L'elezione imperiale era il procedimento mediante il quale veniva scelto il sovrano del Sacro Romano Impero. A differenza della maggior parte degli stati vicini, infatti, l'Impero fu sempre formalmente una monarchia elettiva, anche se nei fatti alcune dinastie riuscirono a monopolizzare la carica imperiale per lunghi periodi di tempo (in particolare gli Asburgo, poi Asburgo-Lorena, la detennero quasi ininterrottamente dal 1438 fino alla fine dell'Impero, nel 1806).
L'imperatore Enrico VI (1165-1197) tentò di rendere l'impero ereditario sul modello delle altre monarchie europee come quella francese con il suo Erbreichsplan, ma fallì nel suo proposito. A partire dal XIV secolo il diritto di voto attivo fu conferito a un ristretto collegio elettorale composto da alcuni dei più importanti principi dell'Impero, indicati come "principi elettori". Nel 1356 la composizione del collegio e le procedure elettorali vennero formalizzate dall'imperatore Carlo IV di Lussemburgo con la promulgazione della Bolla d'oro[1].
Dopo l'elezione il sovrano assumeva il titolo di "Re dei Romani" (in latinoRomanorum Rex; in tedescoRömischer König), mentre con l'incoronazione imperiale (che fino al 1508 doveva essere celebrata dal Papa) acquisiva il diritto di fregiarsi di quello di "Imperatore dei Romani" (Romanorum Imperator; Römischer Kaiser). Nel 1508 Massimiliano I d'Asburgo, con il consenso papale, iniziò ad usare il titolo di "Imperatore eletto dei Romani" (Romanorum Imperator Electus; Erwählter Römischer Kaiser), che implicava il fatto di essere imperatore in virtù dell'elezione da parte dei principi elettori piuttosto che dell'incoronazione per mano del Papa. Il titolo di "Re dei Romani" rimase comunque in uso per indicare il successore designato, che veniva eletto mentre l'Imperatore era ancora in vita e gli succedeva automaticamente alla morte.
Durante i primi secoli di esistenza del Sacro Romano Impero il sovrano era scelto da un ampio gruppo di principi e magnati. Gli elettori ammessi a partecipare all'elezione imperiale si ridussero progressivamente di numero fino a quando, nel corso del XIV secolo, rimasero soltanto in sette. Questi principi, la cui dignità elettorale venne poi confermata dalla Bolla d'oro di Carlo IV[2], erano tre ecclesiastici e quattro laici.
Il re di Boemia, che al tempo dell'emanazione della Bolla d'Oro era un esponente della dinastia di Lussemburgo. Dopo alcuni avvicendamenti dinastici, nel 1526 la corona boema (anch'essa teoricamente elettiva, ma de facto ereditaria) confluì nei domini della dinastia degli Asburgo;
L'elezione imperiale aveva luogo in caso di morte, impedimento permanente o età avanzata dell'Imperatore in carica. Un principe elettore poteva partecipare di persona, incaricare un altro elettore di votare in sua vece o, più spesso, inviare un'ambasciata elettorale. Il voto di un principe minorenne veniva esercitato dal suo tutore. Presiedeva il collegio l'arcivescovo di Magonza e risultava eletto il candidato che otteneva la maggioranza semplice dei voti. In Età moderna le elezioni si conclusero spesso con un voto all'unanimità.
La sede deputata allo svolgimento dell'elezione imperiale, in base alle prescrizioni della Bolla d'oro, era la città di Francoforte sul Meno. Gran parte delle elezioni si tennero quindi nella cappella elettorale del Duomo imperiale di san Bartolomeo. Altre città che ospitarono le elezioni furono Rhens, Colonia, Ratisbona e Augusta.
Elenco delle elezioni regolate dalla Bolla d'oro
Il nome in corsivo indica un Re dei Romani che non divenne Imperatore.