«(...) In quei tempi un po' di bohème la combriccola degli allievi di Ungaretti non s'era ancora dispersa, ma anzi arricchita di vari amici nuovi, e si radunava per lo più in casa dello scultore Mazzullo, al 34 di via Sabazio a Roma, nel quartiere Trieste. Era una casa modesta ma ospitale, aperta a tutti, composta praticamente di un solo grande ambiente nel quale si sedeva disordinatamente, per discutere, gente che dalle più varie esperienze giungeva lì animata solo dal desiderio sincero del confronto e del dialogo. Lontana dalle polemiche di Officina o del Politecnico, la comunità di via Sabazio attende ancora, in verità, chi ne ricostruisca le fila con pazienza in adeguata prospettiva critica.
A casa Mazzullo si radunava non soltanto la generazione dei giovani, tra il '47 ed il '50, ma anche quella dei già affermati, e così accanto ad Ungaretti ed a Cardarelli, vi trascorrevano le serate sovente Sinisgalli, Ulivi, Zavattini, Bigiaretti, Venturoli, Petrocchi, Consagra, Accrocca, Silori, Dorazio, Luisi e altri...»
Nacque a Graniti (ME) nel 1913. Si diplomò all'Accademia di belle arti "Pietro Vannucci" di Perugia nel 1932 e nel 1939 si trasferì a Roma per insegnare prima all'Istituto d'Arte e dal 1959 in poi all'Accademia di Belle Arti. Abilissimo disegnatore, coltivò sin da fanciullo la passione per la lavorazione della pietra e così, pur non disdegnando la lavorazione della creta, del bronzo o del legno, le sue sculture presero forma prevalentemente da massi recuperati nei greti dei torrenti o nelle cave. Fu protagonista di mostre personali e collettive in tutto il mondo; partecipò a quattro edizioni della Biennale di Venezia (1950, 1952, 1954, 1966 con una sala personale presentata da Marcello Venturoli) e otto edizioni della Quadriennale di Roma (1935, 1939, 1943, 1948, 1952, 1956, 1960 con una sala personale presentata da Ferruccio Ulivi, 1972). Durante l'occupazione nazista e nel dopoguerra, la sua casa di Via Sabazio fu un luogo d'incontro per artisti ed intellettuali di ogni indirizzo professionale, ideologico e di pensiero come, tra i tanti altri, Renato Guttuso, Pietro Consagra, Roberto Matta, Renzo Vespignani, Roberto Melli, Cesare Zavattini, Rafael Alberti, Giuseppe Ungaretti, Vann'Antò, Stefano D'Arrigo. A metà degli anni settanta, dopo aver lasciato l'insegnamento all'Accademia, Mazzullo tornò definitivamente in Sicilia; alle falde dell'Etna organizzò un grande laboratorio in cui poté realizzare l'ultima fase delle sue sculture, in pietra lavica e granito, alcune di dimensioni monumentali. Morì a Taormina nel 1988. Per la complessità e la qualità delle sue sculture è considerato una figura unica nel panorama artistico del Novecento. Sue opere sono custodite in prestigiose collezioni pubbliche e private di tutto il mondo.
La Fondazione Mazzullo è nata in seguito ad una convenzione firmata nel 1981 dall'artista e dall'allora Sindaco di Taormina, Nicolò Garipoli. La Sovrintendenza ai Beni Culturali ed Architettonici ha concesso alla Fondazione il Palazzo Duchi di Santo Stefano quale sede per esporre le sculture più importanti di Giuseppe Mazzullo. La Fondazione Mazzullo è sede di mostre d'arte e convegni e opera per la salvaguardia, la tutela e la conservazione delle opere dell'artista.
La collezione
Nel giardino della Fondazione si trovano le sculture di dimensioni monumentali, mentre nelle sale interne sono collocate quelle di dimensioni ridotte. Nelle opere della collezione è possibile rintracciare il lungo e complesso percorso artistico di Mazzullo. Egli ebbe un'iniziale attenzione per Arturo Martini e, dopo aver maturato la lezione postcubista, giunse ad un particolare realismo espressionista nella produzione degli anni cinquanta e sessanta. Le sculture degli anni settanta trovarono poi un nuovo impulso creativo nell'uso della pietra lavica e del granito, dove lo stile di Mazzullo si sintetizzò e si appiattì nelle forme, alla ricerca del primitivo, evocando le linee arcaiche e ieratiche della scultura assiro-babilonese ed egizia.
Il Museo Mazzullo di Graniti
È stato istituito nel 1998 nella cittadina che diede i natali all'artista. All'interno è esposta una collezione di opere giovanili di Mazzullo tra cui numerosi disegni ed alcuni medaglioni in bronzo.
Bibliografia
Galleria nazionale d'arte moderna, Roma, Arch. bioiconografico, Mazzullo
Archivio della Quadriennale di Roma
AA.VV. Mazzullo, Musée Rodin, Paris, 1970
Giuseppe Mazzullo, Testimonianze di Fortunato Bellonzi, Franco Costabile, Roma 1974
Le pietre di Mazzullo, a cura di P.-M. Grand, Roma 1976
S. D'Arrigo, Catalogo della Mostra antologica a Palazzo dei Normanni, Palermo 1977
Giuseppe Mazzullo, a cura di G. Carandente, Roma 1982
C. Terenzi, Giuseppe Mazzullo sculture e disegni 1930-1987 (catal.), a cura di G. Carandente, Roma 1988
G. Resta - G. Quatriglio - L. Barbera, Fondazione Mazzullo, Sciascia Editore 1988
F. Grasso, Giuseppe Mazzullo, dalla pietra la vita, in Kalós, 1990, n. 3, suppl., pp. 1–32; M. De Micheli, La scultura del Novecento, Garzanti, 1992
Mazzullo, disegni 1932-1988 (catal., Taormina), a cura di L. Barbera, Messina 1995
F. Franco, Giuseppe Mazzullo, Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto Treccani, 2008
G. Fanfoni, Giuseppe Mazzullo. Storia ed etica nell'arte dello scultore siciliano di Graniti, 2013
Gaetano Bongiovanni, Scheda (Giuseppe Mazzullo, La pazza, 1932-33, terracotta invetriata, Catania, coll. M. Lombardo), in Leonardo Sciascia e le arti visive: un sistema di conoscenza dal fisico al metafisico. Riflessioni di critica d'arte sul Novecento, a cura di G. Costantino, Palermo 2016, pp. 134–135
Gaetano Bongiovanni, Schede (tre sculture e un'incisione), in Dal patrimonio comunale di Messina alla Gamm: dentro e fuori le mura. Catalogo generale delle opere, a cura di G. Famà, Messina 2019 (stampa 2020), pp. 217-220