Francesco Saverio Monticelli, barone di Cerreto,[2] figlio di Carlo e di Beatrice De Ferrante[3] apparteneva a una nobile famiglia benestante di origine pugliese, che vantava tra gli antenati un illustre protagonista dell'ambiente scientifico napoletano della prima metà dell'Ottocento, l'abateTeodoro Monticelli, noto cultore di geologia.[4]
La formazione giovanile e gli inizi della carriera accademica
Ma non si dedicò all'insegnamento e, nell'aprile del 1886, vinse un assegno straordinario di perfezionamento e l'assegnazione per un triennio di un Tavolo di studio presso la Stazione zoologica Anton Dohrn, messo a concorso dal Ministero della Pubblica Istruzione.[8] Qui Monticelli iniziò quelle ricerche che lo avrebbe portato a dare significativi contributi alla conoscenza anatomo-morfologica, istologica, embriologica e sistematica della fauna elmintologica endo ed ectoparassita, facendone uno dei più autorevoli zoologi italiani «eletto tra i primi venti elmintologi del mondo».[9]
Con i titoli acquisiti con la pubblicazioni di queste prime ricerche Monticelli conseguì, nel 1888 dopo soli tre anni dalla laurea, l'abilitazione alla docenza privata con effetti legali in zoologia nell'Università di Napoli,[10] e partecipò a numerosi concorsi a cattedra, ottenendone l'eleggibilità.[11]
Terminato il triennio di perfezionamento, Monticelli continuò i suoi studi presso alcune delle più importanti istituzioni scientifiche europee, in ambito zoologico[12] poi tornò a Napoli nel 1892 e fu nominato, per concorso, reggente di Storia naturale nel R. Istituto tecnico di Palermo[13] ma ottenne l'aspettativa per motivi di famiglia.[14]
Nel 1893, conseguì la libera docenza in zoologia, anatomia e fisiologia comparata presso la R. Università di Napoli[15] e, nel 1893-94, tenne un corso privato con effetti legali di anatomia e fisiologia comparata oltre quello di zoologia che già svolgeva dal 1892.[16]
Nel novembre del 1894 si trasferì a Sassari, nominato professore straordinario di zoologia, anatomia e fisiologia comparate nonché direttore del relativo gabinetto presso la R. Università.[17] Dopo un anno fu trasferito, col suo consenso e con lo stesso grado, all'Università di Cagliari[18] poi, nel dicembre del 1897, a quella di Modena[19] e, dal 1º gennaio del 1900 a Napoli per concorso, come ordinario di zoologia[20] e direttore dell'annesso Museo zoologico sulla cattedra che era stata tenuta fino a poco prima dall'entomologoAchille Costa.[21]
L'ampliamento del Museo zoologico ed il nuovo Istituto di Zoologia
Fin dall'inizio del suo incarico, Monticelli si adoperò per potenziare il Museo zoologico, sia valorizzandone la funzione didattica e divulgativa con l'incremento della superficie espositiva e delle collezioni esposte sia, soprattutto, facendone sede di ricerca e di alta formazione sul modello della Stazione zoologica divenuta, in quegli anni, un centro internazionale di ricerche biologiche d'avanguardia.[22]
All'inizio del 1900 l'Istituto e il Museo di zoologia consistevano unicamente in una grande sala espositiva e in sei piccoli locali, mancando completamente di laboratori.[23] Monticelli, convinto che «un Istituto senza laboratorio serve poco ai fini della scienza» e, non potendo per allora fare altro, adattò un ampio deposito a laboratorio per gli studenti «che raccogliesse ed invitasse i giovani a studiare, a produrre, a formare, dirò, una scuola».[24] Attrezzò con vasche, terrari e acquari un piccolo terrazzo facendone uno stabulario e fece costruire un corridoio centrale attraverso i locali preesistenti ricavando nuovi vani indipendenti per la direzione, il personale, il laboratorio di tassidermia, la biblioteca e la custodia della collezione entomologica.[25]
Successivamente, riuscì a farsi assegnare l'ex salone del Museo di Anatomia normale, che trasformò in Cattedra per le lezioni di zoologia,[26] e ottenne un importante ampliamento dell'Istituto incorporando numerosi locali, nello stesso edificio di via Mezzocannone, che erano sedi di altre facoltà, trasferitesi altrove.[27]
Ma tutti questi interventi, se da una parte operavano una «trasformazione rapidissima, razionale, la migliore che si potesse escogitare ed ottenere», restavano comunque adattamenti di ambienti preesistenti. Monticelli, invece, coltivava sempre l'idea di un Istituto completamente nuovo e continuava a sottoporre all'Amministrazione progetti e richieste di finanziamenti.[28]
«Dopo continue lotte, strenuamente combattute e felicemente vinte» un suo progetto fu approvato e, nel 1910, iniziarono i lavori per la costruzione, dalle fondamenta, di una nuova ala a sud del vecchio complesso architettonico della Casa del Salvatore,[29] da destinare al nuovo Istituto di zoologia. I lavori, interrotti e poi ripresi dopo la fine della Grande guerra, terminarono solo nel 1922 e diedero corpo a un «Istituto che si può dire uno dei primi d'Italia e senza forse di Europa».[30]
L'istituzione della Collezione Centrale Elmintologica Italiana
L'ampliamento del Museo zoologico segnò anche un incremento del numero degli esemplari e delle collezioni, riordinate ed esposte secondo il criterio sistematico e filogenetico per evidenziare il rapporto evolutivo tra i taxa secondo i principi dell'evoluzionismo Darwiniano, di cui Monticelli era un convinto sostenitore.[31] La collezione della fauna locale, con i repertori faunistici della provincia e del golfo di Napoli, fu completata e ospitata in una sala dedicata;[32] fu revisionata la grande collezione concologica che unita alla raccolta di molluschi in alcool, formò la Collezione Malacologica Mediterranea[33] e fu riordinata la Collezione Entomologica, ricca allora di circa 100.000 insetti, provenienti da ogni parte del mondo, ed unica per la presenza degli olotipi delle specie fondate da Achille Costa. Probabilmente in quegli anni la collezione carcinologica si arricchì dell'esemplare di granchio gigante del Giappone, Macrocheira kaempferi (Temminck, 1836), che fu esposto in una vetrina dedicata all'ingresso del nuovo Istituto[34] e il cui disegno stilizzato sarebbe diventato il logo del moderno Dipartimento di Zoologia.[35]
Ma soprattutto Monticelli ottenne, nel 1912, che presso l'Istituto di zoologia fosse istituita la Collezione Centrale Elmintologica Italiana. Una raccolta di tutte le specie note di elminti parassiti dell'uomo e di altri vertebrati, che fu formata inizialmente con gli esemplari della sua ricca collezione personale, e con quelle degli elmintologi Corrado Parona e Michele Stossich. Da allora la Collezione sarebbe arrivata a contare circa duemila reperti, tra cui tutti gli olotipi descritti dai tre zoologi.[36] Con un'apposita legge, ispirata da Monticelli e approvata dal Parlamento nel 1912, furono definite con un regolamento le sorti della Collezione, e ne fu garantita la custodia e la conservazione futura istituendo un posto di curatore a carico del bilancio del Ministero della Pubblica Istruzione.[37]
L'edizione della nuova serie dell'Annuario del Museo Zoologico e della Fauna degli Astroni
A un anno dalla sua nomina, e a trent'anni dall'ultima edizione, Monticelli volle riprendere le pubblicazioni dell'Annuario del Museo Zoologico della R. Università di Napoli[38] e, il 24 agosto del 1901, uscì il primo fascicolo del primo volume della nuova serie con una sua breve introduzione.[39]
Annuario del Museo Zoologico della R. Università di Napoli
Primo volume della prima serie, direttore Achille Costa
Primo volume della seconda serie, direttore Francesco Saverio Monticelli
Negli anni a seguire, sarebbero stati pubblicati altri sette volumi che avrebbero dato visibilità alle ricerche svolte al Museo e arricchito la biblioteca con le pubblicazioni ricevute in cambio.[40] Ma, soprattutto, avrebbero permesso di accrescere la consistenza e la conoscenza scientifica delle collezioni del Museo: sia perché Monticelli impose che fosse obbligo per i collaboratori dell'Annuario di rilasciare per il Museo le specie tipo descritte, sia perché inviò, sistematicamente, reperti delle raccolte ai più illustri specialisti mondiali e pubblicò i risultati dei loro studi nell'Annuario.[32]
Nel 1913 inoltre Monticelli diede avvio alla pubblicazione di una nuova collana monografica, in cui si propose di raccogliere gli studi sulla fauna del lago-stagno craterico degli Astroni nei Campi Flegrei.[41] Per la ricerca sul campo Monticelli fece attrezzare un piccolo laboratorio sullo stagno principale, detto "Lago Grande" e ottenne la disponibilità di una motobarca per la raccolta dei campioni di fauna lacustre.[32]
La fondazione dell'Unione Zoologica Italiana e dell'Archivio Zoologico
Monticelli fu tra i fondatori di una delle più antiche associazioni scientifiche italiane, nata a Pavia il 22 aprile del 1900. Fece parte, infatti, di quel comitato promotore[42] che riunì, in un primo e preliminare convegno, quarantuno docenti italiani di zoologia e di anatomia comparata che fondarono la prima associazione nazionale di zoologi, l'Unione Zoologica Italiana.[43]
Ma Monticelli non fu solo uno dei fondatori, fu anche tra i più partecipi all'organizzazione e alla gestione operativa del nuovo sodalizio scientifico.[44]
Svolse, pressoché ininterrottamente per oltre vent'anni, la funzione di segretario, fu delegato a rappresentare ufficialmente l'Unione in commissioni,[45] congressi,[46] inaugurazioni e cerimonie[47] sia in Italia che all'estero e fu eletto presidente per tre mandati nel 1905, nel 1907 e per il triennio 1925-27.[48]
A Bologna nel settembre 1900, durante la prima assemblea ordinaria dell'Unione, Monticelli propose l'edizione di un nuovo periodico scientifico nazionale, un Archivio zoologico che fosse espressione del lavoro degli zoologi italiani. Dopo che una commissione ne ebbe verificata la fattibilità, il primo fascicolo della nuova rivista fu pubblicato il 23 ottobre 1902, sotto gli auspici dell'Unione Zoologica Italiana e a cura di un Comitato di redazione di cui faceva parte Monticelli.[50]
Grazie anche alla sua opera, l'Unione andò sempre affermandosi nei Congressi zoologici internazionali, sia per l'inclusione della lingua italiana tra le lingue ufficiali,[51] sia per la rappresentanza accordata all'Unione in numerose Commissioni internazionali attinenti alla zoologia, delle quali ne ottenne a volte la presidenza.[52]
Al Congresso zoologico internazionale di Graz del 1910, Monticelli ottenne che la Commissione competente si impegnasse a pubblicare un'edizione ufficiale italiana delle Regole internazionali della Nomenclatura Zoologica[53] e propose l'istituzione di collezioni centrali parassitologiche nazionali da fondarsi a cura dei singoli stati, con scambio dei paratipi.[54] Fu anche chiamato a far parte del Comitato provvisorio per la costituzione di una Commissione internazionale per la difesa e la protezione della fauna, della flora e dei luoghi pittoreschi di tutto il mondo e fu eletto presidente della Commissione internazionale di zoologia medica, istituita su sua proposta al Congresso.[55]
A partire dal 1910 (circa), su iniziativa di Monticelli, il laboratorio di conservazione degli animali marini della Stazione zoologica di Napoli iniziò due nuove produzioni: i preparati anatomici, ottenuti da esemplari dissezionati con gli organi interni messi a nudo, e i preparati embriologici, come le serie di sviluppo dei pesci.[56]
Monticelli fu anche promotore di un progetto di studio sulla fauna marina costiera del litorale italiano[57] e della redazione di un'opera illustrativa completa della Fauna italiana.[58] Pubblicò inoltre diversi suoi lavori sul Monitore zoologico italiano, organo ufficiale dell'Istituzione,[59] e curò anche per i primi anni la compilazione annuale del Repertorio delle specie nuove di animali italiani, in collaborazione con Eugenio Ficalbi.[60]
La contrapposizione con Benedetto Croce sullo status giuridico della Stazione zoologica
Nell'ottobre del 1915, pochi mesi dopo la dichiarazione di guerra dell'Italia all'Austria-Ungheria, Monticelli fu nominato presidente di una commissione governativa[61] incaricata della gestione temporanea della Stazione zoologica di Napoli che, essendo di proprietà di un cittadino tedesco, Reinhard Dohrn,[62] era stata confiscata e messa sotto controllo nazionale.[63]
Reinhard Dohrn (1932)
Benedetto Croce (circa il 1910)
Dopo tre anni di gestione straordinaria Monticelli ebbe l'incarico di direttore temporaneo della Stazione zoologica divenuta intanto, su proposta della stessa commissione di cui Monticelli era presidente, un Ente morale autonomo sotto la vigilanza del ministero della Pubblica Istruzione.[64]
Il cambiamento di status giuridico, se da un lato rispondeva pienamente alle aspettative di Monticelli che aveva «speso ogni sua forza per emancipare la Stazione zoologica dalla egemonia tedesca»[65] trovò, dall'altro, una ferma opposizione da parte di Benedetto Croce e di diversi intellettuali italiani e stranieri.[66]
Se infatti, secondo Croce, la gestione straordinaria della Stazione zoologica durante gli anni di guerra «non comprometteva per nulla le sorti dell’Istituto e non ne snaturava l’indole» il nuovo status espropriava di fatto la famiglia Dohrn dei diritti sanciti nel contratto del 1875 tra il Comune di Napoli ed il fondatore della Stazione zoologica, che ne garantiva alla famiglia Dohrn la proprietà per novanta anni.[67]
Il filosofo, inoltre, convinto che «non fosse bello impadronirsi di ciò che era frutto dell’ingegno altrui» e che fosse altresì sbagliato «sostituire l’organizzazione statale a ciò che è stato creato e amministrato dagli individui che vi portano il loro entusiasmo e il loro interesse», si adoperò per ripristinare il rapporto contrattuale privato tra la famiglia Dohrn e il Comune di Napoli.[68]
Monticelli, pur riconoscendo che la logica di Croce «non faceva una grinza», continuò a battersi per l'italianità della Stazione zoologica diventando il «precipuo motore di tutta l'agitazione» fatta di una vivacissima campagna di stampa contraria alle tesi di Croci e di «innumerevoli proteste dall'Italia e dall'estero» da parte di scienziati e istituzioni scientifiche, comprese quelle napoletane.[69]
La contrapposizione si risolse inizialmente a favore di Croce che, nominato nel 1920 Ministro della Pubblica Istruzione nel quinto ed ultimo Governo Giolitti, fece approvare un suo decreto-legge soppressivo del decreto istitutivo dell'Ente morale autonomo, riportando in vigore gli ordinamenti legali ante belllum.[70]
La vittoria di Croce fu di breve durata. Nel novembre 1922 Benito Mussolini divenne il nuovo presidente del Consiglio e «nell'Italia fascista era impensabile che la Stazione zoologica non fosse un ente italiano»[71] Così, nell'ottobre del 1923, venne ridefinita come ente morale, controllato dal Ministero della Pubblica Istruzione e diretta da un Consiglio di amministrazione, presieduto dal Sindaco di Napoli.[72] Reinhard Dohrn ottenne la nomina a Consigliere delegato ed amministratore della sua ex proprietà e, nel 1924, Monticelli dovette cedergli il posto di direttore.[73]
La partecipazione alla Società dei Naturalisti in Napoli
Già nel 1882, ancora studente universitario, Monticelli entrò a far parte del Circolo degli Aspiranti Naturalisti, a pochi mesi dalla fondazione del sodalizio che sarebbe diventato, nel 1887, la Società dei Naturalisti in Napoli.
Monticelli partecipò molto attivamente alla crescita del prestigio scientifico e all'organizzazione dell'associazione.[74] Nel 1900 ne ospitò la biblioteca nell'Istituto di zoologia del quale era appena diventato direttore, ne ricoprì negli anni tutte le cariche ed incarichi sociali,[75] l'accompagnò in tutte le sue manifestazioni culturali, sociali e scientifiche, la rappresentò, come delegato in commissioni, congressi, inaugurazioni e cerimonie e ne arricchì la biblioteca con la donazione di moltissimi volumi, tra cui le edizioni rare delle opere del suo antenato Teodoro Monticelli. Fu promotore o fautore di voti, propositivi o di protesta, nelle assemblee dei soci[76] e pubblicò, nel Bollettino edito dalla Società, oltre cinquanta dei suoi lavori, tra memorie, note e comunicazioni verbali.[77]
Tra i risultati più significativi dell'attività svolta da Monticelli per la Società dei Naturalisti furono nel 1910 le feste cavoliniane, ideate e organizzate da Monticelli per tributare solenni onoranze internazionali in memoria dello zoologo Filippo Cavolini, nel primo centenario della morte[78] e, soprattutto, nel 1914 l'essere riuscito a far assegnare alla Società dei Naturalisti lo status giuridico di Ente morale.[79]
Monticelli fu insignito del titolo di Cavaliere dell'Ordre national de la Légion d'honneur (nel 1924), di Ufficiale dell'istruzione pubblica francese e di Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia. Inoltre per onorare la sua memoria fu istituito, dalla baronessa Giuseppina Nunziante d'Afflitto, vedova di Monticelli, un premio da assegnare agli autori dei migliori lavori di biologia e morfologia animale.[85]
In segno di stima quand'era in vita, e per renderne poi omaggio alla memoria, furono molti gli zoologi italiani e stranieri che vollero dedicargli nuovi generi[86] e nuove specie, non solo di elminti, che portano così i nomi specifici (epiteti) di monticellus, monticelli, monticellii, monticelliana o di monticellensis.[87]
Attività scientifica
Il settore di studi zoologici che avrebbe avuto il più ampio spazio fra tutte le sue ricerche e per il quale Monticelli sarebbe stato riconosciuto come «il più competente specialista della sua epoca»,[88] fu sicuramente l'elmintologia. Con circa cento memorie sull'anatomo-morfologia, l'istologia e la sistematica dei Trematodi, dei Cestodi e dei cestodaria in primis, ma anche degli Acantocefali, dei Monogenea, dei Temnocefali e dei Nematodi «dette un nuovo indirizzo alla sistematica» di questi Metazoivermiformi parassiti.[89] Importanti furono anche i suoi contributi giovanili sui Crostacei e sui Vertebrati, Chirotteri e Anfibi (Caudati) in particolare e, successivamente, su altri svariati tipi quali i Protozoi (Rizopodi), gli Anellidi (Policheti), i Nemertini, gli Echinodermi (Oloturie), i Celenterati (Scifozoi), i Molluschi e gli Insetti (Ditteri).[90]
Gli esordi in zoologia sistematica e i primi lavori sui Chirotteri e sui Crostacei
Già alcuni mesi prima di laurearsi, Monticelli diede inizio alla sua produzione scientifica con una memoria sull'anatomo-morfologia di un nuovo Lichomolgus,[91] un copepode semi parassita del mitilo mangereccio,[92] e con due lavori in cui descrisse e determinò alcuni esemplari di chirotteri provenienti da Buia (Assab).[93]
Gli studi sui Chirotteri proseguirono poi per tutto il decennio successivo con diversi lavori nei quali Monticelli approfondì le conoscenze morfologiche, embriologico-descrittive, sistematiche e faunistiche[94] su questo ordine di Mammiferi. Ne riconobbe diciotto specie per l'Italia meridionale e ne compilò il primo elenco sistematico-dicotomico, critico illustrativo, suddiviso in sette generi e tre famiglie.[95] Descrisse e istituì anche una nuova specie.[96]
E si occupò ancora di Crostacei, nei primi anni del '900, in una «geniale associazione di due menti altissime»[97] con Salvatore Lo Bianco,[98] conservatore alla Stazione zoologica di Napoli. Con Lo Bianco, che si occupava della ricerca delle larveplanctoniche e degli stadi intermedi fino alle forme adulte e Monticelli, che ne studiava l'anatomia e ne determinava la collocazione sistematica, furono pubblicati diversi lavori sulle serie di sviluppo complete di diversi generi di Peneidi del golfo di Napoli.[99]
Gli studi di zoologia degli Elminti
Monticelli cominciò a interessarsi agli Elminti, durante gli studi di perfezionamento alla Stazione zoologica di Napoli. Esordì in questo settore nel 1887 con una breve nota su alcuni parassiti dell'apparato digerente della sardina,[100] e una comunicazione sugli Echinorinchi dei Cetacei, dei Teleostei e dei Rettili di cui, tra l'altro, descrisse e figurò una nuova specie.[101]
Continuò a occuparsi di questo genere di vermi parassiti anche negli anni successivi, con alcune note critico-sinonimiche[103] intorno ad alcune specie di cui tracciò, a volte, delle dettagliate descrizioni anatomiche, embriologiche e biologiche per definirne la posizione sistematica e per caratterizzare e figurare qualche nuovo genere e qualche nuova specie.[104]
Intanto per ottenere la privata docenza in zoologia all'Università di Napoli, aveva pubblicato nel 1888 una lunga monografia sui Trematodi che sarebbe diventata una delle sue opere principali sui Platelminti e avrebbe segnato «una pietra miliare nella conoscenza di questa classe»[105] di cui propose una nuova classificazione.[106]
A questa monografia fecero seguito numerosi altri lavori prevalentemente anatomo-morfologici, alcuni di carattere più generale con elenchi di specie, di cui alcune nuove[107] e note dichiarative, altri incentrati su alcuni aspetti specifici quali il nucleo vitellino, l'embriologia, la spermatogenesi o la sistematica e la faunistica.[108]
Riesaminò le conoscenze precedenti, completandole e riordinandole, intorno ad alcuni generi, quali Apoblema, Monostomum, Notocotyle e Aspidogaster[109][110] e intorno ad alcune specie note quali la Cercaria setiferaMüller, 1786[111] e il Monostomum cymbium,[112] revisionò inoltre la famiglia Aspidobothridae,[113] risolse sinonimie e fondò nuovi generi e nuove specie.[114]
Nel 1893, pubblicò una seconda lunga monografia sui Trematodi endoparassiti con minute osservazioni isto-anatomiche, sistematiche e di comparazione tra moltissime specie di Distomidi, stabilendo inoltre generi e specie nuove.[116] A questa monografia fecero seguito diversi ulteriori lavori con descrizioni di forma esterna e di organizzazione interna di diverse specie di questi vermi.[117]
Contemporaneamente agli studi sui Trematodi, Monticelli portò avanti una serie di ricerche su un altro gruppo di Platelminti, i Cestodi. I primi lavori, del 1888, ebbero per oggetto lo Scolex polymorphusRudolphi, 1819, di cui Monticelli dimostrò l'identità con altre trentaquattro specie di scolici, fino allora ritenute differenti, e che invece lui ipotizzò fossero gli stadi di sviluppo successivi della stessa forma larvale. Ne individuò anche la corretta natura che non era quella di larva comune a tutti i Calliobothrium[118] ma quella del solo C. filicolleZschokke, 1888.[119]
Negli anni successivi proseguì nello studio dell'organizzazione anatomica, dello sviluppo embrionale e della biologia dei Cestodi. Svolse ricerche sulla subcuticola, sul sistema nervoso, sull'evoluzione dell'apparato digerente, sul ciclo biologico degli uccelli acquatici e assegnò il giusto valore al canale di Laurer che era stato oggetto di varie e contraddittorie interpretazioni.[121] Discusse della posizione sistematica di diversi specie di Cestodi e, confrontando le specie affini, ne diede le sinonimie e ne istituì numerose nuove.[122]
Convintosi inoltre della necessità di una diversa classificazione di alcuni fra questi generi di Platelminti (Gyrocotyle = Amphictyches, Amphilina, Caryophyllaeus e Archigetes) nel 1892 propose l'istituzione di una nuova categoria sistematica, i Cestodaria, dello stesso livello gerarchico dei Cestodi e dei Trematodi ma «che deve tenere il mezzo fra i due; essendo da entrambi ugualmente distinto e con caratteristiche dell'uno e dell'altro».[123]
Le ricerche elmintologiche di Monticelli riguardarono anche altri gruppi di Platelminti, quali i Monogenea e i Temnocephala. I Monogenea, che erano considerati allora un sottordine di Trematodi e non ancora una classe indipendente di Platelminti, furono investigati ripetutamente da Monticelli fin dai tempi delle sue ricerche nelle collezioni elmintologiche dei Musei e degli Istituti di zoologia di Greifswald, di Berlino, di Lipsia e di Vienna dove aveva avuto modo di esaminare numerosi tipi originali.[124]
Gli studi di Monticelli furono prevalentemente esami morfo-istologici di parti anatomiche con descrizioni della disposizione e dell'architettura di organi e di apparati, tra cui i particolari organi di tatto dei Tristomidi.[125]
Le sue diagnosi specifiche lo portarono a risolvere sinonimie, a ridescrivere e revisionare generi e specie,[126] a fondarne di nuovi,[127] a discutere del valore sistematico dei vari caratteri e a proporre nuove classificazioni, come nel caso del sottordine Heterocotylea.[128]
Monticelli si occupò ripetutamente dei Temnocefali, dopo un primo lavoro sulle uova e sugli embrioni della T. chilensisBlanchard, 1849.[129] Ne studiò prevalentemente l'anatomo-morfologia, ne ridescrisse numerose specie e ne istituì di nuove arrivando a proporre una revisione generale del genere.[130] Modificando infatti la sua precedente opinione,[131] Monticelli propose di considerare i Temnocefali, a cui diede il nome di Dactyloda,[106] come forme indipendenti di Platelminti, morfologicamente diverse e gerarchicamente equivalenti agli altri gruppi dei Trematodi, dei Cestodi, dei Cestodaria, dei Rabdoceli e dei Turbellari.[132]
Monticelli si occupò di Nematodi a partire dal suo soggiorno di studio a Berlino nel 1888, incaricato di determinare gli Elminti raccolti durante il viaggio di circumnavigazione della R. corvetta Vettor Pisani.[133] Successivamente indagò sul ciclo biologico dell'Ichthyonema globicepsRudolphi, 1861[134] e, alla ricerca di parassiti nelle Oloturie del golfo di Napoli, descrisse un Agamonema, inquilino delle Sinapte (S. digitata e S. inherens), interpretato come forma larvale di un nematode non specificato che avrebbe suo ospite definitivo un plagiostoma.[135]
Le ricerche su altri gruppi di Invertebrati vermiformi
Durante i due anni di straordinariato in Sardegna, Monticelli fu «indotto, dalla vicinanza di Sassari al mare» a «tentare» alcune ricerche sulla fauna marina costiera di Porto Torres.[136] Non trascurando altri gruppi, si dedicò a raccogliere specialmente gli Anellidi, in particolare i Chetopodi,[137] facendone oggetto di studi anatomo-morfologici, embriologici e sistematici.[138]
E di Anellidi si era occupato già dal 1892, alla Stazione zoologica, risolvendo a favore della prima ipotesi la questione sistematica della sinonimia, o della diversità specifica se non anche generica, della Parthenope serrataSchmidt, 1857 e dello Ctenodrilus pardalisClaparède, 1863.[139]
Successivamente, scoprì la forma sessuata dello C. serratusSchmidt, 1857, ermafroditaproterandrico di cui era nota allora la sola modalità di riproduzione agamica per autotomia diacottica,[140] e descrisse la gestazione interna delle larve da parte di grossi esemplari gestanti.[141] Inoltre individuò e descrisse due specie nuove di Ctenodrilidi, di cui una differente anche genericamente, ed espose una revisione della famiglia illustrandone tutte le specie allora note.[142]
Monticelli fu anche l'autore del secondo rinvenimento in Italia di un nemertino d'acqua dolce, un prostoma del fondo sabbioso nel fiume Sebeto, nuovo per la fauna italiana e da lui denominato P. sebethis.[143]
Le ricerche su altri gruppi animali
Da «zoologo di larga cultura» Monticelli fu «uno specialista non del tutto esclusivo» e intercalò agli studi elmintologici osservazioni e ricerche su altri gruppi o specie animali, oltre quelli già ricordati. Rientrano in questo gruppo, oltre la sua tesi di laurea sul seno cutaneo interdigitale della pecora,[144] diversi lavori pubblicati durante gli anni di straordinariato in Sardegna.
Tra questi una memoria su una oloturia del golfo di Napoli, una nota su una medusa gemmante del golfo di Cagliari, un'altra su una larva di un anemone, parassita di uno ctenoforo[145] e due altri ancora in cui descrisse e caratterizzò due specie nuove, un rizopode marino, diverso anche genericamente, che dedicò a Salvatore Trinchese[146] e un dittero parassita di un chirottero proveniente da Assab.[147]
Intanto in una nota preliminare del 1893, e in una successiva del 1897,[148] Monticelli aveva dato notizia di due importati ritrovamenti. Si trattava di due organismi microscopici semplicissimi che, successivamente, sarebbero stati considerati dei Metazoi ancestrali. Il primo, rinvenuto a Napoli nel 1892, era costituito da solo tre foglietti cellulari, di cui quello ventrale ciliato gli permetteva di muoversi strisciando lungo i vetri degli acquari della Stazione zoologica. Affine al Trichoplax adhaerensSchulze, 1883, ma differentissimo per altri aspetti, fu considerato da Monticelli una specie nuova di un genere nuovo e denominato Treptoplax reptans. Monticelli non avanzò ipotesi sulla sua collocazione sistematica.[149]
Il secondo fu rinvenuto nel 1895 in una medusa (la Rhizostoma pulmoMacri, 1778), incistato nel tessuto gelatinoso del cappello (come pure in quello più compatto dei tentacoli), generalmente associato in più individui in una medesima cisti. Anche questi erano organismi estremamente semplici, costituiti da due soli strati di cellule, l'ectoderma (= somatoderma) esterno e l'endoderma (= enteroderma) interno, non aderenti tra loro ma separati da un'intercapedine, il celoma. Lo strato esterno ciliato, s'introfletteva in un foro centrale, l'apertura boccale (= stomio), per continuarsi poi nello strato interno delimitando una cavità, la cavità gastrica (= enteron). Questi organismi assumevano pertanto un caratteristico aspetto di disco-ciambella, e Monticelli li denominò conseguentemente Pemmatodiscus socialis.
Ernst Haeckel «ch'era entusiasta di queste forme, gl'inviò una Memoria con la dedica "Allo scovritore della Gastrula vivente».[150] Monticelli ascrisse i due nuovi organismi ad un nuovo raggruppamento, i Mesenchimia, intermedio tra i Protozoi e i Metazoi.[151]
Monticelli si occupò anche di Rettili riferendo, in due comunicazioni, della naturalizzazione del Gongylus ocellatusForsskål, 1775 nell'ex R. Bosco di Portici.[152]
E, ancora, si occupò di Cetacei ricostruendo la storia di un esemplare di Physalus antiquorumGray, 1865 arenatosi a Ischia nel 1770 e riferendo dell'esame di una Balaenoptera acutorostrataLacépède, 1804 catturata, sempre a Ischia, nel 1925.[153]
Un esemplare di gongilo (Chalcides ocellatusForsskål, 1775)
Esemplare di axlotl, forma neotenica dell'Ambystoma mexicanumShaw, 1789
Intanto nel 1902 Monticelli aveva ricevuto in dono, da Carlo Emery, una coppia di axolotl, la forma neotenica dell'Ambystoma mexicanumShaw, 1789, un anfibio dell'ordine Caudata, e aveva deciso di avviarne l'allevamento negli stabulari dell'Istituto zoologico.
Fautore della lotta biologica contro la zanzara,[154] vettore dell'agente eziologico della malaria, Monticelli pensò di ripetere i tentativi di Paolo Panceri, del 1868-69, di naturalizzazione degli axolotl nei laghi flegrei, verificando la possibilità di utilizzarli per il controllo della dinamica di popolazione delle larve dulciacquicole di zanzara di cui questi Anfibi, in particolare le larve, si nutrono.[155]
Monticelli scelse, come sito per l'introduzione degli axolotl, il lago-stagno craterico degli Astroni dove già da anni conduceva con la sua scuola studi faunistici e biologici.
Nel maggio 1912, fu effettuato un primo rilascio di trecento larve di Axolotl, con esito negativo probabilmente a causa dei predatori. Nel giugno dell'anno successivo fu effettuato un secondo rilascio di circa un migliaio di esemplari, inclusi per protezione in una specie di nassa di ferro zincato a maglie strette. Ma anche questo tentativo di naturalizzazione non ebbe successo e la popolazione si estinse. Probabilmente la stenotermia della specie non ne aveva consentito l'acclimatazione.[156]
Pubblicazioni, discorsi e comunicazioni verbali
Lavori accademici di chiropterologia (ordine Chiroptera)
Sul Cotylogaster michaelis Montic. (1892), in Ann. Mus. Zool. R. Univer. Napoli, II (N.S.), n. 15, Napoli, R. Tip. Francesco Giannini & Figli, 1907, pp. 1-6, fig. 6.
Notizie su di alcune specie di Taenia, in Boll. Soc. Nat. in Napoli, V (I), n. 2, Napoli, Stab. Tip. F.lli Ferrante, 1891, pp. 151-174, tav. VIII. fig. 8-13.
Nota intorno a due forme di Cestodi, in Boll. Musei Zool. e Anat. Comp. R. Univer. Torino, VII, n. 127, Torino, Tip. Carlo Guadagnini, 1892, pp. 1-9, tav. I.
(In collaborazione con Corrado Parona), Sui generi Placunella e Trechopus, in Monit. zooI. ital., XIII, Suppl., Firenze, Tip. L. Niccolai, 1902, pp. 46-48.
(In collaborazione con Corrado Parona), Sul genere Ancyrocotyle, n. g., in Archives de parasitologie, VII, n. 1, Paris, F. R. De Rudeval, 1903, pp. 117-121, tav. III.
Il genere Encotyllabe Diesing, in Ann. Mus. Zool. R. Univer. Napoli, II (n.s.), n. 20, Napoli, R. Tip. Francesco Giannini e Figli, 1907, pp. 1-13, tav. 10.
Il genere Nitzschia Von Baer, in Ann. Mus. Zool. R. Univer. Napoli, II (n.s.), n. 27, Napoli, R. Tip. Francesco Giannini e Figli, 1908, pp. 1-19, tav. 14, 5 fig.
Calinella craneola n. g. n. sp. Trematode nouveau de la femille des Udonellidae provenant des Campagnes de S. A. S. le Prince de Monaco, in Ann. Inst. Oceanogr., I, n. 4, Paris, Masson & C.ie, 1910, pp. 1-12.[157]
Brevi comunicazioni sulle Tenmocefale, in Boll. Soc. Nat. in Napoli, XXVI=VI (II) 1913, Napoli, R. Tip. Francesco Giannini e Figli, 1914, pp. 7-8, 2 fig.
Di alcune pretese forme del gruppo delle Temnocefale e nota critica sull'Ordine dei Dactyloda, in Rend. Acc. Sc. Fis. e Mat. Soc. R. Napoli, XX (3), Napoli, Tip. R. Acc. Sc Fis. e Mat., 1914, pp. 285-293.
Sexualité et gestation chez les Ctenodrilides, in C. R. Ass. Franç. Avanc. Sc., Sess. 36, Part. 1, Paris, 1907, p. 249.
Di un nuovo Ctenodrilide del golfo di Napoli (Raphidrilus menasoma n. g., n. sp.), in Rend. Acc. Sc. Fis. e Mat. Soc. R. Napoli, XVI (III), Napoli, Tip. R. Acc. Sc Fis. e Mat., 1910, pp. 61-64.
Notizia preliminare del rinvenimento di un Nemertino (Prostoma sebethis n. sp.) nelle acque del Sebeto, in Rend. Acc. Sc. Fis. e Mat. Soc. R. Napoli, XVI (III), n. 1-2, Napoli, Tip. R. Acc. Sc Fis. e Mat., 1910, pp. 33.
Notizie intorno agli Axolotl dell'Istituto Zoologico della R. Università di Napoli, in Rend. Acc. Sc. Fis. e Mat. Soc. R. Napoli, XIX, Napoli, Tip. R. Acc. Sc Fis. e Mat., 1913, pp. 173-184.
Nuove notizie intorno agli Axolotl dell'Istituto Zoologico di Napoli, in Rend. Acc. Sc. Fis. e Mat. Soc. R. Napoli, XXIII (2), Napoli, Tip. R. Acc. Sc Fis. e Mat., 1917, pp. 83-86.
Della particolare maniera di incubazione delle uova da parte dell'Octopus vulgaris Lmk., in Pubbl. Staz. Zool. Napoli, III, Napoli, 1921, pp. 187-190.
Prelezione al Corso pareggiato di Zoologia (anno scolastico 1891-92), Napoli, Stab. Tip. F.lli Ferrante, 1893, pp. 30.
Disegno di Zoologia sistematica secondo le lezioni dettate nell'anno scolastico 1892- 93 nella R . Univ. di Napoli, Napoli, Stab. Tip. F.lli Ferrante, 1893.
Biografie, commemorazioni e necrologi
Necrologia del Prof Achille Costa, in Ann. Anno Scol, 1899-1900 R. Univer. Napoli, Tip. e Stereotip. R. Università, 1900, pp. 346-350.
Necrologia del Prof. Giuseppe Palma, in Ann. Anno Scol. 1899-1900 R. Univ. Napoli, Napoli, Tip. e Stereotip. R. Università, 1900, pp. 351-353.
Giuseppe Jatta. Commemorazione, in Boll. Soc. Nat. in Napoli, XVIII (1), Napoli, R. Tip. Francesco Giannini e Figli, 1904, pp. 86- 99.
Comitato italiano per le onoranze ad Antonio Dohrn (a cura di), Solenne commemorazione nell'aula magna della R. Università di Napoli, 5 dicembre 1909, Napoli, R. Tip. Francesco Giannini e Figli, 1909, pp. 32.
Note storiche su istituti, associazioni e istituzioni scientifiche
La scuola Zoologica Napoletana, in Giorn. Intern. delle Sc. Med., XXII, n. 5, Napoli, E. Detken e Rocholl, 1900, pp. 193-215.
Notizie intorno al Museo Zoologico della R. Università di Napoli, in Ann. Anno Scol. 1899-1900 R. Univ. Napoli, Napoli, Tip. e Stereotip. R. Università, 1900, pp. 71-77, tav. I.
Per l'inaugurazione del corso ufficiale di parassitologia nell'Università di Napoli: poche parole di storia, Napoli, Melfi & Joele, 1912, pp. 1-4.
Dopo venticinque anni, in Rendiconto della XV Assemblea ordinaria e del Convegno dell'Unione Zoologica Italiana in Bologna (30 Ottobre - 6 Novembre 1926). Monit. zool. it. (Allegato), XXXIX, n. 12, Firenze, 1928, pp. 4-9.
Discorsi, relazioni e scritti vari
Prefazione, in Ann. Museo Zool. R. Università di Napoli, I (n.s.), n. 1, Napoli, Tip. Melfi & Joele, 24 agosto 1901, pp. 1-2.
Di un nuovo compressore, in Zeit. Wissen. Mikrosk., IX, Stuttgart, Harald Bruhn, 1894, pp. 454-458, 5 fig.
R. Università di Napoli (a cura di), Pel centenario della Cattedra di zoologia, in Centenario della Cattedra di zoologia nella R. Università di Napoli, 1806-1906, Napoli, Stab. tip. della R. Università, 1907.
^Con una tesi sul seno cutaneo interdigitale dell'Ovis aries, Linn., poi pubblicata nel 1888 con le «pubbliche grazie al mio ottimo maestro Prof. Trinchese, che mi fu largo di consigli e di incoraggiamenti, e sotto la direzione del quale ho menato a termine il presente studio» (cfr. Monticelli, 1888f, p. 2).
Trinchese era ordinario di anatomia e di embriologia comparate, preside di facoltà della R. Università e tra i fondatori della Società dei Naturalisti in Napoli.
^Dalla Scuola di Magistero della R. Università di Napoli (cfr. Zirpolo, 1930, p. 302).
^Cfr. Università degli Studi di Napoli, s.d. e Maio et al., 1995, pp. 204-205. Il riferimento è alla presenza di Monticelli nel gruppo dei primi venti parassitologi stranieri eletti, nel 1911, membri corrispondenti della Helminthological Society of Washington (cfr. Pierantoni, 1928, p. X).
^Cfr. Zirpolo, 1930, p. 303. Fu nominato con il R. Decreto ministeriale del 12 ottobre 1892 (cfr. Istruzione secondaria tecnica, in Bollettino ufficiale del Ministero dell'Istruzione pubblica, XIX, n. 45, Stab. Tip. Ditta E. Sinimberghi, 9 novembre 1892, p. 1807).
^Il congedo gli fu accordato dal 1º gennaio 1893 al 30 settembre 1894 con i R. Decreti ministeriali del 31 dicembre 1892 e del 3 dicembre 1893 (cfr. Bollettino ufficiale del Ministero dell'Istruzione pubblica, Roma, Stab. Tip. Ditta E. Sinimberghi, Istruzione secondaria tecnica, XX, n. 1, 4 gennaio 1893, p. 243 e Istruzione secondaria tecnica, XXI, n. 1, 4 gennaio 1894, p. 13).
^Con il R. Decreto ministeriale del 20 giugno del 1893 (cfr. Istruzione superiore. Libera docenza, in Bollettino ufficiale del Ministero dell'Istruzione pubblica, XX, n. 26, Stab. Tip. Ditta E. Sinimberghi, 28 giugno 1893, p. 1280).
^Monticelli ebbe assegnata anche la cattedra di zoologia presso la Scuola di farmacia (cfr. Ministero della Pubblica Istruzione, Università Regie. Università di Napoli, in Annuario del Ministero della Pubblica Istruzione, Roma, Tip. Ludovico Cecchini, 1900, p. 74) di cui sarebbe stato direttore nel 1913 (cfr. Ministero della Pubblica Istruzione, Università Regie. Università di Napoli, in Annuario del Ministero della Pubblica Istruzione, Roma, Tip. Operaia Romana Cooperativa, 1913, p. 153); nel 1914 (cfr. Università Regie. Università di Napoli, 1914, p. 156); nel 1915 (cfr. Università Regie. Università di Napoli, 1915, p. 152) e nel 1921. Sempre alla R. Università di Napoli fu direttore della Scuola di Magistero in scienze nel 1902 (cfr. Ministero della Pubblica Istruzione, Università Regie. Università di Napoli, in Annuario del Ministero della Pubblica Istruzione, Roma, Tip. Ludovico Cecchini, 1902, p. 78); Preside della Facoltà di Scienze fisiche e naturali nel 1902 (cfr. Ministero della Pubblica Istruzione, 1902, p. 77) e nel 1912 (cfr. Ministero della Pubblica Istruzione, Università Regie. Università di Napoli, in Annuario del Ministero della Pubblica Istruzione, Roma, Tip. Operaia Romana Cooperativa, 1912, p. 129). Nel 1906 e nel 1907 fu direttore incaricato del Gabinetto di antropologia (cfr. Ministero della Pubblica Istruzione, Università Regie. Università di Napoli, in Annuario del Ministero della Pubblica Istruzione, Roma, Tip. Ludovico Cecchini, 1906, p. 92 e 1907, p. 92) e, infine, nel 1925 fu incaricato dell'insegnamento di Zoologia ed anatomia comparate e parassitologia nella Facoltà di Medicina e chirurgia (cfr. Ministero della Pubblica Istruzione, Università Regie. Università di Napoli, in Annuario del Ministero della Pubblica Istruzione, Roma, Tip. Operaia Romana Cooperativa, 1925, p. 151).
^La grande sala, di oltre quaranta metri di lunghezza, diventata poi il Salone maggiore del Museo zoologico, era stata edificata a partire dal 1842, durante la direzione di Giosuè Sangiovanni. Inaugurata solennemente il 20 settembre nel 1845 in occasione del VII Congresso degli Scienziati Italiani era stata ottenuta soprelevando l'edificio del complesso ex gesuitico della Casa del Salvatore accanto al Museo Mineralogico (cfr. Botte e Scillitani, 1999, p. 146) e (cfr. Ariani, 2015, p. 41). I sei piccoli locali erano adibiti essenzialmente a deposito dei volumi della biblioteca e dei campioni della raccolta entomologica, divenuta successivamente la Collezione Costa, ricca allora di circa 100.000 esemplari. (cfr. Botte e Scillitani, 1999, p. 150).
^In oltre vent'anni, moltissimi furono gli studenti iniziati alla ricerca zoologica in quel laboratorio e molti furono i laureati che, formatisi alla scuola di Monticelli, si sarebbero poi affermati in ambito accademico, tra questi Giulio Trinci, Giulio Tagliani, Umberto Pierantoni, Giulio Cotronei, Gesualdo Police, Ernesto Caroli, Attilio Cerruti, Ermete Marcucci, Mario Salfi, Giuseppe Zirpolo, Augusto Stefanelli e Arturo Palombi (cfr. Zirpolo, 1930, pp. 312-313).
^Cfr. Zirpolo, 1930, p. 314. Si trattava di una sala adiacente al Museo zoologico, edificata contemporaneamente al Salone maggiore e inizialmente destinata al Museo anatomico. Nel 1861, in seguito allo smembramento di questo Museo in tre sezioni, la sala fu destinata al Museo di anatomia normale e quando questo fu trasferito nell'ex Convento di Santa Patrizia, Monticelli ottenne che la vecchia sede fosse destinata al Museo zoologico di cui andò a costituire il cosiddetto Salone minore (cfr. Botte e Scillitani, 1999, p. 150 e p. 154).
^Si trattava dei locali precedentemente occupati dall'Istituto e Museo di geologia, dalla Scuola di magistero e lettere e dalla direzione dell'Istituto Chimico farmaceutico e di tossicologia (cfr. Botte e Scillitano, 1999, p. 154).
^«Quattro piani forniti di numerose stanze per la Direzione, il personale assistente, per la Biblioteca, per i tecnici, il tassidermista, i laboratori per gli studenti, le stanze per i ricercatori privati, la sala per la collezione elmintologica, la sala per la fauna napoletana, un laboratorio di chimica, un'auletta per lezioni per Naturalisti con una raccolta delle forme più notevoli dei varii tipi animali» (cfr. Zirpolo, 1930, p. 313). Il trasferimento nel nuovo Istituto avvenne nel 1923 e i vecchi locali furono aggregati al preesistente Istituto e Museo di mineralogia (cfr. Salfi, 1956, p. 97).
^Si tratta della L. n. 296 del 7 marzo 1912 (cfr. Istruzione superiore. Legge 7 marzo 1912, in Bollettino Ufficiale del Ministero della Pubblica Istruzione, XXXIX, n. 19, 25 aprile 1912, pp. 1464-1465).
^L'Annuario del Museo Zoologico della R. Università di Napoli era stata una rivista scientifica, fondata a Napoli da Achille Costa nel 1862, allo scopo di «render conto di lutto ciò che ha rapporto all'andamento materiale del Museo e di illustrare le collezioni esistenti in questo e quelle che annualmente vengono ad accrescere il suo patrimonio». Ne erano stati pubblicati solo pochi volumi e la serie si era interrotta nel 1871 con il sesto volume per l'anno 1866 (cfr. Monticelli, 1901a, p. 1).
^Offrendo così «agli studiosi di questo Istituto Zoologico la possibilità di essere al corrente di quanto si pubblica dagli altri Musei e Laboratori» (cfr. Monticelli, 1901a, p. 2).
^Della nuova collana, intitolata Fauna degli Astroni, furono pubblicati tre volumi a fascicoli con i risultati delle ricerche faunistiche e biologiche condotte da Monticelli, dagli alunni e dagli studiosi dell'Istituto di zoologia e di altri laboratori napoletani e anche da noti specialisti di singoli gruppi di animali (cfr. Monticelli, 1910h, 1914g e 1916c e Zirpolo, 1930, p. 315).
^Il comitato promotore era costituito da diciotto «zoologi italiani di buona volontà» che, già dal 1892 vagheggiavano di «costituire una Società Zoologica Italiana come ne esistevano all'estero» (cfr. Monticelli, 1828, p. 4). Erano quasi tutti i titolari della cattedre universitarie di zoologia e di anatomia comparata oltre a Giacomo Doria, fondatore del Museo Civico di Storia Naturale di Genova, e Rina Monti, assistente alla cattedra di anatomia comparata della R. Università di Pavia (cfr. Milani, 1999, p. 399).
^Il convegno fu presieduto da Pietro Pavesi zoologo e sindaco di Pavia, e si svolse nell'Istituto di Anatomia comparata della R. Università il 22 ed il 23 aprile 1900 al termine del Congresso Internazionale di Anatomia umana, indetto dalla Anatomische Gesellschaft per le onoranze a Camillo Golgi (cfr. Milani, 1999, pp. 399-400). Oltre i promotori, il convegno ebbe subito cento adesioni tra «coloro che, in Italia, si occupavano di Zoologia» che furono proclamati soci, unitamente ai diciotto promotori (cfr. Monticelli, 1828, pp. 4-5 e Milani, 1999, p. 400).
^«Monticelli è sempre stato ed è l'anima della Unione Zoologica italiana» (cfr. Grassi, 1911, p. 126).
^Monticelli fece parte della Commissione per la fondazione dell'Archivio Zoologico Italiano (cfr. UZI, 1900, p. 139); della Commissione per il Catalogo generale internazionale della letteratura scientifica (cfr. UZI, 1907, p. 104); della Commissione per la nomenclatura zoologica internazionale, ottenendone la presidenza (cfr. UZI, 1909, p. 32 e UZI, 1912, p. 257); della Commissione per le regole per la nomenclatura zoologica italiana (cfr. UZI, 1909, p. 97); della Commissione per la storia della zoologia in Italia (cfr. UZI, 1910, p. 275); della commissione per lo studio della fauna marina costiera del litorale italiano (cfr. UZI, 1910, p. 275); della Giunta internazionale di vigilanza del Concilium Bibliographicum di Zurigo (cfr. UZI, 1910, p. 322); della Commissione internazionale di Zoologia medica, ottenendone la presidenza (cfr. UZI, 1910, p. 324).
Inoltre Monticelli fu delegato dall'Assemblea di Pisa del 1912 a trattare con la Società botanica italiana per l'adesione della Società Zoologica Italiana all'intesa fra tutte le Società di Naturalisti ed associazioni affini per la protezione dei monumenti naturali, fauna, flora, fenomeni geologici, monumenti preistorici ecc. (cfr. UZI, 1912, p. 258) e fu chiamato a far parte del Comitato costituito su iniziativa del Touring Club Italiano per la salvaguardia dei monumenti naturali in Italia (cfr. UZI, 1915, pp. 107-108).
Fece parte, infine, del Comitato nazionale per la Fondazione Carlo Emery deliberata nell'Assemblea ordinaria di Bologna del 1926 (cfr. UZI, 1928, p. 11 e p. 76).
^Monticelli fu delegato a rappresentanza l'Unione Zoologica Italiana (e l'Italia dal Ministro della Pubblica Istruzione) al VI Congresso zoologico Internazionale di Berna nel 1904 (cfr. Unione zoologica italiana, in Monit. zool. it., XV, n. 6, Firenze, Tip. L. Niccolai, p. 207 e p. 247); al Congresso federale dei Delegati delle Associazioni Anatomiche a Ginevra nel 1905 (cfr. UZI, 1907, p. 104) e al VIII Congresso zoologico internazionale di Graz del 1910 (anche come rappresentante del R. Governo). Inoltre fece parte del Comitato organizzatore del Congresso dei Naturalisti italiani del 15-19 settembre 1906 a Milano (cfr. Comitato organizzatore (PDF), in Società Italiana di Scienze Naturali. Atti Congr. Natur. Ital. Milano 1906, Milano, Tip. Degli operai, 1907, p. 8).
^Monticelli fu delegato a rappresentare l'Unione Zoologica Italiana alle Feste Aldrovandiane (cfr. UZI, 1908, p. 209); all'inaugurazione del monumento a Lamarck nel Jardin des Plantes de Paris dove rappresentò anche la Società dei Naturalisti in Napoli (cfr. UZI, 1909, p. 32 e Zirpolo, 1930, p. 320) e di quello a Darwin a Cambridge e di Haller a Ginevra (cfr. UZI, 1909, p. 262). Inoltre Monticelli rappresentò l'Unione Zoologica Italiana all'inaugurazione del Museo Oceanografico di Monaco, delegato anche della Società Reale di Napoli e della Società dei Naturalisti (cfr. UZI, 1909, p. 262), alla solenne commemorazione di Antonio Dohrn a Napoli (cfr. Notizie, in Monit. zool. it., XX, n. 11, Firenze, Tip. L. Niccolai, 1909, p. 324) nonché all'inaugurazione del Museo Civico di storia Naturale di Genova nel 1912 (cfr. UZI, 1915a, p. 104).
^Il Comitato di Redazione era composto, oltre che da Monticelli, da Guglielmo Romiti, Leopoldo Maggi, Carlo Emery, Giacomo Cattaneo, Corrado Parona e Daniele Rosa (cfr. Arch. Zool., I, n. 1, Napoli, R. Tip. Francesco Giannini & F.lli, 1902).
L'Archivio Zoologico nacque come giornale per azioni, sussidiato dall'Unione Zoologia Italiana e pubblicato, a fascicoli, sotto i suoi auspici. A partire dal quinto volume, edito nel 1910, modificò il titolo in Archivio Zoologico Italiano, per sottolineare la nazionalità del giornale, ed evitare confusione con altri periodici esteri nelle citazioni bibliografiche brevi. Inoltre non ebbe più la forma di pubblicazione annuale uscente a fascicoli, ma fu stampato a volumi senza scadenza fissa ma raggiunto il numero di pagine e di tavole stabilito. Fu pubblicato regolarmente, anche durante gli anni difficili della prima guerra mondiale, finché fu in vita Monticelli, che oltre alle azioni contribuì anche con altri fondi personali «perché la pubblicazione non subisse sosta» (cfr. Zirpolo, 1930, p. 317 e UZI, 1908, pp. 209-210, Monticelli, 1909d e 1910m, p. 326).
Con la morte del suo fondatore l'Archivio interruppe le pubblicazioni che furono riprese nel 1928 da Umberto Pierantoni per terminare definitivamente nel 1971, con la morte dell'ultimo direttore-editore, Mario Salfi (cfr. Milani, 1999, p. 400).
^Il «buon diritto dell'Italia» fu riconosciuto nel Congresso internazionale di Berna del 1904 e consacrato in quello di Graz del 1910. Da allora la lingua italiana divenne una delle lingue ufficiali nella quale sarebbero state redatte tutte le circolari e le comunicazioni generali, come pure gli ordini del giorno da approvarsi nelle sedute plenarie (cfr. Monticelli, 1905e, p. 191 e 1928, p. 7).
^Furono riconosciute sedi di collezioni parassitologiche centrali: per l'America il Public Health Museum di Washington, per l'Austria l'Hofuslum di Vienna, per la Francia il Laboratoire de parasitologie di Parigi, per la Germania il Museo zoologico di Königsberg e per l'Italia il Museo zoologico di Napoli, dove già esistevano le collezioni elmintologiche di Parona, Stossich e Monticelli (cfr. UZI, 1910, p. 324).
^Il progetto fu proposto nell'ambito dell'intesa tra le stazioni zoologiche del Mediterraneo, deliberata dalla Commissione internazionale costituitasi a Monaco nel Museo oceanografico, per uno studio costiero del mare e della fauna litoranea (cfr. UZI, 1910, p. 263).
^La convenzione con i direttori del Monitore, Giulio Chiarugi e Eugenio Ficalbi, fu ratificata nella seconda Assemblea ordinaria dell'Unione Zoologica Italiana, a Napoli nel 1901 (cfr. Monticelli, 1928, p. 5). Il Monitore continuò ad ospitare i Rendiconto fino al 1929 quando l'Unione Zoologica Italiana iniziò le pubblicazioni di una sua rivista scientifica, il Bollettino di Zoologia, divenuto nel 1996 The Italian Journal of Zoology e, dal gennaio 2017, The European Zoological Journal, una rivista online con open access (cfr. Presentazione dell'Associazione, su Unione Zoologica Italiana onlus).
^Il Repertorio, deliberato nel Convegno di Portoferraio del 1905, fu redatto la prima volta nel 1907 da Eugenio Ficalbi. Era l'elenco delle specie nuove di animali italiani descritte in Italia nel 1905. Nel 1906 l'assemblea di Milano deliberò di arricchire il Repertorio con l'elenco delle specie nuove di animali scoperti in Italia ma descritti su pubblicazioni edite all'estero. La compilazione fu affidata a Monticelli. A partire dal repertorio per il 1906, pubblicato nel 1909, le due parti si integrarono in un unico elenco, redatto in collaborazione tra i due zoologi (cfr. Monticelli, 1908d, p. 211). Le edizioni successive, a partire dal Repertorio per il 1908, sarebbero state redatte da Alessandro Ghigi (cfr. UZI, 1912, p. 259).
^La commissione straordinaria fu nominata con il R. Decreto luogotenenziale del 21 ottobre 1915, n. 1737. Assieme a Monticelli, ne furono chiamati a far parte Luigi De Marchi, senatore e geofisico dell'Università di Padova, e Giuseppe Biraghi, direttore capo divisione al Ministero della Pubblica Istruzione (cfr. Istruzione superiore. Leggi e decreti, in Bollettino Ufficiale del Ministero dell'Istruzione Pubblica, II, anno XLII, n. 51, Roma, Tip. Romana Operaia Cooperativa, 23 dicembre 1915, pp. 3444-3445).
^Reinhard Dohrn era il figlio del fondatore Anton Dohrn ed aveva ereditato la proprietà della Stazione zoologica alla morte del padre nel 1909. Con l'entrata in guerra dell'Italia, Reinhard Dohrn dovette lasciare Napoli e si rifugiò in Svizzera, ospite dello Zoologisches Museum di Zurigo, dove spostò anche la direzione delle due riviste edite dalla Stazione (Mittheilungen aus der Zoologischen Station zu Neapel e Zoologischer Jahresbericht). Prima di partire affidò la gestione della Stazione zoologica, con regolare mandato di procura generale, a Federico Raffaele docente di zoologia dell’Università di Roma. Raffaele, che era stato allievo come Monticelli di Salvatore Trinchese e, per molti anni, assistente ed amico di Anton Dorhn, svolse questo incarico fino alla nomina della commissione straordinaria, nel novembre del 1915 (cfr. Borrelli, 2015, p. 432).
^Cfr. Borrelli, 2015, p. 433. Il nuovo status giuridico fu riconosciuto alla Stazione zoologica con il Decreto-legge luogotenenziale del 26 maggio 1918, n. 732, convertito in Legge il 31 luglio del 1919 (cfr. Leggi e decreti, in Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, n. 138, Roma, Tip. Delle Mantellate, 12 giugno 1918, pp. 1673-1674). Con il successivo Decreto luogotenenziale del 9 giugno 1918, n. 804 fu approvato il nuovo statuto che, tra l'altro, prevedeva la nomina di un Consiglio di amministrazione presieduto dal Sindaco di Napoli e di un Direttore nominato dal Ministro della Pubblica Istruzione «fra scienziati venuti in chiara fama nelle discipline zoologiche» (cfr. Istruzione superiore. Leggi e decreti, in Bollettino Ufficiale del Ministero dell'Istruzione Pubblica, II, anno XLV, n. 38, Roma, Tip. Operaia Romana Cooperativa, 19 settembre 1918, pp. 988-990).
^Cfr. Giuseppe Zirpolo, Tornata ordinaria del 17 novembre 1918, in Boll. Soc. Nat. in Napoli, XXXI=XI (II), Napoli, Off. Cromotip. Aldina, 1918-1919, p. XV. In effetti Monticelli, fin dall'inizio del conflitto, aveva preso una netta posizione per l'italianità della Stazione zoologica e, già nell'assemblea della Società dei Naturalisti del 27 maggio 1915, in previsione di un prevedibile decreto di confisca dei beni tedeschi, aveva votato un ordine del giorno per auspicare l'acquisizione al Municipio di Napoli della proprietà della Stazione zoologica (cfr. Giuseppe Zirpolo, Tornata ordinaria del 27 maggio 1915, in Boll. Soc. Nat. in Napoli, XXVIII=VIII (II), Napoli, Off. Cromotip. Aldina, 1915-1916, p. XI).
^Croce fu sostenuto da scienziati come Julian S. Huxley, Frank Armitage Potts, Jorge Howard Parker, Herbert Spencer Jennings, Henry Fairfield Osborn e Hjalmar Broch; da politici come Beniamino Spirito e da intellettuali come Giovanni Castellano, Luigi Michele Coppola e Luigi Miranda (cfr. Borrelli, 2015, pp. 435-436).
^Cfr. Borrelli, 2015, p. 433. Il contratto tra Anton Dohrn ed il sindaco di Napoli, Antonio Winspeare duca di Salve, fu firmato il 20 dicembre 1875, cioè dopo l'inaugurazione ufficiale della Stazione zoologica avvenuta nell'aprile dello stesso anno (cfr. La nostra storia. La fondazione, su szn.it, Stazione Zoologica Anton Dohrn Napoli, 2015). Secondo questo contratto, il Municipio di Napoli concedeva a Dohrn il suolo pubblico su cui edificare la Stazione zoologica per trenta anni (poi portati a novanta il 31 marzo 1895) dopodiché la proprietà dell'istituzione sarebbe passata al Comune di Napoli (cfr. Luigi Silvio Amoroso, La Stazione Zoologica di Napoli, in Il Secolo XX, XVI, n. 12, Milano, Treves, 1917, pp. 865-872).
^Cfr. Benedetto Croce, Sulla Stazione zoologica di Napoli. Discorso pronunciato al Senato il 9 dicembre 1920 da ministro della Pubblica Istruzione On. Croce, Roma, Tip. del Senato, 1920, pp. 1-18. A sostegno di Monticelli e di «chiunque abbia animo d’italiano» si schierarono scienziati come Vito Volterra, senatore e presidente della Accademia nazionale delle scienze, politici come il senatore Enrico Arlotta e intellettuali come Luigi Silvio Amoroso (cfr. Borrelli, 2015, p. 434).
Tra le istituzioni scientifiche, particolarmente vibrate furono le proteste della Società dei Naturalisti in Napoli, di cui Monticelli era nel 1920 presidente. Nella tornata ordinaria del 25 luglio 1920 fu approvato un documento, poi trasmesso al Ministro della Pubblica Istruzione e a tutte le accademie e ai biologi d'Italia, nel quale la Società, preoccupata che la Stazione zoologica «ritorni così alla mercé della Germania, fa voti al Governo del Re, pel decoro d'Italia, che questa jattura venga scongiurata e che si conservi l'italianità ed il carattere autonomo di questo Istituto di fama mondiale» (cfr. Claudio Gargano, Tornata ordinaria del 25 luglio 1920, in Boll. Soc. Nat. in Napoli, XXXIII=XIII (II), Napoli, Off. Cromotip. Aldina, 1920-1922, pp. XII-XIII).
^Il contestato decreto era il R. Decreto-Legge del 30 settembre 1920 n. 1637 che abrogava il precedente Decreto-legge luogotenenziale del 26 maggio 1918, n. 732, convertito in Legge il 31 luglio del 1919 (cfr. Leggi e decreti, in Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, anno 1920, n. 282, Roma, Tip. delle Mantellate, 30 novembre 1920, p. 3675).
^Con il R. Decreto del 21 ottobre fu istituito l'ente morale autonomo e il 13 febbraio 1924 fu costituito il suo consiglio di amministrazione (cfr. Leggi e decreti, in Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, anno LXIV, n. 277, 26 novembre 1923, pp. 6923-6924).
Il 26 aprile 1924 il Sindaco di Napoli Raffaele Angiulli prese in consegna la Stazione zoologica quale presidente del Consiglio d'amministrazione dell'Ente (cfr. Il nuovo ordinamento della Stazione zoologica di Napoli, in Archivio di scienze biologiche, V, Napoli, Off. Cromotip. Aldina, 1924, pp. 510-513).
^Monticelli fu «forse e senza forse il socio più affezionato» di questo sodalizio « [...] che egli amava come un sua seconda famiglia» (cfr. Zirpolo, 1930, p. 301 e p. 318).
^Ricoprì le cariche di redattore del Bollettino, di cassiere, di revisore dei conti, di consigliere e di segretario (nel 1890-91, nel 1893 e nel 1923-24) e fu eletto presidente per più mandati: nel 1901-02, nel 1909-10, nel 1913-14 e nel 1920-21 (cfr. Zirpolo, 1932-33, pp. LXXVI-LXXVII).
Inoltre fu il primo socio benemerito, nominato per acclamazione il 25 febbraio 1915 (cfr. Zirpolo, 1932-33, p. XXXII e p. LXVII e Claudio Gargano, Assemblea generale del giorno 28 febbraio 1915, in Boll. Soc. Nat. in Napoli, XXVIII=VIII (II), Napoli, Off. Cromotip. Aldina, 1916, p. VII).
^Tra i voti approvati quello contro il progetto di ferrovia elettrica vicina all'Osservatorio vulcanologico vesuviano (1903); quello sull'insegnamento delle Scienze Naturali nelle scuole medie (1903); quello contro il progetto dell'istituzione del Istituto Vulcanologico internazionale e a favore dell'Osservatorio vulcanologico vesuviano (1913); quello contro il progetto del ministro Credaro (1913); quello per l'italianità della Stazione zoologica (1915 e reiterato nel 1920); quello per il miglioramento della scuola media e l'introduzione dell'esame di Stato (1917 e 1919) e quello per l'istituzione della laurea in geografia nel 1921 (cfr. Zirpolo, 1930, pp. 319-322).
^Le solenni onoranze si svolsero il 12 e 13 settembre del 1910 nell'aula magna della R. Università di Napoli, sotto l'alto patronato del Re, Vittorio Emanuele III. Monticelli tenne la commemorazione ufficiale (Monticelli, 1910j) alla presenza di autorità accademiche e civili e di delegati di università ed Istituzioni scientifiche italiane e straniere. Contestualmente fu pubblicato un volume con tutte le opere di Cavolini, fu coniata una medaglia commemorativa, fu intitolata al suo nome una strada di Napoli e fu scoperta una lapide sulla facciata della villa, a Posillipo, dove lo scienziato compì gran parte delle sue ricerche. Nel 1927, la villa sarebbe stata lasciata in eredità alla Società dei Naturalisti, assieme ad altri beni, dalla baronessa Olimpia de Mellis pronipote di Cavolini in riconoscenza per le onoranze tributate all'illustre antenato (cfr. Zirpolo, 1930, pp. 320-321).
^Il decreto che assegnò alla Società dei Naturalisti lo status di Ente morale e ne approvò lo statuto è il R. Decreto del 16 luglio 1914 n. 774 (cfr. Istruzione superiore. Leggi e decreti, in Bollettino ufficiale del Ministero della Pubblica Istruzione, I, anno XLI, n. 41, Roma, Tip. Operaia Romana Cooperativa, 1º ottobre 1914, pp. 2295-2297).
^Dal 1912 nella Classe II, Scienze naturali (cfr. Ministero dell'Interno, Provincia di Napoli. Pubblica istruzione, in Calendario Generale del Regno d'Italia pel 1912, L, Roma, Tip. Delle Mantellate, 1912, p. 723).
^MonticelliaLa Rue, 1911; MonticellinaWestblad, 1953; MonticellinaLaubier, 1961, accettata come KirkegaardiaBlake, 2016; MonticelliusMehra, 1939 e TemnomonticelliaPereira & Cuoccolo, 1941. Inoltre ebbe dedicata la sottofamiglia Monticelliinae La Rue, 1911 e la famiglia Monticelliidae La Rue, 1911 (= Proteocephalidae La Rue, 1911) (cfr. WoRMS, World Register of Marine Species, su marinespecies.org).
^La nuova specie fu istituita da Monticelli, in collaborazione con Federico Raffaele, con il nome di Lichomolgus spinosusRaffaele & Monticelli, 1885 successivamente accettato come Pseudomyicola spinosusRaffaele & Monticelli, 1885 (Cfr. Raffaele & Monticelli, 1885d e WoRMS, su marinespecies.org).
^Gli esemplari facevano parte dei reperti zoologici raccolti in Eritrea nel 1883 dal naturalista-esploratore Giovanni Battista Licata e donati al Museo di Storia Naturale della Società Africana d'Italia. Uno di questi esemplari, seppur rapportato ad una specie nota, differiva dalla specie tipo per cui Monticelli propose di distinguerlo col nome di Taphozous perforatus var. assabensis, successivamente accettato come T. nudiventrisCretzschmar, 1830 (cfr. Monticelli, 1885a e Catalogue of the Mammals of Ethiopia. 1. Chiroptera, su tandfonline.com).
^Monticelli descrisse essenzialmente l'anatomo-morfologia e la struttura istologica degli organi tegumentali dei chirotteri, quali le glandole facciali (Monticelli, 1886b) e i cuscinetti glandolari perianali che ritenne, in entrambi i casi, caratteri sessuali secondari (Monticelli, 1894a). Compì anche studi di biologia sessuale, descrivendo la gestazione, il parto e gli involti fetali di quattro specie diverse prelevate dalla Grotta dell'Inferno presso Sassari (Monticelli, 1896a).
^Monticelli assegnò alla nuova specie il nome di Vespertilio oxygnathus. Accettato come sottospecie europea del Myotis blythiiTomes, 1857 è noto col nome comune di vespertilio di Monticelli (cfr. Monticelli, 1885b, 1885c e ITIS, su itis.gov).
^Salvatore Lo Bianco era entrato come inserviente quattordicenne alla Stazione zoologica di Napoli. Diventato poi conservatore, si era meritato la laurea honoris causa in Scienze naturali e l'ammissione come socio corrispondente all'Accademia Nazionale dei Lincei (cfr. Lo Bianco, Salvatore, su treccani.it, Istituto della Enciclopedia Italiana).
^Monticelli e Lo Bianco, 1900a, 1901a, 1901b e 1902a. Nelle intenzioni dei due Autori, i risultati delle ricerche sui peneidi avrebbero dovuto essere oggetto di una monografia conclusiva, alla quale stavano infatti lavorando. Ma la monografia non vide mai la luce per la morte prematura di Lo Bianco nel 1910 che aveva disposto, nel testamento, la distruzione dei suoi lavori incompiuti (cfr. Pierantoni, 1928, p. VII).
^Nello stomaco delle sardine Monticelli trovò un trematode, il Distomum ocreatumRudolphi, 1802 e uno scolice di un cestode, il Tetrabothriumsp. (cfr. Monticelli, 1887b).
^Cfr. Monticelli, 1887c. Monticelli rinvenne la nuova specie nel peritoneo del colubrideTropidonotus viperinus e la dedicò a Salvatore Lo Bianco, allora conservatore alla Stazione zoologica con il nome di Echinorhynchus lobianchii (Monticelli, 1887c, pp. 27-28). Successivamente il nome è stato invalidato perché sinonimo junior di Sphaerirostris picaeRudolphi, 1819 (cfr. ITIS, su itis.gov).
^Significato delle abbreviazioni: b = bocca; bi = braccia intestinali; d = deferente; dt = dotti testicolari; e = esofago; f = faringe; no = nervi orizzontali anteriori; np = nervi posteriori laterali; oot = ootipo; ov = ovario; ovde = ovidutto esterno; pf = prefaringe; rse = ricettacolo seminale esterno; rsi = ricettacolo seminale interno; t = testicoli; ut = utero; vtl = vitellogeni; vtldl = vitellodutti longitudinali; vtldt = vitellodutti trasversali.
^Monticelli, 1889b, 1900b, 1905a, 1905b, 1906a e 1915a. Le nuove specie fondate da Monticelli furono: Echinorhynchus cherchiaeMonticelli, 1889 e E. rhytidotesMonticelli, 1905, accettato come Solearhynchus rhytidotes (Monticelli, 1905) Belofastova, 2006 (cfr. WoRMS, su marinespecies.org.). I nuovi generi furono: PomphorhynchusMonticelli, 1905; EchinogasterMonticelli, 1905 accettato come SerrasentisVan Cleave, 1923 (cfr. WoRMS, su marinespecies.org) e OligoterorhynchusMonticelli, 1914.
^Cfr. Zirpolo, 1930, p. 306. Nel saggio (Monticelli, 1888a), prevalentemente compilativo ma integrato da osservazioni frutto di ricerche originali, Monticelli fece il punto sulle conoscenze che si avevano allora sui trematodi. Ne esaminò l'anatomo-morfologia, l'istologia, lo sviluppo embrionale e postembrionale e i vari aspetti che presentavano secondo il loro genere di vita endo- o ecto-parassita e secondo i differenti loro ospiti e le differenti sedi di localizzazione. Discusse inoltre del valore sistematico da attribuire ai caratteri morfologici, embriologi e biologici, proponendo l'abolizione di quei generi basati solamente su caratteri di secondaria importanza, ed epurò per sinonimia alcuni generi da pretese specie che ne ingombravano la sistematica. Istituì anche nuove famiglie: Amphistomeae, Diplostomae, Distomeae e Monostomeae; nuove sottofamiglie: Encotyllabidae (successivamente ascritta nei Monogenea), Polycotylidae, Gasterostomidae, Monostomideae e Didymozoonidae; nuovi generi: Acanthocotyle (ascritto successivamente nei Monogenea), Urogonimus, Mesogonimus e Didymozoon; e le nuove specie: Didymozoon taenioidesMonticelli, 1888 accettato come Didymozoon molae (Rudolphi, 1819) Dollfu, 1946; di cui le seguenti ascritte successivamente nei Monogenea: Acanthocotyle lobianchiMonticelli, 1888 e Pseudocotyle minorMonticelli, 1888 accettato come Leptocotyle minorMonticelli, 1888. Inoltre raggruppò in un quadro sistematico generale i caratteri salienti di tutti i sottordini, famiglie, sottofamiglie e generi di trematodi allora conosciuti proponendone una nuova classificazione. Tracciò infine anche lo schema di un possibile albero filogenetico dei trematodi e discusse dei loro rapporti con i Policladi, i Tricladi, i Rabdoceli, i Nemertini e i Cestodi, che erano considerati allora gli altri cinque ordini di Platelminti (cfr. Monticelli, 1888a e WoRMS, su marinespecies.org).
^Monticelli, 1889b, 1889k, 1890b, 1890c, 1892c e 1893c. Le specie nuove istituite da Monticelli furono il Didymozoon serraniMonticelli, 1889; il Distomum microporumMonticelli, 1889 accettato come Apoblema microporum (Monticelli, 1889) Monticelli, 1891 accettato come Hemiurus microporum (Monticelli, 1889) Looss, 1899 accettato come Botulus microporus (Monticelli, 1889) Gibson & Bray, 1977 (cfr. WoRMS, su marinespecies.org) e il Monostomum stossichianum (Monticelli, 1892), accettato come Centroderma stossichianum (Monticelli, 1892) Skrjabin, 1963 accettato come Elstia stossichianum (Monticelli, 1892) Bray, 1984 (cfr. WoRMS, su marinespecies.org).
^Monticelli, 1892e. Il nome fu successivamente accettato come Aspidogastridae Poche, 1907 (cfr. WoRMS, su marinespecies.org).
^Monticelli fondò i nuovi generi: CotylogasterMonticelli, 1892; PlatyaspisMonticelli, 1892 e OligoterorhynchusMonticelli, 1914. Istituì anche le nuove specie: Aspidogaster macdonaldiMonticelli, 1891 accettato come Lophotaspis macdonaldi (Monticelli, 1891) Ward & Hopkins, 1931; Cotylogaster michaelisMonticelli, 1892 (cfr. WoRMS, su marinespecies.org); Apoblema stossichiiMonticelli, 1891 accettata come Hemiurus stossichiiMonticelli, 1891 accettato come Aphanurus stossichii (Monticelli, 1891) Looss, 1907 (cfr. Monticelli, 1892e e WoRMS, su marinespecies.org).
^Le figure sono disegni dal vivo di esemplari in estensione, visti dal ventre, eseguiti da Monticelli col sistema Zeiss e la camera chiara con il piano di disegno all'altezza del piano del microscopio. L'ingrandimento si riferisce all'esemplare disegnato, scelto fra i più grandi delle specie esaminate (cfr. Monticelli, 1893a, pp. 217-218)
^Monticelli istituì i nuovi generi AccacoeliumMonticelli, 1893; MonorchisMonticelli, 1893 e le nuove specie: Didymozoon benedeniiMonticelli, 1893 accettato come Nematobothrium benedenii (Monticelli, 1893) Maclaren, 1904; Distoma macroporumMonticelli, 1893; D. betencourtiMonticelli, 1893 accettato come Diphterostomum betencourti (Monticelli, 1893) Odhner, 1911; D. bonnieriMonticelli, 1893 accettato come Derogenes bonnieriMonticelli, 1893; D. calyptrocotyleMonticelli, 1893 accettato come Odhnerium calyptocotyle (Monticelli, 1893) Yamaguti, 1934; D. ercolaniiMonticelli, 1893 accettato come Telorchis ercolanii (Monticelli, 1893) Braun, 1901; Mesogonimus dictyotusMonticelli, 1893 accettato come Clinostomatopsis reticulatum (Looss, 1885) Dollfus, 1932; D. paronaeMonticelli, 1893; D. teretiusculumMonticelli, 1893; Urogonimus cercatusMonticelli, 1893 e D. mistroidesMonticelli, 1896 accettato come Hapalotrema mistroides (Monticelli, 1896) Stiles & Hassall, 1908 (cfr. Monticelli, 1893a, 1896b e WoRMS, su marinespecies.org).
^Le specie di cui Monticelli diede la diagnosi, discutendone la posizione sistematica, appartenevano, tra gli altri, ai generi: AmphicotyleDiesing, 1863; GyrocotyleDiesing, 1850; AmphiptychesGrube & Wagener, 1852; BothriocephalusRudolphi, 1808; EchinobothriumVan Beneden, 1849; Tetrabothrium (= Anthobothrium); MonorygmaDiesing, 1863; CalliobothriumVan Beneden, 1850; RhynchobothriumBlainville, 1828; EcheneibothriumVan Beneden, 1849; PhyllobothriumVan Beneden, 1850; OrygmatobothriumDiesing, 1863; Tetrabothriorhynchus; DibothriorhynchusBlainville, 1828; DibothriumDiesing, 1850; TaeniaLinnaeus, 1758; SolenophorusCreplin, 1839; DuthiersiaPerrier, 1873; BothrimonusDuvernoy, 1842; CaryophyllaeusGmelin, 1790; AmphilinaWagener, 1858 e ArchigetesLeuckart, 1878. Descrisse inoltre come nuove la famiglia Solenophoridae Monticelli & Crety, 1891, la sottofamiglia Solenophorinae Monticelli, 1891 ed i generi: PelichnibothriumMonticelli, 1889; Anchistrocephalus Monticelli, 1890; PyramicocephalusMonticelli, 1890; TetracotylusMonticelli, 1891; CeratobothriumMonticelli, 1892; ProsthecocotyleMonticelli, 1892; CalyptrobothriumMonticelli, 1893 e CrepidobothriumMonticelli, 1900.
Istituì inoltre le specie: Bothriocephalus palumbiMonticelli, 1889; B. macrobothriumMonticelli, 1889; B. platycephalusMonticelli, 1889 accettato come Australicola platycephalus (Monticelli, 1889) Kuchta & Scholz, 2007; Phyllobothrium crispatissimumMonticelli, 1889; Pelichnibothrium speciosumMonticelli, 1889; Taenia magellanicaMonticelli, 1889; B. wageneriMonticelli, 1890 accettato come Echinophallus wageneri (Monticelli, 1890) Schumacher, 1914; B. lonchinobothriumMonticelli, 1890 accettato come E. lonchinobothrium (Monticelli, 1890) Kuchta & Scholz, 2007; Diplocotyle RudolphiMonticelli, 1890; T. macrocotyleaMonticelli, 1891 accettata come Monticellia macrocotylea (Monticelli, 1891) La Rue, 1911;T. coryphicephalaMonticelli, 1891; T. diesingiiMonticelli, 1891 accettata come Monticellia diesingii (Monticelli, 1891) La Rue, 1911;Ceratobothrium xanthocephalumMonticelli, 1892; B. peltocephalusMonticelli, 1893 accettato come E. peltocephalus (Monticelli, 1893) Kuchta & Scholz, 2007; Calyptrobothrium riggiiMonticelli, 1893 e Crepidobothrium gerrardii (Baird, 1860) Monticelli, 1890 (cfr. Monticelli, 1888e, 1889b, 1889d, 1889e, 1889f, 1889k, 1890a, 1890b, 1890c, 1891d, 1891e, 1891f, 1892g, 1892h, 1892i, 1893b, 1893c, 1900c, 1910a e Calyptrobothrium, su marinespecies.org, Bothriocephalus, su marinespecies.org e Taenia, su marinespecies.org).
^Cfr. Monticelli, 1893b, p. 1. Monticelli separò dai Cestodi, includendoli nei Cestodaria, quegli elminti non segmentati noti allora come Cestodi semplici o monogenetici o monozoici. Per l'unicità o semplicità dell'apparato genitale e perché privi di scolice e di proglottidi erano differenti dagli altri Cestodi e simili ai Trematodi, dai quali però se ne allontanavano per l'assenza dell'apparato digerente e per il passaggio attraverso una forma larvale morfologicamente differente (larva licofora). La proposta di istituzione del nuovo ordine (divenuto successivamente una sottoclasse) fu presentata da Monticelli, in forma di nota preliminare riassuntiva «per prender data», nell'adunanza del 20 Febbraio 1892 alla R. Accademia delle Scienze Fisiche e Matematiche e pubblicata negli Atti solo nel 1893 (Monticelli, 1893b, pp. 1-2).
L'introduzione della nuova categoria sistematica fu accolta subito da elmintologi quali Maximilian Braun e Albert Billet e in seguito lo fu dalla gran parte dei trattatisti (cfr. Zirpolo, 1930, p. 306).
^Monticelli fondò la famiglia Temnocephalidae Monticelli, 1898 accettata come Temnocephalidae Van Steenkiste, Rivlin, Kahn, Wakeman & Leander, 2021; la sottofamiglia Temnocephalinae Monticelli, 1899; i generi DactylocephalaMonticelli, 1899 e CraniocephalaMonticelli, 1905 e le nuove specie: Temnocephala axenosMonticelli, 1899; T. digitataMonticelli, 1902; T. microdactylaMonticelli, 1903; Craniocephala biroiMonticelli, 1905 e T. lutziiMonticelli, 1913 (cfr. Monticelli, 1889j, 1899d, 1903c, 1903d, 1905b, 1914b e 1914c).
^Fino ad allora Monticelli aveva considerato i Temnocefali come dei Trematodi monogenetici (cfr. Monticelli, 1888a, p. 86 e p. 88 e 1903b, p. 334).
^Monticelli, 1892j. Nella stessa pubblicazione Monticelli riferì inoltre di aver trovato, come inquilini delle Oloturie, due specie nuove di Rabdoceli da lui denominati Anoplodium graffiMonticelli, 1892 e l'A. pusillumMonticelli, 1892 accettata come A. parasitumSchneider, 1858 (cfr. WoRMS, su marinespecies.org).
^Si definivano Chetopodi quegli Anellidi appartenenti sia alla classe dei Policheti sia a quella degli Oligocheti caratterizzati dalla presenza di setole (parapodi) per la locomozione. Il nome non è più in uso nella sistematica zoologica attuale. (cfr. Dizionario Italiano, su dizionario-italiano.it)
^In due successivi lavori Monticelli pubblicò alcune osservazioni sulla porzione cardiaca e sui movimenti del sangue nell'apparato circolatorio del Polyophthalmus pictusDujardin, 1839 e una dettagliata descrizione dell'anatomo-morfologia del Dodecaceria concharumÖrsted, 1843. Inoltre, dall'esame critico comparativo delle diagnosi e delle descrizioni degli autori precedenti arrivò alla conclusione che il P. pictus fosse da considerare l'unica specie mediterranea del genere e omotipi le altre (cfr. Monticelli, 1896d e 1897a).
^Monticelli, considerò le due forme sinonimi nomenclaturali e ne fece un solo genere con un'unica specie che denominò Ctenodrilus serratus (poi C. serratus Schmidt, 1857). Propose anche, nello stesso lavoro, una revisione della famiglia dei Ctenodrilidae e della loro posizione sistematica (cfr. Monticelli, 1893d e WoRMS, su marinespecies.org).
^Monticelli denominò le due specie nuove Zeppelinia dentataMonticelli, 1897 e Raphidrilus nemasomaMonticelli, 1910 specie allora unica del nuovo genere RaphidrilusMonticelli, 1910 (cfr. Monticelli, 1897b, 1910c, 1910d e 1912c).
^L'oloturia di cui Monticelli riferì le osservazioni e le esperienze condotte relativamente alle tre modalità di moltiplicazione spontanea, per autotomia, era la Cucumaria plancivon Marenzeller, 1893 (successivamente Ocnus planciBrandt, 1835) rinvenuta nel fondo arenoso al largo del lungomare Caracciolo di Napoli (Monticelli, 1896e). La medusa era invece la Slabberia catenataForbes & Goodsir, 1851 (poi SlabberiahalterataForbes, 1846) (Monticelli, 1897d). Mentre la larva parassita era quella dell'Edwardsia claparediiPanceri, 1869 rinvenuta nel tessuto gelatinoso di una Bolina hydatinaChun, 1879 (poi Bolinopsis vitreaL. Agassiz, 1860) pescata a Napoli (Monticelli, 1899e).
^Monticelli lo denominò Dictiomyxa trinchesiiMonticelli, 1897 (Monticelli, 1897c).
^Si trattava di un dittero adulto parassita, del gruppo dei Pupipara, inflitto nell'antitrago di un Rhinolphus clivosusCretzschmar, 1828 che Monticelli denominò AscodipteronlophotesMonticelli, 1898 (Monticelli, 1898a).
^Il World Register of Marine Species ascrive il Treptoplax reptansMonticelli, 1896 al Phylum dei Placozoa che comprenderebbe solo altre tre specie (cfr. WoRMS, su marinespecies.org).
^Cfr. Zirpolo, 1930, p. 310. Successivamente, nel 1971, Karl Gottlieb Grell ha istituito per questi organismi il Phylum dei Placozoa (cfr. WoRMS, su marinespecies.org).
^Monticelli ipotizzò che la presenza del gongilo, comunissimo in Sicilia e Sardegna ma mai trovato in Italia continentale, fosse la conseguenza dell'endemizzazione di esemplari importati accidentalmente dalla Sicilia assieme agli alberi e al terreno utilizzati nella creazione del R. bosco di Portici, voluto da Carlo III di Borbone, intorno al 1736 (Monticelli, 1903e e 1914e).
^Paolo Panceri nel marzo del 1868 aveva rilasciato 350 larve di axolotl lunghe un centimetro nelle vasche del R. Orto botanico di Napoli, 100 nel Lago di Agnano e altre 300 in quello d’Averno.
Gli esemplari provenivano da sei coppie di axolotl, portate a Napoli da Alexander Kovalevsky dell’Università di Kazan', discendenti a loro volta da sei esemplari selvatici (cinque maschi e una femmina) che nel gennaio 1864 erano stati inviati a Parigi da Città del Messico ed allevati da Auguste Dumeril al Muséum National d'Histoire Naturelle.
Degli axolotl rilasciati nei due laghi flegrei non se ne trovò più traccia a differenza di quelli dell’Orto botanico che crebbero e si riprodussero superando l'inverno (cfr. Un messicano a Napoli, su asciacatascia.it e Nicola Maio e Giovanni Scillitani, Sulla presenza di Ambystoma mexicanum (Shaw, 1789) in ambienti naturali italiani (Caudata: Ambystomatidae) (PDF), in Atti Soc. It. Sc. Nat. Museo Civ. Stor. Nat., 145 (Il), Milano, dicembre 2004, pp. 439-444).
^Nuovo genere: Calinella Monticelli, 1910 accettato come Udonella Johnston, 1835 e posto tra i Monogenea. Nuova specie: Calinella craneola Monticelli, 1910 accettata come Udonella craneola Monticelli, 1910 (cfr. WoRMS, su marinespecies.org).
^Tutte le conferenze si svolsero quando la Società dei Naturalisti era ancora il Circolo degli aspiranti naturalisti (cfr. Zirpoli, 1932-33, p. CXXVI-CXXVII).
Virgilio Botte e Giovanni Scillitani, Il Museo Zoologico, in Arturo Fratta (a cura di), I Musei scientifici dell'Università di Napoli Federico II, Napoli, Fridericiana Editrice Universitaria, 1999, pp. 320.
Antonio Della Valle, Francesco Saverio Monticelli, in Rend. Acc. Sc. Fis. e Mat. Soc. R. Napoli, XXXIII, Napoli, Tip. R. Acc. Sc. Fis. e Mat., 1927, pp. 257-264.
Vincenzo Diamare, Francesco Saverio Monticelli. Elmintologo, in Rend. Acc. Sc. Fis. e Mat. Soc. R. Napoli, XXXIII, Napoli, Tip. R. Acc. Sc. Fis. e Mat., 1927, pp. 265-269.
Università degli Studi di Napoli Federico II (a cura di), Francesco Saverio Monticelli, su Centro Musei delle Scienze naturali. Catalogo multimediale per la valorizzazione e la diffusione del patrimonio storico e scientifico della Regione Campania presente nei musei naturalistici, s.d.
Giuseppe Zirpolo, Necrologia. Francesco Sav. Monticelli, in Riv. Fis., Mat. e Sc. Nat., II (II), n. 2, Napoli, Unione tipografica combattenti, 10 Dicembre 1927, pp. 125-128.
Giuseppe Zirpolo, Società dei Naturalisti in Napoli dal 1881 al 1931, in Assemblea generale straordinaria del 19 giugno 1932 per ricordare il 50º Anniversario di fondazione della Società. Soc. Nat. in Napoli, XLIV, Napoli, Stab. Tip. N. Jovene, 1932-1933, pp. XII-CXXXVI.
Riccardo De Sanctis, Monticelli, Francesco Saverio, su Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 76, Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani S.p.A., 2012.
(EN) Nomenclator Zoologicus, su ubio.org, The Zoological Society of London. URL consultato il 27 aprile 2022 (archiviato dall'url originale il 23 dicembre 2021).