero dell'Educazione nazionale, II, anno LXVIII, n. 46, Roma, Libreria dello stato, 15 Novembre 1934, p. 3260).
^Le specie sulle quali Zirpolo svolse le sue ricerche appartenevano a differenti phyla. Al phylumEchinodermata appartenevano la specie: Antedon mediterranea (Lamarck, 1816) (classe Crinoidea); quelle della classe Asteroidea: Asterina gibbosa (Pennant, 1777), Chaetaster longipes (Bruzelius, 1805), Hacelia attenuataGray, 1840, Echinaster sepositus (Retzius, 1783) accettata come Echinaster (Echinaster) sepositus (Retzius, 1783), Asterias glacialisLinnaeus, 1758 accettata come Marthasterias glacialis (Linnaeus, 1758), Astropecten pentacanthus (Delle Chiaje, 1827) accettato come Astropecten irregularis pentacanthus (Delle Chiaje, 1827), Asterias tenuispinaLamarck, 1816 accettata come Asterias (Stolasterias) tenuispinaLamarck, 1816 accettata come Coscinasterias tenuispina (Lamarck, 1816), Astropecten bispinosus (Otto, 1823), Astropecten aranciacus (Linnaeus, 1758), Luidia ciliaris (Philippi, 1837), Palmipes membranaceus (Retzius, 1783) accettata come Anseropoda placenta (Pennant, 1777); quelle della classe Ophiuroidea: Ophioglypha lacertosaLyman accettata come Ophiura ophiura (Linnaeus, 1758), Amphipholis squamata (Delle Chiaje, 1828), Ophiomyxa pentagona (Lamarck, 1816), Ophiothrix fragilis var. pentaphyllumPennant, 1777 accettata come Ophiothrix fragilis (Abildgaard in O.F. Müller, 1789) e la specie Sphaerechinus granularis (Lamarck, 1816) della classe Echinoidea.
Al phylumCtenophora appartenevano le specie: Beroe ovataBruguière, 1789 (classe Nuda) e quelle della classe Tentaculata: Lampetia pancerina Chun, 1879 accettata come Lampea pancerina (Chun, 1879), Hormiphora plumosa (M. Sars, 1859) accettata come Hormiphora hormiphora (Gegenbaur, 1856) e Callianira bialataDelle Chiaje, 1841.
Al phylum Cnidaria le specie: Olindias muelleriHaeckel, 1879 (classe Hydrozoa) e Pelagia noctiluca (Forsskål, 1775) (classe Scyphozoa).
Al phylumBryozoa, la specie: Zoobotryon pellucidusEhrenberg, 1829 accettata come Zoobotryon verticillatum (Delle Chiaje, 1822) accettata come Amathia verticillata (Delle Chiaje, 1822) (cfr. WoRMS)
^Tra le anomalie riscontrate: irregolarità nel numero e/o nella lunghezza e/o nel calibro delle braccia, presenza di braccia biforcate, variazione numerica della piastra madreporica, variazione del numero di piani di simmetria, variazione del numero e/o asimmetrica delle placche, rigenerazione parziale o ipotipica, iperrigenerazione.
^Escludendo le anomalie congenite dovute a cause morfogenetiche interne o a condizioni ambientali, occorse nei primi momenti dello sviluppo embrionale, secondo Zirpolo le irregolarità nel numero delle braccia erano causate o da iperrigenerazione dovuta a blastemi rigenerativi totipotenti sparsi su tutto il corpo e che, in seguito a lesioni, sono sensibilizzati in modo da dare origine a nuove braccia, o da rigenerazione ipotipica quando la lesione rasentava la regione del disco, danneggiava il sistema nervoso e determina una rapida cicatrizzazione della zona lesa che impediva la neoformazione delle braccia perdute (cfr. Zirpolo, 1925a, pp. 339-342).
^Dell'A. gibbosa riferì anche dei casi di omeofagismo di esemplari più grandi nei confronti di esemplari più piccoli della stessa specie (cfr. Zirpolo, 1923d).
^Zirpolo sarebbe tornato a occuparsi di ctenofori nel 1942, in quello che sarebbe stato il suo ultimo lavoro edito. In esso riferì e discusse delle sue esperienze volte a studiare la possibilità di adattamento di questi delicati animali alla vita in acqua dolce (ZIrpolo, 1943a).
^Cfr. Gertrud Meissner, Bakteriologische Untersuchungen über die symbiontischen Leuchtbakterien von Sepien aus dem Golf von Neapel, in Zentr. Bakteriol., vol. 67, n. 2, 1926, pp. 194-236.
^«I sieri immuni di coniglio prodotti con i batteri luminosi simbiotici presentano una precisa specificità di stirpe» (cfr. Zirpolo, 1927b, p. 310).
^salicilato, citrato neutro, cloruro, solfato e tartrato di magnesio. L'azione dei varii sali di magnesio adoperati , se ne eccettui il salicilato di magnesio, è tale da attivare straordinariamente non solo la intensità luminosa dei batteri fosforescenti , ma anche la durata.
^Bromuro di radio, nitrato di torio e acetato di uranio
^Zirpolo dimostrò che le più basse temperature non distruggevano la luminosità e le altre caratteristiche morfologiche e fisiologiche dei batteri, il cui protoplasma restava «in uno stato di vita latente», mentre temperature di poco superiori a 0°C provocavano invece la coagulazione irreversibile del protoplasma. Analogamente le alte temperature che, già intorno ai 60°C, alteravano profondamente i fotobatteri, provocandone la morte (cfr. Zirpolo, 1933c, pp. 394-395).
^Nelle prime pubblicazioni di Zirpolo, così come in quelle di numerosi autori precedenti, il briozoo è denominato Z. pellucidumEhrbg., e fa riferimento allo Z. pellucidus. Questo nome era stato dato da Ehrenberg a una nuova specie descritta da Delle Chiaje, prima col nome di Hydra verticillata e poi di Z. verticillatum e, erroneamente, assegnata ai Celenterati.
Nelle pubblicazioni successive Zirpolo, riconoscendo il diritto di priorità sancito dalle Regole internazionali della nomenclatura Zoologica, sosterrà che il nome da conservare deve essere quello di Z. verticillatum (Delle Chiaje) (cfr. Zirpolo, 1925b).
Successivamente Zoobotryon verticillatum (delle Chiaje, 1822) non sarebbe più stato accettato perché sinonimo di Amathia verticillata (delle Chiaje, 1822) (cfr. WoRMS, su marinespecies.org).
^Zirpolo dimostrò che la sostanza gialla, chiamata protozootica da Reichert non era né il sistema nervoso, né l'organo comune di movimento, né la sostanza protozoica, come fino ad allora erroneamente ritenuto.
^Ricoperto da talli laminari di Ulva lactucaLinnaeus, 1753 e da un fitto strato del cirripedeBalanus perforatusBruguière, 1789, accettato come Perforatus perforatus (Bruguière, 1789), ricoperto a sua volta da colonie di Schizoporella linearis (Hassall, 1841) accettata come Schizomavella (Schizomavella) linearis (Hassall, 1841), di Botryllus aurolineatusGiard, 1872 accettato come Botryllus schlosseri (Pallas, 1766), di Pseudodidemnum listerianum (Milne Edwards, 1841) accettato come Diplosoma listerianum (Milne Edwards, 1841) e di Mytilus galloprovincialisLamarck, 1819 (Zirpolo, 1924i).
^Accettata successivamente come Sagartia lacerata (Dalyell, 1848) (cfr. WoRMS, su marinespecies.org).
^Successivamente accettato come Acanthocardia tuberculata (Linnaeus, 1758) (cfr. WoRMS, su marinespecies.org).
^Il gasteropode, accettato successivamente, come Phylliroe bucephalaLamarck, 1816 (cfr. Worms, su marinespecies.org.) era colonizzato dalle Zooxantelle all'interno dei ciechi epatici (Zirpolo, 1924j). Dei ciechi epatici di P. bucephala, Zirpolo si sarebbe occupato anche successivamente descrivendo un caso di atrofia del cieco epatico dorso-cefalico di un esemplare del gasteropode (Zirpolo, 1923j e 1926f).
^Il briozoo, denominato Bicillaria ciliata da Zirpolo era colonizzato dalle Zooxantelle negli spazi intercellulari del secondo stomaco (Zirpolo, 1924k).
^Successivamente accettato come Dromia personata (Linnaeus, 1758) (cfr. WoRMS, su marinespecies.org).
^Zirpolo, 1939b e 1940b. Zirpolo si occupò ancora di H. guttulatus, descrivendone due esemplari, pescati nel Golfo di Napoli, che presentavano xantocroismo e metacromatismo. Entrambi erano di colore giallo ma, mentre il primo lo era completamente, il secondo aveva alcune zone del corpo di colore bruno. Zirpolo attribuì il fenomeno a una probabile disfunzione della tiroide, in analogia a quanto era stato già ipotizzato in altre specie animali (Zirpolo, 1942a).
^La nuova specie, accettata successivamente come Clavelina dellavallei (Zirpolo, 1925) si distingueva per il peduncolo postaddominale molto corto, per la presenza di corpi discoidali o mammellonari, azzurri intenso, disposti perifericamente allo stolone gemmante, per la forma del sacco branchiale, per il numero da quindici a sedici di serie di fessure branchiali prive di papille e per la disposizione dell'apertura orale e cloacale (cfr. Zirpolo, 1926e).
^Successivamente la specie fu trasferita a un genere differente con la denominazione Coscinasterias tenuispina (Lamarck, 1816) (cfr. WoRMS, su marinespecies.org).
^Cfr. Theodor Mortensen, Über den angeblichen Kieselschwamm Microcordyla Asteriæ Zirpolo, in Zoologischer Anzeiger, vol. 97, n. 7-8, Leipzig, Wilhelm Engelmann, p. 197.
^Zirpolo incluse nelle sue ricerche i protozoi sia d'acqua dolce che marina; i celenterati d'acqua dolce (Hydra viridisLinnaeus, 1767 accettata come Hydra viridissimaPallas, 1766) e d'acqua marina (Nausithoe punctataKölliker, 1853); i gasteropodi d'acqua marina (Bittium scabrum (Olivi, 1792) poi accettato come Bittium reticulatum (da Costa, 1778) e Phylliroe bucephalePéron & Lesueur, 1810 poi accettata come Phylliroe bucephalaLamarck, 1816); gli ostracodi d'acqua dolce (Cypris fuscaStrauss, 1821), i nematelminti marini e d'acqua dolce, gli anellidipolicheti (Nereis dumeriliiAudouin & Milne Edwards, 1833, poi accettato come Platynereis dumerilii (Audouin & Milne Edwards, 1833), Capitella capitata (Fabricius, 1780) e Amphiglena mediterranea (Leydig, 1851); gli pteropodi (Creseis acicula (Rang, 1828) e Cleodora pyramidata (Linnaeus, 1767) poi accettata come Clio pyramidataLinnaeus, 1767; gli echinodermi (Paracentrotus lividus (Lamarck, 1816), i chetognati (SagittaQuoy & Gaimard, 1827) e i crostacei di acqua di mare (Squilla mantis (Linnaeus, 1758) e Squilla desmarestiRisso, 1816 poi accettata come Rissoides desmaresti (Risso, 1816)). Utilizzò anche alcune piante (Lactuca sativa L. e Lactuca serriola L.) e il batterio luminoso Bacillus pierantoniiZirpolo (cfr. Zirpolo, 1938b).
Michel Anctil, Paolo Panceri and the Italian Cohort, in Luminous Creatures: the History and Science of Light Production in Living Organisms, Montreal & Kingston, McGill-Queen’s University Press, 2018, pp. 139-162, ISBN978-0-7735-5409-2.
A. Falanga, Necrologia, Sac. Prof. Giuseppe Zirpolo, in Bollettino ecclesiastico dell’Arcidiocesi di Napoli, XXV, n. 1, Napoli, Gennaio 1944, p. 14.
Umberto Pierantoni, Commemorazione del Socio corrispondente Giuseppe Zirpolo, in Rend. Acc. Sc. Fis, e Mat. Soc. R. Napoli, Napoli, 1945, pp. 206-207.